Famiglia
Jane si risvegliò con il rumore del mare e l'odore di salsedine che le penetrava nelle narici, mescolandosi dolcemente all'aroma delle braci che languivano all'interno del camino ormai spento. Improvvisamente, si rese conto di avere freddo. Cercò istintivamente di stringersi nelle coperte, salvo scoprire di avere la testa poggiata sul petto nudo di Edmund. Soffocando un grido, la ragazza scattò a sedere, rendendosi conto di essere nuda anche lei. Poi i ricordi della notte precedente tornarono, facendola arrossire violentemente. In tutta la sua vita non aveva mai provato niente del genere. Era stato tutto tremendamente bello. Chissà se un giorno avrebbero trovato il coraggio di rifarlo?
Rabbrividendo, Jane raccattò le sue cose e si rivestì. Al suo fianco, Edmund si mosse appena nel sonno.
−Ehi - disse lei dolcemente stendendosi al suo fianco e prendendo ad accarezzargli il volto.
Lui mugugnò qualcosa, decidendosi ad aprire gli occhi dopo un po'.
−Buongiorno. Dormito bene? - la salutò con un sorriso.
Jane scoppiò a ridere.
−Trascorriamo quella che probabilmente è stata la notte più folle della nostra vita e tu esordisci con 'dormito bene'? - lo prese in giro.
−Oh - di colpo il ragazzo appariva visibilmente imbarazzato.
−Ma certo che ho dormito bene - ridacchiò Jane stampandogli un rapido bacio sulle labbra. - E tu?
−È stato...figo!
La ragazza si raggomitolò al suo fianco, avvolgendo entrambi nel morbidoabbraccio delle coperte che erano scivolate via.
−Quanto credi che siamo rimasti qui dentro? - domandò a un certo punto, notando il sole già alto al di fuori della finestra.
−Non lo so, ma credo che sia ora di ritornare dagli altri. Potrebbero essere preoccupati.
−Già.
Jane controllò che la Pietra della Resurrezione fosse al suo posto, mentre Edmund si rivestiva. Quel frangente di paradiso era finito. Bisognava tornare ad affrontare la vita di sempre, con tutti i pericoli che li attendevano.
−Da quando so che cosa diceva la profezia, mi sento più tranquillo - disse a un certo punto Edmund levandosi in piedi.
Jane si limitò a sorridergli.
−Io lo sapevo - disse tranquilla. - Sai che a me non sfugge nulla.
−Potevi dirmelo, allora: Sarei stato molto meno in ansia!
−Che ne sapevo che la profezia ne era la conferma?
Edmund ridacchiò.
−Andiamo, dai - disse, facendo per uscire dalla stanza. - Ormai saranno tutti svegli e non credo che prenderanno bene il fatto che non siamo ancora attivi.
Jane lo seguì. Scesero le scale mano nella mano e arrivarono nel grande salone, dove il resto degli abitanti della villa era già radunato dopo aver consumato il primo pasto della giornata. Non appeba li vide arrivare, Susan si precipitò verso di loto, gli occhi più gelidi che mai.
−Dove vi eravate cacciati? - esclamò furibonda. - Vi rendete conto che è passato mezzogiorno?
−Scusaci, Sue. Noi...ehm... − Jane scoccò un'occhiata imbarazzata verso Edmund, che arrossì vistosamente.
Nel vedere che i due erano ancora in pigiama e avevano l'aria visibilmente scarmigliata, Susan saltò subito alle conclusioni giuste.
−Insomma, avevate bisogno di un po' di distrazione - commentò inacidita.
−No! Abbiamo anche concluso qualcosa! Abbiamo interrogato Alhena sulla profezia! - cercò di riparare Jane.
−Spero che ciò che avete appreso fosse di così buon auspicio da farvi fare una cosa del genere - ribatté Susan.
−In un certo senso...sì!
−Almeno questo. Forza, il professor Walpole vi sta aspettando.
