17. Alce rossa ✓

È la mano di Simone, quella appoggiata alla mia bocca.

Le sue dita. Sulle mie labbra.

Erano nascosti dietro un cespuglio, e osservavano Anna che stava avanzando lentamente, coperta dagli alberi, qualche metro più in là.

Queste. Queste sono le emozioni di cui ho bisogno.
Non Claudio che mi struscia il piede contro il pacco aggratis.

Le dita di Simone erano posate sulle labbra di Tiziano e se fossero rimaste lì ancora per qualche secondo Tiziano pensava che sarebbe morto di tachicardia. Se era possibile morire di tachicardia.

Simone non sembrava pienamente consapevole di quel che stava facendo, era presissimo dal gioco. Alce rossa.

Esistevano molte varianti di quel gioco. Quella a cui stavano giocando era una delle più semplici. Le squadre che si affrontavano erano due: blu e rossa. Ogni squadra aveva un albero base, a cui erano appesi un certo numero di fazzoletti colorati, che rappresentavano i trofei. Lo scopo era accaparrarsi quanti più trofei avversari possibili. Ogni giocatore aveva una bandana con un numero legata in fronte: quando un avversario riusciva a leggere il numero, il giocatore il cui numero veniva letto correttamente veniva eliminato. Per evitare infiniti tentativi a indovinare, anche chi leggeva un numero sbagliato veniva eliminato. Era vietato coprirsi il numero con le mani, pena l'eliminazione. Per nascondere il numero ci si doveva ingegnare appoggiando la fronte a elementi naturali (alberi, rocce, cespugli e simili), o alla fronte di un altro compagno, o avanzando a testa bassa o a ritroso.

Quindi ora lo scopo era leggere il numero scritto sulla bandana azzurra che era legata alla fronte di Anna, per eliminarla dalla gara e impedirle di conquistare un trofeo, uno dei fazzoletti rossi legati al loro albero base. 

A quanto ne sapevano, squadra rossa e squadra azzurra, in quel momento, erano in parità per numero di trofei conquistati. Tiziano non aveva ancora avuto la possibilità di avanzare come attaccante, per andare a caccia di trofei avversari, perché ovviamente il gruppo aveva deciso di mandare i più bravi e agili in avanscoperta, e dall'inizio del gioco era quindi rimasto appostato tra gli alberi accanto alla base, a fare da sentinella. Simone, al contrario, era avanzato con la prima spedizione d'attacco, ma si era fatto eliminare. Perciò era tornato alla base, aveva indossato una delle bandane di riserva, con un nuovo numero, e si era appostato a difendere, insieme a Tiziano, Gennaro e tre ragazze: Laura, Giulia 1 (chiamata così dalle sue compagne per distinguerla da una seconda Giulia) ed Elisa. Per rendere il gioco più lungo, avevano deciso di avere un set di bandane di riserva: ogni giocatore eliminato aveva il diritto di tornare alla base una volta, cambiare bandana e rientrare in gioco.

«Zero Sette Acca Uno!» gridò Simone, allontanando la mano dalla bocca di Tiziano.

«Sbagliato!» gridò trionfante Anna, facendo uno scatto di corsa e posando la fronte contro un albero per nascondere il numero.

«Merda!» imprecò Simone alzandosi in piedi e sfilandosi la bandana dalla testa. «Ero sicuro di aver letto bene. Devo prendere un'altra bandana.»

«Non puoi, ognuno ha diritto massimo a due bandane» disse Giulia 1.

«Attenti! Sta arrivando!» avvisò inutilmente Laura, indicando Anna. Inutilmente perché tutti potevano vederla avvicinarsi alla base camminando all'indietro.

«Ma quindi? Gioco finito?» disse Simone, lasciando cadere la sua vecchia bandana a terra.

È la mia occasione, pensò Tiziano.

«Che palle, mi stavo divertendo...» disse Simone ciondolando verso la base.

«Ti cedo la mia» disse Tiziano.

Simone si fermò, rimase immobile per qualche istante e poi gli lanciò un'occhiata perplessa.

Tiziano gli fece cenno di abbassarsi. Nel frattempo Laura e Giulia 1 si alzarono in piedi e, fronte contro fronte per coprirsi a vicenda il numero, cercarono di aggirare Anna.

«Puoi prendere la mia. Tu sei più bravo di me, in attacco. È più utile se la prendi tu» disse Tiziano.

«Ha! Scacco per Anna!» gridò in sottofondo Giulia 1. Probabilmente erano riuscite a mettere l'avversaria in una situazione di stallo.

