I ribelli
Era ormai l’ora del tramonto quando un gruppo di figure solitarie si allontanò furtivo dal villaggio e sparì nella nebbia. Un attimo dopo, i loro piedi toccarono il suolo ghiacciato di Hogsmeade. Un lungo ululato stridulo echeggiò ovunque attorno a loro, facendogli accapponare la pelle.
−Qui, sbrigatevi! – disse una voce burbera nascosta nell’ombra.
I ragazzi la seguirono, trovando riparo all’interno di una locanda. Solo un attimo dopo, uno scalpiccio di passi sulla neve annunciò l’arrivo di un gruppo di Mangiamorte.
−Niente, non è niente! È solo il gatto! – disse loro il vecchio mago che aveva appena salvato i ragazzi dalla cattura.
−Che tu sia maledetto insieme a quel sacco di pulci, Aberforth! – rispose una voce maschile dall’esterno.
−Al diavolo! – ribatté lui una volta richiusosi la porta alle spalle.
−Aberforth? – esclamò Harry incredulo. – Lei è il fratello di Silente?
−Sempre sveglio, Potter, eh? – commentò lui in tono burbero. – Allora, come vi è saltato in testa di piombare qui in un momento del genere?
−Abbiamo una cosa da fare – ribatté il ragazzo.
−Oh, e immagino che ve l’abbia detto Albus, giusto?
−Sì.
−E che vi abbia omesso parte del piano, è così?
Nessuno dei ragazzi rispose. Aberforth sospirò.
−Lo sospettavo – disse piano.
−Lo sospettava? – squittì Hermione. – Perché? C’è qualcosa che dobbiamo sapere?
−Mio fratello era un gran parlatore. Sapeva muovere le persone nel modo in cui più gli conveniva senza sporcarsi troppo le mani.
−In questi ultimi mesi non abbiamo fatto altro che sentire storie su di lui – protestò Harry furibondo. – Che in gioventù fosse fissato con le Arti Oscure. Che fosse molto amico di Grindewald, il secondo mago oscuro più sanguinario della storia. Che abbia assassinato sua sorella.
−E osi dubitarne proprio qui, di fronte a suo fratello? – tuonò Aberforth furibondo.
−Sono vecchie storie! Silente è cambiato! – ribatté Harry, fronteggiandolo nonostante fosse più basso di un palmo.
−A quanto pare, ha conquistato anche te.
−La sua è solo invidia. Silente era un grand’uomo.
Aberforth si sedette, profondamente rassegnato.
−Non starò a insistere più di tanto con te, Potter – disse. – Quello che voglio chiederti è solo questo: sapete voi tutti a che cosa state andando incontro? Albus vi ha mai spiegato tutto il piano nei minimi dettagli?
−Non c’è stato tempo. Che ne sapeva che sarebbe stato ucciso?
−Oh, lui sapeva tutto fin dall’inizio. Date retta a me. Lasciate perdere.
−Perché, lei forse ha le informazioni che ci mancano?
−Figuriamoci se mio fratello me ne ha fatto voce! È sempre stato un mistero, anche per me.
−Bene, allora non stia a fare tante storie! – ruggì Harry, ormai arrivato all’esasperazione. – Ci dica solo come arrivare al castello. Al resto ci pensiamo noi.
Aberforth lanciò un grugnito sommesso, poi borbottò:
−Come vuoi, ragazzo.
Detto questo, il vecchio mago caracollò fino al caminetto, sormontato da una grande tela a olio che raffigurava una bellissima fanciulla immersa in un paesaggio di campagna.
−Sono arrivati – disse.
La giovane gli sorrise e si voltò, scomparendo alla vista. Tornò pochi minuti dopo, ma non era da sola. Per un attimo, i ragazzi credettero di avere le allucinazioni. Invece, il ragazzone alto che emerse da un buco dietro la cornice era proprio Neville, miracolosamente vivo e vegeto.
−Ciao, ragazzi! − li salutò con il suo solito sorriso cordiale.
−NEVILLE!
In un attimo, tutti erano corsi ad abbracciarlo.
−Un momento, cosa ci fa lui qui? – domandò Peter esterrefatto.
Un’improvvisa speranza si era accesa nel suo cuore.
−So che mi davate per morto insieme agli altri, ma stiamo tutti bene – lo rassicurò Neville. – Quando i Mangiamorte sono entrati nel nostro scompartimento, siamo riusciti a Schiantarli e modificare la loro memoria, giusto il tempo necessario per nasconderci. Da lì ci siamo asserragliati in una stanza sotterranea del castello, cercando di spiare di nascosto le mosse di Piton. I professori hanno protetto il nostro nascondiglio. Col tempo, si sono aggregati molti altri studenti entrati in clandestinità, dal momento che ora possono frequentare Hogwarts solo i Purosangue.
