Carbonara con la panna - parte 2: ode all'ignoranza

«Cazzo! Ti ho fatto male! Cazzo cazzo cazzo! Ti ho fatto male?» la voce di Claudio era agitatissima.

«Un...» Tiziano indicò davanti a sé. «U-un gatto?»

«Cos... chi? Ma... ti ho fatto male?» Claudio spinse delicatamente Tiziano a girarsi, e lui si rimise supino. Il cuore gli batteva a mille. «Oddio... sono un cretino...» disse.

«Ma che...?» Claudio scrutò Tiziano con apprensione.

«Hai un gatto?»

Claudio si guardò intorno.

«È sulla libreria» disse Tiziano indicando dietro di sé. Poi chiuse gli occhi e sospirò. «Oddio... scusa... ho visto 'sti due occhi che mi fissavano da un grumo di nero e mi sono spaventato come un coglione.»

Un abbaio alle loro spalle annunciò il ritorno di Wendy.

«Brutto stronzo...» Claudio si alzò in piedi, per un attimo Tiziano pensò che lo stesse dicendo a lui, poi capì che invece stava parlando al gatto «...gattaccio malefico, pussa via!»

Wendy continuava ad abbaiare ossessivamente, mentre Tiziano, con la coda dell'occhio, vide il misterioso gatto nero balzare giù dalla libreria e rintanarsi in un altro angolo della stanza.

«No! Non lì, cretino! Fuori dalla stanza!» Claudio allargò le braccia, come per spaventare il gatto. I suoi movimenti dinoccolati fecero ridere Tiziano. Wendy continuava ad abbiaiare, Tiziano vide il muso del cane affiancarsi al letto e avvicinarsi al suo viso per leccarlo. Si allontanò un po', continuando a ridere.

«E tu, cazzo! Fai il cane! Caccia via sto gatto!»

Wendy si accorse di essere stata chiamata in causa e si avvicinò a Claudio scodinzolando tutta contenta.

Tiziano non ne poteva più dal ridere. Wendy si girò e appoggiò con un fianco alle gambe di Claudio, che portò una mano agli occhi emettendo un gemito disperato.

Poi si avvicinò al gatto e gli parlò con voce più calma. «Vieni qua, gatto cretino.»

«Ma è il tuo gatto?» chiese infine Tiziano, mettendosi a sedere sul letto.

«E di chi vuoi che sia?» Claudio prese il gatto per la collottola, quello miagolò.

«E perché lo chiami gatto? Non ce l'ha un nome?»

«Sì che ce l'ha. Ma non te lo dico.»

Tiziano rise. «Ma era già qui? Non l'avevo visto quando ho guardato i libri, prima...»

«Ti giuro, 'sto maledetto ci ha i poteri paranormali... se infila dappertutto e nun te n'accorgi. Nun te dico quante volte m'è apparso dal nulla a smosciamme ner ber mezzo de 'na pippa, che me fissava tipo er gatto der meme, quello che te guarda dar soffitto.»

Tiziano rise. «È proprio quello che ho pensato, per un attimo. Cioè... che fosse qualcosa di paranormale. Una specie di demone o checcazzonesò.»

Claudio lanciò un'occhiata perplessa a Tiziano, prima di appoggiare il gatto in corridoio. «Sciò, sciò... dopo te do 'n biscottino.» Tornò in camera, proprio mentre Wendy saltava allegramente sul letto, accanto a Tiziano. Claudio sedette accanto a lei e la accarezzò sulla testa, lei si rotolò zampe all'aria, e lui le diede una grattata alla pancia.

«E quindi hai pensato che il gatto fosse un demone dell'inferno? Ma sei scemo o cosa?» disse infine a Tiziano.

«Non è che l'ho pensato... è stata più una specie di paura irrazionale. Ti devo ricordare che nell'ultima settimana una maga mi ha fatto un incantesimo al cellulare e ho espresso tre desideri che si sono avverati? Diciamo che la mia concezione dell'universo è un pelino cambiata...» Tiziano si schiarì la voce. «Cioè, io sono un tipo razionale, ok? E continuerò a esserlo. Ma non biasimarmi se mi passano per la testa idee strane, dopo quello che è successo. Ho visto questa cosa... sai quando vedi qualcosa che non ti aspetti e non capisci di cosa si tratta e...»

«E quindi pensi che sia un fenomeno paranormale.» Claudio sospirò. «Sì be'... dopo quello che vi è successo... a te e Simone... forse faccio fatica a capì, perché non l'ho vissuto sulla mia pelle.» La cagnolina diede una zampata a Claudio per attirare la sua attenzione. «Wendy, te ne voi annà?» Claudio la spinse, Wendy in tutta risposta gli appoggiò il muso sulla gamba. «No, Wendy, il musetto così vicino ar cazzo popo no, eh?»