Simone, intanto, sembrava titubante.

«La mia bandana di riserva è una bandana buttata. Meglio se la usi tu che sei bravo e hai qualche possibilità in più di recuperare un trofeo. Io mi tengo questa,» disse Tiziano battendosi il numero sulla fronte, 5W9O. «E quando mi eliminano, pazienza.»

«Che palle, la volevo io la tua bandana di riserva» si lamentò Gennaro.

«E stai zitto, sempre a frignare, tu...» disse Elisa.

Simone si morse un labbro, indeciso sul da farsi.

«Eddai, prendila! Dico davvero!» insisté Tiziano.

E infine Simone sorrise.

Era il sorriso più bello del mondo, ed era rivolto a Tiziano. Se si fossero trovati in un film Disney gli animaletti del bosco sarebbero usciti dalle loro tane e avrebbero iniziato a cantare una gaia melodia.

«Ok. Allora la prendo.» Esitò qualche istante. «Grazie!» aggiunse mentre già zompettava allegramente verso la base, per recuperare la bandana.

Era tutto perfetto: Tiziano aveva guadagnato la benevolenza di Simone, lo aveva reso felice, erano lì insieme dietro ai cespugli. Mentre Karen era in attacco.

Karen era in squadra insieme a loro, ma Simone non ci aveva più parlato, dalla sera prima.  Fortunatamente non si erano incrociati durante il gioco: all'inizio lei era stata appostata in difesa, ed era salita in attacco poco prima che Simone tornasse indietro dopo l'eliminazione.

Karen era una delle ragazze più agili e veloci. Avrebbe meritato di partire in attacco. Ma aveva insistito per cominciare il gioco in difesa. Tiziano aveva capito subito perché: voleva parlare con lui.

Ovviamente l'argomento principale di discussione era stato Simone. Che a Karen piaceva, e molto. Ma Tiziano aveva fatto di tutto per raffreddare le sue pretese, dicendole quanto Simone fosse innamorato di Beatrice. Era una bugia, una bastardata bella e buona, ma era l'ultimo disperato tentativo di Tiziano di allontanarli. 

Simone pescò una bandana dal cesto e proprio in quel momento Tiziano vide spuntare dai cespugli, come una palla da bowling impazzita, Anna che correva con la testa bassa, inseguita da una specie di creatura mitologica con quattro gambe formata dalla fusione di Laura e Giulia 1.

Simone aveva appena terminato di legarsi la bandana in fronte, e si stava girando verso Anna, senza accorgersi che fosse in arrivo.

«Attento Simone!» gridò Tiziano.

Il ragazzo si bloccò appena in tempo.

Nel frattempo Anna si sollevò, per allungarsi e afferrare uno dei fazzoletti rossi appesi ai rami dell'albero-base.

Ebbe un istante di esitazione. Un solo istante in cui rimase immobile a bocca aperta a guardare la schiena di Simone.

E Tiziano lo vide. Il numero.

La sua lingua iniziò a muoversi prima ancora che il pensiero ne fosse cosciente: «O Sette Acca Uno!»

Anna batté un piede a terra. «Merda! Ce l'avevo quasi fatta!»

«Daje Tiziano!» gridò Simone, stando attento a dare le spalle ad Anna: c'era sempre il rischio che lei leggesse il numero, lo ricordasse e, barando, lo riferisse a qualche compagno di squadra.

Tiziano esultò con un un urlo acuto.

«Che stupido» disse Simone battendosi la fronte. «Prima avevo letto la O come uno zero, mi ero dimenticato che gli zeri hanno il taglio obliquo.»

Anna si tolse la bandana e si allontanò mestamente dalla base.

«Le ultime comunicazioni sono queste: siamo in vantaggio di due trofei, e pare che loro abbiano subito più eliminazioni di noi. Stiamo vincendo!» disse Elisa guardando il suo smartphone: avevano creato un gruppo Whatsapp per aggiornarsi in diretta sui risultati raggiunti.

«E quindi ora è il tuo turno, di andare in attacco» disse Simone riavvicinandosi a Tiziano.

Tiziano se ne rese conto solo in quel momento: chi riusciva a eliminare un avversario aveva il diritto/dovere di salire in attacco. Sarebbe dovuto andare via. E lasciare Simone. Per non ritrovarlo più, quasi sicuramente: nascondere il numero quando si attaccava era più difficile, quindi l'eliminazione era dietro l'angolo. Bonus depressivo: tra gli attaccanti lo aspettavano quei simpaticoni di Claudio e beta Stefano (solo due dei quattro bulli, per fortuna, perché Valerio aveva saggiamente deciso di dividerli a metà tra le due squadre).