Finalmente ricomposti, i ragazzi si accomodarono in salotto, dove li attendeva il professore.
−Abbiamo la profezia - esordì subito Jane, prevenendo l'inevitabile lavata di testa per la loro assenza.
In pochi istanti, i due ragazzi raccontarono quello che avevano udito da Alhena Black. Il professor Walpole li ascoltò in silenzio, le mani giunte sotto il mento; poi disse:
−Credo che siamo riusciti a venire a capo a questa faccenda nel momento più propizio per tutti. Mentre eravate via, mi è giunto un messaggio da Remus Lupin. Pare che Harry sia tornato.
A quelle parole, il cuore di Jane fece una capriola all'indietro.
−Dov'è? - esclamò carica di speranza.
−A casa di Andromeda Tonks. Gli ho risposto che vi avrei accompagnati lì il prima possibile. È tempo che i gemelli Potter si riuniscano, che a tuo fratello piaccia o no.
Jane annuì comprensiva. Per mesi aveva atteso quel momento, ma il solo pensiero di ritrovarsi davanti Harry dopo la lite furibonda che avevano avuto la faceva sentire male per l'ansia.
−Dice che accetterà come stanno le cose? - domandò incerta.
−Non gli resta altra scelta, se vuole davvero sconfiggere Voi-Sapete-Chi. Vi consiglio di andare subito a preparare le vostre cose. Partirete prima di pranzo. Anche tu, Susan. Credo che tuo fratello Peter e una certa persona ti stiano aspettando.
−Una certa persona?
Susan arrossì violentemente, ripensando a Caspian. Davvero le era rimasto fedele in tutti quei mesi di assenza?
−Non manca molto alla fine di questa battaglia - proseguì Walpole, lo sguardo saggio e consapevole. - Siete stati tutti messi a dura prova e siete stati costretti ad abbandonare chi vi era più caro. Per fortuna, questo terribile momento sta per finire.
I ragazzi annuirono. Avevano davvero trascorso dei mesi di inferno, ma avevano come l'impressione che dovessero fare ancora qualche sforzo prima che le cose ritornassero alla normalità.
−Andiamo subito a fare i bagagli, allora - disse Jane levandosi in piedi.
Spero solo che Harry non sia ancora determinato a uccidermi, pensò con una stretta allo stomaco.
Lasciare la casa sull'oceano dopo tutto quel tempo fu molto più difficile di quanto i ragazzi si fossero aspettati. In fondo, quel piccolo angolo di paradiso era stato per loro un luogo sicuro da tutto l'orrore che si stava scatenando all'esterno. Ora, ciò che li attendeva sembrava uno spaventoso buco nero.
I saluti si prolungarono più del previsto. Nel vederli sulla soglia di casa, la signora Walpole scoppiò in lacrime e li abbracciò uno ad uno, facendo loro promettere di passarla a trovare non appena le acque si fossero calmate. Il professore era stato molto più formale, anche se si vedeva che era dispiaciuto e preoccupato per la loro partenza. Strinse loro la mano in segno di rispetto, accompagnandoli sul limitare della barriera magica.
−Buona fortuna - disse loro pochi attimi prima che varcassero la soglia fatale.
−Arrivederci, professore.
I ragazzi si presero per mano (Jane teneva saldamente Ulisse per le redini); poi mossero un passo in avanti. L'immensità dell'oceano attorniato dalle scogliere svanì nel nulla, sostituito pochi istanti dopo da una bassa casa dal tetto spiovente che sorgeva in quello che sembrava un paesino di campagna.
Tutti e tre sguainarono le bacchette, avanzando cautamente verso la soglia. Per poco non venne loro un colpo nel momento in cui la porta si spalancò: la donna che era venuta ad aprire era la copia perfetta di Bellatrix Lestrange, anche se i capelli erano più lisci, di una delicata sfumatura castano chiaro.
−Oh, finalmente! - esclamò Andromeda Black con un sorriso candido, ben lontano dall'espressione perversa delle sorelle maggiori. - Entrate, entrate! Harry e gli altri sono già arrivati.