Tiziano rise. Claudio, però, non sembrava divertito. Alla fine, a forza di spinte e «daje» riuscì a rimandarla giù. Posò gli avambracci sulle cosce e incassò la testa tra le spalle.

Tiziano si avvicinò a lui e lo abbracciò. Claudio lo lasciò fare, ma non rispose all'abbraccio. Allora Tiziano gli baciò il collo.

La reazione di Claudio fu improvvisa. Si voltò di scatto, spinse Tiziano sul letto, lo baciò con foga. Tiziano sentì la propria eccitazione aumentare di nuovo.

Si accorse, però, che non stava succedendo lo stesso a Claudio. Decise allora di darsi un po' da fare. Iniziò a toccarlo.

Niente. Nessuna reazione.

Allora si liberò, si mise sopra di lui, e scese con i suoi baci lungo la sua pancia.

Quando arrivò in zona pubica, Claudio si tirò su. «No, scusa. Sta cosa m'ha scojonato troppo.»

Si alzò e uscì dalla stanza. Tiziano, dopo qualche attimo di esitazione, lo seguì. «Ehi...»

«Tizia', che te devo dì? Nun me tira. E tu che voi?» l'ultima domanda era rivolta a Wendy, che era tornata da lui con il guinzaglio in bocca.

«Nun te posso portà fori, mo'. Diluvia, cazzo!»

Wendy in tutta risposta scodinzolò.

«Perché i cani non capiscono le argomentazioni razionali?» chiese Claudio a Tiziano.

«Per me non c'è problema, se vuoi uscire a fare una passeggiata.»

«No, non voglio uscire a fare una passeggiata. Voglio scopare.» Poi guardò Wendy con uno sguardo triste e rimase in silenzio per qualche secondo. «Va be', magari un po' d'acqua in testa me dà 'na svejata.»

I due ragazzi si rivestirono in silenzio, infilarono le scarpe. Claudio agganciò il guinzaglio al collare di Wendy, prese un ombrello, ne diede un secondo a Tiziano e in pochi minuti erano già fuori.

La pioggia era sottile ma molto fitta. Tiziano aprì il suo ombrello sotto il portico e si accorse che era rotto. «Questo ombrellino è minuscolo, ha due stecche penzolanti, la molla della chiusura rotta e non rimane aperto.»

«Non ne ho altri, quello grande serve a me che so' più grosso.»

«Non posso stare sotto al tuo?»

Claudio gli lanciò un'occhiataccia. «Voi fà i fidanzatini a braccetto sotto l'ombrellino?»

«No, semplicemente questo è inutilizzabile.»

Claudio sollevò un sopracciglio.

«Però a braccetto ti ci devo pigliare.»

Claudio sollevò di nuovo il sopracciglio.

«Ma non è che voglio a tutti i costi prenderti a braccetto, è che sotto l'ombrello in due si deve stare a braccetto, per non bagnarsi.»

Claudio sollevò il sopracciglio per la terza volta.

«La smetti di fare l'imitazione di Ancelotti?»

«Venga, messere» disse Claudio porgendogli il braccio. Tiziano lo prese e si strinse a lui. «Manca solo la canzone de Rihanna» borbottò Claudio sottovoce.

Wendy zampettò allegra sotto la pioggia e si avviarono.

«Credevo che i cani odiassero la pioggia.»

«Lei adora l'acqua, in qualsiasi forma. Credo sia l'unico cane al mondo a cui piace fare il bagno. Deve esse mezza labrador.»

Come per confermare, la cagnolina zampettò allegra in una pozzanghera.

Camminarono un po' in silenzio, e dopo un centinaio di metri Tiziano sentiva di avere già i calzini umidi, dentro le scarpe. Si strinse a Claudio un po' di più. Era piacevole sentire il calore del suo corpo.

«Poi tenè er cane?» disse Claudio porgendogli il guinzaglio. Tiziano l'afferrò perplesso.

Poi Claudio cambiò la mano con cui reggeva l'ombrello, sfilò il braccio dalla stretta di Tiziano e lo cinse per le spalle.

«Così stamo ancora più vicini e nun me caghi er cazzo che te bagni» disse Claudio.

«Non ti stavo mica cagando il cazzo» disse Tiziano.

«L'avresti fatto.»

Tiziano alzò il viso verso di lui e sollevò un sopracciglio.

Claudio lo fissò per qualche istante in silenzio. «Vaffanculo, Tizia'.»

