L'ultimo canto del drago (La promessa)

Sembrava essere trascorsa un'eternità da quel giorno eppure era passata solo una settimana. Mi ritrovai di nuovo lì, sotto l'albero di Canfora, situato su una collina, dove esattamente sette giorni prima dieci abili guerrieri avevano giurato di difendere il popolo di Miriland dalla furia della creatura nata dal fuoco. Di dieci uomini solo uno era tornato. Mi sedetti sotto le fronde dell'albero e tutto tornò a galla come se stessi rivivendo proprio in quel momento ogni singolo avvenimento.

Una settimana prima...

Miriland era la più famosa delle città dell'isola di Smeraldo, unica nel suo genere lì gli umani e le creature vivevano in perfetta armonia.

Trascorrevo la maggior parte del tempo in casa a studiare magia, per i miei genitori ero troppo delicata per poter entrare nella classe dei guerrieri, a parer loro sarei stata una brava guaritrice, ma il diventare un'abile guerriera mi attirava come le api sono attratte dai fiori, forse ciò era giustificato dalla mia stessa natura perché in parte ero elfa e si sa gli elfi sono abili in battaglia. Un giorno avrei dimostrato il mio valore e avrei fatto comprendere che non ero solo una fanciulla che andava protetta, ma non sapevo che quel giorno stava per arrivare. Era notte lo ricordo bene, dormivo beatamente quando all'improvviso sentii delle urla. Mi alzai di scatto, scesi subito al piano di sotto e vidi mia madre bianca in volto.

"Dov'è papà?" dissi in preda al panico, mia madre mi guardò e non riuscì a proferir parola tanto era sconvolta. "Cosa succede madre? Perché siete così turbata?"mi avvicinai piano a lei come se fosse un animale ferito, poi sentii altre urla e le case costruite su alcune colline bruciare. "Drago" fu un sussurro poi continuò "Un drago ci ha attaccati non se ne vedeva uno da secoli pensavo fossero estinti. Tuo padre è andato fuori ad aiutare". Quelle parole mi gelarono sul posto. Afferrai subito le mie scarpe e le indossai, mia madre capì immediatamente e si fra pose tra me e la porta. "Non andrai da nessuna parte signorina"

"Hanno bisogno di aiuto, madre. Posso aiutarli grazie alla magia"

"Non puoi usare la magia sei ancora minorenne. Ora verrai con me e cercheremo un posto per metterci al riparo" detto ciò mia madre mi afferrò per un braccio e mi portò fuori con se. Il villaggio era irriconoscibile. Tutto attorno bruciava e l'aria era in respirabile. Le strade erano piene di gente che scappava, urlava o piangeva, il mio cuore era straziato da tanto dolore. Rallentai il mio passo, lasciai che mia madre si recasse verso la signora Odaria che aveva bisogno di aiuto,mi voltai e inizia a correre nella direzione opposta. Correvo a perdifiato quando mi scontrai con qualcuno. "Che ci fai qua? Dovresti essere da qualche parte al sicuro è pericoloso qua fuori" avrei riconosciuto fra mille quella voce: era Erik, il mio migliore amico.
"Il villaggio sta bruciando volevo essere utile"

"Amira, per favore torna a casa non voglio che ti succeda qualcosa" il mio cuore fece una capriola, era raro sentire Erik parlare in quel modo ma sapere che si preoccupava per me mi fece sorridere. "Starò bene te lo prometto, ma per favore voglio solo aiutare"