I ragazzi la seguirono titubanti. La casa era piccola e accogliente. Nel momento in cui fecero ingresso nel salotto, Jane si bloccò come congelata. Anche la sua copia al maschile aveva avuto la stessa reazione, fissandola incredula da dietro le lenti degli occhiali.
Un velo di gelido imbarazzo si stese fra i due Potter, paralizzandoli. Era difficile stabilire se si sarebbero picchiati o si stessero per lanciare uno tra le braccia dell'altra.
−Ho saputo che hai trovato la Pietra della Resurrezione - esordì Harry.
−E tu te ne sei andato a caccia di Horcrux da solo - ribatté Jane.
−Sai che non avresti dovuto! - esclamarono entrambi all'unisono, scambiandosi subito un'occhiata imbarazzata.
Gli occhi di Jane si riempirono all'istante di lacrime, mentre Harry si limitò a guardare per terra. Un attimo dopo, i due gemelli si lanciarono uno verso l'altra, stringendosi nell'abbraccio più forte che si fossero mai scambiati in vita loro.
−Mi sei mancata tanto, Jane! - esclamò Harry, tremando da capo a piedi. - Non avrei mai dovuto abbandonarti!
−E io non avrei mai dovuto lasciarti andare, razza di zuccone! - rispose l'altra.
Alle loro spalle, Ron e Hermione li fissavano in silenzio, gli occhi di lei carichi di lacrime. Poco dopo, Jane abbracciò anche loro, al settimo cielo nel vederli sani e salvi. Anche Susan si unì ai saluti, mentre Edmund rimase in disparte, visibilmente imbarazzato.
−Sono contento di rivederti, Ed - disse Harry a sorpresa, avvicinandosi a lui con la mano tesa.
Il ragazzo gliela strinse titubante.
−Sei ancora determinato a uccidermi? - domandò in tono di sfida.
−Mi hanno convinto del contrario.
Edmund scosse la testa.
−Amici come prima? - chiese nervosamente.
−Possiamo provarci.
Harry sorrise; poi abbracciò anche lui.
−Non avrei mai creduto di diventare amico dell'Erede di Serpeverde - commentò ridacchiando, nonostante fosse molto provato.
−Un tempo ci eri quasi riuscito - osservò Edmund.
−Già, era decisamente molto meno simpatico di te.
In quel momento, Susan trattenne il fiato. Caspian era appena entrato nella stanza, scostandosi dal volto una ciocca di capelli scuri. Nonostante avesse tanto lottato per non cedere ai sentimenti, la ragazza gli saltò letteralmente al collo, stampandogli un bacio spettacolare sulle labbra. Caspian trasalì, sorpreso, poi un'espressione di pura gioia si dipinse sul suo volto. Le sue braccia forti si strinsero attorno a Susan, il volto affondato nel mare dei suoi capelli scuri.
−Non dovevi abbandonarmi così - le disse prendendole delicatamente il volto tra le mani. - Sapevi che ti avrei seguita.
−Servivamo tutti e due in posti diversi, Caspian - rispose lei con una scrollata di spalle. - Quando lo capirai?
La ragazza si discostò leggermente da lui. Possibile che in tutti quei mesi non avesse ancora capito di non avere a che fare con una ragazzina?
Caspian fiutò il pericolo, perché si affrettò subito ad aggiungere:
−Mi sei mancata.
−Ma sono tornata lo stesso. Ora spero che non farai storie, visto che dovremo affrontare insieme il resto della missione.
−No, certo che no!
−Piuttosto, dove si è cacciato mio fratello?
−È andato in missione per conto del Ministero. Dovrebbe tornare a momenti...
