58. Una persona migliore ✓

Era una strana sensazione, essere lanciati in aria. Tiziano non l'aveva mai provata. Era emozionante e spaventoso allo stesso tempo. E non era sicuro di trovare piacevole il movimento sussultorio dello stomaco ogni volta che ricadeva verso le braccia dei compagni.

Ma le loro mani sotto di lui, sì. Quelle sì, erano piacevoli. Le loro mani che lo sostenevano, che lo facevano rimbalzare verso l'alto, che gli impedivano di cadere a terra.

I festeggiamenti finirono, in un coro di grida allegre. E Tiziano venne rimesso in piedi, la testa che gli girava forte. Dovette sostenersi a qualcuno (non capì nemmeno chi) per non cadere.

La partita era finita undici a sei. Che risultato pazzo! E avrebbero potuto segnare anche altri gol, se la stanchezza non avesse cominciato a chiedere pedaggio alle sue gambe.

Aveva segnato un gol anche Gianluca, che era al settimo cielo e stava descrivendo per la quarantesima volta l'azione ai compagni.

«T'abbiamo visto Gianlu', non serve che ce lo ripeti.»

«Ma hai visto anche come me la sono portata avanti dopo che Tizio mi ha lanciato?»

«Cla', per favore, puoi cominciare a chiudere Gianluca dentro gli armadietti, adesso che a Tiziano non ce lo chiuderai più?» chiese Andrea.

«Con piacere!» rispose Claudio.

«Ma alla nostra para-rigori non la festeggiamo?» disse Gianluca, cambiando argomento.

«Il dieci avversario dite che si è già suicidato?» chiese Gennaro.

«Per lavare l'onta di essersi fatto parare il rigore da una femmina?» Mentre Karen diceva queste parole, già veniva sollevata in aria.

Tiziano si allontanò dal gruppo, guardando di sguincio la scena con un sorriso stampato in volto.

«Come vanno le gambe?»

Tiziano non si era accorto che Simone si fosse avvicinato a lui. Accennò un sorriso. «Piene di crampi e massacrate di botte» rispose guardandosi i lividi. Gli facevano male in punti che nemmeno sospettava esistessero. I difensori avversari l'avevano preso di mira e, nel secondo tempo, a causa della stanchezza non era riuscito a evitare tutti gli assalti come nel primo.

Ecco qualcosa che devo migliorare, pensò, la resistenza fisica e la resistenza alle botte dei difensori.

Fu così felice di aver qualcosa da migliorare e di sapere di poterla migliorare.

«Ok... io...» Tiziano tentennò. «Non so che dire... grazie?»

Simone si rabbuiò leggermente. «Sei serio? Mi stai ringraziando? Di cosa?»

«Di aver...»

«Guarda che l'ho fatto per me, prima che per te.» Abbassò gli occhi, amareggiato. «Non sono un buono, Tiziano. Il senso di colpa mi stava uccidendo, davvero. Sarei morto, se non l'avessi fatto.»

Tiziano strinse le labbra. Era talmente felice di aver ritrovato il talento, che non riusciva a evitare di provare un po' di gratitudine nei confronti della persona che glielo aveva restituito. Anche se era stata la stessa che glielo aveva rubato, due anni prima.

«E ti ho comunque portato via due anni. Quella è una cosa che non cambia. Avresti già potuto essere alla Roma, adesso. Magari avresti già esordito in serie A... E invece per colpa mia sei ancora qui. Non dirmi grazie. Per favore. Non dirmelo.»

Tiziano annuì. Ci fu qualche secondo di silenzio imbarazzato, prima che Tiziano parlasse di nuovo. «C'è una cosa che volevo chiederti. Che non capisco.»

Simone aggrottò le sopracciglia.

«Karen» disse Tiziano.

Simone sorrise.

«Ti piace ancora? Come è possibile?»

Il sorriso di Simone si allargò. «Già... è vero... non te l'ho detto...»

«Hai espresso un desiderio che ha reso contemporaneamente me bravo a calcio e te eterosessuale? Cosa hai chiesto?»

«Ho solo desiderato di rimediare al torto che ti ho fatto. Nient'altro.»

«Ma...» Tiziano era confuso.

