Udinese - Felsina, primo tempo: a cazzo duro - UNCUT

Note pre capitolo

Per tutti i nerd sportivi calciomaniaci come me, e soprattutto per ingannare l'attesa fino a lunedì, a grande richiesta (due lettori, ahah) ecco qui la versione uncut del megacapitolone dedicato alla partita Udinese - Felsina, diviso in due capitoli come era originariamente. Succedono più o meno le stesse cose, ma ci sono molte più azioni di gioco e qualche scenetta in più. Quasi tutti i nuovi contenuti si trovano in questo primo capitolo, il secondo l'ho salvato quasi interamente, come potrete vedere.

Buona lettura :)

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«Amici di RaiSport, benvenuti alla Dacia Arena di Udine per la diretta del primo turno di Coppa Italia tra Udinese e Felsina. Vi parlano Luca De Capitani...»

«...e Mario Somma.»

«Daje! Cominciaaaa!» Simone si mise comodo sul divano e si mise in grembo la ciotola con i pop corn.

«Sicuro che non vuoi sapere il risultato?» disse Mattia.

«Spoilerami anche solo il primo minuto e hai finito di vivere» ruggì Simone, facendo ridere entrambi i suoi compagni di appartamento, che sedettero accanto a lui, uno a destra, uno a sinistra.

«Non posso neanche dirti che Marco si è fatto espellere?» lo prese in giro Thomas.

«Zitto, non ti credo.»

«Sì, che glielo puoi dire, si è fatto espellere al secondo minuto, lo scopre subito, non è un vero spoiler...»

«So benissimo che non è possibile perché partiva dalla panchina. Gne gne.»

«Non gliela si fa, a Simone.»

Simone alzò il volume, i cronisti parlavano delle condizioni meteo (sereno ma freddo, con poco vento): la partita si era giocata nel pomeriggio, alle diciotto, mentre Simone era ad allenamento. L'aveva quindi registrata, evitato internet, e implorato i propri compagni di non dirgli il risultato. Quelli, ovviamente, lo avevano sommerso dei risultati più disparati, che andavano da un altamente inverosimile sei a zero per il Felsina a un altrettanto inverosimile dieci a zero per l'Udinese.

Simone sapeva che con tutta probabilità il Felsina aveva perso, ma era comunque emozionato all'idea di vedere Marco in tv. Forse anche giocare, se Lajovic avesse deciso di farlo subentrare.

E poi c'era Claudio.

L'idea di vedere il suo vecchio amico lo eccitava e terrorizzava allo stesso tempo. Come lo avrebbe trovato? Avrebbe letto segni di sofferenza sul suo volto? Claudio era il tipo che inghiottiva sempre tutte le cose brutte, cercando di nasconderle e reprimerle fino a esplodere. E da quel che gli aveva detto Marco, era così che aveva reagito anche stavolta: durante quella settimana di allenamenti aveva lavorato a testa bassa, mettendoci il quadruplo dell'impegno, ed era stato, con tutti, il solito Claudio sarcastico e strafottente.

«Abbiamo le formazioni!» disse De Capitani, e Simone rizzò le orecchie. Sullo schermo c'era uno schema del campo da gioco sovrastato dalla scritta Felsina F.C., e mentre il cronista diceva il nome del portiere apparve il mezzobusto di un ragazzo coi baffi.

«Wow, hanno pure le foto del Felsina?»

«Wow, le foto dei giocatori! Roba mai vista in tv!» disse Thomas in tono fintamente stupito.

Simone grugnì. «Intendevo dire che siccome sono una squadra di serie C, non pensavo avessero le foto...»

«Tu sottovaluti i potenti mezzi della Rai» disse Thomas, mentre in tv passavano i nomi dei tre difensori.

«...centrocampo a cinque dove abbiamo una sostituzione dell'ultimo minuto...» disse il cronista, ma Simone non udì ciò che seguiva, gli era partito spontaneo un urlo stile tredicenne al concerto di una boy band, non appena aveva visto il mezzobusto di Marco.

