30. L'appuntamento ✓
«Dici che lo vedono, i marinai, dal porto di Ladispoli?»
«Mh?» Tiziano si svegliò al suono di queste parole incomprensibili.
«Il tuo alzabandiera.»
«Eh?» Tiziano era ancora mezzo addormentato e ci impiegò qualche secondo a capire. Appena capì tirò su di scatto le ginocchia e si mise a sedere sul letto. Claudio si stava esaminando le sopracciglia allo specchio dell'armadio. Lo guardò dal riflesso e rise.
Che figura di merda, pensò Tiziano lasciandosi di nuovo cadere sul materasso, ma rivolto verso il muro.
La sera prima, stanco com'era dopo la giornataccia passata a vagabondare in giro, si era buttato a letto e addormentato praticamente all'istante. Non aveva nemmeno chiuso la lampo del sacco a pelo ed evidentemente, muovendosi nel sonno, era rimasto completamente scoperto.
«Come va la mano?» chiese Claudio.
Tiziano si schiarì la voce e guardò la fasciatura che l'altro gli aveva fatto la sera prima. «Bene, credo. Non mi fa male.»
«Ottimo, così mo' te fai 'n raspone e risolvi er problema.»
Tiziano chiuse gli occhi e sospirò. Perché doveva essere sempre così pecoreccio?
Claudio si accucciò accanto al letto e Tiziano, che gli dava le spalle, lo sentì riporre le pinzette nel suo borsone.
«Io vado a magnà» disse. Tiziano girò la testa verso di lui, che si bloccò sulla porta, appena prima di uscire, e lanciò un'occhiata al pacco di Tiziano. «Se vedemo tra... quanto ce metti? Du minuti? Dieci secondi?»
«Te ne voi annà?» gli disse Tiziano allungando il braccio verso la porta.
Claudio uscì ridendo.
Insopportabile.
***
Quella mattina Tiziano torno ad allenarsi con gli altri. L'argomento principale, soprattutto dei beta, furono i tentativi di rimorchio di Teresa da parte di Claudio. Secondo i tre, lei era cotta e lui sul punto di "infilarsela" da un momento all'altro.
Tiziano non badò più di tanto a quei discorsi. Fu troppo occupato a osservare, con grande attenzione, il comportamento di Simone. Doveva capire se lo sciagurato desiderio aveva funzionato, se Simone era davvero diventato gay, sempre che fosse possibile capirlo semplicemente osservandolo.
Simone non sembrava molto in forma: aveva gli occhi arrossati e sbadigliava in continuazione, ma a parte questo particolare non si comportò in modo strano. Tiziano lo sorprese più di una volta a guardare le ragazze, che si allenavano nell'altra metà campo, e non gli sembrò di notare segni di interesse nei confronti dei compagni di squadra.
Attese con ansia il momento della doccia: venti ragazzi nudi nella stessa stanza avrebbero dovuto creargli qualche turbamento, se davvero Simone all'improvviso provava attrazione verso persone del suo sesso, ma anche in doccia non gli sembrò di notare nulla di diverso dal solito. Ci fu solo un attimo in cui gli parve che lo sguardo del ragazzo si soffermasse per qualche secondo di troppo sul fondoschiena di Gianluca, mentre si insaponavano (e Gianluca aveva di gran lunga il sedere più bello di tutto lo spogliatoio), ma Simone, dopo aver distolto lo sguardo, aveva finito tranquillamente di sciacquarsi ed era tornato in spogliatoio a cambiarsi, canticchiando.
Tiziano non diede peso a quello sguardo: probabilmente Simone era semplicemente sovrappensiero e i suoi occhi si erano fermati a fissare il vuoto in quella direzione in modo del tutto casuale.
Stava cominciando ad avere qualche barlume di speranza.