Tiziano sorrise e si appoggiò a lui. Con la coda dell'occhio notò che anche Claudio stava sorridendo.

«Wendy, che ne diresti de tornà a casa?» disse Claudio qualche minuto più tardi. «La pipì l'hai fatta, no?»

Claudio non aveva ancora finito di pronunciare quelle parole che una macchina passò accanto a loro, sollevando uno spruzzo d'acqua che li investì in pieno. Claudio si sciolse dall'abbraccio, fece qualche passo verso l'auto e gridò a pieni polmoni: «Li mortacci tua e di chi t'ha dato la patente!» Wendy, il cui guinzaglio era ancora in mano a Tiziano, scattò per seguire il padrone e abbaiò quando rimase bloccata. Tiziano fece una corsetta per assecondare la povera cagnolina e raggiungere di nuovo Claudio.

Il veicolo si fermò qualche metro più in là, davanti al viale d'ingresso di una casa. Un ombrello spuntò dalla portiera dell'auto, seguito da una donna di mezza età avvolta in un impermeabile color lilla.

«'O sapevo che era 'na vecchia» borbottò Claudio. «Le vecchie e gli omini cor cappello: so' i peggio.» Poi, rivolto a Tiziano: «Torna qua sotto, sù.»

«Non serve, ormai sono fradicio...»

«Chiedo scuuusaaaa» miagolò una vocina acuta.

«No, merda, la conosco, quella...» commentò Claudio. Tiziano si strizzò la felpa dall'acqua in eccesso.

«Ooooooh, ma tu sei il figlio della signorina Goerges!» Disse la donna da lontano, avvicinandosi a loro. Il suo tono di voce era acuto e mellifluo, Tiziano lo trovò fastidiosissimo.

«Hai notato che ha detto signorina?» bisbigliò Claudio.

«Goerges?» chiese Tiziano perplesso.

«Sì, cognome austriaco. Mio nonno era austriaco» rispose Claudio. «Pe' quello mi' madre è fissata co' Mozart.»

Tiziano annuì. C'erano così tante piccole cose che non sapeva di lui.

La donna di mezza età li raggiunse. Con un sorriso tirato a bocca stretta, squadrò prima Claudio poi Tiziano dalla testa ai piedi, sistemandosi con la mano libera due occhialini sottili a forma di goccia.

«Come sei cresciuuuto! Sei diventato proprio un bel ragazzo! Proprio come la tua mamma! Com'è che ti chiami? Carmine?»

«Claudio» rispose lui, laconico.

«Claudio! Claudio, già... come dimenticare... tutti parlavano di Claudio! Eh eh!» poi guardò Tiziano. «Sai, sua madre e mia figlia Simonetta erano compagne di classe, alle superiori...» La donna fece un'espressione che esprimeva un misto di malizia e superiorità e a Tiziano si strinse lo stomaco all'idea di cosa doveva aver passato la madre di Claudio quando i suoi amici e i suoi conoscenti avevano scoperto che era rimasta incinta, a sedici anni. Tutte le voci, le cattiverie, i pettegolezzi. «A proposito! Lo sai che Simonetta sì è sposata?» proseguì la donna, tutta allegra. «Ha avuto una bambina proprio l'anno scorso! Tu potresti essere suo zio! Ah ah!»

«Povera bambina» disse Claudio tra i denti.

«Come dici?»

«Congratulaziooooni!» il tono di voce di Claudio imitò quello della donna, e Tiziano faticò a trattenere una risata.

Ci fu qualche secondo di silenzio imbarazzato, durante il quale Wendy abbaiò un paio di volte con impazienza.

«Bene, noi...»

«Scusatemi ancora per lo schizzo, cari.»

«Non importa, tanto stavamo tornando a casa» rispose Claudio.

«Sai, mi pareva di averti riconosciuto, da dietro, con questa pioggia... e questo buio! Ho detto... ma quello non è il figlio della signorina Goerges? Quello sembra proprio il figlio della signorina Goerges insieme alla sua fidanzata! Ed eri proprio tu!» Poi rise. «Scusa se ti avevo scambiato per una ragazza!» disse a Tiziano, con l'aria di chi si stava divertendo un mondo. «Ma vedendovi da dietro, come ti abbracciava! Per non bagnarvi, giusto? Ma adesso che vi ho bagnati l'ombrello non vi serve più! Vi ho salvato da una situazione imbarazzante! Ah ah ah!»

Claudio rise insieme alla donna, in modo falso ed esagerato. Poi chiuse l'ombrello, allargò il braccio, cinse Tiziano per le spalle, sotto la pioggia, lo tirò a sé, con forza. Tiziano capì le intenzioni provocatorie di Claudio, e rispose all'abbraccio, agganciandolo per la vita. La donna li guardò con un sorriso incredulo.

