14. Ciano ✓
Prima di esprimere il desiderio, Tiziano attese che gli esercizi con il pallone cominciassero.
Voleva assistere in diretta al momento in cui la magia faceva effetto, voleva essere certo che fosse merito della magia, certo di avere, poi, un ultimo desiderio, che avrebbe sfruttato per il meglio. Per se stesso.
Non devo recriminare sui due desideri persi. Ne ho ancora uno. Un desiderio con cui posso fare ciò che voglio. È più di quanto abbia chiunque altro.
Simone posò i tacchetti su un pallone. Era di nuovo teso, ora, in modo evidente. Era svanito il sorriso allegro che aveva regalato a Tiziano durante lo scherzo a Claudio. Tiziano si sentì un po' crudele: avrebbe potuto risparmiargli quei cinque minuti di vergogna. Ma in fondo stava per liberarlo da quel peso, e aveva disperatamente bisogno di quei cinque minuti. Per essere sicuro.
Furono cinque minuti penosi, in cui Simone sbagliò tutti i tiri che provò e cadde persino a terra due volte nel tentativo di recuperare il pallone.
Dopo il quarto liscio consecutivo Simone tirò un calcio di frustrazione a una zolla d'erba, facendola volare via.
«Eh, bravo. Mo' fai la stessa cosa con la palla» gli disse Claudio.
«Non ci riesco! Non ci riesco più!» ribatté Simone prendendosi la testa tra le mani.
Era il momento. Tiziano si allontanò dal campo, fingendo di avere sete. Prese una borraccia con la mano destra, diede una sorsata, intanto con la sinistra strinse il cellulare in tasca.
«Pampulu pimpulu parimpampù» pronunciò sottovoce. Nessuno era nei paraggi, nessuno lo poteva sentire mentre diceva quella frase ridicola.
Diede un'occhiata allo schermo per controllare che si fosse acceso e notò che il colore era diverso. Non più magenta, ma un azzurro ciano, simile al colore di un cielo estivo terso, solo più intenso e brillante. Nascose il cellulare in tasca, tenendolo sempre ben stretto in mano, e spostò gli occhi su Simone, che stava scuotendo la testa guardando l'erba sotto i suoi piedi.
Tiziano prese un respiro e parlò. Sottovoce ma scandendo chiaramente le parole, che aveva ripassato mentalmente almeno un centinaio di volte: «Voglio che le abilità calcistiche di Simone tornino al livello a cui si trovavano prima che esprimessi il primo desiderio.»
Gli parve di avvertire un leggero calore, nella mano, che durò solo pochi istanti, e il cuore gli fece una capriola nel petto. Era terrorizzato dal pensiero di aver sbagliato di nuovo qualcosa.
Ci aveva pensato così bene. E aveva scelto quella formulazione un po' lunga e complessa, ma (gli sembrava) inequivocabile. Adesso doveva solo aspettare.
«Mai vista una roba simile! Ma ti sei preso una storta? Ti fa male qualcosa?» disse Valerio, stupito dal livello di impedimento fisico dimostrato da Simone.
«Ma no, sto benissimo...» gli rispose lui. «È meglio che torno in stanza, dai.»
Merda. Non può andarsene proprio ora!
«Ma no! Se non hai fastidi fisici rimani qui e continua ad allenarti. Ricomincia dalle cose facili, è ovvio che sei andato un attimo in confusione, non c'è altra spiegazione.»
«Ma stavo già facendo cose facili! Passaggio e stop, esiste qualcosa di più facile? È tipo la prima cosa che insegni ai pulcini!»
Valerio incrociò le braccia e storse la bocca, pensoso. Tiziano, intanto, si riavvicinò ai compagni in campo.
Ho aspettato troppo. Avrei dovuto esprimerlo prima, il desiderio. Adesso Simone se ne va e potrebbe decidere di non tornare più.
Decise che ci voleva un trattamento shock.
Adocchiò il pallone più vicino. Per qualche istante pensò di calciarlo, ma temeva di mandarlo ovunque tranne che in direzione di Simone. Allora lo prese con le mani e lo lanciò, come in una rimessa laterale. Lo lanciò con tutta la forza che aveva.