«Dimmi una cosa... Che parole hai usato per esprimere il tuo desiderio? Quello che mi ha scombussolato gli ormoni negli ultimi due giorni?»

«Vediamo...» Tiziano riflettè qualche istante. «Ero ubriaco e non ricordo molto bene, era una frase delirante tipo... voglio che Simone sia attratto dagli esseri umani maschi sessualmente attivi...»

Simone rise. «Lo sapevo. Lo sapevo che doveva essere qualcosa del genere!»

Tiziano inclinò la testa.

«Sai, ero così confuso quando mi hai detto di avermi fatto diventare gay. Perché nonostante tutti i... turbamenti strani, come li hai chiamati tu, a me Karen continuava a piacere. In tutti i sensi, se capisci cosa intendo. E poi ci ho riflettuto e ho capito. Che non avevi usato quelle parole, che dovevi averlo espresso in modo da chiedere che mi piacessero i ragazzi. Quello e basta. Quindi le ragazze ancora mi piacciono. Non sono due cose mutualmente esclusive!»

Tiziano improvvisamente capì.

«Quindi... quindi, ora sei... bisessuale?»

«Esatto!» Simone rise di nuovo.

«E la cosa non ti dà fastidio? Voglio dire... sei comunque diventato qualcosa che non sei mai stato. Deve essere una sensazione strana. Brutta?»

«Strana. Sì.» Simone spalancò gli occhi e sollevò le sopracciglia. «Stranissima, a dirla tutta. Ma non brutta. Anzi, per certi versi è anche piacevole. Cioè... mi si stanno aprendo dei mondi che non avrei mai immaginato!» Fece un'espressione comica da arrapato. «E comunque... sai cosa dice sempre Claudio? "Ce so' nato? Ce so' diventato? E che me frega? Cambia quarcosa? So' così e sto bene così."»

Tiziano sorrise. «Claudio ogni tanto ha delle perle di saggezza.»

«Mi ci dovrò abituare, sì. Mi fa strano. Ma va bene. Perché non dovrebbe andarmi bene? Ho raddoppiato le possibilità!»

Tiziano sorrise. Era felice che Simone sembrasse così tranquillo e a suo agio con quelle nuove sensazioni. Ma un'idea si insinuò nella sua testa. Un'idea fastidiosa che sentì il bisogno di uccidere sul nascere. «Posso chiederti un'altra cosa? Non voglio fare la figura del geloso. Perché non sono geloso, ma...»

Simone intuì la domanda di Tiziano. «Non mi interessa Claudio. E nemmeno tu, se vuoi saperlo. Nonostante... cazzo se ci ripenso, scusa per... la storia del bacio... scusa, sono un cretino.»

Tiziano aggrottò le sopracciglia.

«Cioè. Mi spiego. Non nego di aver guardato il culo a Claudio e anche a te e anche a Gianluca e se devo essere sincero a quasi tutta la squadra. Perché sì, mi trovo in un momento di allupamento generico nei confronti di chiunque che ho fiducia passerà non appena mi sarò abituato a questa cosa.»

«Oook?» disse Tiziano sentendosi in leggero imbarazzo.

«Ma comunque... a parte che a Claudio in quel modo faccio fatica a vederlo. Lo conosco da quando siamo piccoli, è come un fratello per me. E anche se qualche idea strana mi viene in mente poi mi passa subito. Comunque, è una cosa puramente fisica. Sai credo...» si schiarì la voce. «Ci ho riflettuto. Non so se sarò mai capace di innamorarmi di un ragazzo. Forse in futuro, ma ora non mi interessa, non mi attira... e ho questa sensazione... che non credo sia una cosa momentanea... è un po' difficile da spiegare, non so se puoi capirmi, ma secondo me è questo il senso della regola che ci ha imposto la maga: non puoi far innamorare. Secondo me il senso della regola è quello: non puoi cambiare i sentimenti più profondi delle persone.»

Tiziano annuì.

«Quindi, anche se mi avrebbe intrigato un botto, provare qualcosa...» distolse lo sguardo, imbarazzato, «con te...» tossì, «non ci sarebbe stato altro, sotto, capisci? Solo... attrazione fisica.»

Tiziano annuì di nuovo. «Quindi a noi ragazzi ci vedi solo come oggetti sessuali, eh?» Recitò un'espressione scherzosamente offesa. «Che schifoso sessista!»

