Allenamenti

 
La ripresa dell’azione fu segnata la mattina seguente alle sette in punto, al suono trillante della sveglia. Dopo una sostanziosa colazione preparata dalla signora Walpole, Edmund e Jane si chiusero nella monumentale biblioteca della casa sull’oceano, dove sarebbero rimasti per un lungo periodo. I due ragazzi alternavano lo studio di magie altamente avanzate a ore e ore di pratica su ciò che avevano imparato durante la giornata, testando i loro poteri e cercando di percepire qualche evoluzione rispetto al giorno prima.

    Edmund in particolare fu costretto ad affrontare materie che mai avrebbe voluto prendere in considerazione in tutta la sua vita. Walpole sosteneva che, come degno Erede di Serpeverde, il ragazzo dovesse prima conoscere a fondo tutti i suoi poteri, prima di poterne ricavare i lati positivi. Il che trasformò il ragazzo in una sorta di cavia umana.

    Il primo giorno dovette affrontare la sua fobia peggiore: i serpenti. Nulla terrorizzava Edmund quanto quelle schifose bestie striscianti e la sola idea di trovarsene uno davanti gli faceva venire le vertigini per la paura. Ma il professor Walpole era convinto che il ragazzo fosse un esperto conoscitore del Serpentese e fu per questo che, il primo pomeriggio di lezioni, il poveretto si ritrovò una lunga biscia verde che lo fissava con i suoi grandi occhi tondi da dietro il vetro di un terrario, posto su un tavolo al centro della biblioteca.

    Non appena si rese conto di quanto stava accadendo, Edmund divenne se possibile ancora più pallido di quello che era e per poco non svenne. Era solo con il professore (Jane era di sopra a ripassare alcuni incantesimi) e non aveva alcuna possibilità di fuga. Il serpente continuava a fissarlo, levando appena il capo dalle foglie secche del terrario e mostrando la lunga lingua nera.

    −I serpenti sono tuoi amici – disse il professor Walpole come se fosse la cosa più naturale del mondo. – Non possono farti del male.

    In quel momento, Edmund avrebbe tanto voluto sputargli in faccia un bel po’ di parole tutt’altro che gentili, ma la paura gli paralizzava persino le labbra.
    Alla fine, riuscì solo a domandare:

    −Che cosa vuole che me ne faccia?

    −Parlagli.

    Il ragazzo si voltò verso il professore, convinto che lo stesse prendendo in giro.

    −Che cosa devo fare? – ripeté perplesso.

    −Di’ qualcosa a quella bestiola. Anche Harry ha cominciato così.

    Edmund deglutì. Conosceva il testardo rigore del professor Walpole e sapeva che sarebbe riuscito a tenerlo chiuso lì dentro fino a quando non avrebbe ottenuto ciò che voleva. Non aveva molta scelta.

    −Che cosa si dice a un serpente? – domandò ad alta voce, rivolgendosi alla biscia.

    A quelle parole, il professore trasalì e il serpente rimase come pietrificato. Era evidente che Edmund aveva fatto qualcosa di inconsueto, ma lui non avrebbe saputo dire cosa. Non si era accorto che la sua voce di sempre si era improvvisamente trasformata in un sibilo basso e sordo, da far venire i brividi.

    So di non esserti simpatica, gli rispose a sorpresa una voce femminile, così nitida che per un attimo il ragazzo fu convinto che fosse davvero entrata una donna nella stanza.

     Si rese conto solo pochi secondi dopo che quelle parole coincidevano perfettamente con le oscillazioni della testa del serpente.

    −Sei stata tu a parlare? – chiese terrificato.

    Certo, che cosa ti aspettavi?, rispose la serpentessa in tono piccato. Del resto, tu non hai fatto altro che rivolgermi una domanda.

    Sì, sì, scusami, hai ragione – in quel momento, Edmund avrebbe tanto voluto poter chiedere a Harry come si era sentito quando, da un momento all’altro, si era trovato a chiacchierare con un pitone allo zoo. E di come gli fosse saltato in testa di aizzarlo contro il cugino.

    Insomma, che cosa vuoi da me?, proseguì il serpente, frustando la lunga coda verde sul fondo del terrario. Stamattina me ne stavo tranquilla per i fatti miei a prendere il sole su una pietra e un attimo dopo, puf!, mi sono ritrovata prigioniera dietro questa cosa di vetro. Voi umani dovreste solo vergognarvi!

    Sì, scusa, hai ragione. Finita questa pagliacciata, dirò al professore di liberarti immediatamente.

    Pagliacciata? Non mi piacciono le pagliacciate.