Simo', datti un contegno e non fare il frocio, si disse, pensando la frase con la voce di Claudio.

E infine fu proprio lui ad apparire. «Per finire, in attacco il numero nove Barazzutti e il dieci Mangiante.»

Bello come sempre, nella foto Claudio sorrideva, mostrando i suoi canini leggermente sporgenti.

Chissà quante nuove fan si è conquistato il Felsina solo con questa foto...

I due cronisti proseguirono, leggendo la formazione dell'Udinese: Simone notò che l'allenatore aveva deciso per una formazione composta per lo più da riserve, normale per un primo turno contro una squadra di serie C.

«Mario, puoi dirci qualcosa sul Felsina? Sulla carta sembra un incontro dal risultato scontato.»

«Sì, Luca, ma non sottovalutiamo la formazione bolognese. È accaduto in passato che squadre di Serie C abbiano fatto exploit inaspettati in Coppa Italia, come il Pordenone due anni fa, o l'Alessandria nel 2016, quando la Serie C era ancora Lega Pro.»

«Cosa puoi dirci di questa squadra? Ci sono uomini da tenere d'occhio?»

«Ti do due nomi: uno è una vecchia conoscenza della serie A, la seconda punta, Mangiante. Nel Felsina gioca leggermente arretrato rispetto a Barazzutti, che è invece è un centravanti puro vecchio stile. Mangiante ha giocato una stagione nel Bologna sei anni fa e poi purtroppo si è un po' perso. Ma ancora ha un gran piede e un ottimo dribbling, i due centrali dell'Udinese avranno un bel da fare a stargli dietro.»

«E l'altro nome?»

«È un giovane centrocampista diciottenne...»

Simone sentì il cuore fare una capriola, pensando per un attimo che stessero parlando di Marco.

«...in prestito dall'Inter, Luigi Marzo.»

Non è lui, pensò un po' deluso.

Ma non doveva essere deluso: Marco era titolare da poco, nessuno lo conosceva. Ed era stata, per giunta, una sostituzione dell'ultimo minuto, impossibile che scegliessero lui come "uomo da tenere d'occhio". Più facile, anzi, che lo considerassero un punto debole.

«Allora, sei ancora convinto che fosse una palla che lo espellono al secondo minuto?» disse Thomas, mentre in sottofondo i cronisti parlavano della formazione dell'Udinese.

«La finite di prendermi per il culo?»

«Ok. No. Va bene. Non l'hanno espulso. Ha segnato due gol.»

«Volete vedere la partita in silenzio o mi lasciate in pace?»

«Dai, tira avanti al fischio di inizio, chissene fotte dei commenti tecnici...» disse Mattia.

Simone obbedì, ma si fermò all'ingresso delle squadre in campo.

La telecamera fece una carrellata su entrambe le formazioni, mentre erano ancora nel tunnel, e si soffermò lungamente su Claudio, che stava facendo di tutto per far finta di nulla (conoscendolo, Simone era certo che stesse mandando dei li mortacci mentali al cameraman).

Le squadre entrarono, si disposero in fila, mentre partiva l'inno della serie A. La telecamera carrellò di nuovo sui giocatori, terminando sul capitano dell'Udinese.

I capitani delle due squadre si diedero la mano e scambiarono gli stendardi, ci fu il sorteggio e il calcio d'inizio sarebbe stato del Felsina.

Le squadre si disposero in campo e l'ultima inquadratura fu tutta per Claudio, che si ergeva solitario sul dischetto di centrocampo, pronto a calciare la palla all'indietro. Aveva uno sguardo concentrato, un po' sofferente, ma forse era Simone che vi leggeva cose che non c'erano.

Chissà se stava pensando già al turno successivo. Al fatto che, se avessero vinto, avrebbero giocato contro la Lazio di Tiziano...