«Bonanotte! Me saluti su' fija.»

Dopo che si erano allontanati di qualche metro sentirono la donna alle loro spalle bisbigliare un titubante: «Buona notte?»

Claudio, Tiziano (e Wendy) affrettarono il passo ridendo.

«Ok» disse Tiziano appena ebbero girato l'angolo «adesso possiamo anche staccarci.»

«Tizià, non dire cazzate» disse Claudio senza mollare la presa. Tiziano sollevò lo sguardo verso di lui: i suoi capelli erano ormai zuppi d'acqua, incollati alla fronte e ai lati del viso. Gli sembrò ancora più bello del solito. «Se c'hai voglia de sta abbracciato, e io lo so che c'hai voglia, restace.»

Tiziano chiuse gli occhi e lo strinse più forte, lo stomaco sottosopra, il cuore in gola.

«Certe vorte nun te capisco» disse Claudio.

«Cioè?»

«Certe vorte esprimi tarmente tanta cazzutaggine e cazzomene che te potrebbe colpì un missile terra-aria e rimarresti in piedi, artre vorte te fai le paranoie più cretine. Tipo quanno te nascondi le recchie coi capelli.»

Tiziano fu felice di essere al buio, perché si sentì arrossire.

«Oppure oggi... da quanno sei arrivato t'ho sgamato armeno du' volte che me volevi sartà addosso e pe' quarche strano problema mentale nun l'hai fatto. Ma seconno te t'ho invitato a casa mia pe' fà scambio de figurine?»

Tiziano fece una risatina.

«Comunque er succo è questo: se c'hai voglia de fà quarcosa... quarsiasi cosa, con me, in qualsiasi momento, falla. Poi tanto, se nun me va, ce metto un seconno a mannatte a 'fanculo. Capito?»

Tiziano rise. «Lo farò.» Disse, accarezzandogli leggermente il fianco.

Dopo qualche minuto di camminata silenziosa, giunsero finalmente di nuovo a casa.

«Tienila 'n attimo qua fori che coro dentro a prenne 'n asciugamano» disse Claudio togliendosi le scarpe. «Sennò appena entramo se scotola, sporca er salotto de fango e poi chi la sente mi' madre.»

Claudio sparì all'interno, mentre Tiziano tratteneva la cagnolina, che tirava disperatamente per entrare.

Tornò in un lampo, come aveva promesso, con due grossi asciugamani. Ne lanciò uno a Tiziano. «Tiè, se te voi asciugà.» Poi fece entrare Wendy e non le diede il tempo di scrollarsi, perché cominciò subito a strofinarla vigorosamente. Entrambi sembravano divertirsi. «Brava, Wendy!» diceva Claudio ridacchiando.

Tiziano si levò le scarpe ed esaminò l'asciugamano che Claudio gli aveva dato. Gli venne in mente un'idea, uno scherzo... che però Claudio non gli diede modo di mettere in pratica, perché appena finì di strofinare Wendy corse verso le scale che portavano alla zona notte. «Te presto quarcosa de asciutto» gli disse facendogli cenno di seguirlo.

Ma Tiziano era determinato. Avrebbe portato a termine il suo piano. Raggiunse Claudio, che era entrato in camera. Stava dando le spalle alla porta e cercando qualcosa in un cassetto.

«Guarda, se voi prenne...»

Tiziano non gli diede il tempo di finire la frase. Gli saltò addosso, gli coprì la testa con l'asciugamano e prese a strofinargli la testa.

«Ma che cazz...»

Tiziano rise, buttò Claudio a terra, continuando a strofinargli la testa con l'asciugamano. «Poi sennò ti scotoli, sporchi la camera di fango e chi la sente tua madre?»

«Sei un cretino, Tizia'» disse Claudio, la voce ovattata dall'asciugamano. Cercò di liberarsi, ma Tiziano glielo impedì, abbracciandolo. E abbracciandolo, inaspettatamente, cominciò a sentirsi eccitato. Gli piaceva dominarlo in quel modo, gli piaceva sentire il corpo di Claudio muoversi sotto al suo.

