50. Oro ✓
Mentre si dirigeva alla stanza di Simone, Tiziano era talmente scosso dalla stupida e insensata scenata di gelosia in cui si era appena esibito, che non riuscì pienamente a rendersi conto di ciò che stava per fare: testare la veridicità della sua ipotesi. L'ipotesi che Simone potesse avere un ultimo desiderio da esprimere.
Ma la sua mente tornava a Claudio. Sempre a Claudio.
Ho sbagliato.
Lui è stato sincero, stavolta. Voleva scopare, io ci sono stato, ci è piaciuto.
Contenti tutti e due.
Non si meritava quella scenata da femminuccia isterica.
Tiziano bussò alla porta della stanza di Simone, riluttante all'idea di vedere la sua faccia.
Ma ad aprirgli fu Stefano, visione che, se possibile, gli diede ancora di più il voltastomaco. Dietro di lui i suoi inseparabili compari: Paolo e Federico.
Stupendo. Mi mancava solo di incontrare i beta al completo per rovinare definitivamente la giornata.
«Oh... parli del diavolo: Fiorellino!» Stefano lo guardò con un'espressione quasi esaltata.
Parli del diavolo? Perché stavano parlando di me?
Decise di ignorare l'affermazione. «Cercavo Simone» disse lanciando un'occhiata dentro la stanza.
Paolo e Federico ridevano. Era una risata strafottente.
Mi stanno perculando, constatò mentalmente. Si lanciò un'occhiata ai pantaloni: ho la patta aperta?
No, niente patta. Indossava la tuta con cui aveva dormito.
Insieme a Claudio.
Non pensare a Claudio. Non è il momento.
«Vuoi anche Simone?» disse Stefano. «Ma sei proprio insaziabile!»
Paolo e Federico dietro di lui trovarono questa esclamazione divertentissima.
Tiziano per qualche secondo non capì. Poi un dubbio soffocante lo assalì.
Rivide l'ombra che aveva visto fuori dalla finestra quella mattina. L'ombra che aveva creduto essere il ramo di un albero mosso dal vento.
«N-non...» si fermò. Stava balbettando. Gli mancò il fiato.
No. Non ti imparanoiare. Non pensare subito al peggio.
Quello che aveva visto fuori dalla finestra era davvero un albero. Non era una persona. E chissà di cosa stavano parlando, adesso, i tre cretini.
«Sai dov'è?» Tiziano cercò di continuare tranquillamente con le sue domande.
«Senti un po'...» disse Stefano. Fece una smorfia, come se stesse trattenendo una risata. «Ma le pompe le fai pure, o te le fai solo fare?»
Per un attimo Tiziano comprese il significato del modo di dire "sentire la terra che manca sotto i piedi". Si sentì privo di appoggio, di punti di riferimento.
Paolo e Federico scoppiarono a ridere, e dopo pochi istanti si unì anche Stefano. Erano risate acute, scomposte.
Ci hanno visti!
Il suo primo istinto fu quello di negare. Negare l'evidenza. Il cuore, scosso dall'adrenalina, stava pompando via il sangue dal suo cervello. «Non so di cosa stai parlando» disse sentendosi quasi mancare.
«Fiorelli', è inutile» disse Stefano tra una risata e l'altra. «Abbiamo le prove!»
Tiziano cercò di mettere in ordine tutti i pensieri, più rapidamente possibile. Ci doveva essere una via d'uscita.
Ci hanno visti. Hanno visto Claudio che mi faceva un pompino.
No, aspetta. Non hanno visto Claudio. Non credo, almeno.
Tiziano ricordò di aver guardato la finestra, appena sveglio, di aver guardato il sole che filtrava dai vetri e illuminava la polvere nella stanza.
Sì, certo, qualcuno poteva essere capitato là prima che lui si svegliasse. Ma allora c'erano buone probabilità che se ne sarebbe accorto Claudio, che era sveglio da un po'. La testa di qualcuno alla finestra non è una cosa che passa inosservata.
La cosa più probabile era che uno dei beta fosse capitato là, per chissà quale ragione, proprio durante il pompino, mentre Claudio era sotto le coperte e Tiziano era impegnato ad ammirarlo.
Non hanno visto Claudio.
Hanno visto qualcuno che mi faceva un pompino.
Posso salvare almeno lui. E forse anche me.
Per quanto ne sanno loro poteva esserci anche una donna, là sotto.