    Neanche a me. Pensa, io ho paura dei serpenti, tu neanche immagini quanto. Però il professore vuole che parlo con te. Sai, il fatto è che vengo da una famiglia di Rettilofoni…

    Mai sentito parlare di Rettilofoni che hanno paura dei serpenti. Sei sicuro di sapere tutto su di noi?

    Per la verità, non è che ho avuto molto a che fare con i serpenti, anche se di recente ho rischiato di essere divorato da uno di loro…

    Addirittura divorato? Probabilmente, è stato perché non ti sei fatto gli affari tuoi…

    Veramente mi è stato aizzato contro da mio padre.

    Tuo padre?

    Lord Voldemort.

    Che mi venga un colpo! Tu quindi sei l’Erede di Serpeverde!

    Sì, tecnicamente.

    Be’, spero almeno che tu abbia un tantino più di rispetto verso la nostra specie. La fama di tuo padre è giunta fino a qui e non mi sembra che sia stato molto gentile con i miei simili.

   Quella rivelazione lasciò Edmund a bocca spalancata.

   −Ma come! – esclamò perplesso. – Non dovrebbe avere una sorta di…devozione per quelli come te?

    Ma quale devozione! Sin dalla più tenera età il tuo adorato paparino si divertiva a stregare i serpenti per gli scopi più ignobili, dal semplice scherzetto a qualche moccioso dell’orfanatrofio fino alle diavolerie che ha messo in atto più tardi. Senza contare che, quando è caduto, è arrivato fino in Albania possedendo un numero indicibile di poveri serpentelli che avevano avuto la sfortuna di imbattersi nel suo cammino, che puntualmente morivano dopo pochi giorni tra atroci sofferenze. L’unico rettile che ancora riesce a sopravvivergli è quel pitone lungo dodici metri che si porta sempre appresso e sai perché? Perché quella povera bestia non è più in sé da anni, dal momento che è stata scelta per ospitare un pezzo della sua anima.

     Ehi, ehi, frena! Vuoi dire che Nagini è un Horcrux?

    Voi umani chiamate così quella roba? In ogni caso, sì.

    Ma come fai a esserne così sicura?
    Le nostre lingue biforcute corrono. Siamo tutti in guardia, contro l’Uomo Nero.

    Edmund si mise le mani nei capelli, sconvolto. In pochi minuti erano successe troppe cose tutte insieme. Non solo stava parlando con un serpente, ma questo gli aveva appena rivelato delle cose di vitale importanza per tutti loro.

    Sì, conosci davvero poco su di noi, commentò la serpentessa in tono rassegnato. Coraggio, di’ a quel tuo amico professore che mi tratti con riguardo. Temo che dovrò restare qui ancora per molto tempo…


***

 
Jane non si stupì quando Edmund fece irruzione in camera sua pochi minuti dopo, raccontandole della bizzarra conversazione avuta in biblioteca. Uno dei primi poteri che si era manifestato nella strega sin dall’inizio era stata la capacità di comprendere il linguaggio degli animali, fatta eccezione dei serpenti, che per lei erano sempre rimasti un affascinante mistero. La scoperta che Edmund potesse comunicare con loro l’aveva mandata immediatamente in fibrillazione e, con viva costernazione del ragazzo, lo incoraggiò a proseguire con quel bizzarro esperimento.

    Ma la notizia che ricevette poco dopo sulla natura di Nagini bastò a cancellarle immediatamente il sorriso dalle labbra.

    −Se Harry fosse qui, avrebbe già una pista in più – sussurrò tristemente.

    −Probabilmente, Harry ci è già arrivato da solo, a questa conclusione – disse Edmund sedendosi sul letto accanto a lei e cingendole le spalle con un braccio. – Del resto, sospettava questo già da tempo, no?

    Jane annuì lentamente. In quegli ultimi giorni, il pensiero del fratello era diventato una costante. Molte volte la ragazza si chiedeva dove fosse e che cosa stesse facendo. Da quando avevano litigato, il frammento di quarzo rosa giaceva abbandonato sul fondo del suo zaino. Non aveva ancora avuto il coraggio di tirarlo fuori e riallacciarselo al collo. Temeva di sentirlo bruciare sulla pelle da un momento all’altro.
 

***
 


 Nelle settimane che seguirono, ci furono ulteriori progressi, ma nessuno portò a una svolta vera e propria. Edmund stava finalmente iniziando a vincere la sua paura dei serpenti e stava prendendo sempre più confidenza con Sissy (era così che si chiamava la loro ospite), che, meglio di qualsiasi manuale erpetologia, stava insegnando pazientemente al ragazzo tutti i segreti di quella specie animale con cui avrebbe dovuto avere così tanta confidenza.

