Capitolo 21

Era rimasta in quel cantiere fino a quasi mezzanotte senza nemmeno andare a mangiare. Vincenzo più volte si era avvicinato per chiederle se voleva qualcosa, ma la tensione le aveva chiuso la bocca dello stomaco. Di Isabella non c'era traccia se non per quel giubbino che avevano appurato apparteneva a lei. La cosa strana, almeno a detta degli esperti della scientifica, era che, a parte quell'indumento, non sembrava esserci traccia della presenza della ragazza in quel luogo. Come se prima di andarsene avesse pulito perfettamente tutto o forse, ed era la cosa più plausibile, qualcuno avesse di proposito messo quel giubbino in quella cassa. Il perché non era difficile da capire.

***

Stava spolverando le scrivanie dell'ufficio, era già la quarta stanza che puliva in quel piano, poi sarebbe passato ai pavimenti. C'erano quattro scrivanie e quella alla sinistra si ricordò era quella che apparteneva alla ragazza trovata morta nel letto di casa sua. La multinazionale non aveva ancora provveduto ad assumere un'altra persona perché urtando inavvertitamente il monitor del computer che evidentemente era in pausa, lo schermo si accese mostrando uno sfondo di mare con una ragazza, Federica, che rideva in primo piano felice. Leonardo si fermò a guardarla riconoscendola dalle foto dei notiziari. Era così bella, sembrava più giovane dell'età che aveva ed era piena di vita. Non riusciva a capire come fosse possibile uccidere una persona per poi prendersi cura del suo corpo, come se, accudendola, non la si volesse far andare via, come a volerla tenere per sempre con sé. Era assurdo, anzi folle. Effettivamente dalle notizie dei giornali l'uomo che cercavano era un folle, uno squilibrato. Nel guardare quello schermo il pensiero andò subito ad Isabella. Ida aveva promesso che lo avrebbe avvisato subito se ci fossero stati sviluppi, ma non avendola sentita era probabile che non si sapesse ancora nulla di lei e questo lo rattristì. Improvvisamente nella sua mente si formò l'immagine di Isabella che gli sorrideva, Dio che bella sensazione gli aveva fatto provare la sua vicinanza. Se solo avesse immaginato quello che sarebbe accaduto, non l'avrebbe mai fatta andare via dal suo appartamento quel giorno.

"Mi dispiace Isabella, mi dispiace non essere riuscito a prendermi cura di te"

Ricominciò a spolverare con quella sensazione di vuoto nell'animo. L'indomani avrebbe chiamato Ida non sarebbe riuscito ad aspettare la sera per parlare con lei. Doveva sapere di Isabella, voleva assolutamente che tornasse a casa.

***

Ida fissava il soffitto della sua stanza da letto. Appena tornata a casa si era fatta una doccia e si era sdraiata ma la mente continuava a fare congetture non permettendole di rilassarsi. Il ritrovamento di quel giubbino era un evidente tentativo di spostare l'attenzione sul padre di Isabella. Questo sapeva benissimo cosa significava, con molta probabilità questo tentativo di sviare le indagini voleva allontanarla dalla verità. C'era anche una piccolissima possibilità che fosse stata la stessa Isabella a mettere in piedi quella sceneggiata per punire il padre di qualcosa che aveva fatto, e sinceramente Ida sperava fosse così, perché l'altra possibilità era che la ragazza fosse finita in mani di persone pericolose se non addirittura, come credeva Vincenzo, in quelle di quel folle pazzoide che sembrava avere già ucciso due ragazze. Più passavano i giorni più Ida iniziava a credere che il suo vice avesse ragione. Doveva cominciare a sviluppare l'indagine in un altro modo. La prima cosa da fare era parlare con Manfredi che seguiva il caso di Federica e Giulia, gli avrebbe raccontato di Isabella e delle perplessità che nutriva sulla sua sparizione, in modo da unire le loro conoscenze e ampliare così il profilo del killer che cercavano. In un angolo della sua mente sperava ancora che Isabella avesse fatto quello che in gergo si chiama un colpo di testa allontanandosi da sola dalla sua famiglia, ma a questo punto non poteva attendere oltre. Se davvero quella ragazza era nelle mani del killer doveva fare di tutto per cercare di trovarla il prima possibile con la speranza che fosse ancora viva. Guardò il display della sveglia digitale che aveva sul comodino, era quasi l'una. Leonardo stava ritornando dal lavoro a quell'ora. Probabilmente era sul treno. Si mise a sedere e prese il cellulare, tanto non sarebbe riuscita a dormire e magari parlando con lui si sarebbe tranquillizzata.

Dopo tre squilli lui rispose «pronto»

«Ciao Leonardo» sentiva il rumore classico del treno

«Ciao Ida, ci sono novità?» chiese con un'ansia crescente

«Qualcuna non esattamente positiva»

Leonardo sentì un tonfo nel cuore «dimmi» sussurrò quasi con timore

«Abbiamo trovato il suo giubbino, quello che indossava quando è scomparsa, in uno dei cantieri del padre ma nessuna traccia di lei e questo ci fa pensare che ci sia la possibilità che purtroppo sia finita nelle mani di gente pericolosa»

«Stai parlando del fidanzato?» pensando alla gente che frequentava, delinquenza, droga, spaccio.

«Oppure di quel pazzoide che ha già ucciso due ragazze» aggiunse

«Cristo» la mente lo riportò alla foto di Federica sul monitor

«Mi dispiace Leonardo ti avevo chiamato perché avevo bisogno di parlare con qualcuno ma non volevo rattristarti»

«Non preoccuparti ti avevo chiesto io di farmi sapere» sospirò

«Mi dispiace davvero, ma più passano i giorni meno possibilità di trovarla viva abbiamo» era sincera non avrebbe mai raccontato una palla solo per farlo sentire meglio, non era da lei

«Lo avevo purtroppo immaginato anche io»

«Quanto ti manca per arrivare?» Cercò di cambiare argomento

Leonardo guardò fuori dal finestrino cercando di riconoscere i luoghi, erano partiti da poco «credo una mezz'ora, forse meno»

«Se non ti dispiace possiamo passarla insieme» sorrise leggermente mentre lo diceva, nemmeno da quindicenne aveva fatto o detto quelle cose

Anche lui sorrise Ida gli piaceva e poi riusciva a farlo stare bene «ne sarei felice» era sempre solo specialmente su quel treno quando faceva quel tragitto «la sera la malinconia è più dura da sopportare» aggiunse appoggiando la testa al finestrino

Lei si rattristì pensando a quello che stava passando «lo immagino» poi le venne un'idea «quando è il ricorso?»

«Tra quattro giorni»

«Potrei parlare col tuo avvocato e presentarmi a testimoniare dicendo che ci stai aiutando in un'indagine» si fermò leggermente come a valutare ciò che aveva detto in un impeto di benevolenza «magari può servire?»

Leonardo sorrise contento, Ida credeva in lui, era felice «ne parlerò con Pandolfi e ti faccio sapere, comunque grazie di averci pensato» guardando il riflesso del suo viso felice dal vetro

«Sei una brava persona Leonardo, non meriti quello che ti è successo» era sincera, davvero credeva in lui e voleva farglielo sapere.

Mentre l'ultimo treno della notte continuava a viaggiare.


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