Capitolo 3
Mise in moto e partì.
«Mi chiamo Leonardo» disse mentre guidando stava uscendo dal parcheggio
«Isabella e grazie ancora per il passaggio»
Lui girò leggermente lo sguardo verso di lei «figurati sono di strada abito nella via parallela» Era una bella ragazza: capelli lunghi castani che le cadevano sulle spalle, occhi che sembravano verdi incastonati in un viso dai lineamenti dolci. Doveva avere circa venticinque anni ed era decisamente bella di una bellezza autentica, pura.
«Lo so»
«Mi conosci?»
«Tutti in quartiere sanno di te»
Leonardo sentì una fitta stringergli lo stomaco, la sua reputazione lo precedeva sempre «se sai di me perché hai accettato il passaggio?»
«Vuoi la verità?»
«Si»
«Non avevo i soldi per il taxi, avrei dovuto farmela a piedi e sono già maledettamente in ritardo, e poi non ho mai dato peso alle dicerie di quartiere»
«Non direi solo dicerie, purtroppo ho una condanna sulla testa» sospirò alzando le spalle
«Lo so i miei genitori mi hanno detto più volte di stare lontana da te»
Leonardo fu colpito, immediatamente un dubbio lo assalì "i suoi genitori?" «quanti anni hai?»
«Devo farne diciotto il mese prossimo»
"Lo sapevo, lo sapevo" Strinse le mani sul volante "cazzo". Se lo avessero fermato ora sarebbe sicuramente incappato in guai seri.
«Qualcosa non va?» chiese Isabella notando la sua espressione
«Sei minorenne» disse lui di getto
«E quindi?» lei sembrava non capire
«Non posso avvicinarmi a ragazze al di sotto dei diciotto anni»
«Perché?»
«Perché nonostante abbia scontato la mia pena devo ancora sottostare a un periodo di restrizione fino a quando il giudice non riterrà opportuno toglierla»
Lei lo guardò pensierosa «mi dispiace non volevo metterti in difficoltà» sembrava sincera
Leonardo cercò di sorridere anche se dentro era nervosissimo «non preoccuparti speriamo solo di non venire fermati da qualche pattuglia»
Il silenzio che si instaurò tra i due durò solo qualche secondo. Isabella si girò verso di lui «incasino sempre tutto»
"Incasino, bel termine, decisamente inerente alla vita che stava vivendo" pensò Leonardo «posso farti una domanda?»
«Dimmi»
«Sono quasi le due di notte cosa ci fai in giro a quest'ora?» pensò in quel momento a sua figlia e a cosa avrebbe fatto lui come genitore sapendola in giro da sola a quell'ora.
Isabella sorrise «che fai la paternale?»
«Hai ragione non sono fatti miei»
«Il mio ragazzo vive in un'altra città e appena posso vado a trovarlo. Avrei dovuto già essere a casa se non fosse stato per quel fottuto ritardo»
Leonardo imboccò la via che entrava nel quartiere. Tra pochi minuti sarebbero arrivati «è uno strano ragazzo quello che ti lascia tornare da sola a quest'ora» sapeva che non erano fatti suoi ma le parole gli uscirono in modo spontaneo
«Lui non può uscire»
«Malato?»
«No, ai domiciliari, dovresti sapere cosa si prova no?» il tono era leggermente alterato
«Hai ragione scusa non sono affari miei, e poi io sono l'ultimo che può dare giudizi» ammise sinceramente
Isabella ritornò a sorridere «mi piaci di più quando smetti di fare il padre»
"Ha ragione lei paparino". Un senso di rassegnazione lo pervase «purtroppo non ho mai avuto la possibilità di farlo»
«È vero quello che hanno scritto i giornali su di te e tua figlia?» ora era lei ad essere curiosa
«No, non ho mai toccato Laura, ma nessun colpevole ammette mai la sua colpa quindi non hai garanzie che ciò che ti ho detto sia la verità»
Lei lo guardò «ma gli occhi non mentono» esternò sincera «dicono che sono lo specchio dell'anima, e io ti credo» affermò
«Grazie» erano arrivati in via Roma «dove vuoi che mi fermo?»
«Non davanti casa, arriva in fondo e fermati all'angolo»
Lui eseguì fermandosi all'incrocio.
«Grazie del passaggio» aprendo la portiera
«Cerca di non andare più in giro a quest'ora» rispose Leonardo con un senso di malinconia. Da molto tempo non parlava con qualcuno in quel modo, soprattutto con una ragazza
«Va bene paparino» sorrise lei prendendolo in giro e scendendo dall'auto «buona notte»
«Buona notte» rispose mentre lei chiudeva la porta e si avviava verso il portone di casa. Leonardo attese di vederla entrare e il portone chiudersi prima di ripartire e percorrere i pochi metri che lo distanziavano dal suo appartamento. Notando come improvvisamente intorno a lui il buio ritornò opprimente.
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