Cenere alla Cenere...
<<Ho vinto! Ho vinto!>>, esclamò boriosa la Rapitrice di bambini. Saltò più volte dalla gioia, facendo tremare il terreno in pietra. Colei che l'aveva ridicolizzata era ormai andata, era lei quella ancora viva.
Tutta quella fatica le aveva fatto venire un gran appetito di carne e sangue umani. Si stava avvicinando passo dopo passo al corpo inerme e seppellito di Eriko, pronta ad inghiottirlo in un sol boccone quando, di colpo, alla sua attenzione ritornarono l'altra spadaccina e la bambina. Si voltò di scatto nella loro direzione e vide la prima cercare di fuggire con in braccio la seconda. La Rapitrice si contorse in una smorfia di fastidio: non poteva permettere a quella ragazzina di andarsene con la preda per cui aveva sudato tanto. Decise di lasciare perdere la ragazza più grande e di lanciarsi a rotta di collo nell'inseguimento, dopo essersi data il tempo di rigenerare ogni ferita. Correndo da quadrupede era sicura di raggiungerle presto.
La speranza era morta un'altra volta, così come chi gliel'aveva portata. Yuuko era rimasta a bocca aperta e pietrificata dalla scena che si svolse davanti ai suoi occhi, così tanto che non si accorse subito del fatto che stessero scappando. Se ne accorse soltanto quando Akiko disse, con voce meccanica: <<Non ti preoccupare, andrà tutto bene>>. Yuuko, però, non ci credeva più, era come una bugia. I suoi occhi erano incollati sul demone, che coi suoi passi pesanti rovinava la bellezza della strada che percorreva. Preferiva guardare quello invece che il posto in cui stava venendo portata.
Il demone ad un certo punto si fermò e caricò un salto, lanciandosi contro le due fuggiasche. In quel momento la mente della bambina la fece agire.
<<Attenta!>>, Urlò ad Akiko, la quale guardò dietro di sé e sopra la propria spalla, intravedendo l'attacco. Allora accelerò il passo e svoltò nel primo vicolo che vide, evitando morte certa.
<<Continua a guardarci alle spalle, sei bravissima. Vedrai che di questo passo la semineremo e tornerai da tuo fratello>>
Yuuko annuì. Provò ad aprire bocca per parlare, ma prima che qualche suono potesse uscire la paura la interruppe facendola squittire quando intravide il mostro alzarsi ancora una volta ed insinuarsi nello stretto passaggio fra le case pur di raggiungerle. Aveva incominciato ad andare ancora più veloce nonostante facesse faticare a passare con tutte le proprie membra, sembrava furibondo. Fu un motivo in più per Akiko per continuare a correre più forte che potesse.
Ogni tanto svoltava a destra o sinistra, quando capivano che il demone si era avvicinato troppo e che avrebbe potuto saltar loro addosso con facilità. Cercava di mettere più distanza possibile, ma alla fine qualche limite umano si presentò ed iniziò a rallentare fino a fermarsi completamente.
D'altro canto il demone non risentiva di questi problemi. Continuava a farneticare sui modi orrendi in cui le avrebbe mutilate e poi divorate, e tutto ciò senza fermarsi dal continuare a lanciarsi in avanti come un cane. Quando le vide fermarsi, però, decise di arrestarsi anche lei per poi tornare in una posizione bipede.
Akiko lasciò per terra Yuuko e le fece segno di fare silenzio, per poi voltarsi verso il demone. Spostò leggermente il suo haori e rivelò il fodero di una katana, per poi estrarre l'arma, dello stesso colore di quella di Eriko. La oscillò a sinistra e a destra, come se fosse intenzionata a combattere. Il suo volto era flemmatico, non provava alcuna paura od esitazione, e ciò fece domandare alla Rapitrice di bambini il perché di quella fuga.