−Che assurdità! – commentò Edmund.
Neville lo fissò con un’aria perplessa. Anche lui ora sapeva chi fosse in realtà.
−Sei tornato – disse.
−Certo che sono tornato! – ribatté l’altro con decisione. – Credo che sia mio dovere andare a dare una bella tirata d’orecchie ai miei compagni di Casa. Se non vogliono ascoltare Edmund Pevensie, allora dovranno ascoltare l’Erede di Serpeverde.
Tutti trattennero il fiato, spaventati. Negli ultimi mesi, in Edmund era avvenuta una trasformazione irreversibile. Non c’era più traccia del ragazzino spaventato di una volta. Quella che avevano davanti era la copia perfetta del giovane Tom Riddle, anche se qualcosa nel suo sguardo lasciava trapelare un’anima diversa, meno malvagia ma al contempo combattiva e determinata.
−Cosa hai intenzione di fare? – domandò Neville preoccupato.
−Dare una sistemata al casino che hanno combinato i miei antenati – rispose Edmund con decisione. – Questa follia del sangue puro deve finire.
L’amico annuì. A pochi passi da lui, i gemelli Potter avevano entrambi la pelle d’oca.
−Non avrei mai creduto di sentir dire una cosa del genere proprio da te – commentò Harry.
−Ah, davvero? – replicò Edmund. – Allora ti conviene farci l’abitudine.
−Volete decidervi ad andare d’accordo sì o no? – sbottò Jane. – Se continuate a beccarvi per qualsiasi cosa, non concluderemo mai niente! Dovete essere uniti in questa battaglia, come ve lo devo dire?
Entrambi sospirarono, guardandosi in cagnesco. Nonostante tutti i buoni propositi di poche ore prima, entrambi si sentivano ancora dalle parti opposte della barricata.
−Possiamo fare una piccola tregua finché tutto questo non sarà finito? Poi possiamo riparlarne, se vuoi – propose Edmund.
−D’accordo, piccola serpe – rispose Harry in tono tutt’altro che cordiale. – Ma non ti azzardare a fare passi falsi in mia presenza.
−Lo stesso vale per te.
I due si squadrarono; poi Harry si voltò verso Neville.
−Facci strada – disse con decisione.
***
Il buco dietro il ritratto si rivelò essere uno dei tanti passaggi che collegavano Hogwarts al villaggio di Hogsmeade. Dopo un tempo interminabile trascorso ad arrancare dentro uno stretto cunicolo buio, finalmente i ragazzi emersero in una grande stanza sotterranea, le cui pareti erano tappezzate di brande e amache di fortuna.
−È lui! È LUI! – gridò più di una voce.
Al loro ingresso, tutti gli occhi erano puntati su Harry e su Edmund. Un attimo dopo, una ragazza dai capelli color rosso fiamma si gettò tra le braccia del Prescelto, le loro labbra unite nel primo bacio dopo mesi di separazione.
−Ginny – mormorò lui abbracciandola forte.
−Sapevo che saresti tornato! – esclamò lei, gli occhi scuri che brillavano di gioia.
In quel momento, una figuretta dai capelli castano ramato superò tutti i presenti, gettandosi di corsa tra le braccia di Peter e Susan.
−LUCY! – esclamò la sorella scoppiando in lacrime. – Temevo di averti persa per sempre!
−E invece sono qui! Sto bene! – singhiozzò Lucy, poi i suoi grandi occhi celesti caddero su Edmund.
In un attimo, la testa di lei fu premuta contro il suo petto, stringendolo forte.
−Mi…sei…mancato!
−Tranquilla, Lu. Sto bene – la rassicurò lui accarezzandole la testolina fulva.
−Susan!
−Ciao, campione!
Nigel diede il cinque a Susan, entrambi felici di sapersi sani e salvi. In quel momento, un ragazzo alto dai capelli castani molto più lunghi e incolti di un tempo si fece avanti, tendendo la mano verso Edmund.
−Sono felice di rivederti ancora vivo, Pevensie. O forse ti devo chiamare Riddle? – disse sfoderando il solito sorrisetto strafottente.
−Se ti azzardi a chiamarmi ancora Riddle, ti rinchiudo nella Camera dei Segreti, razza di idiota! – esclamò Edmund, correndo ad abbracciare Adam.