Come ad averlo evocato, in quel momento si sentì un deciso bussare alla porta. Andromeda corse ad aprire, tornando pochi istanti dopo con Peter al seguito. Il ragazzo appariva visibilmente stanco e provato, i capelli più lunghi del solito e un accenno di barba sfatta sul mento. Nel vedere Susan, il ragazzo si precipitò subito da lei. Solo a quel punto la tremenda verità di aver perso un altro fratello piombò crudele sulle loro teste. La ragazza scoppiò in un pianto silenzioso, al sicuro tra le braccia di lui.
−Almeno tu sei qui - mormorò Peter. - La più coraggiosa dei miei fratelli...
Poi il ragazzo notò Edmund. Nel vederlo vivo e vegeto, il maggiore dei Pevensie corse ad abbracciare anche lui.
−Credevo di non rivederti mai più! - esclamò. - Non ho creduto a una parola di quello che mi hanno detto!
−Non so quanto ti convenga. Sono davvero l'Erede si Serpeverde - precisò Edmund imbarazzato.
−Non mi interessa chi sei. Ci hai dimostrato più volte di essere una persona molto diversa da tuo padre. Per questo io ti considero mio fratello, ora più che mai. Anche per la mamma e Charlie è così. Hai bisogno di una vera famiglia, Ed. Non meriti nulla di quello che hai passato.
−Ti ringrazio, Pete! - esclamò Edmund sollevato.
−Hai davvero gli occhi di Alhena - commentò Andromeda a un certo punto, rivolta verso il ragazzo.
Lui arrossì.
−Davvero la profezia diceva che sarei stato diverso da mio padre? - domandò speranzoso.
Andromeda gli sorrise.
−Per fortuna, Alhena non è mai stata molto brava a mentire. Del resto, vista la vena ribelle che abbiamo avuto io e Sirius, mi aspettavo che anche suo figlio si sarebbe in qualche modo ribellato alle proprie origini - disse.
Edmund annuì sorridendo. Per fortuna, tra i pochi parenti che gli erano rimasti c'erano Andromeda e Tonks. Era bello sapere che almeno loro si discostavano dall'eredità di sangue dei Black.
−È vero che Tonks aspetta un bambino? - domandò emozionato.
−Oh, Teddy è già nato. È qui, in attesa che Ninfadora torni dal turno. Si è messa subito a lavorare, povera stella...Vuoi vederlo?
−Sì.
Edmund seguì titubante Andromeda nella stanza accanto. Non si era mai sentito a proprio agio con i bambini. Aveva sempre paura di fargli del male in qualche modo o che essi nel vederlo si mettessero a piangere. Al centro della cameretta c'era una piccola culla. Dentro, un neonato di appena un mese dormiva beatamente tra le lenzuola. Come se avesse avvertito la presenza di estranei, il piccolo spalancò i grandi occhi neri, che subito cangiarono in un azzurro intenso.
−Ha ereditato il dono di sua madre - spiegò Andromeda.
Edmund si chinò sulla culla, accennando un lieve sorriso. Ted lo fissò incuriosito, emettendo un lieve vagito e agitando le braccine verso di lui.
−Credo che abbia riconosciuto lo zio! - esclamò la strega.
Emozionato, il ragazzo tese una mano verso di lui.
−Ciao, Ted - disse intenerito.
Il bambino gli afferrò l'indice, stringendolo forte nella manina tozza. Edmund lo lasciò fare, sorridendo intenerito. Non lo aveva spaventato, anzi, sembrava che il nipote gradisse molto la sua presenza.
−A cosa pensi? - domandò Andromeda notando la sua espressione.
Edmund le sorrise, provando per la prima volta un calore che riteneva gli sarebbe stato per sempre precluso, quello che solo la presenza di una famiglia avrebbe potuto dare, la sua vera famiglia.
−Niente - rispose. - Niente, zia.
***
Dopo pranzo, i ragazzi restarono soli nel salotto, finalmente insieme dopo tanto tempo. Harry fissava Jane tenere dolcemente Edmund per mano con un'espressione a metà strada tra l'infastidito e il rassegnato. Susan si era accoccolata accanto a Caspian, che le cingeva dolcemente la vita con la mano. Peter era seduto tra Ron e Hermione, l'aria stanca ma combattiva.