Tiziano mise in piedi la recita. Scosse la testa per esprimere sconforto. «Quello stronzo di Claudio... stamattina quando è tornato in camera e mi ha beccato mi ha promesso che non diceva niente a nessuno.» Un po' didascalico ed eccessivamente esplicativo, come discorso, ma erano quei cretini dei beta, difficile che notassero finezze simili. Tiziano guardò Stefano con odio. «Invece appena sono uscito vi ha chiamati subito per dirvelo. Lo stronzo.»
Stefano sembrò andare per un attimo in confusione. «Aspe', che cazzo stai a dì?»
Tiziano aggrottò le sopracciglia. «Non te l'ha detto Claudio? È tornato stamattina in camera e...»
«È tornato? Da dove? Che te sei fatto spompinà mentre era in bagno a cagare?» chiese Paolo ridacchiando.
Tiziano alzò gli occhi al cielo. «Ma sei scemo? Claudio non ha dormito in stanza con me, stanotte. Pensavo ve l'avesse detto...»
Federico scoppiò a ridere. «Grande Cla'! Amo vinto la scommessa, ha scopato co' Teresa!» esclamò. «Solo che stavano in camera de Teresa, non in camera de Claudio!»
Paolo si avvicinò alla porta e tirò una sberla sulla testa a Stefano. «Quanto sei coglione. Te l'avevo detto che non era possibile.»
«Possibile cosa?» chiese Tiziano, fingendosi ignaro. Poi sorrise, facendo finta di aver capito. «Non ci posso... credevate che Claudio...?» Finse una risata.
Stefano fece l'offeso. «Ma era lui! Sono sicuro! Guarda!»
Così dicendo tirò fuori il cellulare dalla tasca, navigò rapidamente nella memoria e fece partire un video.
Tiziano avvertì di nuovo una sensazione di debolezza alle gambe.
Ci ha filmato.
Il pezzo di merda ci ha filmato!
«Cos'è quello?» chiese con un filo di voce.
«Vedi? So' le gambe de Claudio, queste!» disse indicando lo schermo a Paolo.
«So du' piedi. Non si sa de chi.»
«Du' piedi grossi! E qua non si vede, ma ti giuro che i peli sulle gambe erano biondi»
«E allora? È 'n omo de sicuro. Ma non è Claudio.»
«Ma la battuta... quella battuta da finocchio che ha fatto dietro al cespuglio!» protestò Stefano.
«Sei un coglione, Ste'. Era 'na battuta, e l'ha fatta popo pe'! perculà 'sto frocio» disse Federico da dentro la stanza. Mentre lo diceva Tiziano strappò il telefono dalle mani di Stefano e guardò lo schermo, con la vista quasi annebbiata dall'eccessiva pressione sanguigna.
Tiziano sul letto. Che guardava qualcosa sotto la coperta, guardava qualcuno che si muoveva sotto la coperta, tra le sue gambe piegate. Due piedi spuntavano all'estremità più bassa. Due piedi di qualcuno accucciato.
Tiziano si sentì male, mentre guardava le espressioni estasiate del suo stesso viso, la sua bocca aperta, i suoi occhi che si chiudevano.
«Ah, comunque Stefano dice che ce stava pure un goldone usato pe' tera!» proseguì Federico.
Tiziano continuava a fissare se stesso sul video. Quando capì che stava per arrivare l'orgasmo, non riuscì più a guardarsi. Voltò la testa, mentre Stefano si riprendeva il cellulare con un gesto brusco.
«Che, t'hanno sverginato Fiorelli'? Facce un po' vede come cammini» disse Paolo.
«Che schifo rega'!» commentò Federico.
La vista di Tiziano si appannò. Gli mancò l'aria.
«Prima gli alcolici, poi le scopate... Fiorellino 'sta a diventà 'n omo!» disse Paolo.
«Omo-sessuale!» proseguì Federico, ridendo sguaiatamente.
Non si era mai vergognato tanto in vita sua. Quei momenti così intimi erano pubblici, chiunque poteva vederli. Chiunque poteva vedere il suo viso mentre...
Chiuse gli occhi, come se chiudendoli tutto potesse scomparire. Come se potesse scomparire lui stesso. Annullarsi. All'istante.
I beta l'avrebbero condiviso. L'avrebbero visto tutti, quel video. Tutti!
Quando ebbe il coraggio di riaprire gli occhi notò in lontananza Simone e Claudio. Si stavano avvicinando a loro.
Diventerà un meme.
La mia vita è finita.
Simone salutò Tiziano con un cenno incerto della mano. Affrettò il passo per raggiungerlo, distanziando Claudio.
Aria. Mi manca l'aria.
