Capitolo 31
La suoneria del cellulare lo fece trasalire. Era Ida, istintivamente rallentò l'andatura, non voleva attirare l'attenzione dell'uomo.
Un sole leggero e caldo illuminava quel pomeriggio.
«Pronto» sussurrò tenendo lo sguardo davanti a sé
«Dove sei?» la voce di Ida era carica di tensione e di rabbia, la percepiva interamente in quel momento.
«Li sto seguendo» ammise con la voce bassissima per paura che l'uomo davanti a lui potesse sentirlo
«Questo lo avevo capito visto che non sei più su quel treno» non voleva essere ironica anzi il tono sembrò quasi preoccupato
«È sceso, sta seguendo la ragazzina, io non ho visto i tuoi uomini e gli sono andando dietro»
Ida sospirò con un senso di frustrazione «dove siete ora?»
«Siamo usciti dalla stazione, la ragazzina si è appena fermata ad attendere l'autobus e lui gli è dietro»
«Che linea?»
«Aspetta» si avvicinò alla pensilina, passando tra un gruppo di persone in attesa, fino a dove c'era il cartello dell'autobus e degli orari «55» sussurrò allontanandosi.
Alzando lo sguardo, vide, in fondo alla strada, il pullman arrivare «stanno per salire sull'autobus»
«Cazzo. Mando subito qualcuno» non poteva dirgli di lasciar perdere, primo perché Leonardo non lo avrebbe mai fatto, secondo perché se per caso lui aveva ragione quell'uomo poteva fare del male alla ragazza e lei non poteva permetterlo. Con rassegnazione pronunciò quelle parole «non perderli di vista almeno finché non arriva la volante»
Leonardo sorrise nervosamente «da addetto alla pulizia, ad agente di polizia, cambia solo una vocale» cercando di essere ironico
«Idiota» sperando in cuor suo che non succedesse nulla
***
La ragazzina era ferma tra la calca delle persone che riempivano l'autobus. Il mezzo si muoveva tra le vie trafficate della piccola cittadina. L'uomo pelato era dietro di lei, molto vicino, anche troppo visto che la ragazzina un paio di volte si era voltata a guardarlo. Leonardo capì che quell'uomo non poteva essere lo spietato killer che cercavano, ma era un solo un pervertito che stava approfittando della situazione e la stava importunando. La ragazzina cercò di allontanarsi ma la calca le impediva di spostarsi di molto e quell'uomo, avvicinandosi sempre di più, in quel momento continuava a darle fastidio. Leonardo immaginò la mano dell'uomo che, approfittando della situazione, le palpava il sedere attraverso la stoffa del jeans che lei indossava. Ripensò in quel momento a sua figlia e la rabbia gli annebbiò la mente. Senza nemmeno rendersene conto si mosse tra le persone asserragliate, fino a trovarsi esattamente tra l'uomo e la ragazzina. Si era messo in mezzo, scansandolo con la forza, impedendo a quel pervertito di continuare ad approfittarsi di lei.
«Hai finito di darle fastidio?» disse girandosi verso di lui.
Vide il volto dell'uomo diventare leggermente rosso, non sapeva se di rabbia, perché gli aveva tolto il giochino, o di vergogna per quello che stava facendo, ma francamente non gli interessava la motivazione.
«Cosa stai dicendo?» rispose mentre sulla sua fronte cominciava a vedersi qualche gocciolina di sudore
«Sto dicendo che devi lasciarla in pace»
In quel momento anche la ragazzina si voltò, aveva gli occhi che a stento trattenevano le lacrime.
L'uomo calvo si guardò intorno e abbassando gli occhi si allontanò verso l'uscita. La testa bassa e il viso sempre più rosso, perché anche altri in quel momento si accorsero di cosa era successo e cominciavano a infierire mormorando frasi di schifo e vergogna.
La ragazzina riccia guardando Leonardo gli sussurrò un grazie che lui udì appena, sembrava sconvolta.
Le porte si aprirono e l'uomo scese velocemente mentre due poliziotti scesi dall'auto che era arrivata in quel momento lo fermarono.
Alcuni passeggeri applaudirono alla scena «sbattetelo dentro quel porco» urlarono
Leonardo non li guardava più, era fermo vicino alla ragazzina che ancora tremava «puoi fare denuncia se vuoi» le disse «così non potrà dare fastidio ad altre»
Lei deglutì impaurita e incerta, era così piccola, così acerba ancora. Scosse la testa «non lo so» era spaventatissima, sentiva ancora le dita della mano di quell'uomo toccarla nelle parti intime come se fossero di sua proprietà.
«Io lo denuncio» rispose Leonardo «per quello che ho visto» sperava così di aiutarla a decidersi, quel porco non meritava di farla franca.
Lei accennò un piccolissimo sorriso sentendosi un po' più sicura dopo quello che lui aveva detto. Non sarebbe stata sola «va bene»
«Scendiamo allora» sorrise Leonardo «così lasciamo i dati ai poliziotti» aiutandola ad avvicinarsi alla porta dall'autobus
«E la scuola?»
«Stai andando a scuola?» lui credeva stesse andando a casa vista l'ora
«Ho lezione tra poco» affermò lei
«Ti accompagneranno con la volante» rispose lui mentre erano già sul marciapiede
Lei sembrò riprendere vitalità «ho una verifica importante questo pomeriggio non posso fare tardi»
«Gli parlo io tranquilla» si sentiva come un padre che si prendeva cura di una figlia. Protettivo e preoccupato. Ed erano delle bellissime sensazioni quelle che stava provando in quel momento. Quelle sensazioni che non aveva mai potuto vivere in pieno, perché quegli anni con sua figlia erano stati cancellati con la gomma dal quaderno della sua vita e non avrebbe mai più potuto riscriverli. Mai.
Solo che quella ragazza non era Laura.
Non era la sua Laura.
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