Dopo un po' di lotta, Claudio riuscì a emergere con la testa, Tiziano lo cinse ancora, bloccandogli le braccia, e gli baciò un orecchio, glielo morse. Claudio gemette, Tiziano osservò il suo viso, il suo profilo, i suoi occhi chiusi: sembrava completamente inerme. La sua espressione abbandonata era così diversa dalla sua solita maschera strafottente, e vederlo così gli fece perdere il controllo. Lo sciolse dall'abbraccio, Claudio crollò in avanti, coi palmi a terra, Tiziano gli slacciò i jeans, cerco di abbassarglieli, ma erano bagnati di pioggia e facevano resistenza contro la pelle umida. Fu Claudio stesso ad aiutarlo, abbassandoseli a metà coscia. Tiziano si sentì esplodere, e in preda a un'eccitazione frenetica fece lo stesso coi suoi.

Si appoggiò al fondoschiena nudo di Claudio, lo abbracciò da dietro e l'altro gemette di nuovo quando Tiziano cominciò a masturbarlo. Non l'aveva sentito gemere in quel modo nemmeno due sere prima, o forse due sere prima era talmente preso dalla sua stessa eccitazione che non ci aveva fatto caso, non avrebbe saputo dirlo.

Cosa sto facendo?

Si guardò intorno, e lì, accanto a lui, a portata di mano, c'era la confezione di lubrificante, appoggiata sul comò.

Tiziano la prese.

E ci impiegò pochissimo a cospargersi di lubrificante e penetrarlo, farlo gemere ancora, quasi urlare, e venire dentro di lui dopo pochi affondi, in meno di un minuto.

«Tizià...» disse Claudio dopo qualche secondo di immobilità e silenzio.

Che cosa ho fatto? «Non...» Oh cazzo. «Io...»

«Nun dovevo stà sopra io a 'sto giro?»

«Ti giuro, no, sul serio...» Tiziano si schiarì la voce. «Ti giuro che la prossima volta...»

«Ma statte zitto.» Il suo tono di voce non era arrabbiato. Ansimava. Era ancora eccitato. Si staccò da Tiziano, lo spinse contro il muro, avvicinò l'erezione al suo viso e cominciò a masturbarsi. Tiziano chiuse gli occhi, lo aiutò con una mano. A occhi chiusi udì Claudio respirare sempre più rapidamente e dopo pochi secondi sentì del liquido caldo colpirgli il viso.

«Oh, Tiziano...» disse col fiatone.

Tiziano aprì gli occhi. Claudio gli stava sorridendo. «Non hai idea,» disse, «quante pippe me so' fatto pensando a 'sta scena.»

Tiziano si pulì via dello sperma dalla guancia. «Quando ancora ti stavo sul cazzo?» chiese.

«Perché mo' credi de non starmece più, sur cazzo?» rise. Si alzò in piedi, aveva ancora i jeans abbassati a metà coscia.

Caracollando un po', Claudio uscì dalla stanza, Tiziano lo seguì, andarono in bagno. Claudio finì di spogliarsi, aprì il rubinetto della doccia.

«Vieni anche tu» disse. E Tiziano non esitò un istante a seguirlo.

«Questa doccia è un po' stretta per starci in due» commentò una volta dentro.

«Nun te va mai bene gnente.»

«Stavolta sei tu che realizzi una mia fantasia da pippa, comunque.»

«Le inculate sotto la doccia? Grande classico.»

«Già.»

«Io vi ho ripassati più o meno tutti, tranne Michele e Federico» disse Claudio insaponandosi le gambe.

«Pure Paolo e Stefano?»

Claudio ci pensò un po' su. «Stefano una volta sola. Stavo disperato che ci avevo bisogno de materiale novo.»

«E Paolo?»

«Te stupisci? Mica è brutto, Paolo. È fisicato.»

«Ha la faccia da scemo.»

«Mica pensavo alla faccia.»

«Come fai a non pensare alla faccia? È la prima cosa che mi viene in mente e mi fa passare tutta la poesia.»

«Per caso me stavi a guardà in faccia poco fa, in camera?»

Tiziano si sentì arrossire. Claudio fece una smorfia sprezzante.

«Un minuto prima fai l'omo de polso che incula la gente a tradimento, un minuto dopo arrossisci come una signorina.»

Tiziano si sentì avvampare ancora di più, diede quindi le spalle a Claudio.

«Non...» Tiziano esitò. Si chiedeva se poco prima avesse esagerato. Se fosse stato troppo brutale. Voleva chiederglielo, ma non sapeva che parole usare. «Prima... ho... ti ho... ho esagerato... cioè...»

Claudio lo interruppe posandogli una mano sulla spalla. «Te l'ho già detto e sarà l'ultima volta che lo ripeto: tu fai quer cazzo che te pare, eventualmente ce penso io a mannatte a fanculo.»

Tiziano rimase in silenzio.