L'arbitro fischiò. Claudio calciò all'indietro.

«Partiti! Palla alla difesa del Felsina mentre le squadre si allungano e i giocatori prendono posizione.»

L'inizio non fu dei più entusiasmanti. Passò il secondo minuto («Lo sapevo che non si era fatto espellere...») e ancora non era successo nulla di interessante: i giocatori del Felsina faticavano a farsi strada, ma quelli dell'Udinese ogni volta che prendevano palla sembravano svogliati. Giocavano con sufficienza, cosa che irritò Simone.

C'era in particolare un trequartista, un ragazzotto giovanissimo che in campionato sedeva in panchina, che si divertiva a fare un po' il fenomeno dribblando agevolmente gli avversari, per poi concludere malamente le proprie azioni in fallo laterale o a fondocampo. Simone aveva deciso che lo odiava.

La prima vera azione d'attacco arrivò all'undicesimo, e fu dell'Udinese. Una palla persa proprio da Marco (che stava giocando in modo nervosissimo) consentì un contropiede che si concluse con una bella parata del baffuto portiere del Felsina, che riuscì a spostare la gamba all'ultimo secondo, deviando la palla in angolo. Simone applaudì.

«Straordinario riflesso di Meggiorini!» fu il commento di De Capitani, mentre passavano il replay della parata al rallentatore.

«Questa a Bruno gli passava in mezzo alle gambe» scherzò Mattia. Bruno era il portiere del Modena, ed era un ottimo portiere, ma i compagni lo prendevano ancora in giro a distanza di due anni per una papera epocale, di quelle che capitano almeno una volta nella carriera di qualsiasi portiere.

«...il trequartista iraniano dell'Udinese si piazza sul dischetto, pronto a battere. Luca, secondo te tenterà il cross in area?»

«Credo proprio di sì, l'Udinese ha diversi ottimi saltatori, in squadra, e i giocatori sovrastano in altezza quelli del Felsina.»

Simone si aspettava che nominassero Claudio, che era, insieme al portiere, il giocatore più alto della squadra, ma i due cronisti non dissero nulla.

Claudio era in area, il portiere l'aveva piazzato a coprire il primo palo.

L'angolo fu finalmente battuto. La palla fu inizialmente respinta da Gus, il capitano del Felsina, ma fu recuperata dall'Udinese.

Fu proprio Claudio a inseguire uno dei centrocampisti avversari. Lo pressò con rabbia, fino a costringerlo a tirargli addosso per mandarla in fallo laterale.

«L'Udinese guadagna una rimessa, qui, ma buon pressing di Barazzutti, che si dimostra capace di sacrificarsi anche in difesa.»

«Barazzutti non è il tuo amico? Quello gay?» gli chiese Thomas.

Simone chiuse gli occhi e sospirò. Thomas conosceva benissimo Claudio, perché l'aveva invitato un paio di volte a casa. Stava facendo il finto tonto.

«Sì, è lui.»

«Ma sono tutti gay i tuoi amici?» insisté Thomas.

«Fammi guardare la partita e sta' zitto.»

Claudio stava giocando bene. Un po' meno Marco, che sembrava tesissimo. Ma in generale, non stavano sfigurando affatto. I due giocatori del Felsina che, per il momento, stavano giocando peggio erano Serafin Konjuh e Fabrizio Volandri: la loro non era una prestazione disastrosa, ma avevano già fatto diversi errori grossolani di evidente nervosismo. Simone sperava che si sarebbero sciolti con qualche azione in più nelle gambe.

Dopo un paio di minuti in cui l'Udinese tentò, senza finalizzare, altre azioni d'attacco, ci fu la prima occasione per il Felsina. E fu iniziata dal primo, vero, buon passaggio di Marco.