Se aveva non aveva paura di affrontarla perché scappare così a lungo? Perché fermarsi proprio in un vicolo tanto lungo e con una strada tanto stretta? E perlopiù con edifici così tanto alti e privi di vita? Guardò negli occhi Akiko e notò solo allora che quella non stava fissando lei, ma stava guardando alle sue spalle. Ad un certo punto sotto il suo naso tornò una certa puzza di cenere ed in quel momento una paura più che umana, anzi, animale, la assalì.
<<Finalmente... Iniziavo a pensare che ti fossi fatta davvero male>, espresse Akiko con una nota di sollievo.
<<Con quella spintarella?>>, Chiese, con tono ironico, una voce proviene dalle spalle del demone, che gli fece accapponare la pelle. <<Una bambina avrebbe saputo fare di meglio>>.
Aveva riconosciuto la voce. La Rapitrice iniziò a sudare freddo e lentamente si girò su sé stessa, vedendo proprio lei, Eriko.
<<Impossibile! Come fai a non essere morta?>>, la sua voce si era fatta di colpo tremolante insicura.
La spadaccina, anche se aveva i capelli del tutto disordinati, i propri vestiti un po' sporchi di polvere e cenere come le guance, e qualche scheggia di legno che aveva attraversato l'haori, era del tutto incolume e sana. Non presentava nessuna ferita in alcuna parte e non aveva lividi. Non sembrava provare stanchezza o fatica nello stare in piedi e nemmeno nel prendere la spada ad una mano e puntarla dritto contro la Rapitrice di bambini. Sorrideva.
Alla domanda del demone abbassò l'arma e portò una mano sulla cintura dei pantaloni, e poi verso la divisa. La scostò leggermente verso l'alto, mostrando il punto in cui il pugno l'aveva colpita più forte, ovverosia la pancia. Oltre a degli addominali scolpiti, non c'era nient'altro di notabile.
<<Perchè sei troppo debole per me e per le nostre uniformi. Non riusciresti nemmeno a sconfiggermi se combattessi con una mano sola e bendata>>, canzonò per deridere il demone. Nel suo volto c'era ancora impresso un sorriso, ma nei suoi occhi soltanto rabbia, e l'avrebbe sfogata tutta in un momento. Piegò leggermente le gambe e si lanciò contro il demone.
La creatura vedendosi attaccata si portò in avanti verso la spadaccina e con un'artigliata cercò di colpirla, ma quella si scansò rapidamente e le tirò un pugno in faccia così forte, così sovrumano da romperle la mascella e farla rotolare a terra più volte. Una volta in piedi si toccò il volto dolorante e cercò di sistemarlo aiutando la rigenerazione con le mani. Cercava di farlo guardando Eriko, ma non appena fece scattare l'osso rotto e chiuse gli occhi per un istante la ragazza era già svanita nel nulla.
Cercò di rintracciarla tramite l'odore, provando ad ascoltare dei passi, ma nulla: era come se si fosse volatilizzata. Girò su se stessa più e più volte, ma tutto ciò non riuscì a permetterle di percepire la ragazza. Eriko riapparve alle sue spalle e le troncò in un colpo solo parte della testa. La Rapitrice riuscì a salvarsi all'ultimo da una decapitazione perché la paura la fece voltare un'altra volta.
La creatura, con un movimento repentino, e facendo uso della grandezza delle sue mani, cercò di afferrare per le braccia la giovane combattente dinanzi a lei. Una volta catturata avrebbe voluto tirarla per le sue estremità, fino a quando, per la troppa forza, il suo corpo non si sarebbe diviso in due metà ed i suoi organi non sarebbero scivolati sul freddo terreno della notte, aggiudicandole la vittoria ed una vendetta degna di essere chiamata tale.
Tuttavia solo allora capì di essere cascata in una trappola: la strettezza della strada non le permetteva di spalancare totalmente i suoi arti senza venire bloccata dagli edifici ai lati. Ciò la rallentò e permise alla ragazza di usarla come trampolino e lanciarsi in aria, ad altezza di molti metri, tanto che quasi si confondeva col cielo notturno.
