La fuga del Principe

Ulisse inarcò il collo verso il basso, planando leggero sulla torre di Astronomia. Le sue ali spalancate nel vuoto emettevano appena un fruscio mentre sfidavano le correnti ascensionali. Seduta sul suo dorso, i capelli neri scompigliati dalla brezza fredda della notte, stava Jane, guidandolo dolcemente verso la loro pericolosa destinazione. Tutto attorno, il cielo violaceo era rischiarato continuamente dal lampeggiare dei fulmini che riempivano l'aria ferma di elettricità. Il cavallo alato era nervoso, la ragazza poteva sentire chiaramente la paura tendergli i muscoli del collo e del dorso. Cercando di controllare a sua volta le proprie emozioni, la giovane strega si chinò su di lui, accarezzandolo dolcemente.

−Coraggio – sussurrò con voce ferma, nonostante avesse improvvisamente la sensazione che il respiro stesse per morirle in gola.

A quelle parole, Ulisse sembrò tranquillizzarsi, perché si inclinò verso il basso, avvicinandosi all'obiettivo. Lì, le spalle incastrate fra i merli di pietra, stava un'alta figura vestita di lilla, più curva e vecchia di quanto Jane l'avesse mai vista. Ai suoi piedi, Harry fissava la scena impotente. Accanto a lui c'era Piton, la bacchetta puntata in avanti, un'espressione impassibile sul suo volto cereo. I Mangiamorte si stringevano tutti attorno a lui, la testa di Malfoy che spiccava in quella massa nera come una macchia argentea, in attesa di qualcosa.

−Severus, − sussurrò Silente in tono di supplica – ti prego.

Fu una frazione di secondo. Quell'attimo troppo breve perché il cervello umano possa rendersi conto di ciò che sta effettivamente accadendo, quell'istante a metà strada fra il sogno e la realtà. Piton levò la bacchetta con freddezza.

Avada kedavra.

Un lampo di luce verde abbagliò la notte, poi il corpo di Silente cadde oltre la balaustra, fluttuando nel vuoto per secondi interminabili come uno spettrale insetto portato dal vento, prima di schiantarsi al suolo con un tonfo sordo. Nello stesso istante, un lampo di luce accecante squarciò la notte, esplodendo in un gigantesco teschio di fumo nero, dalla cui bocca fuoriuscì un lungo serpente scintillante.

Atterrito da quella orrenda visione, Ulisse scartò di lato, impennandosi nell'aria e tentando la fuga. La sua reazione violenta riscosse Jane dal torpore allucinato in cui era caduta nel momento in cui Piton aveva lanciato la maledizione, rischiando di precipitare di sotto a sua volta. Si aggrappò all'ultimissimo istante alla criniera argentea del cavallo, stringendo le gambe attorno ai suoi fianchi e spronandolo a scendere.

−Guardate lassù! – urlò proprio in quell'istante Bellatrix, additandoli. – Prendetela!

Decine di maledizioni balenarono attorno alla ragazza e al pegaso, mancandoli per un soffio. Ulisse prese a tracciare ampi cerchi, cambiando continuamente direzione per evitare di essere colpito dai lampi mortali. Jane lo guidava con maestria, cercando disperatamente di avvicinarsi il più possibile allo torre. In tutta quella confusione di mantelli neri e bagliori verdi, non riusciva più a trovare Harry.

Dopo aver tracciato una piroetta nell'aria, Ulisse si abbassò di scatto, portando Bellatrix a tiro.

Stupeficium! – gridò Jane a pieni polmoni. Una scarica di scintille rosse si scaturì dalla sua bacchetta di salice, polverizzando un merlo a pochi centimetri sopra la spalla della strega, che le rispose prontamente con un Anatema che Uccide.

La ragazza lo schivò per un pelo, appiattendosi sul dorso del suo destriero, per poi lanciarsi alla carica contro i Mangiamorte. Due di loro caddero sotto i colpi micidiali dei suoi zoccoli, mentre altri aggressori venivano travolti dalla pioggia di scintille rosse che balenava ovunque attorno al corpo di Jane. Ogni istante che passava, la consapevolezza che Silente fosse morto le lacerava le viscere come tante lame incandescenti. E tutto questo per colpa di due traditori che lei conosceva benissimo. Due volti che sembravano scomparsi nel nulla, mentre le prime gocce d'acqua iniziavano a precipitare dal cielo, nascosti dall'intrico di mantelli neri che si accalcavano attorno a lei, crollando sotto i suoi colpi. Jane sapeva essere una guerriera terribile quando la rabbia e il dolore prendevano il sopravvento sui suoi sentimenti.