«Ehi... ehm... Tiziano!» Accennò un sorriso, che subito si smorzò in un'espressione quasi sofferente. «Claudio mi ha detto che mi devi dire una cosa...»
Tiziano crollò sulle ginocchia. Le risate dei beta erano suoni distanti, come provenienti da un'altra dimensione.
«Ehi, tutto bene?» chiese Simone chinandosi su Tiziano.
Tiziano sollevò la testa per respirare. Claudio, distante ancora qualche metro, lo guardava con aria stranita.
«Sì» disse Paolo, «te deve dì che è ricchione!» Il viso di Claudio si fece perplesso, mentre correva verso di loro. Paolo gli andò incontro, gli diede una pacca sulla spalla. «E mo' Claudio ce deve dì chi è l'artro ancora più ricchione che stamattina lo stava a spompinà!»
Il viso di Claudio perse istantaneamente qualsiasi colore.
Devo farglielo capire. Devo fargli capire che lui non è in pericolo. Che non deve tradirsi.
Ma non ce ne fu bisogno, perché Paolo diede a Claudio una gomitata amichevole. «Oh, a proposito, ma tu 'ndo stavi stanotte?»
Claudio era talmente turbato che non emise un suono, si limitò a guardare il suo beta con l'aria di chi non ci stava capendo assolutamente niente.
«Eddaje» lo incalzò Federico ridendo. «Non fare il misterioso, lo sappiamo che stavi co' Teresa!» disse facendo con la mano il gesto universale della trombata.
Tiziano notò che Stefano, il più sospettoso dei tre (forse perché l'unico ad aver assistito alla scena dal vivo) non se la stava bevendo, ed esaminava Claudio con gli occhi socchiusi. In tutto ciò Simone faceva rimbalzare freneticamente lo sguardo tra i presenti con un'aria completamente smarrita.
Claudio sembrava stesse iniziando a capire che Tiziano era riuscito a "scagionarlo" in qualche modo, ma era ancora attonito e non parlava, la fronte umida di sudore, le mani leggermente tremanti. Tiziano non l'aveva mai visto così sconvolto.
E per assurdo, vederlo in quello stato ebbe su di lui uno strano potere tranquillizzante.
Ormai per me non c'è niente da fare. Ma chi se ne frega? Sono fuori dalla squadra. Mi dovrò sorbire mezza giornata di battute omofobe e poi non li rivedrò mai più.
Ma per Claudio era diverso. Lui era il capitano. Se gli altri avessero scoperto che era gay sarebbe stato un incubo, per lui.
Paolo interpretò il silenzio di Claudio come un assenso. «O' sapevo! Ci hai appena fatto vince dieci euri a testa!»
«Grande Cla'!» Federico si avvicinò a lui. «Come ce l'ha le tette?»
Claudio fece una risatina nervosa. Fu il primo suono che Tiziano gli sentì emettere da quando era arrivato.
«Allora, ci vuoi dire chi era il tizio che ti somigliava che stamattina stava spompinando Tiziano?» Era stato Stefano, a parlare.
Tiziano decise di intervenire. Non poteva lasciare Claudio in balia di se stesso, era chiaramente in difficoltà. Riuscì ad alzarsi in piedi e lo fronteggiò, con un atteggiamento che (sperava) sembrasse ostile.
«Non glielo dire» comandò. «Non ti azzardare a dirgli dire chi è!»
L'intervento di Tiziano sembrò far rinsavire Claudio. Glielo lesse nello sguardo: un lampo di comprensione.
«Cla', non lo stà a sentì. Ce lo devi dì. Io non voglio finocchi in spogliatoio» disse Paolo, che ignorò completamente l'allusione di Stefano sulla somiglianza con Claudio del misterioso spompinatore. Paolo non voleva crederci, e apparentemente nemmeno Federico. Stefano era l'unico a sospettare.
Claudio voltò lentamente la testa verso il suo beta. Tiziano notò un'ombra di disprezzo sul suo viso.
«Gianluca è l'unico che possiamo escludere per ovvie ragioni di abbronzatura» disse Federico.
Grasse risate dei beta.
Claudio fece un sorrisetto. Scosse la testa. «Non era uno della squadra. Era uno scout.» Fece una pausa, durante la quale Paolo e Federico spalancarono le bocche per lo stupore. «E finalmente abbiamo scoperto come ha fatto 'sto rincoglionito a scassinare l'armadietto di alcolici» chiosò.
Geniale. Claudio era riuscito a dare maggiore coerenza alla storia aggiungendo quel particolare.