«Non sei contento?» disse Simone, probabilmente notando la faccia delusa di Tiziano.

Tiziano sorrise. «Ma sì, non vedevo l'ora! Solo che... conoscendomi mi farò eliminare in due secondi.» Tiziano notò un'ombra di disagio passare sul volto di Simone.

«Eddai» disse Simone dandogli un pugno scherzoso alla spalla. «Forse oggi scopriamo che hai un talento per l'alce rossa!» Fece una risatina e si grattò la testa. Sembrava essersi pentito della battuta che aveva appena fatto.

«E forse è giunta l'ora,» annunciò Gennaro, «vedo due persone, laggiù. Visto che quei cretini dei blu avanzano sempre in solitaria, credo siano un nostro eliminato con la guardia del corpo.» 

Per consentire alle sentinelle neo-promosse di non cercare la base avversaria alla cieca, i rossi avevano deciso di far viaggiare, insieme agli eliminati di ritorno alla base, un attaccante d'accompagnamento, una sorta di guida e guardia del corpo che poi sarebbe tornato all'attacco insieme alla sentinella promossa. Inoltre approfittavano del viaggio per portare alla base i trofei conquistati. In questo erano organizzati decisamente meglio della squadra avversaria.

Tiziano cercò di capire chi fossero, osservando attraverso le fronde del cespuglio, ma i due compagni di squadra erano ancora distanti e si nascondevano bene.

«Chi va là?» gridò Gennaro.

«Chi va là? Ma 'ndo cazzo credi de stà, na 'a prima guera mondiale?»

Era Claudio. 

Ogni trenta secondi circa a Tiziano ritornava in mente quello che era successo durante lo stretching, poche ore prima, e infine aveva capito di essersi fatto, come sempre, troppe paranoie. In spogliatoio dopo l'allenamento, durante il pranzo, durante l'organizzazione della gara, Claudio non aveva dato alcun segno di voler prendere in giro Tiziano per ciò che era accaduto. Quindi non si era accorto di nulla, e gli strusciamenti di piede non erano stati intenzionali. Era stata soltanto una gigantesca e sciocca fantasia equivoca e paranoica di Tiziano.

«Chi è che s'è fatto beccare?!» gridò Simone.

«Io! Karen!»

I piedi di Tiziano si fecero improvvisamente di piombo.

«Karen! Noooo! Proprio tu!» gridò Laura.

Karen si sarebbe appostata in difesa insieme a Simone, avrebbe parlato con lui e... Maledizione! Tiziano lanciò un'occhiata a Simone, e fu sollevato nel notare che anche lui non sembrava felicissimo di sentire la voce della ragazza.

«È perita sul campo da vero eroe!» aggiunse Claudio.

Simone fece una smorfia di disappunto e prese a torcersi le mani.

Non le piace. Non le piace!

«Non sto a scherzà» proseguì Claudio. «Si è lanciata davanti a me per nascondermi il numero.»

«È il nostro migliore attaccante, non potevo rischiare che lo eliminassero per la seconda volta» si giustificò lei (in effetti Claudio aveva già perso la prima bandana). «E prima di farmi eliminare ho pure eliminato uno dei loro!»

Claudio e Karen si avvicinarono rapidamente, saltando di albero in albero e raggiunsero proprio il cespuglio di Simone e Tiziano.

«Eccoti!» disse allegro Claudio, tirando una pacca sulla schiena di Simone. «A chi tocca tornare su?» disse guardandosi in giro.

«A Tiziano» disse Simone con aria incerta. 

«Ma è meglio se vai tu» aggiunse rapidamente Tiziano. Non l'avrebbe lasciato solo con Karen, che intanto stava andando a prendere la sua bandana di riserva e a riporre i trofei azzurri conquistati.

Claudio guardò incredulo Tiziano. «Nun ce credo che Fiorellino è riuscito a eliminà quarcuno!»

Simone guardò cosa stava facendo Karen, prima di cominciare a parlare. «E invece sì, è stato un grande. Mi ha praticamente salvato.»

«Hai eliminato Anna? L'abbiamo incrociata, sulla strada del ritorno» chiese Karen, avvicinandosi con la sua nuova bandana. Poi rivolgendosi a tutti: «Ah, occhio, ne stanno arrivando due in coppia, fronte contro fronte.»

«Finalmente l'hanno capito anche loro, che muoversi insieme è più facile» commentò Giulia 1.