«Te pare che t'ho mannato a fanculo? Ci hai messo tipo un minuto a spalmà er cazzo de vasella, ci ho avuto un minuto de tempo per mannatte a fanculo, pe' giramme e sbatterte pe' tera, pe' fà quarsiasi cosa. Ho fatto quarcosa?»

Un minuto? Mi sembrava di essere stato velocissimo.

Tiziano scosse debolmente la testa.

«E allora finiscila co' 'ste paranoie idiote.»

Tiziano drizzò le spalle e annuì.

«Tizia', lasciatelo dì: non credo sia mai esistito un top meno top de te.»

Tiziano ruotò leggermente la testa e sollevò un angolo della bocca in direzione di Claudio. «Stai dicendo che sono ufficialmente il top della coppia?»

L'espressione di Claudio si fece glaciale. «Nun tirà troppo la corda, nun te conviene.»

Tiziano rise.

«La prossima volta te tocca, gatto o non gatto, pioggia o non pioggia. Te tocca tutto intero.» Tiziano sentì una cosa morbida premere contro la sua natica. «Ciao, culo di Tiziano, sono il cazzo di Claudio, e stanotte faremo conoscenza.»

«Stanotte? Con tua madre in casa?»

«Preferisci subito?»

«No, mo' non mi regge, scusa. Sono un po' stanco. E a dire il vero ho pure un po' di...»

La frase di Tiziano fu interrotta da un brontolio proveniente dalla sua pancia.

«...fame.»

«Altro che fame, ci hai un velociraptor incazzato in pancia!» Disse Claudio, facendo ridere Tiziano.

Tiziano era divertito, ma nella sua mente ricominciavano a farsi strada tante insicurezze.

Lui vuole stare sopra. Ma anch'io voglio stare sopra.

Nelle sue fantasie, Tiziano, si vedeva più spesso come parte attiva della coppia, anche se si era eccitato, a volte, immaginando l'opposto.

Siamo davvero male assortiti. In tutto.
Ci sarà mai qualcosa su cui andremo d'accordo?

L'idea che Claudio non fosse il tipo giusto per lui lo intristiva. Perché, nonostante tutto, nonostante i loro trascorsi e nonostante fossero così diversi, gli piaceva stare con lui. Lo faceva ridere, gli piacevano i suoi modi grezzi, anche se lui di solito odiava i tipi grezzi. Gli piaceva baciarlo, toccarlo, gli piaceva il modo in cui lui lo baciava e lo toccava.

Claudio chiuse il rubinetto della doccia. «Non hai cenato?»

Uscirono dalla doccia, Claudio infilò un accappatoio e diede a Tiziano un asciugamano.

«Sì... ho cenato... però...»

«Però?»

«A parte che stamattina mi sono allenato.» Tiziano si asciugò le gambe.

Claudio sgranò gli occhi. «Semo stati 'na settimana in ritiro e al primo giorno de riposo tu t'alleni?»

«Hai idea di come mi sento in questo momento?» gli chiese Tiziano. «Non vedevo l'ora di tornare in campo, sono stato un paio d'ore a provare tiri, punizioni, a dribblare i coni...»

Claudio sorrise.

«Non prendermi per il culo» disse Tiziano. «Non ho abbandonato il mio sogno. Lo so che sono vecchio, che alla mia età i futuri professionisti giocano già in qualche giovanile, o nelle serie minori... ma io voglio provarci lo stesso.»

«Non ti sto prendendo per il culo. Non in questo momento.» Claudio era serio. «E la prossima volta chiamame, no? Così nun t'alleni da solo come 'no sfigato. Magari famo venì pure Simone, se io nun so' abbastanza all'altezza di vossignoria.» Sospirò e scrollò la testa. «E quindi l'eccesso di attività fisica t'ha fatto venire fame.»

«Sì» ammise Tiziano. «E per giunta non è che ho mangiato tantissimo, a cena.»

Claudio sollevò un sopracciglio con fare interrogativo.

Tiziano si morse un labbro. «Sai... avevo lo stomaco un po' chiuso per l'emozione.» Abbassò gli occhi.

Ecco, adesso arriva la presa per il culo.

Ma non arrivò. «'Nnamo a magnà quarcosa, ci ho fame pure io.» Quando Tiziano rialzò la testa notò che Claudio stava sorridendo.

I due ragazzi scesero in cucina. 

«Mmm... pane e Nutella?» disse Claudio esaminando l'interno di un armadietto.

«Non mi piace la Nutella.»

Claudio gli lanciò un'occhiataccia. «Questa è la più grave de tutte le cazzate che hai sparato stasera.»

Tiziano allargò le braccia. «Non ho nulla in contrario alla crema di gianuia, ma la Nutella ha un sapore troppo stucchevole. Preferisco...»

