Capitolo 36
Quando aprì gli occhi non vide nulla. Era sdraiata e imbavagliata con le mani, allungate sopra la sua testa, legate alla spalliera di un letto immersa nel buio in avanzato stato confusionale. Sentiva un fortissimo odore di gas misto a disinfettante tanto da farle lacrimare gli occhi. Il buio denso era impenetrabile. Percepì come la presenza di qualcuno sdraiato accanto a lei, ma anche cercando, con fatica di girare la testa, e di mettere a fuoco non riusciva a vedere nulla. Non poteva muoversi, anche i piedi erano legati al letto. Immobilizzata e confusa cercò di ricordare cosa era successo e come era finita lì. Lentamente la memoria riprese a funzionare, ricordò: era a casa dell'avvocato Pandolfi, il biglietto per Ancona, i libri, il caffè, il suo viso e poi quella voce.
"Cosa aveva detto?" Cercò di concentrarsi nel tentativo di individuare cosa aveva detto quella voce che sembrava così lontana nella sua mente. Ma non ricordava nulla, nulla tranne la voce strana di Pandolfi.
***
Il treno ad alta velocità partito da Ancona lo stava riportando a casa. Vincenzo aveva provato a contattare Ida per darle le informazioni di cui era venuto in possesso, ma lei non rispondeva, il suo cellulare era irraggiungibile. Aveva provato e riprovato diverse volte, poi aveva chiamato Bonaiuti chiedendogli di rintracciare il commissario, pensando che il cellulare di lei fosse fuori uso. L'agente lo aveva richiamato dopo più di un'ora dicendo che il commissario non era in casa anche se la macchina era parcheggiata lì davanti e che non sapevano dove trovarla. In quel momento Vincenzo iniziò a preoccuparsi. Chiamò Carla, la sorella di Ida, chiedendole se per caso sapesse dove fosse. Usò un tono pacato nel tentativo di non farla preoccupare, ma anche Carla non sapeva dove fosse andata e a quelle parole lui si sentì perso, impotente e troppo lontano per provare a fare qualcosa. Ma conosceva abbastanza Ida da sapere che quello non era un comportamento a lei consono. Poteva solo provare a fare una cosa. Cercò il numero di Leonardo Crespi e dopo un momento di indecisione lo chiamò. Forse l'avrebbe trovata da lui.
Dopo due squilli rispose «pronto?»
«Buon giorno signor Crespi sono il vice commissario Liquori»
«Buongiorno» la voce denotava una leggera apprensione
«Vorrei parlare con il commissario Lorenzi» gli costava enorme fatica dirlo soprattutto pensare che Ida avesse passato la notte con lui
Ci fu un attimo di silenzio «perché la cerca qua?»
Quell'uomo non gli piaceva, ma non era importante quello che pensava di lui. Decise di forzare la situazione «so che doveva vedersi con lei» cercando di rimanere vago senza fargli capire che era preoccupato per Ida
Leonardo sospirò «è dall'altro ieri che non la vedo, credo sia a casa sua»
Quell'uomo mentiva, ne era quasi sicuro «non c'è a casa e io so che doveva vederla non è così?» cercò di farlo cedere per riuscire a percepire un qualunque piccolo dubbio nella sua voce
«Mi dispiace non so dove sia» provò a essere sincero anche se stava iniziando a preoccuparsi
«Va bene» tentò di rassicurarlo, se Ida era nelle sue mani non voleva che lui facesse una pazzia «mi scusi se l'ho disturbata, riproverò a casa» riattaccò il cellulare. Quell'uomo non gli piaceva e continuava ad avere la sensazione che stesse mentendo. Guardò l'orologio che aveva al polso. Tra due ore sarebbe arrivato in stazione. Sperava davvero con tutto il cuore che non fosse successo nulla a Ida, non se lo sarebbe mai potuto perdonare altrimenti.
Richiamò in caserma «Bonaiuti torna a casa del commissario, fatti dare le chiavi dalla portinaia e controlla che non sia successo nulla a Ida»
«Se non trovo la portinaia?»
«Sfonda quella cazzo di porta e entra»
«Agli ordini»
«E chiamami immediatamente appena sei nel suo appartamento»
«Va bene»
Riagganciò.
Con rassegnazione e la consapevolezza che non poteva fare altro che aspettare, aprì il portatile e utilizzando la connessione Wi-Fi del treno si collegò al portale della polizia. Usando il suo codice d'accesso entrò nell'archivio e cercò informazioni sul processo Crespi e sull'incidente capitato alla sorella quando lui era piccolo. Era impossibilitato a fare altro in quel momento e poi qualcosa di quello che aveva detto Virginia non gli quadrava, oltre alla sensazione che anche la donna stesse mentendo, si chiedeva come era possibile che Leonardo avesse nascosto per così tanto tempo l'aggressività che la moglie diceva avesse? Eppure, se tutto era causato dal trauma per la morte della sorella, questo era avvenuto molti anni prima e in tutto quel tempo Leonardo avrebbe dovuto avere più di un momento di crollo. Invece nulla, almeno fino a quell'episodio del cane impiccato, non c'era stato nessun segno tangibile di aggressività. Era anomalo. A meno che la moglie non si fosse inventata tutto. Ma perché? Per un altro uomo? Avrebbe potuto tranquillamente divorziare. Improvvisamente gli venne un dubbio. Iniziò a cercare informazioni sulla situazione finanziaria di Crespi prima del processo.
***
Leonardo posò il cellulare sul tavolo. La telefonata del vicecommissario lo aveva sconvolto, come era possibile che anche Ida fosse scomparsa ora? Perché a tutti quelli a cui si avvicinava succedeva qualcosa? Si accasciò sul divano sentendo una rabbia impotente avvolgerlo. Come con Giordana, come con Isabella, e ora anche Ida. Era strano, si era reso conto che non aveva paura della morte, ma dalla solitudine invece era terrorizzato, e ora dopo aver conosciuto Ida lo era ancora di più. Troppo spesso e per troppo tempo si era perso in quella nebbia di paura. Ida era il faro che gli indicava l'attracco sicuro, il posto dove sentirsi finalmente vivo dopo tanto tempo. Si alzò, doveva andare a cercarla. Questa volta non avrebbe permesso alle sue paure di prendere il sopravvento. Non l'avrebbe fatta uscire dalla sua vita come era successo con sua sorella e con Isabella.
***
La luce fioca dal soffitto si accese improvvisamente squarciando il buio. Ida strinse gli occhi accecata, con un senso di terrore crescente, mentre la porta, con un leggero cigolio, si apriva lentamente.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top