«Gaudenzi vede una diagonale sulla destra, e passa lungo a Konjuh che scatta sulla fascia, ma poco può contro la maggiore rapidità del difensore friulano. La palla va a Barazzutti, che passa di prima a Mangiante, ottimo schema a memoria del Felsina! Mangiante salta il primo centrale... ma non ce la fa contro il secondo. Attenzione, però! Perché l'azione non è finita! È lo stesso Barazzutti a tornare indietro e recuperare la palla in centro. Lotta con il difensore dell'Udinese e perde palla, ma dalla destra si infila Mangiante che tira... e la palla finisce di poco alta sopra la traversa!»

«No! Fanculo!» gridò Simone, mentre Mattia e Thomas applaudivano.

«Oh, 'sto Mangiante fai prima a saltarlo che girargli intorno, ma ha un piedino mica male!» disse Mattia.

«Il tuo amico perticone invece è un paracarro!» aggiunse Thomas.

Non aveva tutti i torti. Lo stile di Claudio era l'opposto dell'eleganza: grezzo, pesante, per nulla fluido nei movimenti. Però funzionava. Era sempre riuscito a tirare fuori qualcosa dai suoi colpi storti e scoordinati, e Simone, che non lo vedeva giocare da parecchi mesi, lo trovò migliorato in molti aspetti, soprattutto nei riflessi e nella precisione di passaggio.

«I giocatori del Felsina ci credono, Mario.»

«Sì! Hanno appena fatto capire a quelli dell'Udinese che vogliono essere presi sul serio!»

«Daje! Daje!» disse Simone mangiando pop corn a manciate.

I minuti successivi furono un crescendo del Felsina, causato dalla presa di fiducia di Marco, che cominciò a dirigere le azioni e a distribuire palloni con la maestria di un Luka Modric.

Luka Modric?!

Lo sto paragonando a un Pallone d'oro?

Ufficiale. Sono più cotto di una tigella.

Cioè, di una crescentina.

Anche i cronisti lo fecero notare. «Un'altra ottima apertura di Gaudenzi! Questo ragazzo si sta rivelando una vera sorpresa. Incredibile che l'allenatore abbia deciso di farlo entrare all'ultimo minuto... Mario, potrebbe trattarsi di pre-tattica?»

«Potrebbe darsi. Un giocatore simile non lo farei mai stare in panchina!»

«Simooo... cos'è quel sorrisetto?»

«Quale sorrisetto?» disse Simone voltandosi verso Thomas e si rese conto solo in quel momento di avere un sorriso idiota stampato in faccia.

Thomas sorrideva a sua volta e Simone si sforzò di farsi di nuovo serio.

«Ok. Parliamone» disse Thomas.

Simone si voltò di nuovo verso lo schermo. «Fammi vedere la partita in pace.»

Ma il video fu messo in pausa. Dallo stesso Thomas.

Simone gli lanciò un'occhiataccia, sbuffando. «Mi stai cagando altamente il cazzo.»

«Guarda che ce lo puoi dire, se sei gay...»

Il tono paternalista con cui glielo disse fece venir voglia a Simone di tirargli una sberla.

«A me non me ne fregherebbe niente» aggiunse Mattia, in tono più annoiato. Mattia aveva un atteggiamento di menefreghismo totale nei confronti di qualsiasi cosa.

«Cioè... il tuo migliore amico è gay» proseguì Thomas. «L'altra sera ti porti in casa un altro amico gay e lo fai dormire in camera tua e...»

«Ma scusa, chi te l'ha detto che Marco è gay? Solo perché si veste in tiro e si cura i capelli e ha dei modi un po'...»

«...da checca» disse laconico Mattia.

«Non stavo per usare quel termine» puntualizzò Simone.

«Non lo penso perché è un metrosexual. È perché lo so. Lo sappiamo tutti, noi che abbiamo fatto le giovanili con lui. Ma secondo te perché non gioca più nel Modena? L'hai visto quant'è bravo, il suo livello non è da serie C.»

