59. Completamente fottuto ✓

E quindi da oggi so' ufficialmente un frocio. Bene!

Mah, pensavo peggio, sinceramente. Me sa che me so' sempre fatto 'n sacco de paranoie pe' gnente. Der resto so' un tale fico che nessuno me po' dì 'n cazzo. So' frocio, problemi? Petto in fuori, braccia incrociate, sguardo cattivo, tutto risolto in due secondi, vedi come ti faccio girare alla larga l'omofobo di turno.

E Tiziano? No, nun ci avrà problemi manco lui. Ci avrà pure meno problemi de me, co' 'sta storia. Non sembra, a vederlo così riservato, ma è un vero duro, lui. Un badass con la faccia da angioletto. È una roccia. Resiste a qualsiasi attacco, a qualsiasi batosta. Si rialza sempre e non si arrende mai.

Anche in campo è così, quando gioca. Me lo ricordo bene, a tredici, quattordici anni, prima che Simone facesse quella cagata coi desideri. Tutti i difensori a menallo, a pijallo a calci, a tirarje pizze, a strapparje 'a majetta. E lui sempre in piedi, a denti stretti, mai un lamento, mai una protesta con l'arbitro. E vinceva sempre lui. Oggi l'ho rivisto, quel calciatore. E non vedo l'ora di vederlo di nuovo e rigiocarci insieme. Sperando che non je venga de novo la sindrome de CR7, comincia a fà er fenomeno e nun la passa più manco se lo preghi in turco. Nun ce provà, stronzo, eh.

Guardalo, come dorme. Sto solo ad aspetta che se sbava sulla majetta pe' faje 'na foto e pijarlo pe' 'r culo pe' i prossimi dieci anni. No, non sto mica pensando che staremo insieme per i prossimi dieci anni. No, che nun ce sto a pensà.

Comunque, se sbava, la foto la stampo e la appendo in spogliatoio, deciso.

Come fa uno a essere contemporaneamente così cazzuto e così ingenuo e imbranatello?

Ma non sono due cose incongruenti, ora che ci penso. Anzi. Lui è così proprio perché è un cuoricino puro. Un cuoricino puro che tra un po' je scivola la fronte dal poggiatesta e cade in avanti. Ahah, dovrei filmarlo e pijarlo pe' 'r culo pe' i prossimi dieci anni. No, non ci sto pensando.

Va be', basta. Basta guardare Tiziano. Giro la testa e l'occhio mi cade sui beta, che stanno seduti insieme in fondo al vagone, in disparte come tre bambinetti offesi. Che cazzo de soprannome geniale che s'è inventato Tiziano. Se glielo dicessi, ai beta, che so' dei maschi beta, ce rimarrebbero talmente de merda... Perché gli ricorderei una cosa vera, che loro sanno benissimo essere vera: siete stati per anni e anni i maschi beta di un alfa frocio. Rosicheranno fino alla morte, pe' sta cosa.

Paolo si gira verso di me e mi guarda. Povero Paolo, mi fa quasi pena. È il meno scemo dei tre, ma comunque non è una cima. Secondo me si deve essere sentito tipo tradito, o qualcosa del genere. Si mette a guardare fuori dal finestrino, il coglione, per non guardare me, e sembra quasi che stia pe' piagne. Ce resterà sotto per un bel po', il cretino, lo so. Gli altri due cambieranno squadra di sicuro, ma lui non so. Potrebbe anche decidere di restare. A me sta bene, ma se prova solo a lamentarsi di qualcosa lo sdereno.

Due sedili più avanti ai beta c'è Simone, che prima era seduto qui con noi, poi si è spostato da Andrea e Gianluca, ma non se li caga e sta smanettando col cell. Chissà che pensa. Starà in paranoia, di sicuro, perché i suoi verranno a sapere dei suoi problemi. Probabilmente sta progettando qualche modo per bere qualcosa, prima di affrontarli, perché lo conosco. Quando sta in agitazione sta sempre a complottà pe' bere qualcosa. Solo una cosina, solo uno shottino per calmarmi, che poi diventano venti, perché nun se regola, non sa mai quando fermarsi.

E forse però stavolta ti sei fermato in tempo, Simo'. Forse fai ancora in tempo a non diventare come Beatrice. E io una mano te la darò, se posso, come posso, come ho sempre fatto.

Improvvisamente incrociamo un altro treno e la botta sveglia Tiziano. Borbotta qualcosa, un che cazzo, mi sembra. Si stropiccia gli occhi, si accorge di me.

«Simone è andato via?» mi chiede.

Simone. Ma te pare che te sveji da solo co' me e la prima cosa che me chiedi e 'ndo sta Simone? Mi viene un grumo di nervoso al centro del petto, che l'ha nominato... 

«Sì, ci ha lasciati soli» gli dico. E lui mi sorride. Cazzo te ridi? E che cazzo me rido anch'io? Perché je sto a soride? Che so' tutte 'ste manfrine? E lui in risposta sorride ancora di più. Quanto è tenerello, 'sto ragazzo. È troppo tenerello, devo fà quarcosa pe' interompe questo momento de frociaggine estrema, che ci ho 'na dignità da difende, io.