«No, zitto, zitto, fermate. Nun peggiorà la situazione con qualche sboronata alimentare.»

Tiziano sorrise, ma era un sorriso amaro.

Anche sul cibo abbiamo gusti diversi.

«Qualcosa di salato?» chiese.

Claudio aprì un altro armadietto. «Ci ho tonno in scatola... crauti in scatola... fagioli in scatola... no, fagioli no, ché stanotte ce devo dormì io, in stanza con te.»

Tiziano rise. «Ah, a proposito... devo avvisare mia madre...»

Claudio si diresse al frigorifero, lo aprì. «Te proporrei qualche porcata romanesca tipo carbonara o amatriciana, ma ho paura che il tuo palato da milord si offenda.»

Tiziano rise ancora. Poi diede un'occhiata all'interno del frigo e notò su un ripiano una piccola confezione bianca che gli fece venire in mente un'idea quasi blasfema. «Sai... io sono un tipo piuttosto salutista, faccio attenzione a quello che mangio.»

«Ho capito. Elr pollo lesso co' i broccoletti ar vapore nun te li posso fà, me dispiace.»

«No, aspetta... era una premessa a un discorso più lungo.»

«Ok, spara.»

«Sono un tipo salutista, però ogni tanto anche a me viene voglia di roba più... insomma, di porcate, come dici tu.»

«Ok?»

«E quando decido di farmi una porcata, ci vado giù pesante. Perché altrimenti che porcata è?»

Claudio fece un sorrisetto. «Concordo. E quindi?»

«E quindi... a me la carbonara piace un sacco. Però...»

«Però?»

«Ho come la sensazione che quello che sto per dirti ti sconvolgerà più della Nutella, della R4 e del Tottenham.»

«Spara.»

Tiziano prese un respiro.

E parlò.

«Io ci metto la panna, nella carbonara.»

Chiuse gli occhi. Perché sapeva che la carbonara con la panna era considerata da chiunque una specie di onta alimentare imperdonabile.

«Tizia'...»

«Ci tengo a precisare che uso solo ed esclusivamente panna fresca» disse Tiziano a occhi chiusi, con in mente l'immagine della confezione che aveva appena visto nel frigorifero.

«Nun ce posso crede...»

Ecco. Lo sapevo. È la fine.

Ma quando riaprì gli occhi, si accorse che Claudio stava sorridendo.

«Ci ho la mamma mezza crucca,» disse lui, «che metterebbe la panna e er buro pure sull'insalata. Secondo te come se fa la carbonara in questa casa?»

Tiziano sgranò gli occhi quasi incredulo. «Con...»

«Non solo ce metto la panna. Faccio pure er soffritto de cipolla!» Claudio sbattè una mano sul ripiano della cucina.

Tiziano quasi urlò per l'entusiasmo. «Anch'io!»

Claudio lo prese per le spalle. «Cazzo! Lo sapevo! Co' quella madre grezzona che te ritrovi, lo sapevo che sotto quella scorza da damerino ce doveva esse un barlume de ignoranza. Co' questa te sei appena fatto perdonà er Tottenham, la R4, la Nutella e pure l'inculata a tradimento!»

«Sei la prima persona...»

«Pure tu sei il primo! Simone ogni volta che glielo dico fa er tragico come se j'avessi ammazzato er gatto.»

«Sì, è vero! Si incazzano tutti un sacco... ma perché?»

Claudio guardò Tiziano negli occhi con un'espressione appassionata: «Perché so' dei talebani bigotti integralisti demmerda!»

E Tiziano sentì il cuore scoppiargli nel petto. Non sapeva perché, era un dialogo triviale, sciocco, certamente non romantico, ma c'era qualcosa nel modo in cui Claudio lo stava guardando che quasi gli fece venire le lacrime agli occhi dall'emozione. «Ce ne dobbiamo fottere, Tizia'» continuò lui. «A tutti quelli che pretendono di dirci cosa ci deve piacere e cosa non ci deve piacere, li dobbiamo mandare tutti affanculo.»

«Carbonara-con-la-panna pride!» gridò Tiziano alzando un pugno al cielo.

Claudio rise, lo scosse per le spalle, si guardarono per qualche lungo istante negli occhi. Poi Claudio si voltò, prese una cipolla da un cesto e la lanciò a Tiziano. «Tu taglia questa, io preparo la pancetta.»

Tiziano si rigirò la cipolla in mano, un po' deluso. «Mi aspettavo che mi dessi un bacio» gli sfuggì.

Claudio roteò gli occhi, scosse la testa, sorrise. «Mi aspettavo che me lo dessi tu.»