"Sei proprio testarda, lo sai?" mi sorrise "Raduna la gente fuori dal villaggio, portali alla scuola e per favore fa attenzione" mi diede un bacio sulla fronte poi sparì tra la folla. Corsi immediatamente ad avvertire tutti di lasciare il villaggio. Il panico era divampato come l'incendio causato dal drago, la gente correva senza una meta e fu difficile attirare la loro attenzione. Alla fine ci riuscì e qualche ora dopo la gente era al sicuro fuori dal villaggio. L'alba arrivò poco tempo dopo. Il sole lentamente illuminò tutto il villaggio del quale restava ben poco. Dall'alto la valle sembrava come una grande ferita che solo il tempo avrebbe potuto far rimarginare. Alcune case erano crollate, altre reggevano ancora. Tutto intorno vi era solo dolore e disperazione. Una lacrima solitaria rigò il mio volto, la mia terra era distrutta. Eravamo tutti all'interno della scuola, le donne si occupavano dei feriti mentre in un'altra ala del castello erano stati disposti tutti i morti. Erano irriconoscibili, il drago li aveva bruciati e non volevo nemmeno immaginare il dolore che avevano patito. Mia madre non si arrabbiò per averle disubbidito si limitò solo a darmi istruzioni per occuparmi dei feriti. Dopo qualche ora decisi di uscire dal castello per prendere un po' d'aria, quando vidi degli uomini recarsi all'albero delle Promesse. Curiosa com'ero li seguii, mi sistemai dietro un cespuglio e sperai che nessuno mi vedesse. Fu un uomo a parlare per primo. Si stava rivolgendo a un gruppo di uomini che lo stavano ascoltando con attenzione, non lo vidi in volto ma sapevo esattamente chi fosse: Omar. Era il capo villaggio, uomo grassoccio e leale verso la sua gente. "Dico di prendere le nostre armi, di stanare la bestia e ucciderla"

"Uccidere un drago non è impresa facile" fu Erik a parlare, ma che ci faceva lì?

"Ragazzino, non sarai di certo tu a fermare l'ira del drago. Tornate a casa se hai tanta paura"

"Paura? So come uccidere un drago a differenza vostra, signore". Il mio cuore perse un battito, non poteva dire sul serio. Non avrei permesso a Erik di andare contro la morte. "Il ragazzo ha ragione. Uccidere un drago è difficile ma non impossibile" fu mio padre a parlare. Egli era uno dei più valorosi guerrieri elfici, in passato aveva affrontato numerose battaglie, ma non aveva mai affrontato un drago. Il capo villaggio parlò nuovamente: "Giurate di uccidere quella creatura e che non vi fermerete e che non farete calare la notte su Miriland"

"Lo giuro" dissero tutti gli uomini in coro. "Partiremo oggi stesso. Sappiamo che il drago di trova a nord nella Terra di Mallinova non distante da qui. Avete il tempo di salutare i vostri cari. Che gli dei ci proteggano". Tutto sembrava surreale, ma su una cosa avevano ragione il drago doveva morire o nulla sarebbe rimasto del nostro popolo. Una volta tornata al castello ebbi il tempo di salutare mio padre e il migliore amico, li guardai allontanarsi con il cuore colmo di dolore. Non li avrei forse più rivisti. Erano trascorsi quattro giorni e il mio animo non si era quietato. Non amavo rimanere lì, inerme, sapendo che mio padre ed Erik erano la fuori a combattere contro una bestia che li avrebbe spazzati via come foglie cadute da un albero in autunno. Corsi a rubare una mappa dalla biblioteca e dopo aver dato un ultimo sguardo al castello mi allontanai senza voltarmi mai indietro. Il cammino durò un giorno o forse due. La strada era tortuosa e piena di piccoli sassi fastidiosi, dovetti stare attenta a non cadere. Arrivai a una raduna e il mio cuore iniziò battere forte, l'aria ora era piena di una strana foschia sembrava quasi nebbia ma dall'odore capii subito che si trattava di fumo.Arricciai il naso nel sentire quella terribile puzza di fumo mischiato anche a un altro odore. Sembrava l'odore della carne messa a cuocere sul fuoco, feci qualche altro passo e quello che vidi mi gelò il sangue nelle vece. Davanti a me c'era una distesa di terra bruciata, vi erano spade, elmi, scudi e corpi sparsi per il campo deserto. Feci un altro passo e il mio piede colpì qualcosa, abbassai la testa e riconobbi l'elmo: era quello di mio padre. Il panico s'impadronì di me, iniziai a correre verso quei corpi martoriati e lo vidi. Era riverso a terra, gli occhi rivolti al cielo grigio che non potevano più vedere, quei occhi che un tempo mi avevano guardata con tanto amore ora erano spenti per sempre. Il drago non lo aveva bruciato lo aveva probabilmente colpito con una delle sue zampe scaraventandolo con forza a terra. Aveva delle ferite sul petto, m'inginocchiai e piansi. "Oh, padre mio" furono le uniche parole che dissi, ci preparano alla vita ma nessuno ti prepara mai alla morte. Non so quanto tempo rimasi lì immobile,del drago nessuna traccia e in quel momento non mi importava poiché avevo perso una delle persone più importanti della mia vita. Fu un rumore a distrarmi. Vidi solo un ombra che veniva verso di me, non riuscii subito a mettere a fuoco di chi si trattasse, poi con sollievo costatai che si trattava solo di Erik. Mi guardava incredulo, i suoi capelli un tempo sempre in ordine ora erano scompigliati. Aveva una ferita alla fronte anche se il sangue ormai si era seccato. Si avvicinò a me e mi trascinò immediatamente via da lì."Cosa ci fai tu qui?" sembrava arrabbiato, il suo sguardo un tempo dolce ora era come fuoco vivo."Non tornavate più e pensavo al peggio" abbassai lo sguardo e tentai di non piangere. "Mi dispiace per tuo padre ha tentato di distrarre il drago, ma è stato inutile" sospirò poi mise una sua mano sulla mia spalla "Torna a casa, ti prego non voglio che muoia anche tu". Apprezzavo il suo preoccuparsi per me, ma ormai avevo deciso, avrei affrontato il drago e avrei vendicato mio padre. "No, ho fatto tutta questa strada per potervi aiutare sono in grado di badare a me stessa"