−HARRY! – gridò con quanta forza aveva nei polmoni.

−Sono qui, Jane! – in una frazione di secondo, il fratello le fu accanto.

Il suo volto era pallido e sporco e un rivolo di sangue rappreso gli colava dal naso fino al collo. Senza attendere oltre, la ragazza si sporse in avanti, afferrandolo per il torace e aiutandolo a salire dietro di lei. Con un ultimo Schiantesimo, gettò a terra un Mangiamorte che stava per colpire Harry alle spalle.

−Dove sono Piton e Malfoy? – chiese poi voltandosi verso il fratello.

Harry sembrava fuori sé dallo shock.

–Scappati – fu tutto quello che riuscì a dire con la voce che tremava.

−Non andranno lontano! – esclamò Jane furente, facendo voltare Ulisse e spronandolo con un colpo di talloni.

Il cavallo s'impennò con violenza, nitrendo forte prima di lanciarsi nel vuoto. La pioggia sferzò il volto dei due ragazzi mentre perdevano rapidamente quota, planando leggeri sul castello. Bagliori rossi e verdi lampeggiavano al di là delle grandi finestre.

−Pare stiano dando battaglia – osservò Jane. – Mio Dio, ma quanti sono?

−Piton – continuava a ringhiare Harry a pochi centimetri dal suo orecchio, le mani strette attorno alla vita di lei così spasmodicamente da farle male. − È stato Piton...

−Dobbiamo trovarli! – tagliò corto la sorella. – Non permetterò mai che fuggano impuniti!

In quel momento, il fratello sussultò.

−Eccoli! – gridò, indicando il parco. – Sono laggiù!

−Fine della corsa!

Con un altro colpo di talloni, Jane fece planare con grazia Ulisse nel prato di fronte al castello, nello stesso attimo in cui alte fiamme rossastre si alzarono dal tetto della capanna di Hagrid. Le urla del guardiacaccia echeggiarono nella notte, mentre questi si lanciava con furia fuori dalla sua abitazione per fronteggiare i nemici.

−HAGRID, NO! – gridò Jane lanciandosi per prima all'attacco. – Stupeficium!

L'incantesimo bastò a far dimenticare ai Mangiamorte il loro bersaglio, concentrandosi sui Potter che erano appena smontati da cavallo.

−Scappa, Hagrid! – lo incalzò ancora Harry, ma il mezzogigante non si mosse di un millimetro.

−ULISSE! – esclamò allora Jane, fischiando forte.

A quel richiamo, il pegaso superò con un nitrito selvaggio i Mangiamorte schierati contro di loro, andando a sbattere contro Hagrid, che perse l'equilibrio, finendo proprio sul collo dell'animale, che si alzò in volo con due potenti colpi d'ala, portandolo via con sé verso la Foresta Proibita.

Nel frattempo, i due Mangiamorte che avevano di fronte si erano voltati. Malfoy e Piton. Mai tanto odio era balenato dagli occhi verde brillante dei Potter.

Tu! – ringhiò Jane puntando Malfoy. – Sei solo uno sporco, viscido traditore!

Detto questo, si scagliò con rabbia contro di lui, determinata ad arrecargli quanto più dolore potesse immaginare. Il ragazzo non tentò neppure di difendersi, come se non si rendesse pienamente conto di quanto avesse fatto, ma l'assalto della strega fu stroncato sul nascere da Piton, che la centrò in pieno petto con uno Schiantesimo. La ragazza crollò sull'erba senza neppure un lamento.

−No! – tuonò Harry nel vedere la sorella esanime a terra. – Lei NO! Sectumsempra!

L'incantesimo gli venne bloccato a metà da Piton, che lo gettò a terra con un solo movimento della bacchetta, disarmandolo. Un dolore incandescente gli invase le membra, divorandogli i muscoli fino a impedirgli di urlare.

−Come osi usare contro di me i miei incantesimi? – ringhiò l'uomo torreggiando su di lui.

−I suoi...?

Piton aveva appena levato la bacchetta, facendo sparire il dolore veloce come era comparso.

−Sì, Potter, io sono il Principe Mezzosangue.

Prima ancora che Harry potesse rendersi conto del significato di quelle parole, il mago si voltò, afferrò Malfoy con un braccio e scomparve nel nulla in un mulinare di fumo nero. Il ragazzo restò solo sul prato su cui si allungavano lunghe ombre spettrali proiettate dalla luce aranciata del fuoco.

Con le membra indolenzite, Harry si trascinò accanto al corpo di sua sorella, che giaceva a pochi metri da lui con gli occhi sgranati, simile a una brutta statua di cera.