Continuando a sorridere, mi infilo un dito nel naso, tiro fuori una caccola appiccicosa e gliela spalmo sul dorso della mano. Lui è talmente ancora rincoglionito dalla dormita che me lo lascia fare e solo dopo qualche secondo se ne rende conto e si guarda la mano disgustato: «Ma che schifo!» dice pulendosi il dorso sui miei jeans. Io rido. Lui scuote la testa, però sta a ride, s'è divertito, pe' 'sta cazzata. Mi piace come si diverte per le cazzate. Andiamo d'accordo, su questo.

Giro un attimo lo sguardo verso il corridoio e mi accorgo che Paolo me sta a imbruttì de novo, dar fonno der treno. Mmm, che palle! Non voglio più vedere la sua faccia lugubre, mi alzo e mi siedo nel posto libero vicino a Tiziano, accanto al finestrino. No, non lo sto facendo perché mi voglio sedere vicino a lui, lo sto facendo per non vedere più Paolo. Solo per quello. Solo ed esclusivamente.

Ma Tiziano fraintende perché mi fa l'ennesimo sorrisetto frocissimo e caruccetto e mi prende un attimo la mano, e appena lo fa lo stomaco mi si ribalta, tipo, e il cuore mi batte più veloce e penso che sono completamente fottuto se mi basta 'sta cazzata per mandarmi in tilt peggio de 'n tredicenne infoiato che incontrasse pe' strada Sasha Grey.

Sono completamente fottuto. Eh sì. E quando Tiziano mi lascia la mano vorrei riprendergliela, ma non lo faccio, perché ci ho 'na dignità da difende, io.

«Allora ci vieni domani a casa mia?» gli chiedo. Trombata cosmica, domani. E 'sto giro giuro che nun me faccio infrocià. Devo annà in quarche farmacia in culonia dove nun me conosce nessuno a comprà un lubrificante e poi vedi, caro Tiziano, vedi un po' anche tu cosa si prova...

Lui mi fa un sorrisetto malizioso e solleva un sopracciglio. E non appena mi solleva il sopracciglio me lo immagino che mi dice Ti voglio scopare, come ieri sera, ed ecco che tutti i miei buoni propositi vanno a quel paese e mi sto già immaginando di spalmargli il cazzo di lubrificante.

Sono fottuto. Sono completamente e irrimediabilmente fottuto.

Vaffanculo.

«Posso chiederti una cosa?» mi dice.

«Perché ho l'impressione che sia una domanda cacacazzi?» gli rispondo.

«Perché lo è» ammette. E abbassa lo sguardo. Poi si avvicina e mi parla all'orecchio: «Adesso che Simone è bisessuale... tu... cioè... non...»

Sospiro. «Sai cosa mi sembri? Hai presente nei film pe' femmine, la tipica protagonista rompicoglioni odiosa che se trova er fidanzato superfico, lo riempie di paranoie e lamenti e discorsi rompicazzo da femminucce e tu non capisci com'è che lui ha scelto di stare con lei?»

Tiziano si morde un labbro e mi sembra che ci è rimasto davvero di merda, per 'sta risposta.

«Comunque non sei ancora arrivato a quel livello» lo rassicuro. «Ma ce arrivi veloce se te continui a fà 'ste paranoie der cazzo.»

Tiziano si sistema sul sedile, non dice altro. Ma si vede che è tormentato. Che vorrebbe sapere, capire meglio. Ma cosa c'è da capire, Tiziano? Non capisci che finalmente ho capito? Quanto sono stato stupido a perder tempo dietro alla persona sbagliata?

«Ok» dico. «Sarei bugiardo se dicessi che non ci ho fatto nemmeno un minuscolo pensierino.» Ingoio a vuoto. È la verità. Mi è passato per la testa. «Non sono una macchina, cazzo.»

Perché ho detto questa cosa che adesso lo imparanoierà ancora di più? Che cazzo me costava dije: no, guarda, Tizianuccio tesoruccio, io più te ti vu bi 4ever and ever.

«Ma 'ndo sto seduto, mo'? Vicino a te o vicino a Simone?» aggiungo.

Tiziano solleva appena appena un angolo della bocca. Poi si avvicina un po' a me, sento il suo braccio contro il mio. Io mi giro e guardo fuori dal finestrino, con in gola un groppo grosso così. Cerco di inghiottirlo, ma non ce la faccio. «Quanno prima hai fatto er geloso...» No, aspe'... che cazzo sto a dì, mo'? Va be', ormai che ho iniziato finisco. «Guarda che ero contento, che hai fatto er geloso.» Gliel'ho detto. E l'angolo della sua bocca si solleva un po' di più. Vedi come basta poco pe' fallo contento?

