Verità difficile.

(Pdv Yuna)

Metto entrambe le mani sulla maniglia gelida della stanza d'ospedale, uso una leggera forza come se dall'altra parte della stanza mi aspettasse qualcosa da cui difendermi, in realtà non mi aspetta altro che Isabel e probabilmente l'unica cosa da cui devo difendermi adesso sono i miei pensieri ossessivi.
C'è silenzio dentro la stanza e sembra esserci un solo letto.
Le pareti sono cosi bianche che quasi mi perdo nell'oblio di quel colore cosi chiaro e cosi insensato.
Certo, il bianco potrebbe essere la perfetta metafora dell'amore, dopotutto credo che questo particolare colore abbia senso solo se abbinato a sua volta a qualcos'altro.
Cosa siamo noi in amore se non questo? Certo, siamo già un colore, siamo il bianco che può persistere anche da solo.
Ma se su una parete totalmente bianca lasciamo cadere anche una sola piccola goccia di colore allora tutta l'intera parete sarà pronta a prendere vita.
Se permettiamo ad una singola persona di colorare il bianco asettico che ci circonda probabilmente quella è la persona della nostra vita.
Il nostro personalissimo pittore.
Io non ho ancora capito chi sia davvero il mio personale pittore e questo mi tormenta, questo fa si che a me manchi sempre qualcosa, come a queste stupide pareti bianche.

Mentre allontano lo sguardo da quelle pareti continuo a camminare lentamente.
Sembra che Isabel stia dormendo e sembra anche che non sia da sola, infatti delle mani a me sconosciute le stanno accarezzando i capelli.

"Salve"

La ragazza sobbalza in fretta e ritrae la mano dai capelli di Isabel con un movimento piuttosto veloce.

"Oh ciao!
Tu devi essere Yuna.
Stavo controllando se stesse bene ma sembra essere tutto apposto"

Da quando un'infermiera si assicura che una paziente stia bene accarezzandole i capelli?

"Yuna.."

La sua voce non mi era mai mancata cosi tanto.
Isabel ha appena aperto gli occhi e mi sta rivolgendo forse il più profondo dei suo sguardi, tuttavia non è mai apparsa ai miei occhi in modo cosi emblematico.
Ia sua espressione sembra essere indecifrabile.
Comunque sia è davvero un sollievo sapere che dopotutto sta bene.

"Bene, vi lascio da sole..Isabel se dovessi avere bisogno di qualcosa.."

"La ringrazio signorina Lopez..è stata davvero gentile prima che mi addormentassi"

L'infermiera dai capelli abbastanza corti e castani sorride e continua a non staccare gli occhi da Isabel.

"Oh..chiamami pure Amalia"

Si sorridono entrambe e d'istinto mi appresto a stringere la mano di Isabel mentre con il sorriso ancora sulle labbra l'infermiera lascia la stanza.

"Come ti senti?"

"Ho passato momenti migliori"

Certo, che domanda stupida che le ho appena fatto.
È sopravvissuta ad un'incidente e ad una operazione.
Certo che ha passato momenti migliori.
Sono una perfetta idiota.

"Perché non parli Yuna?"

Non parlo perché adesso la sua figura sembra mettermi in soggezione e non posso evitare di pensare che sia finita qui solo per colpa mia.
Vengo inghiottita dai sensi di colpa ogni volta che i suoi occhi si posano fissi suoi miei.
E quindi sto zitta come se fossi una persona qualsiasi capitata qui per caso che aspetta solo di andare via.

"Perché fuggi ai miei sguardi? Non credi che evitare il tutto sia forse peggio?"

"Isabel..di cosa stai parlando?"

"Non ricordo nulla dell'incidente ma ricordo dove ero diretta prima che accadesse.
Io stavo cercando te..
Tu eri assente da giorni.
Non eri con me nemmeno quando lo eri fisicamente"

Solleva il suo corpo dal lettino con un po' di fatica e dopo dei minuti di silenzio anche da parte sua, ricomincia a parlare.

"Come si chiama?"

Non mi aspettavo questa domanda.
Isabel non è mai stata una troppo diretta, anzi tutto il contrario, il suo essere cosi delicato è paragonabile solo a poche cose nella vita, una di queste è il silenzio la domenica mattina che avvolge casa nostra.
Il nostro appartamento infatti è collocato in uno dei quartieri più silenziosi di tutta la città ed è stata proprio lei a volerlo, ricordo ancora la prima notte passata insieme, non avevamo fretta, ci siamo entrambe sedute sul balcone a contemplare il silenzio e a godere di quel vento leggero che ogni tanto sfiorava la nostra pelle.
Passammo l'intera notte a parlare delle nostre rispettive vite prima di incontrarci ma anche quella notte decisi di non proferire parola su Nayara.

Nayara è sempre stata una cosa solo mia.
Mia e basta.
Nayara è sempre stata diversa.
Non è una storiella.
Non è nemmeno una storia vera è propria.
Non è una semplice amica e non è nemmeno la mia ragazza.
Nayara è diversa.
Probabilmente è la persona che amo e probabilmente io sono la persona che lei ama ma siamo entrambe troppe codarde o semplicemente incasinate per ammetterlo.
Probabilmente la vita ha già deciso altro per noi.
È stato già scritto da qualche parte che siamo destinate solo a contemplare da lontano l'idea di una vita insieme.
Siamo come una bolla di sapone.
Lucente e perfetta.
Leggera e troppo fragile.
Impossibile da stringere tra le mani.

"Si chiama Nayara."