Simone fissò Thomas incredulo. «Di cosa stai parlando? L'hanno cacciato per quel motivo? Lui non mi ha mai...»

«No, lui non credo che lo sappia. Anzi, non dirglielo, che magari ci resta di merda. Ma...» Thomas sospirò. «Scopava con un altro ragazzo, e lo sapevano tutti. Io non li ho mai visti, ma qualcuno li ha sgamati. L'allenatore della primavera... tu non l'hai conosciuto, era quello precedente, era un vecchio cacacazzi. Appena l'ha saputo non li ha più voluti in squadra, e ha fatto di tutto per sbolognarli via.»

Simone ripensò a come Marco gli aveva raccontato quella storia, a come gli aveva detto di esserci stato male, quando Gabriele (si chiamava così?) aveva smesso di punto in bianco di interagire con lui. Forse Gabriele aveva saputo qualcosa e stava cercando di rimediare agli occhi dell'allenatore?

«È una brutta storia, sì» disse Thomas. «Ma ora veniamo a noi. È il tuo ragazzo?»

Simone tornò alla realtà. «Ti ho già detto di no. È un mio amico.»

«Gay.»

«Stai sottintendendo che i gay non possono avere amici, solo fidanzati o maschi con cui scopano? E i maschi etero non possono avere amici gay? Cosa sono, due club esclusivi?»

Thomas alzò le mani. «Oi, non serve che ti scaldi!»

«Eddai, Simo, ti sta solo dicendo che se salta fuori che sei gay anche tu non ti cacceremo di casa» disse Mattia.

«Ah, grazie tante! Che magnanimi!» Simone allargò le braccia e le batté sulle cosce.

«Ma quindi sei gay o no?» chiese Thomas.

«No!» Gli strappò il telecomando di mano e fece ripartire il video. «E famme vede 'sta partita.»

Simone sentì lo stomaco aggrovigliarsi. Si scoprì terrorizzato all'idea che i suoi compagni di squadra scoprissero qualcosa.

Forse potrei anche dirglielo...

Thomas e Mattia erano due ragazzi simpatici e di larghe vedute, e nonostante il loro reciproco rapporto non fosse improntato alla massima confidenza, poteva considerarli i suoi due migliori amici, in squadra.

Ma se glielo dico, figurati se non vanno a raccontarlo agli altri?
La mia permanenza in squadra diventerebbe un incubo.

Distratto dai propri timori, Simone non si era accorto che l'azione di gioco si stava facendo pericolosa per il Felsina. L'Udinese era salito in contropiede e interventi difensivi confusi ma efficaci mandarono la palla in angolo. La difesa del Felsina, in quell'azione, aveva dimostrato tutta la sua inesperienza: in serie A non si sarebbe mai vista una palla sparata sul fondo con tanta leggerezza, era evidente che i difensori fossero in difficoltà.

L'angolo venne battuto. Il trequartista tirò un cross alto, pennellato molto bene.

Il centrale ghanese dell'Udinese (Simone non ricordava il nome) svettò altissimo sopra tutti e incoccò la palla di testa.

Fortunatamente la buttò addosso a Meggiorini, il portiere baffuto.

Che la afferrò.

Ma, Simone non riuscì a capire come, se la lasciò sfuggire.

E la palla rimbalzò tristemente alle sue spalle, oltrepassando la linea della porta.

«Goool! Rete dell'Udinese!»

«Grave errore di inesperienza del portiere, qui.»

«Noo...» mormorò Simone, abbandonandosi contro lo schienale del divano e facendo cadere a terra un po' di pop-corn che rimbalzarono fuori dalla ciotola. Non guardò Thomas e Mattia, non voleva leggere qualche spoiler involontario sul loro viso.

Ritrasmisero il gol da altre angolature, e ogni volta l'errore del portiere sembrava più brutto.