Per il pomeriggio di quel giorno, Valerio, Gianfranco e l'allenatrice delle ragazze avevano organizzato una caccia al tesoro. Tiziano non ne sapeva nulla: era stata organizzata all'ultimo momento il giorno prima e preparata durante la sera dagli allenatori.
I partecipanti erano stati mescolati in modo da formare due squadre differenti, rispetto alla gara di alce rossa. Claudio e Karen furono assegnati alla squadra B, mentre Tiziano si ritrovò insieme a Simone nella squadra A. Senza Claudio a rompere le scatole e Karen a flirtare, era una buona occasione per osservare Simone da vicino e magari scambiarci anche qualche parola.
Fu Simone ad avvicinarsi a lui, mentre andavano tutti in cucina a cercare il primo indizio (l'indicazione del biglietto era semplicemente: Squadra A: corvée, quindi avevano ipotizzato che il biglietto con l'indizio si trovasse là).
«Io e Tizio andiamo a cercare in dispensa!» disse Simone, trascinando Tiziano sul retro. Il suo volto era diventato pallido come la neve.
«Veloce, veloce! Guarda se quell'indizio del cazzo l'hanno nascosto qui negli armadi bassi, prima che arrivi qualcuno!» Così dicendo, Simone prese una sedia e salì a controllare lo stipo con gli alcolici. «Nessuno deve trovare questo armadietto!»
«Secondo me ti stai a imparanoià troppo...» commentò Tiziano.
«Vi do una mano!» disse Gianluca entrando.
Simone sbattè con violenza lo sportello dell'armadietto che stava esaminando. «Qua sopra non c'è niente, cerchiamo sotto» disse.
Quando scese dalla sedia, Tiziano notò che tremava leggermente.
Fortunatamente per Simone, rimasero lì solo per pochi secondi, perché la voce squillante di Anna annunciò, dall'altra stanza, il ritrovamento del secondo bigliettino.
La ricerca degli indizi proseguì per l'ora successiva tra corse a perdifiato su e giù per il paese e il villaggio scout, e le interazioni di Tiziano con Simone furono piuttosto ridotte. Diverse volte Simone sembrò sul punto di chiedergli qualcosa, ma ogni volta furono interrotti da qualcuno o da Simone stesso che si allontanava con qualche scusa interrompendo il discorso.
Tiziano solitamente adorava le cacce al tesoro, ma quel pomeriggio non riuscì a godersi per nulla il gioco, preoccupato com'era per Simone, preoccupato dalla strana inquietudine che gli vedeva a fior di pelle.
La tappa finale, il tesoro, era nel bosco. Tutti i membri della squadra A (tranne Tiziano e Simone) erano eccitatissimi perché in vantaggio di un indizio rispetto alla squadra B.
Decisero di dividersi a coppie: l'indizio era sibillino, ma l'interpretazione che a tutti era parsa più corretta era che il tesoro (l'ennesimo fazzoletto colorato) si trovasse all'interno di un albero cavo nell'area boschiva a ridosso del sentiero principale.
«Io e Tiziano andiamo a cercare di qua» disse Simone prendendolo per un braccio e allontanandolo leggermente dal gruppo.
Quel contatto, in una situazione normale, avrebbe dato a Tiziano brividi di emozione e farfalle nello stomaco, ma in quella situazione tesa contribuì solo ad aumentare il suo disagio.
«In quest'albero c'è un buco...» disse Tiziano arrampicandosi su una roccia per guardare nella cavità alta di un tronco, ma tutto ciò che trovò fu un nido di formiche.
«Proviamo a vedere là dietro» disse Simone indicando un dosso.
«Nah, è troppo lontano dalla strada...»
«Andiamo là, ho detto» disse Simone risoluto, tirandolo per la maglietta. Al che Tiziano capì che Simone non era minimamente interessato al tesoro: voleva solo allontanarsi dal gruppo e, probabilmente, da orecchie indiscrete.
Cosa vuole dirmi?
