29. Giornata strana ✓
Questa sì che è una pessima idea, pensò Tiziano infilandosi la mano destra nelle mutande.
Davanti agli occhi aveva una foto di Claudio e Simone al mare, su un pedalò. Claudio a destra, col timone in mano, Simone a fianco. La foto era stata scattata dalla seduta posteriore e i due ragazzi avevano entrambi la testa rivolta all'obiettivo. Sorridevano. Allegri, spensierati. I capelli bagnati. La pelle abbronzata, scintillante di acqua marina. I muscoli della schiena contratti.
Questa potrebbe essere la peggiore idea che abbia mai avuto in vita mia, pensò mentre la mano cominciava a muoversi. Entrambi i ragazzi in foto avevano il collo girato, con lo sternocleidomastoideo in tensione. Tiziano aveva sempre avuto un debole per lo sternocleidomastoideo, da quando aveva scoperto come si chiamava, durante una lezione di scienze in terza media.
Chiuse gli occhi. Il ragazzo di cui era innamorato. E quello che aveva appena desiderato baciare. Immaginò di baciargli il collo. A Claudio. Guardò la foto. La bocca di Claudio. Il collo di Claudio. La schiena di Claudio.
Immaginò Claudio sotto la doccia, in spogliatoio. Immagino di spingerlo contro la parete della doccia, appoggiarsi a lui. E la mano si muoveva sempre più rapida.
Claudio sta per tornare, pensò, tornerà a riprendersi il cellulare. Entrerà all'improvviso.
Il cellulare che stava guardando. La foto di Claudio. E Simone.
La mano continuava a muoversi. Tiziano si morse il labbro.
Alla fine della telefonata con sua madre, Tiziano si era aspettato di trovare lo schermo dello smartphone di Claudio bloccato.
Ma il telefono, evidentemente, doveva essere rimasto attivo nella tasca del ragazzo, dopo che aveva scritto il messaggio.
E quindi Tiziano aveva avuto accesso alla memoria.
Per prima cosa era andato a leggere il messaggio che Claudio aveva scritto a sua madre, e si era stupito: non era la buffonata che aveva finto di digitare davanti a lui. Il messaggio recitava, semplicemente: Scusa per prima, tutto bene, ti chiamo domani. Tiziano.
Quindi "Claudio è bellissimo" in venti salse diverse era stata solo una recita a favore di Tiziano. Una recita divertente, doveva ammetterlo.
Aveva poi trovato una dozzina di messaggi pieni di insulti e 'ndo cazzo stai? che Claudio aveva mandato al numero di Tiziano (e che Tiziano, per ovvie ragioni, non aveva potuto leggere).
E infine non aveva resistito alla curiosità e aveva aperto la galleria fotografica.
C'erano parecchie immagini, in memoria.
Tiziano si sarebbe aspettato di trovare un numero spropositato di selfie, conoscendo la vanità di Claudio.
Invece le foto che ritraevano il proprietario erano una piccola minoranza, e Claudio non era mai solo. La maggior parte ritraevano altre persone, e il soggetto più rappresentato era Simone. C'erano un paio di foto della madre. Parecchie foto di un cane (il cane di Claudio, evidentemente). Persone che non conosceva, immagini della squadra, una foto di Andrea sul palco insieme ad Anna e diverse di Simone e Karen, della sera del karaoke. C'era persino una foto di Tiziano, scattata sempre quella sera, lo sguardo torvo e le braccia incrociate, probabilmente durante l'esibizione di Karen e Simone. Quasi certamente Claudio l'aveva scattata a scopo di presa in giro e dimenticata lì in archivio.
E poi c'erano le foto scattate al mare, durante l'estate appena trascorsa.
Tiziano si alzò dal letto e andò a chiudere la porta a chiave.
Claudio aveva una copia della chiave. Ma con la porta chiusa avrebbe perso più tempo ad entrare, consentendo a Tiziano di spegnere lo schermo, buttarsi steso sul letto e fingere di dormire.
Tiziano sedette sopra al sacco a pelo, la schiena contro il muro, le gambe distese sul materasso.
Infilò di nuovo la mano destra nei pantaloni. Di solito lo faceva con la sinistra, ma Claudio gliela aveva appena fasciata.
C'era sempre quella splendida foto di Claudio e Simone, sullo schermo.
Ho bisogno di farmi una pippa, pensò Tiziano. Sono stressato ed eccitato. Ho bisogno di sfogarmi.
Di sfogare il maledetto Cherubino in crisi ormonale che vive in me.
'Sto maledetto stronzo che mi fa venire pensieri strani.
Ma l'operazione di chiusura della porta e la paura che Claudio entrasse gli avevano fatto perdere la concentrazione.
E quella dannata mano destra. Tra i ragazzi girava la teoria che masturbandosi con la mano sbagliata si avesse la sensazione che fosse qualcun altro, a toccarti, ma era una teoria senza senso.