Mentre i giocatori dell'Udinese ancora esultavano, ci fu un'inquadratura tutta per lui: i suoi baffi spioventi rendevano la sua espressione ancora più triste.

La partita riprese e per un paio di minuti si trascinò in maniera un po' confusa. Il primo tempo, ormai, era quasi finito.

Era il quarantesimo quando Marco, tentando uno dei suoi passaggi a tagliare il campo, calibrò male il colpo e la tirò dritta sui piedi di un centrocampista avversario. Corse come un disperato dietro di lui, cercando di rimediare all'errore, ma il suo scatto fu troppo breve, la difesa del Felsina era fuori posizione, e i giocatori dell'Udinese erano in maggioranza. Scambiarono facilmente e altrettanto facilmente arrivarono sotto porta, dove tirarono e segnarono. Non sarebbe stata una parata impossibile, per il portiere, ma forse, (chissà?) era ancora scioccato dalla papera fatta poco prima.

«Gaudenzi mette una macchia sulla sua prestazione, con questo brutto errore.»

«Sì, Luca. Ma ciò non toglie che abbia fatto vedere delle ottime cose, durante tutto il primo tempo. Stavolta ha peccato di inesperienza, e forse di eccessivo entusiasmo. Ma è giovane e se continua a giocare così non penso che lo vedremo a lungo in Serie C.»

Simone sospirò. Fece una smorfia. «E va be'. Mi sa che è finita...»

Sullo schermo stavano inquadrando Marco, che riprendeva posizione con aria sconsolata.

«Ci stai autorizzando a spoilerarti il risultato?» disse Mattia.

«No!» sbottò Simone. «La guardo comunque fino alla fine.»

I giocatori del Felsina sembravano ormai sfiduciati. «Hanno già la testa negli spogliatoi» commentarono i cronisti.

L'unico che sembrava crederci ancora era Claudio.

Correva con l'energia del primo minuto, pressando i difensori per cercare di metterli in difficoltà. Le sue azioni erano solitarie e un po' disordinate, e Simone trovò commovente quell'impegno disperato.

Ci tiene.

Vuole incontrare Tiziano.

Vuole provare a batterlo? Vuole vendicarsi in qualche modo?

Le immagini della sera terribile in cui Tiziano lo aveva molestato ripassarono nella mente di Simone. La cosa che lo faceva soffrire di più non era la molestia, ma l'espressione di orrore, delusione, sofferenza che aveva visto sul viso di Claudio.

E lo sputo. Lo sputo disgustato del suo amico aveva bruciato sulla pelle di Simone come un tizzone ardente.

Simone ricacciò in gola le lacrime. Ora, sullo schermo, erano in due a pressare.

«Barazzutti cerca di coinvolgere a gesti Mangiante e ci riesce! Davvero ammirevole, il tentativo del nove felsineo.»

«Sì, Luca, ma deve stare attento a non spendere troppe energie in azioni sconclusionate...»

«Attenzione! L'azione di pressing si trasmette anche ai centrocampisti, spingendo i friulani all'errore. Marzo recupera palla sulla fascia. Buon filtrante per Mangiante. Barazzutti... e ancora Mangiante, che si inserisce sulla tre quarti, potrebbe tirare! Ma esita! È costretto a portare il pallone verso il palo... c'è Barazzutti libero in centro all'area! Segnala la sua posizione con il braccio! Mangiante esita ancora, cosa aspetta a crossare?! Barazzutti viene raggiunto dal numero quattro dell'Udinese, parte il cross e... cosa succede?»

«Rigore, cazzo!» gridò Simone alzandosi in piedi e facendo cadere ciò che restava dei pop corn.

«Il nove bolognese è a terra! E protesta vistosamente! Attenzione! L'arbitro accorre con la mano in tasca pronto a estrarre il cartellino per la simulazione!»