«Simo'! Palla!» gridò mentre lanciava.
Simone si girò di scatto, quasi spaventato dal grido, e d'istinto smorzò la palla col petto e la fece scendere sui suoi piedi.
Stop perfetto. Ha funzionato!
Tiziano sentì le proprie spalle rilassarsi: non si era nemmeno reso conto di averle tenute contratte per la tensione, chissà da quanto tempo.
«Eh, hai visto che bello stop?» disse Valerio. «Dai, continuiamo!»
«È solo una coincidenza» ribatté Simone con lo sguardo spento. Ancora non ci credeva. Poi, in un moto di stizza, diede un calcio violento al pallone.
Lo prese nel modo più semplice, di piatto, e il tiro fu un missile rasoterra che andò a rimbalzare sulle gambe di beta Paolo, poco più in là. Il portiere si girò infastidito.
Simone guardò la palla che aveva appena tirato, socchiuse gli occhi, come se stesse riflettendo.
L'ha sentita. Ha avuto una sensazione positiva. Ha sentito di aver calciato bene.
Il cuore di Tiziano accelerò i suoi battiti.
Ha funzionato! Ha funzionato davvero!
«Ma che cazzo fai?» disse Paolo, con astio. Poi rimandò il pallone a Simone con un tiro forte e cattivo, abbastanza ravvicinato, piuttosto difficile da stoppare bene.
Ma non per Simone, che la bloccò alla perfezione, come se il tiro fosse stato debolissimo. Come suo solito.
Tiziano sorrise. E Anche le labbra di Simone si incurvarono di un millimetro verso l'alto.
«Forse sto riprendendo il controllo» disse. E riprese l'esercizio di passaggio e stop, insieme a Claudio.
Si vedeva che non era ancora sicuro di sé al cento per cento (e come avrebbe potuto, dopo la giornata da incubo che aveva appena passato?), ma era tornato di nuovo lui.
Tiziano chiuse gli occhi e inspirò. Non ricordava di essersi mai sentito tanto felice e sollevato in vita sua. Si sentì persino un po' eroico, per aver regalato il proprio desiderio a Simone, e si vergognò del proprio sentimento: non c'era nulla di eroico in quello che aveva fatto. Aveva semplicemente fatto la cosa giusta.
E adesso non restava che pensare a cosa poteva chiedere per se stesso, con l'ultimo desiderio rimasto. Poteva chiedere qualsiasi cosa. Qualsiasi! Qualsiasi cosa tranne uccidere, redivivere e innamorare. Ma anche escludendo queste tre cose (una delle quali, la prima, non era neanche lontanamente nei progetti di Tiziano) le possibilità erano pressoché infinite.
La magia esisteva. Era un pensiero folle, ubriacante. Talmente difficile da processare in tutte le sue implicazioni che Tiziano sentì il bisogno di rimettersi in movimento. Di allenarsi. L'attività fisica avrebbe un po' stemperato l'esaltazione che stava provando in quel momento.
Si mise in coppia con Gennaro e prese a passarsi la palla con lui. I passaggi e gli stop semplici gli riuscivano, se non cercava di metterci troppa forza e se non gliela ripassavano con troppa forza.
Ricomincerò da qui, per riacquistare fiducia.
In quel momento tutto gli sembrava possibile: conquistare il cuore di Simone, diventare di nuovo bravo a calcio. E anche se non ci fosse riuscito, a superare i propri blocchi psicologici, aveva sempre a disposizione il desiderio, per farlo. Stavolta, magari, evitando di coinvolgere altre persone innocenti.
«Daje!» disse a Simone, vedendolo un po' triste.
Simone rispose con un sorriso stanco. Perché non sembrava soddisfatto? Tiziano non riusciva a capirne il motivo.
«Quando tutto va male, ricominciare dalle cose semplici è sempre la strada giusta» disse Tiziano per incoraggiarlo.
E un pizzico di magia non guasta.