Simone scoppiò a ridere. «Sì, be', per soddisfare quel lato della mia sessualità mi basteranno i porno. Cazzo, non vedo l'ora di tornare a casa e andare su Youporn.»

«Su Youporn a vedere cosa?» chiese Claudio avvicinandosi.

«Porno gay, ovvio» disse Tiziano.

Claudio guardò prima Simone e poi Tiziano con aria perplessa. Non aveva ancora parlato con Simone, quindi non sapeva nulla.

«Ok... stamattina co' Karen non stavi a fà finta. Perché io te conosco e capisco lontano un miglio quanno quarcuna te piace. Che casino avete fatto co' 'sti desideri?»

Simone prese un respiro prima di parlare. «Nessun casino. Il desiderio di Tiziano mi ha fatto diventare bisessuale.»

«Mo' se spiega tutto.» Claudio scosse la testa verso Tiziano. «Ma che cazzo de desiderio hai espresso?» Poi si rivolse a Simone. «E tu? Nun ce lo potevi dì subito?»

«Ma non lo stavo capendo nemmeno io! Ero confuso.»

«E io e 'sto rinco amo pensato pe' mezza giornata che avevi chiesto de tornà a esse etero...»

Simone spalancò la bocca. «Davvero?» Fece un'espressione delusa. «Avevate così poca fiducia in me?»

«Fai lo stronzo tutta la vita e poi te lamenti che la gente nun se fida?» Claudio lanciò un'occhiata fugace e vagamente imbarazzata a Tiziano. Tiziano capì che Claudio si stava riferendo anche a se stesso, oltre che a Simone. Ripensò alla sera prima. A quanto aveva faticato, prima di trovare il coraggio di fidarsi di lui. A quanto era stato felice, poi, di essersi fidato.

«Hai ragione» disse Simone annuendo mestamente.

«Io ho sempre ragione.» Claudio drizzò le spalle. «Comunque, tornando alle cose importanti, se vuoi consigli per porno gay, non chiederli a lui. A 'sto frocio minimo je piacciono i twink.»

«Cosa significa twink?» chiese Simone.

«Studia» rispose Claudio.

«Non mi piacciono i twink» precisò Tiziano. «O meglio, dipende dal twink.»

«O' sapevo che te piacevano i twink.»

«Ma ti ho detto di no!»

«Cosa sono i twink? Uno snack?» chiese Karen avvicinandosi a loro.

Claudio scoppiò a ridere. «Sì, uno snack succulento» disse sollevando le sopracciglia.

Tiziano rise.

«Allora? Vi portate a casa la palla tu e Claudio?» disse la ragazza puntando le mani ai fianchi. «Ora che ci penso tu dovresti portarne a casa due...»

«Ancora non ci credo...» Tiziano si grattò la testa. Karen si stava riferendo alla doppia tripletta che aveva segnato. Certo, era stato aiutato dal fatto che la squadra avversaria fosse molto scarsa, ma sei gol... E tre gol Claudio, uno Gianluca, e un autogol causato da un pressing combinato di Claudio e Tiziano.

«Non fare il modesto. Non ti si addice» disse Karen.

«Che significa: non mi si addice?» Tiziano alzò gli occhi al cielo. «Ancora quella storia che sono presuntuoso?»

«Eddaje Tizia', oggi in campo te vedevo. Te credevi Messi!» S'intromise Claudio. «Te sei dovuto sforzà, pe' famme gli assist...»

«Non è vero!» protestò Tiziano. Ma Claudio lo stava solo canzonando. Sorrideva.

«Ehi, scusa... scusa...» qualcuno batté col dito sulla spalla di Tiziano. Si voltò: erano due giocatori avversari. Due dei difensori che l'avevano massacrato di falli: uno alto e smilzo, l'altro più basso e corpulento. Sembravano una coppia di comici vecchio stampo.

«Scusa se te lo chiedo, ma... giochi da qualche parte? Tipo... nella Roma? Nella Lazio? Siete di Roma, no?» chiese quello basso.

«Non lo vedi?» disse Tiziano indicandosi la maglietta. «Gioco nel West Ham!»