Una pippa con la mano sbagliata è semplicemente una pippa fatta male.
Riprese a scorrere le immagini in cerca di nuova ispirazione. Simone e Claudio erano andati in vacanza insieme, quell'estate, con la loro compagnia, in campeggio. In alcune foto spuntava anche Beatrice, ma non era mai ritratta insieme a Simone, si trovava sempre sullo sfondo. Tiziano ricordò le parole esatte con cui Claudio l'aveva descritta: una morchia asfissiante succhiavita. Claudio la odiava per qualche motivo: cosa aveva fatto a Simone di tanto terribile?
Foto in tenda. Foto in spiaggia. Tiziano cercava di stimolarsi, ma non riusciva a trovare niente che accendesse le sue fantasie.
Quante foto di Simone... Quattro in sequenza: Simone con gelato; mano di Claudio che spunta dal lato dello schermo; Simone col naso nel gelato; Simone col naso sporco di gelato che fa il dito medio all'obiettivo.
Tiziano sorrise.
No, queste sono troppo buffe e carucce, non vanno bene. Ce ne vogliono altre in cui stanno a torso nudo.
Scorse le foto più rapidamente. Foto di gruppo. Adesso in un parco divertimenti. Valmontone? Mirabilandia? Gardaland?
Selfie sul roller coaster: Claudio e Simone uno a fianco all'altro.
Quel cretino di Claudio ha tirato fuori il cellulare sulle montagne russe col rischio che gli cadesse.
C'erano diversi video, qua e là, ma non voleva farli partire per non rischiare che l'audio fosse troppo alto e Claudio arrivasse in camera proprio in quel momento. E non voleva abbassare il volume, non gli andava di cambiare le impostazioni del telefono, col rischio che poi Claudio si accorgesse di qualcosa.
Un'altra foto sul roller coaster, a testa in giù. Simone si era aggrappato al braccio di Claudio e sembrava terrorizzato, Claudio rideva.
Tiziano sorrise. Stavano bene, insieme, uno biondo e l'altro rosso. Sembravano tedeschi o russi, più che italiani. Fossero stati gay sarebbero stati una bella coppia.
Cercando di scacciare quell'idea dalla testa, proseguì la navigazione, trovando altre foto di gruppo, piene di ragazze e ragazzi sconosciuti.
E le foto scattate col cellulare finirono.
Ma c'era un'ultima immagine, in galleria, con risoluzione e colori diversi. Era più vecchia, forse persino scannerizzata. O trasferita da un altro telefono, da una fotocamera digitale.
Tiziano fu assalito da una strana emozione, una tenerezza malinconica.
Riconobbe Claudio e Simone e avevano dieci, undici al massimo. Era una foto semplice, un mezzo busto coi due bambini che si abbracciavano e ridevano all'obiettivo.
La gola di Tiziano si annodò. Non avrebbe saputo dire perché, ma quella foto lo commosse. Esprimeva una tale gioia, una tale spensieratezza. Come se tutti i problemi del mondo non esistessero, come se al mondo esistessero solo quei due bambini che giocavano felici insieme, senza preoccuparsi di nient'altro, solo di essere felici insieme.
La seconda emozione che provò fu invidia. Claudio aveva preso quella foto e l'aveva caricata sul suo telefono. La teneva con sé. Forse gli ricordava dei tempi felici. Claudio voleva bene, a Simone. E Simone voleva bene a Claudio.
Tiziano invidiò la loro amicizia.
Anch'io vorrei un amico così.
E infine venne assalito da un senso di nausea, perché ricordò all'improvviso qualcosa a cui non aveva pensato nell'ultima mezz'ora: il desiderio.
Se Simone all'improvviso diventasse gay, verso chi proverebbe sentimenti di attrazione? Chi sarebbe il primo ragazzo di cui si innamorerebbe?
La risposta era così ovvia. Così ovvia che si stupì di non averci pensato prima.
Claudio.
E Claudio come reagirebbe se lo scoprisse?
Potrei aver rovinato la loro amicizia.
La porta d'ingresso.
Qualcuno bussò, poi provò ad aprire, ma Tiziano aveva chiuso a chiave.
Improvvisamente si rese conto di aver fatto una stupidaggine: se era Claudio, avrebbe capito all'istante che stava facendo qualcosa di losco, chiuso a chiave dentro la stanza.
«Tizio?» disse una voce da fuori.
Non era Claudio. Era Simone.
Tiziano tirò un sospiro di sollievo. Spense lo schermo del cellulare e controllò che fosse bloccato. Corse ad aprire la porta.
«Mi fai entrare?» disse Simone guardandosi intorno.
Tiziano gli fece un gesto di benvenuto.
«Ti ha chiesto qualcosa?» disse appena entrato.
«Claudio? Su ieri sera? No.»