    Fu così che il ragazzo scoprì che i serpenti sono in realtà degli animali molto paurosi, che preferiscono nascondersi se si sentono minacciati, ma che, una volta costretti a combattere, sanno vender cara la pelle. Inoltre, Sissy gli spiegò i lati positivi della sua specie, come il fatto di dare la caccia ad animali pericolosi per gli uomini (i ratti, per esempio) e la possibilità di fabbricare potenti antidoti con il veleno dei loro denti. Senza contare che la serpentessa era profondamente orgogliosa della loro discrezione, prudenza e pazienza. Le sue parole lo stupivano ogni giorno di più.

    Nel frattempo, i suoi studi proseguivano anche in altri campi. Per tutto il resto dell’estate, Edmund non fece altro che fare ricerche sui suoi avi, sulle loro gesta e le leggende che li circondavano. Si informò su altri maghi oscuri che avevano preceduto suo padre e persino sulla famigerata stirpe dei Black. Si sorbì ogni genere di trattato sulla Magia Nera e la Magia Bianca e dei modi in cui esse avrebbero potuto interagire tra loro. Inutile dire che tutte queste diavolerie lo facevano star male tutte le volte per il ribrezzo e la nausea.

    Per fortuna c’erano i momenti interamente dedicati alla Magia Bianca, in cui restava solo con Jane, il suo angelo custode. La ragazza era stata incaricata di aiutarlo a trovare il suo potere nascosto e per farlo era necessario che gli leggesse l’anima ogni giorno, alla ricerca del minimo cambiamento. Si mettevano sulla spiaggia, verso sera, sedendosi su una delle grandi rocce a strapiombo sul mare che si ergevano a pochi metri dalla casa. Il mormorio delle onde e il richiamo dei gabbiani erano la loro unica compagnia.

    Edmund mostrava a Jane tutti i nuovi incantesimi che aveva appreso, poi i due ragazzi si sedevano uno davanti all’altro tenendosi per mano, con gli occhi chiusi, lasciando che la strega facesse il suo lavoro. Il ragazzo amava quel momento: aspettava l’intera giornata per provare ancora una volta quell’infinito senso di pace che annunciava l’entrata in azione dei poteri di Jane. Sapeva che, quando lei gli leggeva l’anima, non aveva nulla da temere. Qualunque cosa vi avesse scorto, lo avrebbe accettato così com’era. Era come essere nudi, ma senza provare vergogna.

    −Ti sento più forte – disse una sera la ragazza dopo averlo ascoltato a lungo. – Sei più sereno. La paura è quasi del tutto scomparsa. È come se stessi finalmente accettando ciò che sei.

    Edmund aggrottò le sopracciglia pensieroso.

    −Riesci a sentire solo questo? – domandò.

    −E lo chiami niente?

    −Non lo so. Dopo tutte queste settimane di lavoro, mi aspettavo di riuscire finalmente a tirare fuori quel potere nascosto di cui tutti parlano.

    −Io non sento nessun nuovo potere. Ma in compenso, posso dire che hai rafforzato te stesso. La tua magia è più adulta. Il cambiamento c’è e non è poco.

    −Ma non siamo ancora giunti a una svolta definitiva. E le settimane passano.

    Jane si mordicchiò il labbro. I suoi occhi verdi furono velati dalla tensione.
    −Purtroppo, per queste cose ci vuole tempo – disse pensierosa – e a noi non resta che aspettare, esercitarci e aspettare ancora, fino a quando i risultati non verranno.

    Edmund si abbracciò le ginocchia con fare torvo.

    −Pazienza – sibilò piccato, mentre il suo sguardo si perdeva nel mare dorato dalla luce del tramonto.
 


**** Angolo Autrice ****
E anche oggi si aggiorna in puntuske ritardo! Come state? Io cottissina, sto avendo delle giornate pazzesche e visto che il periodo intenso si protrarrà per un bel po' temo che almeno per giugno aggiornerò il martedì e il venerdì.

Per qualsiasi cosa, comunque, vi consiglio di tenere d'occhio la mia pagina Instagram le_storie_di_fedra: se ci sono cambiamenti, vi avviso lì.

Perdonate la poca loquacità, stasera sono veramente stanca... però nei prossimi giorni vi risponderò volentieri, siete sempre molto entusiasti di questa storia e la cosa mi riempie di felicità! E intanto ascolto gli Evanescence e prenso ad altre cose da scrivere che potreste gradire ;)

Vi mando un abbraccio mega! Nel prossimo capitolo scopriremo finalmente come se la cavano anche gli altri personaggi...

A presto,

F.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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