«Veramente?!» disse lo smilzo, ma l'altro gli tirò una gomitata. «Cretino, sta facendo una battuta sulla loro divisa...» Poi, a Tiziano: «Be', se giochi sempre come oggi prima o poi ci finirai! Al West Ham, o alla Roma...»

«Se je tiravi ancora quarche calcio altro che Roma e West Ham, je toccava mettese a giocà a shangai co' le sue tibie» disse Claudio.

I due ragazzi risero. «Ah scusa per i falli, eh, ma che altro potevamo fare?»

«E comunque a me fa ancora male il fianco per quella ginocchiata gratis che mi hai tirato» disse quello più basso a Claudio. «Io almeno a lui i calci glieli tiravo per fermarlo...»

«Perché gli hai tirato una ginocchiata?» chiese Tiziano.

Claudio roteò gli occhi. «Ok. Lo so. Sei un tipo orgoglioso, tu, e non vuoi essere difeso. Ma non l'ho fatto per difenderti, cioè...» si schiarì lungamente la voce. «Era per difenderti, sì, ma non come pensi tu. Cioè, metti che te srotulavano, che t'azzoppavano, cioè, tu tempo du', tre anni finisci a giocà in serie A, e se finisci in serie A significa gran sordi! Insomma, stavo a protegge un investimento, ecco.»

Karen incrociò le braccia e guardò Claudio con un sorriso perplesso.

Tiziano rise imbarazzato. «E tu che ci azzecchi coi gran sordi che farò io?» lo provocò.

«Be', che nun mo 'o fai un regalino? Chennesò l'iPhone nuovo... no, aspè, macché iPhone nuovo, sto a pensà in piccolo... un Rolex!»

«Una macchina!» s'intromise lo smilzo. I due avversari ascoltavano la conversazione divertiti.

«Una Ferrari!» disse Karen.

Claudio schioccò le dita. «Macché Ferrari, la Ferrari è da proletari. Una Lambo!»

«Se finisco a giocare nel Chievo Verona, al massimo mi potrò permettere una Punto in leasing.»

Claudio soppesò l'idea. «Macché Punto... armeno 'na bella berlina seria... chessò, 'na BMW serie 3, pe' comincià. Poi quanno te vendono ar Real Madrid, cominciamo la collezione de macchine sportive. Primo acquisto: 'na bella Lambo. Una Aventador, ovviamente.»

Tiziano annuì fingendo di apprezzare la scelta.

Claudio socchiuse gli occhi. «Non hai idea di cosa sto dicendo, vero?»

Tiziano si morse un labbro. «Devo confessarti una cosa... non sono un patito di motori.»

Claudio rovesciò la testa all'indietro e lasciò cadere le braccia lungo i fianchi. «Ma perché devo avere il fidanzato frocio?» E si allontanò dal gruppetto lasciando Tiziano, Karen, Simone e i due difensori a bocca aperta.

«Fidanzato?» bisbigliò uno dei due dopo qualche secondo.

Karen diede un colpo di gomito a Tiziano. «È una cosa seria, allora!»

Fidanzato?

«Tipico di Claudio. Lancia le bombe di mercato e se ne va come se nulla fosse» disse Simone.

«Hai sentito anche tu? Secondo te stiamo avendo un'allucinazione collettiva?» chiese Tiziano.

«Ti stupisce? Dopo quello che ha detto prima in spogliatoio? Gianluca mi ha raccontato tutta la scena e non sai quanto sto rosicando che non l'ho vista dal vivo...»

«Che ha detto prima in spogliatoio?» chiese Karen, curiosissima. «Oddio, ma io non l'ho ancora detto a Teresa! Dov'è Teresa?»

«Se ho capito bene quello che è successo... gli fatto tipo una dichiarazione d'amore. Alla maniera di Claudio, ovviamente» disse Simone.

«Non mi ha...» Tiziano chiuse gli occhi e prese un sospiro. «Ha fatto...» guardò i difensori avversari che lo fissavano come fosse uno strano animale alieno. «Lasciamo perdere. Cioè... fidanzato? Pensavo più tipo... trombamici?»

«Trombachee?!» esclamò lo smilzo.

«Svengo» disse Karen.

«Ma neanche trombamici... tromba-mi-stavi-sul-cazzo-fino-ieri...» rifletté Tiziano.

«Ma siete gay?» disse il bassetto.