Innerva – disse piano mentre un fascio di luce invisibile colpiva la fronte della ragazza.

A quell'effluvio di vita, Jane trasalì, scattando a sedere come se avesse preso la scossa.

−Harry! – esclamò. – Dove sono andati?

−Sono scappati – rispose il fratello in tono innaturale.

−Come sarebbe a dire scappati? No, non è possibile! – la ragazza scattò in piedi, guardandosi intorno febbrilmente, le dita strette attorno alla bacchetta con tale forza da far sbiancare le nocche.

In quel momento, una tremenda esplosione echeggiò dalle viscere del castello, come se un'enorme vetrata fosse appena andata in frantumi.

−Hanno bisogno di noi – disse Harry ponendo una mano sulla spalla della sorella. – Il castello è cinto d'assedio e i nostri amici sono tutti là dentro.

Una tremenda scarica elettrica percorse Jane da capo a piedi nel sentir proferire quelle parole. Il ragazzo sussultò per il dolore, mentre la sorella si slanciava con foga verso la porta del castello. Una luce assassina le brillava negli occhi verdi.

−Aspetta, Jane! – la richiamò lui, prendendo a correre dietro di lei.

In pochi minuti, furono nel cuore della battaglia.

L'interno del castello era rischiarato dai sinistri bagliori delle maledizioni, mentre nei corridoi echeggiavano grida selvagge. La maggior parte dei contendenti si era ammassata nell'atrio e nella Sala Grande, la cui parete di fondo era quasi completamente crollata. Studenti, professori e fantasmi combattevano con ferocia contro uomini e donne avvolti da mantelli neri, che sciamavano contro di loro con macabra grazia.

Non appena fecero ingresso nell'atrio, i due gemelli per poco non inciamparono nel corpo livido di Neville, steso sulla schiena sul pavimento di pietra.

−Neville! – esclamò Harry scartando di lato. – Dove sono gli altri?

−Stanno bene, credo – rispose lui soffocando a stento una smorfia di dolore. – C'è un corpo a terra però, non riesco a capire chi sia. Sono intervenuti anche quelli dell'Ordine.

−L'Ordine della Fenice è qui? – esclamò Jane sorpresa.

Neville abbozzò un'espressione soddisfatta. − È tutto merito di Edmund – rispose.

Come se quel nome avesse avuto su di lei l'effetto di una doccia fredda, la ragazza scostò con violenza i riccioli scuri che le erano andati davanti al volto e trottò decisa verso la mischia, incrociando subito la sua bacchetta con il primo Mangiamorte.

Anche Harry non stette a indugiare oltre e seguì a ruota la sorella.

Jane abbatté il suo avversario con un solo colpo di bacchetta, poi ritornò alla carica. I suoi occhi mandavano lampi di rabbia in risposta a tutto il dolore e l'umiliazione che era stata costretta a subire quella notte. Ma c'era ancora una persona contro cui in quel momento desiderava combattere, l'unica donna al mondo la cui sola presenza le faceva esplodere nel cuore una rabbia irrefrenabile, incandescente ed eccitante, proprio come la natura perversa di quell'essere demoniaco.

−Bellatrix! – tuonò non appena vide quella donna selvaggia svettare fra il turbinio di lampi verdi che si scaturivano dalla sua bacchetta.

In quel preciso istante, Luna Lovegood si tuffò dietro un'armatura, che andò in pezzi a contatto con l'anatema mortale.

−Lasciala stare! – tuonò una voce decisa.

A Jane si gelò il sangue nelle vene. Edmund si fece avanti con coraggio, nonostante le gambe gli stessero tremando in maniera incontrollata, deciso ad affrontare il pericolo. In quel momento, nulla lo divideva da Bellatrix Lestrange. Nel vederlo così risoluto, la strega ghignò, levando la bacchetta per finirlo, quando il suo gesto si bloccò a mezz'aria. Anche Edmund si fermò lì dov'era, come congelato. I loro sguardi si incrociarono in una gelida sincronia, gli occhi del ragazzo sgranati da un orrore che si faceva sempre più vivo, quelli della strega dilatati da un'euforia quasi demoniaca, come se avesse scorto in lui qualcosa che andava ben oltre l'apparenza di un gracile ragazzino spaventato. Quell'espressione raggelò Jane più di qualunque anatema scagliato dalla Lestrange. C'era qualcosa di orribile nell'aria, un tremendo pericolo contro cui i suoi poteri la stavano mettendo disperatamente in guardia, percuotendole la pelle di brividi incandescenti.