Paolo si batté una mano sulla fronte. «Mi pareva che Fiorellino non era il tipo che si mette a fà 'ste cazzate da solo.»
«Troppo comodo» grugnì Stefano scuotendo la testa.
«Troppo comodo che? De che cazzo stai a parlà?» disse Paolo, spazientito dai sospetti dell'amico.
«E quindi eri con Teresa ieri notte? Se vado a chiederglielo conferma?» Stefano incrociò le braccia e lanciò uno sguardo di sfida a Claudio.
«Ste', finiscila!» disse Federico, annoiato. Infilò le mani in tasca. «'Nnamo a magnà quarcosa, ché ci ho fame?»
«Dove hai dormito? E con chi? Perché non rispondi?» insisté Stefano.
«Perché nun so' cazzi tua!» sbottò Claudio. «E annamo a magnà, ci ho fame anch'io.»
Stefano si arrese, almeno per il momento. Sbuffò e si avviò per primo verso le cucine, seguito dagli altri.
«Madonna che schifo» disse Paolo a mezza voce passando davanti a Tiziano. «Ma ce pensi a tutte le docce che se semo fatti co' questo che ce guardava?»
«Nun me ce fà pensà» disse Federico.
«Simo', tu non vieni?» disse Claudio. Il suo sguardo incrociò per un attimo quello di Tiziano, che vi lesse umiliazione e vergogna.
«Tizio mi deve ancora parlare di quella cosa...» ribatté Simone, che era rimasto in silenzio e in disparte per tutta la durata del confronto.
Tiziano, negli ultimi dieci minuti, si era completamente dimenticato del desiderio. Mise la mano in tasca. Il cellulare era ancora lì.
«Oooh, Simone si apparta con Fiorellino!» esclamò Paolo girandosi verso di loro e camminando a ritroso. «Simo', che ce devi fa un annuncio pure tu?»
«Ma mica eri tu stamattina con Tizio?» disse Federico, con stupore assolutamente sincero.
«Coglione. Simone era in stanza con me, stanotte» borbottò Stefano.
Federico sembrò tranquillizzarsi.
Simone scosse la testa. «Lasciali perdere. Sono dei cretini.»
«Hanno un video...» disse Tiziano in un sussurro.
Simone sbatté rapidamente le palpebre: «Che video?»
«Per favore, se ci riesci, prima che lo condividano con mezzo mondo: prendi il cellulare di Stefano e cancellalo. Oppure dillo a Claudio e chiedigli se riesce a cancellarlo lui.» Tiziano si nascose il viso tra le mani. «Ti giuro. Non è il fatto che abbiano scoperto che sono gay. È proprio... è così umiliante... anche se fosse stata una ragazza... è così umiliante.»
«Vi hanno filmati mentre...»
Tiziano annuì. «Dalla finestra.»
Simone annuì con aria grave. «Va bene. Farò qualcosa. Cercherò di fare qualcosa. Vado subito da loro e...»
«Aspetta. Ti devo dare una cosa, prima.»
«Ah, già. Claudio mi ha detto... in realtà non mi ha spiegato niente, mi ha detto di non farmi false speranze, ma non ho capito a cosa si riferisse.»
Tiziano annuì. Prese il cellulare magico dalla tasca. Lo strinse.
È caldo? Sembra caldo.
O è solo un'impressione?
Lo porse a Simone che lo guardò con perplessità.
«Stringilo nella mano destra e pronuncia la tua formula magica. Quella che usavi per i desideri.»
Simone fece una risata nervosa. «È uno scherzo? Che significa?»
«Io sono sempre stato gay. Sempre. Non sei stato tu a farmici diventare.»
Simone aggrottò le sopracciglia.
«Il tuo ultimo desiderio. Io sono sicuro... quasi sicuro che tu abbia ancora un desiderio a disposizione.»
L'espressione sul viso di Simone si fece turbata. Il suo petto cominciò ad alzarsi e abbassarsi con un ritmo sempre più rapido. Scosse la testa.
«No,» disse, «non è possibile...»
«Provaci! Di' la formula!»
«E perché dovrebbe funzionare col tuo cellulare?»
«C'è ancora della magia, qui dentro. La sento. L'ho... non ti sto a spiegare, provaci, per favore. Secondo me questo oggetto è un catalizzatore, e percepisce la tua vicinanza. E se non funziona andiamo a cercare...»
«Hockety Pockety Wockety!» disse Simone tutto d'un fiato.
Lo schermo del cellulare si illuminò di un giallo brillante. Un giallo che sembrava dorato.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top