L’amico si lasciò sfuggire un singhiozzo di commozione, che represse quasi subito.
−Come stai? – domandò Edmund battendogli una pacca sulla schiena.
−Una schifezza, grazie. Mi sono ormai rassegnato al fatto di non avere più diritto a un letto normale – rispose il ragazzo indicando i filari di amache distese tra un pilastro e l’altro. – Però, almeno da quando sono a Hogwarts, le cose vanno un po’ meglio che a casa. E poi ho Natalie. Questo mi basta.
−I tuoi come stanno?
−Vaffanculo.
−Scusami.
−No, scusami tu. I Mangiamorte hanno preso mio padre una settimana dopo che sono rientrato per le vacanze. Torturato e ucciso in un modo che non sto neanche a ripeterti. Non riuscivano neanche a identificare il cadavere. Mamma è scappata dall’Inghilterra non appena sono tornato a Hogwarts. Sta bene, credo.
−Mi dispiace, Adam. Davvero.
−Non farti salire la bile, Pevensie. A quei figli di puttana voglio pensarci io.
−Non credo che ti lascerò andare da solo. La nostra sala comune è sempre dove l’abbiamo lasciata?
−Sempre quella. Che vuoi fare?
−Ricordargli chi sono e insegnargli un po’ di buone maniere.
−Auguri. Non ti conviene aspettare più tardi, quando andranno tutti a cena? Perlomeno, non ti ritroverai accerchiato da un esercito di Serpeverde incazzati.
−Cosa credi che facciano contro l’Erede di Serpeverde?
−Ah, non lo so. Mi hanno detto che i Mangiamorte hanno tentato di farti a pezzi. Credevo che dovessero idolatrarti, come minimo.
−Lasciamo perdere i Mangiamorte.
−Guarda che c’è anche Malfoy.
−Molto bene. Avevo giusto voglia di fare due chiacchiere con mio cugino.
Adam contrasse involontariamente la mascella con un brivido. Non si aspettava una simile trasformazione nel suo fragile e pauroso amico.
−Davvero vuoi tornare in quel nido di serpi? – chiese perplesso.
−È il mio posto. Ed è anche il tuo. Vediamo di renderlo un po’ più a nostra misura. Non ti obbligo ad accompagnarmi. Preferisco saperti sano e salvo con gli altri.
−Non se ne parla nemmeno! Io vengo con te.
Edmund non poté fare a meno di sorridergli, grato.
−Aspetta, però – intervenne Harry. – Posso capire quanto le tue intenzioni siano nobili, ma non credo che i Serpeverde siano disposti a collaborare, non quando molti di loro hanno genitori Mangiamorte. La sala comune potrebbe trasformarsi in una trappola mortale. Io ho un altro piano.
−E quale sarebbe?
Harry gli lanciò un sorriso d’intesa.
−Fidati di me.
**** Angolo Autrice ****
Hola, come state? Direi che con questo capitolo entriamo ufficialmente nell'ultima parte della storia - di già, non posso crederci! - quella in assoluto più dura e dalla quale tutti i personaggi usciranno profondamente cambiati. Già avrete notato un significativo mutamento in Edmund rispetto all'inizio della saga, che lentamente sta accettando il suo ruolo di Erede di Serpeverde e, forse, di leader al fianco di Harry. Riuscirà nel suo intento o rischierà di farsi corrompere dal male come i suoi avi? E Harry riuscirà finalmente ad accettarlo come amico? E come la prenderanno gli altri Serpeverde? - escluso Adam, ovviamente, lui sarebbe pronto a seguirlo anche in fondo all'inferno, se fosse necessario -
Queste e altre domande verranno soddisfatte nei prossimi capitoli, perciò vi consiglio sin d'ora di tenere pronti i fazzoletti xD Intanto volevo ringraziarvi per tutto il sostegno che state dando a questa piccola storia, alla piacevole compagnia e alle infinite conversazioni che facciamo a riguardo qui e sui social: le vostre voci, seppur lontane, riescono a farla vivere ogni giorno e io mi sento davvero molto fortunata ad avere dei lettori come voi! :)
Se volete, possiamo trovarci anche su Instagram con il mio profilo ufficiale le_storie_di_fedra. E se già piangiamo tutti l'imminente fine di questa bellissima trilogia, vi dico già di non temere: sto già lavorando per voi e temo che non vi abbandonerò nemmeno un secondo ;)
A prestissimo! Un abbraccio
F.
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