«Venduto di merdaaa!» Simone sentiva il viso in fiamme dalla rabbia. Il centrale dell'Udinese aveva abbracciato Claudio da dietro facendolo cadere a terra, un fallo solare. Claudio si stava alzando da terra facendo no all'arbitro con la testa e col dito, gli occhi fuori dalle orbite.

«Se non era fallo questo...» mormorò Thomas.

«Il fallo su Barazzutti sembrava evidente a velocità normale, ma aspettiamo di vedere...»

«Scusa Mario! L'arbitro è fermo con la mano sul cartellino... sta parlando con i suoi assistenti a bordocampo... Ecco le immagini del fallo!»

Passarono immagini della moviola.

«Sì, Luca. Questo è un fallo evidentissimo. L'arbitro probabilmente era coperto dai giocatori in area...»

«Sì, vediamo da questa inquadratura che la sua visuale era coperta...»

«Ma visuale coperta stocazzo!» gridò Simone, mentre altre immagini passavano. «'Sto arbitro demmerda! Ve lo ricordate? Ci ha arbitrato contro l'Entella quest'anno e pure l'anno scorso non mi ricordo contro chi...»

«Sì, col Palermo. È uno stronzo. Mi ha pure ammonito» disse apatico Mattia.

Simone fece un gesto con la mano allo schermo all'arbitro inquadrato che ancora parlava all'auricolare. «A 'nfame maledetto...»

«Mi piace che quando ti incazzi viene fuori la tua romanità.»

L'inquadratura passò a Claudio, che stava discutendo, mani ai fianchi, con due suoi compagni di squadra, il giovane centrocampista interista e Konjuh. Stava mimando in modo eloquente col braccio il gesto con cui il difensore avversario l'aveva cinto in vita.

Poi fece una cosa strana. Buffa. Si mise ad ancheggiare, come se stesse ballando, i due compagni scoppiarono a ridere, Simone cercò di leggergli il labiale, ma era impossibile.

«Vediamo i giocatori del Felsina scherzare tra loro, mentre attendono la decisione dell'arbitro...» disse De Capitani.

Ora Claudio stava con le mani giunte e le agitava su e giù e Simone vide chiaramente un: «Ma che cazz...» sulle sue labbra.

Konjuh gli disse qualcosa, era di spalle rispetto alla telecamera, Claudio sembrava lo stesse ascoltando, poi sorrise, alzò le sopracciglia e fece un gesto di diniego con il dito.

E Simone riuscì a leggere sul labiale qualcosa tipo: «Inculo a tradimento.»

«Oddio... che ha detto Claudio, qui?» disse prendendo il telecomando per fare rewind, ma Mattia lo fermò. «Non serve, te lo dico io. Ha detto: "a me nessuno me se 'ncula a tradimento."»

Simone rise, incredulo. «Nooo! E tu come fai a... aspe'! Aspe'! VAR!» L'arbitro aveva appena disegnato un rettangolo in aria con le dita e stava già correndo a bordocampo per controllare l'azione fallosa sullo schermo. Simone si rivolse nuovamente a Mattia: «Come fai a sapere cosa ha detto? Gli hanno mica dato un provvedimento disciplinare?» Simone lo chiese, ma gli sembrava assurdo che potesse essere accaduta una cosa simile, considerando la quantità di parolacce e bestemmie che volavano in campo a ogni partita.

Thomas e Mattia si scambiarono una lunga occhiata divertita.

«Oddio... che cazzo è successo? Non dirmi che il video è finito su Calciatori Brutti...»

Thomas e Mattia risero, ma non dissero nulla. Simone decise che non avrebbe insistito ulteriormente e li mandò a quel paese sventolando la mano.

L'arbitro stava studiando l'azione sullo schermo della VAR. Annuì.

Poi corse di nuovo in campo, fischiò e indicò il dischetto.

Simone esultò come se avessero segnato.

I ragazzi del Felsina gridarono e agitarono i pugni in aria.