«Tu allora devi ricomincià cor Supertele in spiaggia» ribatté Claudio, causando le risate di tutti i compagni a portata d'orecchio.
Di tutti tranne che di Simone, che, anzi, si rabbuiò ulteriormente.
Si preoccupa per me come sempre, pensò Tiziano. Poi una debole speranza si riaccese nel suo cuore: Forse gli piaccio? È questo il motivo?
«Qualsiasi abilità, fisica o mentale, può essere acquisita con l'esercizio graduale e costante» disse Tiziano con sicurezza e speranza, rispondendo alla battuta di Claudio. «È una cosa che voi cialtroni scansafatiche non capirete mai.»
«Tizio! Pija questa!» gridò Paolo all'improvviso, tirandogli una palla tesissima.
I muscoli che diventavano deboli all'improvviso, gli schemi motori che si confondevano. Era il panico, il familiare senso di panico che paralizzava sempre Tiziano non appena doveva fare qualcosa di difficile con il pallone.
Tiziano cercò di schivare la pallonata di Paolo, ma non ci riuscì, e venne colpito dolorosamente a un fianco, causando le risate di tutti i compagni.
«L'esercizio graduale e costante devi essere in grado almeno di cominciarlo, però» disse Claudio. E rise della propria presa in giro. Ma la sua risata fu quasi immediatamente interrotta da una brutale pallonata al corpo. «Ehi!»
«La finisci di cazzeggiare?» disse Simone. Era stato lui a tirare. «Se non ti va di allenarti dimmelo ché mi metto in coppia con qualcun altro.»
A Tiziano sembrava di sognare.
Mi ha difeso.
Ed è stato quasi esplicito, stavolta. Quasi.
Sta cambiando qualcosa?
Sta cambiando qualcosa tra di noi?
Simone lanciò un'occhiata a Tiziano. Era un'occhiata così... così piena di...
Cosa vedo nei tuoi occhi, Simone? È sempre la solita pietà? O è...
...amore?
E fu in quel momento, nel momento in cui Tiziano, forse per la prima volta in vita sua, aveva osato esprimere a se stesso una speranza così ardita, che irruppero le ragazze, come dal nulla, con le loro grida allegre.
Un piccolo tornado che creò scompiglio tra i ragazzi, alcuni palloni vennero rubati, altri calciati via. Grida di protesta si mescolarono a risatine maliziose.
Karen si avvicinò a Tiziano, gli diede un buffetto sulla spalla. «Come va?»
Ma Tiziano non ebbe il tempo di risponderle, perché l'attenzione di Karen si spostò subito su Simone. «E tu? Ti sei ripreso?»
Il ragazzo arrossì all'istante. «Eh... uhm... non male» rispose lui con voce un po' roca.
«Ti ricordi di me, vero? Ti ho visto nudo, ieri.» Rise. La sua solita risata allegra, spontanea, irresistibilmente simpatica. Simone sembrò non rendersi conto dell'espressione che si stava formando sul suo viso: un misto di ammirazione e imbarazzo.
«Ah, comunque mi chiamo Karen» disse lei tendendogli la mano.
«S-Simone.»
Le loro mani si strinsero. Lo sguardo di lui si abbassò e il suo labbro tremò leggermente. Fu un tremore lieve e appena percettibile, ma Tiziano lo notò.
Un nodo allo stomaco. Un calcio alle palle.
Fu questa la sensazione che provò Tiziano.
Le piace.
Non voleva più guardare, era troppo penoso. Spostandosi, il suo sguardo incontrò quello di Claudio, che scosse la testa con aria di disapprovazione.
Splendido. Ha notato che mi sono stranito e adesso penserà di nuovo che sono geloso di Karen.
Vai con le prese per il culo.
«Ragazze, avanti! Dieci giri di corsa!» gridò l'allenatrice.
«Vieni stasera al karaoke?» gridò Karen allontanandosi.
«Oh... penso di sì!» rispose Simone.
Poi il ragazzo si voltò verso Tiziano. Gli sorrise. «Wow...» disse, quasi senza rendersene conto.
E Tiziano sentì qualcosa rompersi, dentro di lui.
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