Harry, Ron e Hermione raccontarono rapidamente tutto quello che era avvenuto negli ultimi mesi. Narrarono della loro spedizione al Ministero e alla Gringott, dei loro pellegrinaggi alla ricerca degli Horcrux e della loro distruzione, del rapimento da parte di Bellatrix e l'aggressione di Voldemort, dell'estremo sacrificio di Dobby nel tentativo di salvare le loro vite e dei Doni della Morte.
−Noi ne abbiamo uno - disse Edmund a un certo punto, tirando fuori la Pietra e consegnandola a Harry. - Abbiamo rischiato il collo per prenderla. Ma almeno ora sappiamo tutta la verità.
E raccontò loro della profezia e di tutti i pericoli che avevano corso a loro volta per venirne a capo, anche se non sarebbero stati mai paragonabili a quelli a cui era andato incontro Harry.
−E Nagini, il serpente, è un Horcrux − concluse Edmund.
−Ce ne siamo accorti - rispose Harry burbero. - Anzi, le cose stanno ancora peggio. Nagini non è un vero serpente, ma una strega. Vi ricordate di Jadis?
−La nuova Strega Suprema? - esclamò Jane.
Hermione levò gli occhi al cielo.
−Sì, chiamiamola così per comodità - replicò Harry in tono rassegnato. - Insomma, lei. È un Animagus al servizio di Voldemort. A quanto pare, i suoi servigi per accudirlo durante gli anni della caduta sono stati estremi.
−Non credi che Jadis sia innamorata di lui come Alhena? - domandò Jane inorridendo.
−Non c'è alcun pericolo - la rassicurò suo fratello. - Voldemort si guarda bene dal ripetere gli errori del passato e Jadis è comunque quanto più distante da un essere umano possa esistere, per provare dei sentimenti come l'amore. Il suo è solo un attaccamento morboso e adorante verso il potere del suo padrone. Ora che è un Horcrux, avrà perso anche ogni sua volontà.
−Che schifo - commentò Peter disgustato.
−E ora che si fa? - domandò Susan.
−Ci mancano solo due Horcrux. Il primo è Nagini, da cui Voldemort non si separa mai. Il secondo dovrebbe essere un oggetto appartenuto a Priscilla Corvonero. Non può trovarsi altrove che a Hogwarts - spiegò Harry.
−Hogwarts? Vuoi tornare a Hogwarts? Ma lo sai che per noi è il posto più pericoloso in assoluto, vero? - esclamò Jane.
−Se vogliamo fermare Voldemort, la strada è questa.
−La situazione non è così disperata come sembra - intervenne Caspian. - A Hogwarts, Voldemort ha lasciato solo Piton e i Carrow. Tutti gli altri professori sono rimasti per proteggere in segreto gli studenti. Se riuscissimo a entrare di nascosto, saremmo in netta maggioranza numerica per riprenderci la scuola.
−C'è un modo per entrare senza essere visti? - domandò Susan.
−Abbiamo delle conoscenze molto preziose a Hogsmeade - spiegò il giovane.
−Allora non c'è un minuto da perdere - disse Harry levandosi in piedi. - Dobbiamo partire il prima possibile.
−Sapevo che lo avresti detto. Io e Peter abbiamo già predisposto tutto - assentì Caspian. - Ora però vi consiglio da andarvi a riposare. Partiamo al calare del sole.
**** Angolo Autrice ****
Holaaaa ovviamente anche questa settimana aggiorno tardissimo ^_^ Come state? Con questo capitolo entriamo ufficialmente nella seconda parte della storia, che per Eds significherà una resa dei conti con suo padre... Secondo voi, come andrà a finire?
Intanto, vi do appuntamento sul mio profilo Instagram le_storie_di_fedra per restare semprein contatto.
Un abbraccio e un sincero ringraziamento per tutto il sostegno che state dando a questa piccola storia <3
F.
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