Capitolo 38
Nonostante il buio denso in cui era sepolta e quell'odore nauseante di morte che le procurava conati di vomito, Ida cercò di pensare razionalmente cosa fare. Aveva capito che presto Pandolfi o quel fantomatico "lui" sarebbero ritornati per ucciderla, esattamente come avevano fatto con le altre ragazze prima di lei. Non aveva possibilità di reazione. Era legata e immobilizzata e se fosse rimasta in quelle condizioni lui avrebbe avuto vita facile. Doveva invertire i ruoli. Creare quel momento di confusione e sorpresa che le avrebbe permesso di sovvertire le parti. Lui nonostante la sua follia, era lucido e scaltro non le avrebbe mai liberato le mani e in quelle condizioni Ida si rese conto che sarebbe morta senza poter fare nulla. Quindi suo malgrado capì che aveva una sola possibilità, anche se questa avrebbe comportato un dolore atroce. Aprì le mani e facendo scivolare la catena delle manette che aveva ai polsi da un lato, si sollevò leggermente posizionando il dito pollice della mano sinistra tra le sbarre della spalliera del letto. Aveva scelto la sinistra essendo destrorsa e quindi sapendo di avere più forza nella mano destra. Non aveva nessun'altra possibilità, quella era la sola cosa che poteva fare: doveva rompersi il dito pollice della mano sinistra per riuscire a far scivolare la mano all'interno della manetta chiusa. Afferrò il dito che passava dietro la sbarra con la mano destra e dopo due respiri profondi che servirono a caricarla ulteriormente, con tutta la forza e il coraggio di cui possedeva spinse verso il basso con violenza.
Un colpo netto, deciso.
IL dolore fu atroce. Le lacrime le rigavano il volto mentre tutto il corpo tremava per lo shock. Ma non aveva tempo per ammortizzare quel dolore, doveva muoversi subito, prima che Pandolfi ritornasse. Fece scivolare la mano sinistra piegando il dito rotto all'interno della mano, liberandola dal freddo ferro della manetta e si sollevò mettendosi seduta. Con fatica iniziò a liberarsi le caviglie legate con la corda. Appena fatto tirò giù le gambe da quella specie di letto che sembrava una tavola da obitorio. Ora doveva creare l'effetto sorpresa. Si incamminò lungo il bordo del letto nel buio più completo. Fece il giro fino ad arrivare al corpo di Isabella. "Mi dispiace piccola ma mi devi dare una mano" La sollevò delicatamente e la mise in terra sotto il letto nascondendola. Voleva che aprendo la porta lui non trovasse nessuno nel letto e quindi si precipitasse all'interno della stanza confuso e in preda al panico. Finito di nascondere il corpo di Isabella cercando di orientarsi si incamminò nel buio per cercare di trovare la porta.
***
Il treno correva veloce, paesaggi si accavallavano l'uno all'altro dai finestrini, come strisce di colori diversi e informi. Liquori continuava a leggere con attenzione le carte che aveva sullo schermo del portatile. La famiglia Crespi faceva una donazione tutti gli anni a una clinica per la salute in Svizzera, questo era cominciato quando Leonardo aveva tre anni ed era proseguito anche dopo la morte dei genitori, almeno fino a dieci anni fa Leonardo aveva continuato a fare quella cospicua donazione. Ma a parte questa stranezza nulla sembrava particolarmente grave. Quando fu arrestato otto anni prima, come spesso succedeva in quei casi, chi si era occupato della vendita della casa di Crespi e dei suoi averi era stato lo studio legale dove lavorava Pandolfi. L'avvocato di Leonardo aveva pensato a tutto. Rimase qualche secondo a pensare. Sul versante finanziario sembrava tutto a posto. Decise di cambiare tipo di ricerca. Accantonando per il momento quel file, prese quello legato all'episodio dell'incidente della sorella. Una serie di vecchi articoli di stampa locale, avevano dato risalto a quel brutto episodio soprattutto per il coinvolgimento dei bambini. Si fermò "bambini?" La moglie di Crespi non aveva parlato di bambini. Cercò nelle cronache dei giornali. In effetti c'erano due bambini quella sera in cui successe la disgrazia. Oltre al fratellino della ragazza c'era un altro bambino a cui la giovane faceva da babysitter. I giornali giustamente omettevano i loro nomi quindi cercò nell'archivio della polizia notizie di quel caso presupponendo che nonostante sembrasse si fosse trattato di un incidente, ci fosse stata un'inchiesta. Dovette spulciare un po' di pratiche finché alla fine non la trovò. La prima cosa che lo colpì fu la foto di quel giovane corpo steso a terra, soprattutto lo smalto rosso che aveva appena messo sulle unghie risaltava quasi in modo irreale.
"Giordana Crespi morì una settimana prima del suo sedicesimo compleanno fulminata da un malfunzionamento dell'asciugacapelli che stava usando dopo aver fatto una doccia. Il salvavita fece scattare l'interruttore della corrente, ma questo non servì a salvarla. Fu trovata nel buio del bagno della sua abitazione a terra nuda e con ancora l'asciugacapelli in mano. Intorno al suo corpo senza vita il fratellino e un suo amico. Quando lesse i nomi dei bambini immediatamente tutto gli fu chiaro. Ida aveva ragione Leonardo era solo una vittima in questo squallido teatrino. Vittima suo malgrado di una tragedia folle che era avvenuta anni prima.
***
Arrivò alla porta chiusa. Aveva dolore alla mano e brividi che le attraversavano il corpo. Non sapeva se fossero di freddo, paura o causati dal dolore. Tastando il muro nel buio trovò il telaio. Ida si ricordò che la porta si apriva all'interno e verso destra, quindi si posizionò in modo da rimanere invisibile a Pandolfi appena aperta. La sua unica speranza era che l'uomo confuso e stupito di non trovare nessuno sdraiato su quel letto, corresse dentro a controllare. Era il suo unico momento, l'unica possibilità che aveva per salvarsi.
***
Quando Leonardo arrivò davanti alla casa di Ida, vide subito una volante ferma davanti all'ingresso del palazzo e si allarmò. Il pensiero che potesse essere successo qualcosa di brutto gli passò nella mente come un soffio di vento che in un baleno scombussola tutto. La confusione più totale si impadronì di lui. Leonardo con il respiro affannato e il batticuore per la tensione si avvicinò all'agente fermo davanti alla macchina.
«Sto cercando il commissario Lorenzi» disse all'agente. Lo aveva riconosciuto, lo aveva visto il giorno che era stato interrogato da Ida sulla scomparsa di Isabella.
Anche l'agente lo riconobbe «signor Crespi che ci fa qua?»
«Ho bisogno di vedere il commissario»
In quel momento il cellulare di Bonaiuti squillò. L'agente vide di chi si trattava e si allontanò leggermente per parlare con il vicecommissario «Pronto»
«Bonaiuti hai notizie di Ida?» chiese Vincenzo allarmato
«Nessuna, non è in casa. C'è anche Crespi qua è arrivato ora»
La preoccupazione di Vincenzo aumentò «Correte a casa dell'avvocato Pandolfi»
«Pandolfi?» chiese Bonaiuti
A quel nome Leonardo si girò verso l'agente "cosa c'entrava il suo avvocato?"
«Si muovetevi» ordinò Vincenzo «ti spiego tutto strada facendo»
«Agli ordini» entrando in auto.
Leonardo corse alla sua macchina e partì alla volta della casa di Antonio. Un pensiero attraversò la sua mente riportandolo indietro di trent'anni. Il ricordo di due bambini accanto al corpo senza vita di Giordana.
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