«Che hai fatto alla mano?»
«Oh, questo? Non è niente, prima...»
«Mi raccomando, non gli raccontare...»
«...degli alcolici in cucina» finì Tiziano. «Me l'hai detto tipo cento volte.»
Simone annuì. Sembrava agitato in modo insolito.
«Stai bene?» chiese Tiziano posando una mano sulla sua spalla.
Simone scattò, come spaventato dal tocco. Poi scosse la testa.
«A dire il vero no.» Guardò Tiziano. Sembrava volergli dire qualcosa. «Lascia perdere. Giornata strana. Domani passa tutto.»
Giornata strana? Domani passa tutto? Che intende dire? La mente di Tiziano corse subito al desiderio.
«Cambiando argomento... Karen ti ha detto qualcosa prima? So che è venuta a vedere come stavi.»
Tiziano fu allo stesso tempo sollevato di vederlo ancora interessato a una ragazza e geloso di quell'interesse.
«Mi ha chiesto se avevi bevuto. Mi ha detto che eri strano, ieri.» Tiziano decise di non scendere nei particolari.
«E tu?»
Tiziano si strinse delle spalle. «Le ho risposto che non lo sapevo. E che se avevi bevuto non l'avevi fatto insieme a me.»
«Le hai detto che tu avevi bevuto?!» sbottò. «Ma sei impazzito? Non potevi raccontare anche a lei la cazzata dell'influenza intestinale?»
«Non glielo volevo dire. Mi ha sgamato. Mi ha detto che si capiva. Mi ha anche assicurato che non l'avrebbe raccontato a nessuno. E lei è una di cui ci si può fidare.»
Simone si mordicchiò un'unghia. «Speriamo. Meno gente sa questa storia, meglio è.» Sospirò. «Forse devo parlare anche con lei.» All'improvviso cambiò espressione e mise le mani tra i capelli. «Ho fatto una cazzata. Non avrei dovuto tradire Beatrice.»
«Ma tu...» Tiziano si fermò.
No, non posso chiederglielo.
«Io cosa?» lo incalzò Simone.
«Cioè...» non avrebbe voluto, ma allo stesso tempo voleva saperlo «non... cioè... ho sempre avuto l'impressione che...» sospirò e fissò il pavimento. «Cioè, in realtà è da un po' di tempo... è da un po' di tempo che ho l'impressione che Beatrice non ti piaccia più.» Tiziano si morse un labbro. «No, scusa, dovrei farmi i cazzi miei, hai ragione.»
Adesso penserà che glielo sto chiedendo perché sono geloso di lui!
Tiziano rivisse mentalmente la scena che si era svolta la sera prima, in camera: Simone che gli posava una mano sulla spalla e gli diceva: non sono gay. Sono super cento per cento etero. La rivisse e si sentì sprofondare dalla vergogna. L'improvvisa consapevolezza che lui sapeva, sapeva tutto, gli fece provare il desiderio di non vederlo mai più.
Quando trovò il coraggio di alzare di nuovo gli occhi, Tiziano sorprese Simone a guardarlo con quell'espressione... la stessa espressione triste e quasi pietosa con cui lo guardava quando faceva qualche stupidaggine con la palla, quando faceva le sue solite figuracce in campo.
Gli sto facendo pena, pensò. Perché sono un frocio senza speranze.
Simone fece un sorriso amaro. «All'inizio ero innamoratissimo di lei. Poi... io e Beatrice adesso... diciamo che ci capiamo. Ogni tanto vorrei lasciarla. Ogni tanto penso che non potrei stare con nessun'altra.» Abbassò lo sguardo. «E comunque non è questo il punto. Non se lo meritava.»
Sei così buono, Simone. Pensi sempre agli altri.
«Dai, andiamo. Vieni anche tu?» gli chiese. Tiziano stava per rispondere, quando il telefono di Simone e quello di Claudio (nella tasca di Tiziano) emisero contemporaneamente un avviso sonoro. Simone aprì Whatsapp e sorrise. «È un messaggio sul gruppo della squadra. Le puntate sono arrivate alla cifra stratosferica di dieci euro!»
«Quali puntate?»
Simone sorrise. «Riuscirà Claudio a rimorchiare Teresa entro la mezzanotte di dopodomani?»
Tiziano si scoprì per un istante infastidito da quella scommessa.
«C'è quel cretino di Stefano che pensa che stanotte ti toccherà dormire all'aperto perché se la porta in camera...» scosse la testa e sollevò un sopracciglio. «Ma convinto proprio, eh.»
«E tu? Quanto hai puntato?» chiese Tiziano.
«Zero euro» disse Simone con uno sorrisetto truce. Poi guardò di nuovo il telefono. «Sono le sette e mezza. Dai andiamo, tra poco Valerio ci chiamerà per la cena.»
E i due ragazzi uscirono insieme dalla stanza.
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