Oltrepassata la collinetta, Simone si avvicinò a lui e prese a parlare a voce molto bassa.
«Devo chiederti una cosa.» Si morse il labbro inferiore con tale forza da lasciare segni bianchi sulla pelle. Tiziano sentì il suo sangue diventare acqua, e gli mancarono le forze. Il modo di fare di Simone non gli piaceva per niente.
Non posso svenire, si disse. Cosa sono? Una damina ottocentesca?
«Riguarda Karen, in un certo senso... però... cioè...» scosse la testa. «Claudio mi direbbe che sono un pusillanime.»
«Un pusillanime? Non mi sembra un termine uscito dal vocabolario di Claudio.»
«E invece sì, me lo dice sempre. Che sono un pusillanime. E non ha tutti i torti, sai...»
Tiziano osservò attentamente Simone. Il suo sguardo basso e triste. Non era bello come Claudio, ma c'era qualcosa nel suo viso, nei suoi occhi con le ciglia chiare, nel naso affilato, che catturava l'attenzione, e una volta che ci si soffermava a guardarlo era impossibile smettere.
«Non ti capisco» disse Tiziano. «Sei strano, oggi. C'è qualcosa che non va?»
«Claudio mi direbbe che mi inventerei qualsiasi cosa, pur di non... cioè...» Sbuffo, poi guardò Tiziano negli occhi con un'espressione risoluta. «Ascolta. Ti devo chiedere una cosa. Un favore. E lo chiedo a te, perché... a Claudio non posso... cioè, non potrei mai... dio, quanto mi sento idiota.»
Tiziano deglutì. Non capiva. Non capiva cosa stava succedendo, e non capiva la direzione di quel discorso, ma non gli piaceva.
Simone si leccò le labbra. Chiuse gli occhi e prese un respiro. «No. No, non ce la faccio. Cioè, senti, io... no, scusa. È una cazzata.» Si allontanò. «Torniamo dagli altri.»
«Aspetta!» Tiziano lo rincorse per fermarlo, ma inciampò su una radice e cadde, e non capì nemmeno lui come, ma nella caduta rovinò su Simone.
Si ritrovò a terra, su di lui, come quel giorno in spogliatoio, quando Simone l'aveva tirato fuori dall'armadietto e Tiziano gli era ruzzolato addosso. Sembravano passati secoli, ma era solo una settimana. Quella volta Simone aveva girato la testa imbarazzato, questa volta rimase a fissarlo, come paralizzato.
«Oddio, scusa...» Tiziano cercò di tirarsi immediatamente su, ma fu bloccato dalla presa ferma di Simone, che lo trattenne su di sé, guardandolo negli occhi con la più sconvolta delle espressioni.
Durò solo un secondo, non di più, e poi lo lasciò. Strisciò via, si pulì dal terriccio. «Andiamo» disse.
Tiziano non se l'era sognato. Simone l'aveva trattenuto. E quello sguardo. Come se stesse capendo...
Come se stesse capendo di essere attratto da me.
Tiziano si prese la testa tra le mani, il panico che gli montava nel petto.
No, no, non può essere.
Me lo sono sognato.
È stato solo un secondo, l'ho interpretato male.
«Fammi un favore» disse Simone dandogli le spalle. «Vieni stasera, alle undici, al baraccone dove abbiamo fatto il karaoke.»
Tiziano deglutì di nuovo. Questa volta a fatica. «Perché?» chiese.
«Vieni, per favore. Ti devo parlare... Adesso non posso, ma stasera... Alle undici al baraccone. Ok?»
Voltò la testa verso Tiziano, continuando a rimanere di spalle. Attese un cenno di assenso e poi si incamminò verso il sentiero, per tornare dai compagni.
Tiziano era più terrorizzato, che felice. E su tutto aleggiava un atroce senso di colpa.
No. Il desiderio non c'entra niente.
Non è attratto da me.
È stata solo un'impressione.
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