Tiziano si avvicinò a lui, gli gettò le braccia al collo e si baciarono, a lungo, e dopo aver finito Tiziano non volle lasciarlo, lo abbracciò, appoggiando la fronte sulla sua spalla. Con una mano Claudio gli scompigliò un po' i capelli ancora bagnati. «Affanculo tutti, Tiziano» sussurrò, e Tiziano dovette mordersi un labbro e prendere un respiro per non commuoversi, continuando a non capire perché si stava emozionando a tal punto.

Quando si sciolsero dall'abbraccio, si accorse che avevano uno spettatore: il gatto.

«Guarda chi c'è.»

«Ah, eccolo, lo stronzo. Apparso dal nulla come sempre. Ti giuro, 'sto gatto ci ha i superpoteri.» Il micetto si strusciò sulla gamba di Claudio emettendo un miagolio.

«Ma me lo vuoi dire il suo nome?»

«No.»

«Eddai... Come si chiama? Tanto prima o poi lo scoprirò... »

Perché continueremo a frequentarci.
Perché sono il tuo...

«Comincia a tagliare la cipolla» ordinò Claudio porgendogli un tagliere e un coltello affilato.

«Si chiama "comincia a tagliare la cipolla"?»

«'Ste battute smettono de esse divertenti in seconda elementare.»

Tiziano rise.

Claudio sbuffò. «Secondo te come se chiama? Considerando che er nome l'ha scelto quella scema de mi madre. »

Tiziano si grattò il mento.

«Se er cane se chiama Wendy...» suggerì Claudio.

Tiziano riflettè un po'. «Carlos?»

Claudio scoppiò a ridere. «Ma che cazzo c'entra Carlos? Chi è?» disse in un tono di voce più acuto del solito.

«Wendy Carlos... la tipa che ha fatto la colonna sonora di Arancia Meccanica... pensavo, siccome tua madre è appassionata di musica classica...»

Claudio si battè il palmo della mano sulla fronte. «Me pareva che dovevi dà 'na risposta da nerd sborone. Se chiama Peter. Er gatto. Peter.»

«E chi cavolo è Wendy Peter?» chiese Tiziano. Non appena Claudio scoppiò di nuovo a ridere, si rese conto di aver detto una cosa estremamente stupida.

«Ora ho capito...» si batté una mano sulla fronte. «Wendy e Peter... come in Peter Pan.»

«Certe volte sei proprio cretino» disse Claudio, ma il suo tono di voce era così affettuoso che Tiziano non si offese.

«Claudio...» disse, quasi in un soffio.

«Sì? Che voi?»

«No... niente... volevo...» si sentì di nuovo stupido, ma questa volta decise di fregarsene, e di dire ad alta voce quello che pensava. «Volevo solo dire il tuo nome.»

Claudio aggrottò le sopracciglia.

«Volevo dire ad alta voce il nome del mio ragazzo.»

Pronunciare quelle parole gli mozzò il fiato, gli annodò lo stomaco, fece tremare le mani. Si sentì un tale stupido. Claudio l'aveva detto già diverse volte: il mio ragazzo, il mio fidanzato, ma lo diceva con una tale noncuranza, come se fosse una cosa ovvia, normale, poco importante. Tiziano lo diceva e mancava poco si facesse venire un infarto.

E poi sarei un tipo senza sentimento.

Quando alzò gli occhi verso di lui, aspettandosi uno sguardo perplesso o una presa in giro, per qualche istante lo vide diverso. Lo vide come lo aveva visto poco prima, in camera sua, inerme, abbandonato alle proprie emozioni. Per qualche istante sul suo viso rimase dipinta un'espressione dolce, che presto si tramutò in un sorriso, uno dei suoi sorrisi strafottenti. Claudio allungò una mano, gli accarezzò la guancia col pollice, ma la ritrasse all'improvviso come se si fosse reso conto che quel gesto era incoerente con la sua attuale espressione facciale. Si voltò verso il ripiano della cucina, e rimase in silenzio per qualche istante.

«Allora, la famo o no 'sta carbonara con la panna?» disse puntando le mani ai fianchi.

«Eddaje. Ho una fame!»

Claudio cominciò a scartare la pancetta. Sorrideva.

Tiziano lo osservò, con la coda dell'occhio, per diversi minuti.

E per diversi minuti non smise neanche un attimo di sorridere.

***

Disclaimer autrice

Nel 2016 ho tifato Leicester con tutto il cuore, OVVIAMENTE. E la carbonara la faccio senza panna (anche se non disdegno e non mi sconvolgo per la variante ignorante).

Spero che la one-shot (two-shot?) Sia stata di vostro gradimento :)

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