La Rapitrice di bambini ruotò il capo verso il cielo e ritrasse le braccia. Stranamente credeva di essere in vantaggio quella volta, che niente avrebbe potuto allontanarla dal trionfare.
La sua avversaria si trovava in aria e non avrebbe potuto mai scansare un altro di quei potenti attacchi con l'aria. Se non fosse stata trapassata sarebbe stata spinta ancora più in alto ed allora sarebbe morta per la caduta.
Iniziò a sorridere e decise che al suo acerrimo nemico avrebbe mostrato un ultimo colpo, più micidiale di tutto quelli usati fino ad ora.
Il suo petto prese a gonfiarsi come prima, ma stavolta più velocemente. Eriko aveva appena iniziato a ricadere verso il basso e se n'era già accorta. Iniziò a librarsi in aria e a preparare la katana per un altro fendente, mentre nella sua testa un'altra di quelle sentenze incomprensibili si formava.
Il demone iniziò a spalancare la bocca, pronta per sparare qualcos'altro da essa, ma tutto d'un tratto intravide un'ombra passarle davanti e si sentì la vista e le braccia rapite.
Akiko atterrò alla sua destra dopo aver attaccato. Fra i suoi denti l'aria che usciva sibilava in modo quasi insopportabile. Pensava intensamente ad una frase: "Respirazione della cenere, secondo kata, fastidio pizzicante". Era ciò che l'aveva portata ad indebolire la bestia in un modo così tanto grave da condannarla a morte.
Proprio mentre la gravità la stava attirando al terreno, Eriko vide un gigantesco getto di sangue partire dalle fauci del suo bersaglio e mancarla di qualche centimetro. Il liquido rosso scarlatto, poi, cominciò a ricadere sotto forma di pioggia.
In quei pochi secondi che separavano Eriko dall'atterraggio, la ragazza iniziò ad oscillare la katana a sinistra a destra con così tanta potenza da smuovere il vento e renderlo tagliente. L'aria cominciò a flagellare il corpo della bestia che non aveva più nulla con cui difendersi.
Quando Eriko le si avvicinò, le appoggiò un piede sulla schiena, iniziando a farla cadere verso il terreno. Pensò intensamente: "Respirazione della cenere, primo kata, vento trasporta ceneri", e la lama grigia passò lungo il collo del demonio, facendo volare via la testa. Il corpo, si convulse e cadde sotto il peso della sua carnefice. Le vincitrici di quell'orribile notte erano state decise.
La Rapitrice di bambini morì senza più vedere nient'altro. Uno degli unici sensi che sentiva ancora suoi era il tatto con cui percepiva ogni parte di lei dissanguarsi e la sua carne disintegrarsi e diventare polvere. Era così la morte per un demone? Lo faceva senza alcun rimpianto, se non un solo, che le fece venire le lacrime agli occhi: non aver chiesto scusa agli amici della sua infanzia per le sue colpe, per i figli che gli rubò e che uccise. Prima di diventare ciò che era voleva essere madre, lei, che era come un campo sterile. Si dimenticò di tutto ciò dopo la sua metamorfosi e che rimase di quel desiderio fu l'inconscio e compulsivo desiderio di rapire bambini e di farli suoi. Era qualcosa di umano, ma lei non era più umana e non c'era da sorprendersi del fatto che li avesse divorati tutti. Quanti infanti aveva ucciso? Aveva minacciato figli di quelli che un tempo erano suoi amici, poi i figli dei loro figli, come una vera e propria maledizione.
Nei suoi ultimi istanti le cose che la turbarono furono l'odore della cenere, che a quanto pare l'avrebbe accompagnata fino all'ultimo, e gli ultimi suoni che senti. Sentì più lame scivolare dentro i loro foderi e due parti metalliche sbattere fra loro, creando uno strano tintinnio. Poi udì un'ultima frase, proprio da colei che l'aveva uccisa: "Cenere alla cenere, polvere alla polvere. Demonio, per te è finita". Dopodiché più nulla.
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