L'ultimo degli zar


La prigionia è dura, ma io non mollo.
Nessuno di noi molla.
Mi chiamo Nikolaj Aleksandrovič Romanov, figlio di Alessandro III e di Dagmar di Danimarca.
Ero un zar.

Prima di essere uno zar sono stato uno zarevič, l'erede al trono.
Sono nato il giorno di San Giobbe, il 6 maggio, l'anno era il 1868.
Molti ritennero la data di cattivo auspicio, ma mia madre mise a zittire certi pensieri.
Il 13 marzo 1881 ho visto mio nonno morire agonizzante per una bomba.
Tre anni dopo ho conosciuto Alix.

Abbiamo lottato per amarci, io e Alix.
I miei genitori non volevano che sposassi una principessa tedesca e Alix stessa sembrava riluttante, non volendo abbandonare la fede luterana per quella ortodossa.
Però alle fine ha accettato.
Il 1 novembre 1894 mio padre morì e io divenni zar.
Ma non ero pronto, non mi sentivo pronto.
O forse non lo sono mai stato, dopotutto ho lasciato che il mio paese cadesse in una Rivoluzione.
Mi gettai tra le braccia di mio cugino Sandro.

<<Non sono pronto ad essere uno zar. Non ho mai voluto esserlo. Non so nulla su come si governa. Non ho la minima idea di come si parli ai ministri..>>

Il 14 novembre mi sposai con Alix.
La amo e l'ho sempre amata alla follia.
Lei rimase subito incinta e ci aspettavamo che nascesse subito l'erede maschio.
Invece no, nacque una bambina, che chiamammo Ol'ga, cioè Santa.
Nei successivi sei anni nacquero altre bambine: Tat'jana, Marija ed Anastasija.
Le mie figlie sono tutte bellissime, dei veri e propri fiori di Russia e le amo tutte di un amore infinito.
Anche adesso, con i capelli tagliati corti, sono bellissime, pur essendo prigioniere.
Però nessuna di loro poteva e potrà mai ereditare il trono di Russia.

Il 12 agosto 1904 nacque Aleksej, il nostro piccolo raggio di sole, lo zarevič.
Tutti eravamo immensamente felici.
Ma la felicità durò poco.
A sei settimane cominciò a sanguinare dall'ombelico e scoprimmo che aveva l'emofilia, la malattia inglese come la chiamavano molti, la malattia che aveva decimato la famiglia di Alix.

Fu allora che arrivò Rasputin.
Lui curava Aleksej, ma dopo un po' cominciò a consigliarci su affari politici.
Mia moglie si fidava ciecamente di lui ed io pure.
Mi consigliò persino di non entrare in guerra, quando la Serbia, nostra alleata, fu attaccata dall'Impero Austroungarico.
Per una volta non lo ascoltai.

La guerra era terribile e perdevamo molti soldati ogni giorno che avanzava.
La gente era stanca, protestava.
Lo faceva già da anni ma questa volta era diverso.
<< È una rivolta?>> domandò Luigi XVI all'emissario venuta da Parigi.
<<No sire, è una Rivoluzione>> rispose quello.
Anche questa era una vera e propria Rivoluzione.
La Rivoluzione Russa.

Rasputin è morto nel dicembre 1916.
Ho abdicato a favore di mio fratello Michele, ma lui ha regnato solo un giorno.
La monarchia è finita, 300 anni di dominio dei Romanov spazzati via in un soffio.
Adesso siamo prigionieri nella cittadina di Toblosk, nella casa del Governatore.
È dura, ma noi viviamo.
Dobbiamo farlo.
Sono Nikolaj Aleksandrovič Romanov.
Uno zar.
Uno zarevič.
Un figlio.
Un marito.
Un padre.
Un uomo.

Spero che il mondo mi ricordi.

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