«Ma com'è possibile? Sei così bravo a calcio!» disse lo smilzo.

«Non preoccuparti» ribatté Tiziano. «Appena firmerò il primo contratto da professionista diventerò magicamente etero come tutti i calciatori professionisti.»

«Quanto sei coglione...» disse il difensore basso tirando per la maglietta lo smilzo e allontanandolo. «Ma perché devi sempre dimostrare al mondo la tua coglionaggine?»

Simone, Karen e Tiziano risero.

«Va be', vado» disse Karen. «Devo raccontare a Teresa le ultime news!» Fece un passo poi si voltò verso di loro. «Simone...»

Il ragazzo non rispose, ma Tiziano notò un lieve rossore sulle sue guance.

«Volevo solo dirti... In bocca al lupo per tutto. Forza e coraggio. E... be', te l'ho già detto ma te lo ripeto: quando starai bene, quando avrai sistemato tutto... non ti prometto niente, magari Benedict Cumberbatch si trasferisce a Roma e diventa il mio professore di matematica e si innamora di me, e se succede non gli dirò di no... però, se sarò ancora libera... insomma, il mio numero ce l'hai.» Poi fece l'occhiolino, li salutò e se ne andò saltellando.

«Ti piace molto?» chiese Tiziano, notando lo sguardo ammirato di Simone.

Il ragazzo annuì. «So che è stupido... la conosco solo da pochi giorni... è stato un colpo di fulmine, credo.» Scosse la testa. «E comunque ora non voglio pensarci. Formalmente sto ancora con Beatrice. E io e Beatrice... Beatrice, soprattutto... abbiamo un sacco di problemi da risolvere. E non la voglio abbandonare così su due piedi. Voglio cercare di aiutarla.»

Tiziano accennò un sorriso. «Forza e coraggio» disse, ripetendo le parole di Karen.

«Forse ce la posso fare» disse Simone, di nuovo malinconico. Poi il suo sguardo si perse in lontananza. «Forse ce la posso fare davvero, a essere una persona migliore.»

Tiziano osservò Simone. Il ragazzo coi capelli rossi di cui era stato innamorato per tanto tempo. La persona che gli aveva dato il dolore più grande della sua vita. Quel ragazzo strano, così tormentato, così sbagliato. Ma che ci provava. Ci stava provando, forse stava riuscendo davvero, a diventare migliore. E Tiziano sperò di poter diventare suo amico, di poter imparare a capirlo.

Poi cercò Claudio con gli occhi. Lo trovò e si accorse che lo stava, a sua volta, guardando. Quando incrociò lo sguardo di Tiziano, accennò un sorriso, poi si voltò quasi di scatto, verso Teresa e Karen, che stavano parlando con lui. Si voltò come un bambino sorpreso a fare qualcosa di proibito. 

Tiziano ripensò alle angherie che aveva dovuto subire a causa sua. Si sforzò di pensarci, si sforzò per cercare dentro di sé un po' del passato odio, si sforzò ma non lo trovò. 

Era davvero cambiato, Claudio? O in realtà non era mai stato un vero cattivo? Era solo un ragazzo imperfetto traviato da sentimenti mal riposti e incomprensioni? Aveva fatto degli errori, certo. Tanti, troppi. 

Tutti facciamo degli errori. 
Lo sto pensando solo perché voglio giustificarlo?

Tiziano non seppe rispondere a questa domanda. 

Gli ci sarebbe voluto del tempo, per fidarsi completamente di lui. Ma voleva farlo. Perché Claudio, in quella settimana, aveva fatto tanto per dimostrare a Tiziano di volersela meritare, quella fiducia. Lo aveva cercato, lo aveva aiutato, si era fatto aiutare, aveva affrontato i propri pregiudizi e li aveva superati. E aveva messo sottosopra la sua vita, con il coming out.

Claudio si voltò di nuovo verso Tiziano, che non aveva smesso di guardarlo. Quando l'altro se ne accorse, quando probabilmente lo intuì, drizzò la schiena, si passò una mano tra i capelli e puntò un braccio al fianco, facendo la parodia di una posa da copertina. Tiziano gli sorrise, e Claudio ricambiò.

Sì, voglio provarci. Ci proverò, Claudio.
Voglio fidarmi di te.

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