Capitolo 6

Restò in silenzio ad aspettare che le lacrime di nervosismo sul volto di Isabella si asciugassero in modo che potesse ritrovare la calma. Sapeva che quelle erano lacrime di rabbia più che di dolore, la sberla che aveva ricevuto faceva più male nell'animo che nel fisico. Non aveva avuto la possibilità di crescere sua figlia, ma capiva in gran parte le preoccupazioni di un padre che, anche se si trovava di fronte ormai una donna, non riusciva a vedere altro che la sua bambina, però lo scatto di ira e le minacce non le capiva. Forse aveva dovuto troppe volte combattere contro queste situazioni per riuscire ad essere razionale e lucido, ma la violenza del padre, sia verbale che fisica lo riempiva di rabbia. Serrò involontariamente i pugni continuando a guardarla. Lei dopo qualche minuto si spostò sistemandosi sulla sedia e rilassò il viso tornando leggermente a sorridere guardandolo

«Questo è tutto» disse passandosi due dita sotto gli occhi per asciugare le lacrime, il mascara le lasciava piccoli segni neri

«Mi dispiace» cercava le parole giuste ma non era facile, non era mai stato bravo a girare intorno alle cose «tuo padre ha sbagliato ma anche tu ci hai messo del tuo» preferiva da sempre essere schietto

Lei spalancò gli occhi «in cosa ho sbagliato secondo te?» era curiosa di capire il suo punto di vista

«Dovevi stare calma visto come si stavano mettendo le cose non metterlo con le spalle al muro»

«Cazzo, faccio diciotto anni tra due settimane» il viso ritornò tirato «credo di saper badare a me stessa»

«Non è l'età che ti fa diventare donna, ma quello che hai dentro come ti comporti, come sei in grado di affrontare le cose»

Lei restò in attesa che lui continuasse «quindi?»

«Quindi avresti dovuto affrontare la situazione con più maturità, in modo diverso, ricordandoti che lui è sempre tuo padre e che è normale che ti veda ancora come la sua piccolina indifesa, ha paura. Sicuramente ha sbagliato a reagire così ma secondo me voleva solo proteggerti»

«Obbligandomi a lasciare la persona che amo?»

«Isabella, a prescindere dal fatto che non sei sicura nemmeno tu se lo ami realmente o meno a detta delle tue stesse parole, ma non puoi metterlo con le spalle al muro in questo modo, se realmente lo ami devi fare accettare la situazione a tuo padre un po' alla volta, capisci cosa intendo?»

Lei sospirò «quindi è colpa mia?»

«No, è un concorso di colpa ma se sei veramente grande come dici di essere non puoi esimerti dall'assumerti anche le tue responsabilità e la tua parte di colpa»

Rimase a guardarlo per qualche secondo riflettendo su quello che lui aveva detto «saresti stato un ottimo padre» disse alla fine con convinzione

Leonardo si sentì leggermente a disagio per quel complimento. Non se lo aspettava ma ne fu felice, gli anni persi con sua figlia sarebbero stati quelli che avrebbe rimpianto fino alla fine dei suoi giorni.

Si alzò dalla tavola cercando di tornare alla normalità. Era inutile continuare a infierire sugli errori commessi sia da lei che da suo padre.

Iniziò a raccogliere i piatti «io ho cucinato tu lavi le stoviglie» annunciò ridendo

Isabella si alzò ad aiutarlo «per mezza frittata e un pezzo di formaggio ti fai pagare caro. Approfittatore» sorridendo

«Casa mia, leggi mie» rispose mettendo i piatti nel lavello

«Non hai la lavastoviglie?» guardandosi intorno

«No»

Sospirò «la mia solita fortuna» scuotendo la testa con rassegnazione

***

Rimase seduto sul divano con la televisione accesa mentre lei finiva di sistemare la cucina. Si sentiva strano, la sua presenza nella casa dava una parvenza di normalità alla sua vita, l'aria che respirava in quel momento era di quotidianità, quella stessa quotidianità che aveva perso molti anni prima. La vedeva, con la coda dell'occhio, indaffarata a cercare di fare del suo meglio e si sentiva bene, in quel momento si sentiva dannatamente bene.

«Lo sai che non lo avevo praticamente mai fatto?» la voce di Isabella lo distolse da quei pensieri. Lei stava finendo di asciugare i lavelli dandogli le spalle

«Cosa?» rispose abbassando il volume del televisore

«Lavare i piatti, noi abbiamo la lavastoviglie e pochissime volte ho lavato i piatti a mano»

«Visto? Non si smette mai di imparare» sorridendo con gusto

«Già»

Isabella una volta finito si avviò in sala sedendosi accanto a lui.

«Però ti ripeto che sei troppo caro per mezza frittata» sbuffò lei

«Se lo avessi saputo avrei preparato altre cose»

«La prossima volta ti telefono prima»

Lui si rabbuiò «non ci sarà una prossima volta almeno per ora, è troppo rischioso sia per me che per te venire qua»

Lei si girò verso di lui «dopo il ricorso» sentenziò

Leonardo sorrise «dopo il ricorso sperando che vada bene sarei felice di invitarti a cena»

«Le coincidenze» si avvicinò leggermente a lui

«Quali?» non capiva a cosa lei si riferisse

«Tra due settimane tu ricomincerai a vivere e io diventerò maggiorenne» lo guardò in modo strano con una luce negli occhi che Leonardo non aveva mai visto, ma che lo preoccupò immediatamente, procurandogli un forte desiderio.

«Isabella sei una cara ragazza ma tra noi non potrà mai esserci nulla oltre una bellissima amicizia» non amava girare intorno alle cose e quello sguardo lo metteva a disagio "sei un coglione"

«Mi piace questa tua onestà» si era girata in modo da averlo di fronte «anche io non ho peli sulla lingua paparino» era ironica con un leggero tono da presa in giro «mettiti pure l'anima in pace» si avvicinò al suo viso «perché io sono abituata ad avere sempre ciò che voglio». Era vicinissima alle sue labbra, sfiorandole con un sospiro «tra due settimane ne riparliamo» si scansò improvvisamente dandogli un bacio sulla guancia e alzandosi di getto, si avviò a prendere il suo zaino che aveva lasciato in ingresso «grazie del pranzo» girandosi ancora un'ultima volta verso di lui immobile sul divano

«Torno a casa, cerco di fare pace con papà. Contento?» Sorrise, era ferma in ingresso che lo guardava girata verso di lui. Leonardo era interdetto, confuso e maledettamente eccitato. Isabella, nonostante la giovane età, aveva acceso il suo desiderio che per molto tempo era rimasto sopito. Doveva frenarsi, doveva solo riuscire ad aspettare qualche giorno, pensò mentre la giornata di sole, sembrava ritornare nel buio vedendola ferma in ingresso che lo guardava. Stava per uscire dalla sua casa e il vuoto ritornò a riempigli l'animo.


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