«Tu come sempre non hai capito un cazzo. Devi metterti in testa che Simone è il mio migliore amico. Ok? E lo sarà sempre. È uno stronzo, un cacasotto, uno smidollato. Ma ne abbiamo passate tante insieme, troppe...» Mi vengono in mente tanti ricordi, tanti bei momenti. Mi vengono in mente... «...tutte le volte in cui mi ha aiutato, senza che gli chiedessi niente.» Mi vengono in mente e sono contento. Perché non c'è più quel retropensiero inquinante. Il retropensiero che non mi basta essere suo amico. Il desiderio di qualcosa di più. «Ci sono alcune cose che lui ha fatto per me, che non mi posso dimenticare. E non me le dimenticherò mai.»

Tiziano fa un sorriso triste. Sembra quasi commosso, lo scemo. «È... è bello, sai? Si vede che gli vuoi bene.»

Alzo gli occhi al soffitto del vagone.

«Non vergognarti dei tuoi sentimenti» insiste lui.

Che pesantezza, Tizia'! Stamo a esagerà co' i paroloni, qua. «Sai cosa te manca?» gli dico. «Uno sfondo floreale tutto luccicoso tipo scena enfatica de anime giapponese pe' femmine.»

Tiziano ride. Poi socchiude gli occhi e mi osserva, come se mi stesse studiando. «Ma com'è che sei così esperto di prodotti d'intrattenimento per femmine?»

Lo guardo malissimo. Cosa cazzo sta insinuando?

«Ne guardi tanti?» fa un sorrisino perculante che je spalmerei all'istante 'na cinquina sulla guancia.

«Mia madre li guarda, mi è capitato di vedere qualcosa di sfuggita.» No, ma che cazzo ho detto? No, Claudio, i fondamentali, cazzo! Nun se risponde seriamente a queste provocazioni. Dovevo scherzarci su, cazzo, dovevo fà 'na battuta. So' er re delle battute e me faccio infrocià così da 'n dilettante?

E infatti er dilettante se ne approfitta alla grande. «Ok, quand'è che farai anche questo coming out in spogliatoio?»

Lo odio, cazzo. Lo odio perché nun me sta a venì in mente 'na risposta degna! E infatti me ne esco con un: «'Fanculo Tizia'», come un beta qualunque.

Lui si fa improvvisamente serissimo. E mo' che vole?

«No, comunque, devi fare un coming out molto più importante di questo.» Ok, sta scherzando? È una battuta? Non credo, è talmente serio che penso si stia riferendo a qualcosa di tragicamente importante che non mi sta venendo in mente. Gli faccio un cenno con la testa per invitarlo a spiegarsi. Lui si avvicina a me e mi sussurra piano all'orecchio: «Quand'è che dirai a tutto lo spogliatoio che ti levi il monociglio?»

Non dovrei ridere per una presa per il culo tanto idiota e di basso livello, ma mi viene da ridere e non ci posso fare niente. O' sapevo che nun jo'o dovevo dì, cazzo! Lo dovevo lascià morì de tetano! Lo spingo via allargando il braccio, ma ride anche lui, mi afferra per il polso con entrambe le mani, poi una delle due si allunga verso la mia mano, la prende, la stringe, e io faccio il grandissimo errore di guardarlo negli occhi. Sta sorridendo, quando lo fa gli ridono sempre gli occhi, e viene da sorridere anche a me e per qualche istante sono sicuro al cento per cento di avere la faccia più rincoglionitamente innamorata del mondo. E quando sento che la sua mano sta per scivolare via gliela trattengo, cazzo, e la stringo forte.

«Sei un romanticone, eh? Io pe' gnente» sento il bisogno di dirgli.

Lui sorride ancora, da vero romanticone quale è. Poi guarda la mano che gli sto stringendo, e sembra contento che gliela stia stringendo, ma allo stesso tempo è anche un po' imbarazzato. «E se qualcuno ci vede e ci pija per il culo?» mi chiede.

«Ste mani diventano un pugno combinato con cui je sgranamo i denti e poi ce famo pure 'na bella collanina» gli rispondo. E lui ride de novo. Ma che è? La festa da'a ridarola? Ride, ride, ride e io non posso fare a meno di guardarlo ridere, e la sua risata è così bella che non riesco a trattenermi, stavolta, è più forte di me, allungo il collo e gli stampo un bacio sulla bocca, e quando mi stacco mi giro immediatamente verso il finestrino, perché se lo guardo altri due secondi mi viene di sicuro voglia di baciarlo di nuovo, e finisce che passiamo la prossima ora di viaggio a fare i piccioncini der cazzo. E io non è che posso mettermi così di punto in bianco a fare il piccioncino der cazzo. Perché ci ho una dignità da difende, io.

Ma la mano non gliela mollo. No, che non gliela mollo.

E me ne sto così, girato verso il finestrino come un coglione, col palmo un po' sudato, e l'aria che mi entra a fatica nei polmoni.

E me ne rendo conto, che sono fottuto.

Che sono completamente, irrimediabilmente fottuto. 

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