"Non riuscirò a farti cambiare idea vero?" non ebbi il tempo di rispondere poiché un boato riecheggiò per l'intera radura. "Si è svegliato" disse Erik "Non abbiamo molto tempo prima che ci trovi e tu non sai neanche usare una spada"

"Ho la mia magia posso farcela". A malincuore Erik accettò la mia decisione mentre dalla foschia emergeva il drago. Era una bestia enorme dal collo lungo e esile ricoperto di squame nere. Gli occhi erano di un rosso vivo, grandi ali spuntavano dal suo corpo, ma la cosa più spaventosa erano le sue enormi fauci piene di denti aguzzi. Il drago si fermò e annusò l'aria. Furono i secondi più lunghi della mia vita, il drago avanzò di qualche passo poi aprì le fauci e dalla sua gola fuori uscì il fuoco. Erik e io per scampare al fuoco ci gettammo a terra e per fortuna il drago non ci colpì. Non avevo mai combattuto, ma sapevo che per uccidere il drago bisognava tagliargli la testa o colpirlo al cuore, le lezioni a casa potevano dare i loro frutti. Mi alzai e corsi verso il drago. "Cosa stai facendo?" urlò Erik ma io lo ignorai. Corsi più veloce che potevo e mi piazzai di fronte al drago. Egli mi notò quasi subito, alzò la zampa pronto a schiacciarmi. Agitai con grazia le mie mani e dalla terra emersero degli arbusti che subito fermarono le zampe dell'animale. Irritato dal mio gesto il drago iniziò a sputare fuoco, con agilità riuscii ad evitare il peggio. Erik sopraggiunse qualche tempo dopo. Lo vidi prepararsi all'attacco io nel frattempo avrei tentato di distrarre il drago. Usai nuovamente la mia magia, altre piante sopraggiunsero, ma il drago riuscì a evitarle bruciandole. Ora i suoi occhi rossi e minacciosi erano rivolti verso di me, non avevo paura sarei morta,probabilmente, ma almeno ero riuscita nel mio scopo. Per un attimo sembrò quasi che il drago potesse comprendere il mio stato d'animo ma fu solo un momento. La testa del drago cadde a terra con un grande tonfo. Il drago era ufficialmente morto.

Presente

"Sei qua ti ho cercata dappertutto"Erik mi sorrideva e portava con se la sua spada, quella che aveva posto fine alla vita del drago. "Si, volevo salutare mio padre"indicai con lo sguardo l'elmo che era stato posto sotto l'albero di Canfora. Per onorare i nove soldati caduti il villaggio aveva fatto costruire una grande statua al centro della piazza. Erik mi porse la mano e mi aiutò ad alzarmi "Mi manca tanto" dissi. "Lo so, ma lui vive dentro di te e sarebbe orgoglioso di sua figlia come lo sono io". Sorrisi alle sue parole e deposi un bacio sulla sua guancia, Erik mi prese per mano e ci recammo al villaggio. Quello sarebbe stato l'inizio di una nuova vita.


Angolo autore: questa storia partecipa al concorso Fantasy_It.

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