Capitolo 13

"... «Sei molto bella stasera» prese la spugna e la bagnò leggermente nell'acqua tiepida della piccola bacinella di plastica. Un odore di disinfettante riempiva la stanza.

Sorrise iniziando a pulire delicatamente le sue braccia, partendo dalle mani e salendo fino alle spalle «sei stanca tesoro?» la guardò

Il viso dolcissimo sembrava sorridere

Passò la spugna sui seni morbidi soffermandosi con cura, per poi salire sul collo e sulle guance bianche «ho quasi finito». Si fermò a rimirarla per qualche istante, poi mise la spugna nella bacinella «sei sempre più bella» e si avvicinò al suo volto «ora ti lascio riposare» baciandola delicatamente sulle labbra..."

***

Stava per uscire di casa quando le arrivò la telefonata di sua sorella Carla. Ida prese il cellulare che era quasi alla porta pronta ad uscire. Ma ci mise quasi venti minuti a discutere con sua sorella che le chiedeva di andare a trovare suo padre alla clinica. Aveva chiesto di lei. Alcune volte era lucido, ma la maggior parte del tempo invece non la riconosceva nemmeno. Francamente però non sapeva quale delle due cose era meglio. Mentre si avviava alla macchina non poté fare a meno di ricordare l'ultima visita che gli aveva fatto. Ida aveva passato più di trenta minuti ad ascoltare, impietrita, suo padre che l'accusava, con la solita eloquenza di essere incompetente, subdola, e cosa abbastanza strana, una piccola sputasentenze. Lei non poteva dare la colpa di tanta cattiveria alla malattia. Erano discorsi che aveva sentito molte altre volte negli anni, quando suo padre era senz'altro ancora lucido. Quando lei era più giovane e papà in forma smagliante, si divertiva di tanto in tanto ad analizzare le sue mancanze. Soprattutto alla presunta sfortuna che aveva con gli uomini. Tanto da accusarla di avere il complesso di cenerentola, invitandola ad affrontare i suoi problemi di paranoia mettendosi in analisi. Ida, a cui non era mai mancata la risposta pronta, si limitava a dire che se lei era cenerentola, dove diavolo era andato il principe azzurro con la scarpetta di cristallo? La sua ferma opinione era che la maggior parte degli uomini che aveva incontrato erano rospi. E per quanto li si baciasse non si sarebbero mai trasformati in principi azzurri.

Il problema era che non aveva nessuna voglia di andare a trovarlo, ma stava facendo tardi all'appuntamento con Leonardo e quindi alla fine della telefonata, cedette «va bene, questo fine settimana vado alla clinica» disse a Carla basta che la faceva finita ora

«Grazie» era irritante «almeno lo accontenti»

«Carla non ricominciamo, lo sai che a papà non è mai fregato un cazzo di me, sei sempre stata tu la figlia perfetta»

«Non dire idiozie, solo perché hai un carattere diverso»

«Si perché io rispondo invece di far finta di nulla come fai tu» Ida si stava innervosendo e non era quello che voleva, non stasera.

«È malato Ida, è solo malato» cercava di riportare la conversazione su un piano calmo

«Cazzate e lo sai, è sempre stato così»

«Domani gli dico che andrai a trovarlo, sarà contento»

Odiava il finto buonismo di sua sorella «digli ciò che vuoi» cercava di chiudere la conversazione «devo andare ora, ci sentiamo domani»

«A domani e non innervosirti» riagganciò

"Cosa? Non innervosirti?" ora si che era davvero incazzata, dopo questa frase si sentiva ribollire come un vulcano pronto ad esplodere.

***

Leonardo era arrivato già da un pezzo. Stava cominciando a pensare che Ida all'improvviso avesse deciso di rinunciare.

"Chiamala"

"No, non la chiamo"

"Ti ha dato buca"

"Smettila"

Stava quasi per alzarsi e andare via quando la vide entrare e cercarlo con lo sguardo.

«Scusa il ritardo» disse arrivandogli accanto e accennando un sorriso

«Credevo avessi avuto un problema all'ultimo minuto» rispose Leonardo

«In un certo senso non ci sei andato molto lontano» si sedette di fronte a lui «una telefonata di mia sorella»

«Spero nulla di grave?»

«No, no. Solo nervoso»

Lui capì che era meglio non continuare «hai già mangiato?» gli chiese cambiando argomento

«No, non ancora»

«Fanno degli ottimi primi in questo locale»

«Lo so» sorrise con complicità «l'ho scelto apposta»

Leonardo si guardò intorno «ottima scelta in effetti»

«Grazie» gli sorrise, quell'uomo era decisamente affabile «ordiniamo?»

Leonardo fece un cenno al cameriere «comunque non mi riferivo soltanto alla scelta del locale»

Ida spalancò leggermente gli occhi cercando di capire «e a cosa ti riferivi anche?»

«Mi riferivo anche alla scelta della compagnia» spalancò le braccia «me» sorridendo mentre il cameriere aveva raggiunto il loro tavolo.

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