E stavolta il labiale di Claudio fu talmente chiaro che Simone non sentì il bisogno di rivedere il video: «Piglia 'n cuuulooooo!»

«Wow. Claudio è riuscito a dire due volgarità in diretta tv nel giro di cinque minuti?»

Thomas e Mattia ridacchiarono di nuovo, chiaramente a conoscenza di qualche informazione che a Simone mancava. Cosa era successo? Dalle espressioni divertite che vedeva sui loro volti, non sembrava una cosa brutta. Il desiderio di chiamare Claudio, parlarci, chiacchierare e scherzare, farsi raccontare tutto era sempre più forte.

Ma non posso...

Lui mi odia.

Scrollò la testa, come se quel gesto potesse scacciare la malinconia.

«Chi batterà questo rigore, Mario? Barazzutti o Mangiante?»

«Lo batte Claudio! Lui è freddissimo quando tira i rigori» disse Simone.

«Mangiante è il rigorista della squadra. Ed è anche il capocannoniere, con nove reti nel campionato di serie C, contro le due di Barazzutti.»

«Infatti è lui a prendere il pallone in mano!»

Simone sbuffò, si appoggiò con gli avambracci alle cosce e incrociò le mani a preghiera. «Daje ciccio, non fare cazzate...»

Raul Mangiante posò il pallone sul dischetto e indietreggiò di qualche passo. Era ormai scoccato il quarantaseiesimo e siccome non era stato concesso recupero, l'arbitro avrebbe fischiato la fine subito dopo il calcio di rigore.

Il portiere dell'Udinese si sputò sui guantoni e li strofinò tra loro, poi allargò le braccia e fece qualche saltello. L'arbitro fischiò. Mangiante scattò a testa bassa.

«Incredibile parata!»

«Nooooo!» gridò Simone. «Ma brutto idiota di un ciccione rincojonito cacasotto cornuto! Ma che cazzo de rigore era! Ma come cazzo tiri! Che è quer piede a banana!?»

Mattia e Thomas scoppiarono a ridere.

«Ma che te ridi!? Cosa cazzo c'è da ridere!» Simone digrignò i denti guardando i compagni del Felsina che consolavano Mangiante (Claudio compreso). «Ma le botte, meriteresti! Cretino! Cojone! All'anima de li peggio mortacci tua!»

Thomas e Mattia non smettevano di ridere. «Eddai, è una partita di Coppa Italia, non farla tanto tragica!» disse Thomas asciugandosi le lacrime.

«Piuttosto, guarda il video, ché adesso, uscendo, il tuo amico top model ne dice un'altra» aggiunse Mattia.

A Simone pareva sempre più evidente che fosse stato fatto un best of di Claudio da qualche parte in internet. Forse su Calciatori Brutti?

Claudio stava parlando a un gruppetto di compagni battendo le mani col suo tipico fare brusco, e tanta passione e rabbia, negli occhi. C'erano il portiere, Mangiante, il capitano Gus e altri due di cui Simone non ricordava il nome. Ascoltavano Claudio, avviliti, ma sembravano presi dal suo discorso.

Il portiere, in particolare, lo guardava annuendo con lo sguardo corrucciato. Fu proprio a lui che, infine, quasi a ridosso del tunnel, Claudio diede una pacca sulla spalla. Poi tirò su l'avambraccio come se stesse alzando una leva immaginaria e disse tre parole dal labiale inconfondibile.

Simone si voltò verso Thomas e Mattia, con gli occhi sbarrati. «O. Porca. Zozza. Claudio ha appena detto "a cazzo duro" in diretta tv sulla Rai?»

Thomas e Mattia ebbero l'ennesimo attacco di ridarella.

«E senza spoilerarti niente, ti dico solo che non è finita qui.»

Simone non sapeva se ridere o piangere.

Di una cosa, però, era certo: sarebbe stato un secondo tempo interessante.

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