Claudio lanciò un'occhiata a Tiziano e scosse la testa con aria incredula. «E va be', 'nnamo!»

«Dai Tiziano, vai! Te lo meriti!» disse Karen. Poi, guardando a destra e sinistra come per controllare che nessuno la stesse guardando, indicò Claudio con un cenno della testa e fece l'occhiolino a Tiziano.

Tiziano si prese qualche secondo per riflettere sul fatto che Karen gli aveva appena indicato Claudio e fatto l'occhiolino.

L'occhiolino.

E adesso cosa cazzo significa questo occhiolino?

Tiziano, ovviamente, ripensò per la seicentesima volta allo stretching di quella mattina, a come si era eccitato al contatto con Claudio. Si era convinto che Claudio l'avesse fatto inconsapevolmente, ma adesso la paranoia montava di nuovo. Quel coglione aveva detto qualcosa a Karen? Altrimenti perché l'occhiolino?

O l'occhiolino significava qualcos'altro e Tiziano stava semplicemente, come suo solito, fraintendendo tutto?

«Daje Fiorelli', arza 'r culo prima che cambio idea» disse Claudio. «Tanto so' sicuro che a metà strada te tocca tornà indietro perché te farai legge er numero da quarcuno.»

Simone incitò Tiziano sorridendogli e sollevando i due pollici in un gesto di approvazione. Sorrise anche Tiziano, in risposta.

Quindi vuole che me ne vado? Vuole stare solo con Karen?

«Che so' tutte 'ste manfrine? Ce moviamo?» disse Claudio che già si era allontanato e nascosto dietro un albero qualche metro più in là.

Controvoglia, ma cercando di metterci una parvenza di entusiasmo Tiziano si alzò e raggiunse il compagno di squadra.

«Daje Tiziano! Tifiamo tutti per te!» gridò Karen alle sue spalle.

«Daje Tiziano!» gridarono simpaticamente all'unisono le tre ragazze sentinelle.

«Daje Tiziano!» gridò Gennaro, imitando il tono di voce acuto delle ragazze.

Prima di partire Tiziano lanciò un'ultima occhiata a Simone e Karen, accucciati uno a fianco all'altra, in silenzio. Ma ancora per poco, Karen era una tale chiacchierona. Simone aveva le guance leggermente rosate, ma non sembrava scontento della vicinanza.

Merda.

Si sentì tirare per un braccio. «Da 'sta parte der bosco nun me pare che ce stanno aversari, ma pe' sicurezza si avanza sempre pochi metri alla volta e a testa bassa. Capito?»

Tiziano annuì.

Corsero qualche metro a testa china, fino all'albero successivo.

«E comunque sei popo un cojone. Quante volte te lo devo dì che se capisce lontano un miglio chi te piace? Quante volte te lo devo dì che devi cambià obiettivo? Me pareva che quasi quasi avevi capito. Invece.»

Tiziano sbuffò, ma la frase di Claudio sotto sotto lo rassicurò. È ancora convinto che mi piaccia Karen. Quindi stamattina non si è accorto che mi sono eccitato. Altrimenti sai i frocio e i checca che mi sarei beccato?

***

Le utilissime note dell'autrice

Ne approfitto di questo capitolo "di transizione" per ringraziare tutti gli stellinatori che a ogni capitolo mi lasciano i loro apprezzamenti silenziosi: grazie di cuore! Le vostre stelline mi incoraggiano a continuare :)
Mi farebbe molto piacere se mi lasciaste anche qualche commento, per farmi sapere nel dettaglio che ne pensate della storia, se c'è qualche cosa che migliorereste, critiche, lodi, insulti, consigli, insomma, qualsiasi cosa vi passi per la mente.

Ne approfitto anche per sedare in anticipo qualsiasi guerra assassina sulle regole del gioco alce rossa: so che ne esistono miliardi di varianti e che ognuno è convinto di essere custode delle Uniche Vere Regole dell'Alce Rossa™. In alcune varianti, ad esempio, è vietato coprirsi il numero in qualsiasi modo, non si può nemmeno correre a testa bassa, in altre è vietato coprirlo solo con le mani e sono consentite le coperture che ho elencato nel capitolo, in altre varianti ancora le sentinelle non hanno il numero e formano squadra a sé, e non mi dilungo oltre perché potrei proseguire per ore.
Le ragioni per cui ho scelto proprio questa variante sono due: 1- io ho sempre giocato ad alce rossa in questo modo; 2- queste regole erano perfette per i miei fini narrativi.

Nel prossimo capitolo, giuro, più ciccia e avvenimenti ;)

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