−NO! – urlò scagliandosi in avanti e spingendo via Edmund.

La violenza della sua spinta fu talmente forte, che il ragazzo crollò a terra, ma fu sufficiente a spezzare quell'inquietante contatto visivo che si era instaurato fra lui e Bellatrix.

−Prendi Luna e mettetevi in salvo! – ordinò la ragazza. – ADESSO!

Il ragazzo si rialzò barcollando, fissando Jane con aria supplichevole, ma la tremenda paura che aveva avuto in quel momento fu più forte di qualsiasi cosa. Con un immenso sforzo, Edmund raccolse Luna da terra e insieme fuggirono per il corridoio.

Jane si voltò verso Bellatrix. Lei le rivolse un'occhiata sprezzante. Nonostante si sentisse divorare dalla paura al solo tentativo di sostenere quello sguardo deformato dalla follia, la ragazza scagliò uno Schiantesimo. L'altra lo attese paziente; poi, con un solo movimento della bacchetta, lo condensò fra le sue mani, facendolo esplodere con un crepitio di fiamme invisibili. Jane si preparò a un nuovo tentativo, ma la Lestrange la precedette. Con una impercettibile rotazione del polso, la donna riuscì a gettarla dolorosamente a terra, poi, con un altro movimento, il braccio sinistro della ragazza si piegò innaturalmente all'indietro, formando un angolo retto. Jane urlò a pieni polmoni mentre avvertiva l'omero spezzarsi in due come un grissino. Bellatrix, implacabile, agitò la bacchetta e il corpo della ragazza venne scagliato con violenza contro il muro.

−Jane! JANE!

La ragazza vide con la coda dell'occhio un giaccone di pelle viola superarla con un balzo, mentre Tonks incrociava la sua bacchetta con la zia.

−Che cosa le hai fatto, puttana? – esclamò la giovane strega prendendo a scagliare incantesimi con rabbia.

Ma improvvisamente Bellatrix sembrava aver perso la voglia di combattere, come se il suo obiettivo fosse cambiato. Fece un rapido cenno ai suoi compari, poi si voltò con grazia e si dileguò lungo il corridoio, fino a svanire per i prati bui argentati dalla pioggia. I suoi compagni la seguirono, lasciando insieme la battaglia. Tonks e gli altri si lanciarono al loro inseguimento. Altri incantesimi rischiararono la notte, ma i loro bersagli erano ormai fuori tiro.

Jane rimase distesa sul pavimento. Il dolore le rendeva impossibile pensare a qualsiasi altra cosa. Sentiva le forze abbandonarla e la vista farsi sempre più debole. Udiva delle urla indistinte e percepiva la presenza di tanti piedi che correvano attorno a lei. Poi tutto divenne buio.


**** Angolo Autrice ****

Eccoci qua, pronti per un'altra settimana insieme! :) Come state? Io mi sto riprendendo, finalmente, e sto aspettando che mi diano il via libera... Intanto ne approfitto per scrivere e portarmi avanti su alcune cose che normalmente non ho il tempo di fare ;) 

A proposito, sto preparando una one shot su uno dei numerosi missing moments del sesto libro, ovviamente dedicata ai nostri Edmund e Jane. L'idea mi è venuta per ringraziarvi per il sostegno che state dando a questa storia e anche al mio profilo Instagram, ma non escludo che sia l'inizio di una raccolta di drabble... voi come la vedete? 

Intanto, in questi giorni ho riscritto anche alcune parti di questa storia, soprattutto una certa scena che vedrete un po' più avanti - ehm... ehm... -, anche perché all'epoca ero molto cccciovane, e di conseguenza il cringe è sempre dietro l'angolo. E poi, mi sono resa conto che diversi passaggi non rendono come avrei voluto, quindi al lavoro! 

Piccola annotazione: in questa battaglia, Edmund deve ancora maturare come guerriero. La sola vista di Bellatrix, infatti, lo terrorizza; ma la sua paura diventa ancora più paralizzante per il fatto che lui SA chi è, e il solo pensiero che la zietta riveli la verità a Jane - convinto che come minimo lo lasci in preda allo schifo - ottenebra qualunque sua reazione. Non preoccupatevi, il nostro Eds maturerà molto come personaggio e avrà anche lui i suoi momenti di gloria ;)

Intanto non so ancora come ringraziarvi per tutto il sostegno che mi state dando, soprattutto in questo periodo per me veramente difficile. Spero anch'io, nel mio piccolo, con le mie storie, di riuscire a farvi un po' di compagnia.

A prestissimo! Vi voglio bene. Davvero <3


F.

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