Non posso più stare zitta come quella notte.
Non posso più fingere con un sorriso che tutto vada bene e non posso ancora mentire ad Isabel.

"Nayara? Io conosco una sola Nayara ma non credo che.."

"Si.
Mi dispiace..è stata importante per me, lei è tornata in città ed io.."

Toglie la sua mano dalla mia e porta lo sguardo dall'altra parte della stanza.
Mi interrompe bruscamente mentre le parole che avevo in mente di dirle mi restano bloccate in gola.

"È stata? Significa che hai chiuso con lei?"

Faccio cenno di si con la testa.

"Dimmi che possiamo recuperare.."

I suoi occhi si riempiono di lacrime.
Porta il viso dalla parte opposta alla mia come se stesse provando vergogna quando probabilmente l'unica che dovrebbe vergognarsi sono io per aver permesso ancora una volta alla parte nociva di me stessa di fare del male a qualcuno.

"Isabel.."

"Quanto è stata importante Yuna? Tanto da permetterti di farmi cosi male?"

"Non è importante adesso"

Stringe i pugni e questa volta mi rivolge uno sguardo severo, capace di mettermi di fronte a gli errori commessi.

"Yuna! Cazzo! Lo è.
Lo è per me, lo capisci?"

"D'accordo.
Scusami, hai ragione.
Nayara è stata molto importante.
Io non l'ho mai avuta realmente, lei non è mai stata realmente mia e quando si è presentata di fronte ai miei occhi.."

I suoi singhiozzi fanno si che io smetta di parlare.
Non è tempo di parole spese al vento.
La stringo a me.

"Fanculo Yuna"

La sua voce è arrabbiata, la stessa di un cuore ferito e deluso.
Nonostante le sue continue parole d'odio non accenna a staccare il suo corpo dal mio e stringe il più possibile le braccia intorno ai miei fianchi.
Le lascio un bacio sulla fronte mentre lei lascia riposare il viso sul mio petto.
Posso sentire le sue guance umide e il suo viso accaldato per via del pianto.
Vederla in questo stato per colpa mia mi fa sentire a pezzi, dopotutto io ed Isabel abbiamo condiviso tre anni insieme e lei è sempre stata al mio fianco facendo si che io potessi avvicinarmi a quella idea di perfezione che tanto avevo ambito con Nayara.
Entrambe non diciamo nulla e rimaniamo una stretta all'altra per un po'.
Fino a quando l'infermiera torna in stanza avvisando Isabel dei prossimi esami e chiedendomi di uscire.
Tutt'e due ci lasciamo senza dire nulla.
Certo, cosa mi aspettavo dopotutto? Non dev'essere mica facile per lei.
Sono stata io stessa tempo indietro a lasciare Nayara per i miei stupidi sospetti.
Dannazione, perché torna sempre nei miei pensieri? Perché non posso davvero dimenticare Nayara.
Non è servita nemmeno la rabbia perché dopo averle sputato in faccia che quanto accaduto fosse colpa sua mi sono pentita perché ho mentito, ho preferito addossarle la colpa piuttosto che affrontare me stessa e prendere una decisione.

Avanti Yuna, vuoi davvero rischiare di perdere Isabel?
Per quanto irritante, la voce dentro la mia testa ha ragione, voglio davvero perdere Isabel per un'amore che non sarà mai concreto?
Non posso di certo permettermelo.
Però c'è una piccola parte di me che sa per certo di volere ancora qualcosa da Nayara.
Forse ho solo bisogno di dirle che non è davvero colpa sua per chiudere in modo sereno questa storia.
Certo che è cosi.
È solo questo.
O te ne stai solo convincendo Yuna?
Stupide paranoie del cazzo.

-Dovresti venire al locale.-

Leggo il messaggio sullo schermo del cellulare.
Albert non aveva mai usato un tono cosi freddo, certo dopo quello che è successo non posso aspettarmi altro.
Ho permesso ancora una volta che la gelosia nei confronti di Nayara rovinasse tutto.
Quella ragazza mi rende folle.
Mi rende persa in balia dei sensi più primitivi.
Mi rende possessiva, l'idea che qualcuno sfiori quel corpo cosi tanto bramato mi rende furiosa.
L'idea che qualcuno possa anche solo sfiorare quelle labbra perfette che sembrano fatte apposta per combinarsi alle mie, mi fa impazzire.

Raggiungo il locale prima possibile.

"Albert.."

"Adesso mi rivolgi la parola?"

Lo guardo dritto negli occhi ma prima che potessi dirgli quanto davvero mi dispiace per quanto accaduto, la voce di Nayara irrompe per tutto il locale.

"Albert! Sta sera sei a cena da me, non accetto un no!"

Conosco quelle moine, conosco i suoi modi di fare, conosco quel non accetto un no.

"Come non detto Albert!"

Mi appresto a raggiungere l'altra parte del locale per evitare di guardarla negli occhi, per evitare di perdermi in quello sguardo cosi profondo, cosi dannatamente provocatorio.
Sa benissimo che lavoro qui, a che gioco stai giocando Nayara?
Mi lascio alle spalle le parole di Albert e lo ignoro.

"Aspetta Yuna no! Non è come pensi!
Cazzo, Yuna"

Ehii..😎
Ecco un nuovo capitolo!
Spero la lettura possa essere di vostro gradimento!💞.
Intanto, ditemi? Cosa pensate dei nuovi capitoli?
Questo "gioco" altalenante tra Yuna e Nayara si risolverà?
Fatemi sapere cosa ne pensate e non dimenticate di lasciare una⭐.
Una buona lettura💞.

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