LO SPIRITO DEL NATALE (MATTEO)
TRIGGER WARNING: capitolo con contenuti sensibili. Si consiglia la lettura ad un pubblico adulto.
Luca è veramente un mago nell'organizzare le feste, non posso negarlo. La sua casa in campagna, da tre anni a questa parte, è diventata l'appuntamento fisso per la festa del 31 Dicembre, ed è fantastica. Ha stanze e spazio a sufficienza per ospitare parecchie persone, è isolata e soprattutto ha un grande giardino per chi non si sente bene, così non dobbiamo pulire troppo il giorno dopo.
Quest'anno ho veramente bisogno di una festa con tanto alcol, perché negli ultimi mesi sono successe così tante cose assurde che sto andando fuori fase. Anche se la distrazione migliore per me, prima ancora dell'alcol, rimane il sesso. Ed è esattamente quello che sto facendo adesso, quando la mezzanotte è passata da appena mezz'ora.
Elisa, una diciottenne del classico, è sopra di me e si sta scatenando, provocandomi scariche di piacere in tutto il corpo. Ha i capelli castani, mossi, che si muovono al suo ritmo e a volte mi sfiorano il torace. La sento vicino all'orgasmo e quando viene decido di cambiare posizione, perché io non ne ho ancora abbastanza. La piego sul letto e mi posiziono dietro di lei, ricominciando esattamente da dove mi sono interrotto e provocandole un altro orgasmo. Io però continuo ad essere lontano dalla liberazione del mio piacere, il che è strano, visto il quantitativo di alcol che ho in corpo. Non mi era mai successo. Lei è appagata e soddisfatta, ma anche stanca da come guarda prima me e poi quello che ho in mezzo alle gambe, ancora sull'attenti.
«Ci penso io a te» dice con voce roca, poi mi fa sdraiare sul letto, si avventa sulla mia intimità, dopo aver rimosso il preservativo, e con la sua bocca esperta continua in modo egregio quello che aveva iniziato con la cavalcata. Mi porta vicino al limite e io accarezzo quei capelli mossi, chiudendoli nella mia mano come se fosse una coda. Quando fissa i suoi occhi marroni nei miei la mia mente devia in maniera brusca e prepotente verso altri occhi, di un marrone più simile alla cioccolata al caramello e due labbra rosa e piene. Ricordo quel vestito blu con le spalle scoperte e la scollatura a cuore, che fasciava le sue curve in modo perfetto, senza essere volgare. Vengo invaso dal profumo di sapone e agrumi, dolce e aspro insieme. È a questo punto che sento il familiare formicolio alla base della schiena e vengo, riversando l'orgasmo nella bocca della ragazza, che ingoia senza battere ciglio.
Il mio respiro è affannato e io sono sconvolto, non tanto dall'orgasmo, ma dalle immagini che mi hanno portato al culmine. C'è decisamente qualcosa che non va in me. Mi metto a sedere lentamente sul letto e vedo che Elisa si sta rivestendo. Sembra che l'universo mi stia prendendo in giro, perché indossa un vestito blu e io neanche ci avevo fatto caso.
«Non resti?»
Si blocca a guardarmi «Vuoi che rimanga?»
Alzo le spalle, perché onestamente non so cosa voglio.
«Prima sei stato abbastanza chiaro sul fatto che volevi solo divertirti» sembra incazzata.
«Mi sei sembrata d'accordo.»
«Certo che lo ero, ma gradirei non essere usata come una scopata per dimenticare.»
Aggrotto le sopracciglia, non capisco cosa sta dicendo.
«Mi chiamo Elisa» replica stizzita al mio sguardo.
«Lo so. Ci siamo presentati a inizio serata.»
Finisce di allacciare il vestito e rimette gli stivali.
«Allora evita di chiamare Alice la prossima che ti fa un pompino, magari avrai più successo.»
Se ne va sbattendo la porta, mentre io rimango disteso sul letto, nudo, cercando di ricordare cosa ho detto mentre il piacere mi invadeva. Non riesco a riportarlo alla mente, ma non penso che la ragazza mi abbia mentito, che senso avrebbe. E poi perché avrebbe dovuto fare quel nome a caso. Mi passo una mano nei capelli e scuoto la testa. So perfettamente cosa è successo, ma non posso ammettere ad alta voce di essere venuto perché pensavo che le labbra attorno alla mia erezione fossero quelle di Alice. Perché non ha senso. Non ci odiamo, andiamo piuttosto d'accordo ultimamente, ma quello che è successo implicherebbe altri sentimenti, che non esistono.
È vero, il giorno di Natale avevamo messaggiato parecchio, mi aveva raccontato del pranzo con tutta la famiglia riunita e mi aveva detto di essere felice, perché erano anni che non le succedeva di festeggiare anche con zii e cugini. Dal canto mio l'avevo fatta ridere con i racconti dell'ordinario caos che regnava nella nostra casa.
Il problema è che ho bevuto troppa vodka, mi fa sempre un brutto effetto, e poi passo troppo tempo con Sibona e non ho più tempo per divertirmi.
Scendo dal letto e cerco i miei vestiti. Primo buon proposito dell'anno: scopare di più, divertirmi di più e chiarire alla mia testa del cazzo che Sibona è tipo un'amica, nulla di diverso da un'amica, come Arianna.
Mentre mi dirigo al piano di sotto una vocina della mia testa, però, mi ricorda che non ho mai immaginato Ary mentre mi fa un pompino.
– * – * – * – * –
Ho seguito sin da subito il mio buon proposito, le vacanze di Natale non sono ancora finite e io sono andato con una ragazza diversa ogni sera. Le prime tre volte è andata bene, come al solito, ma ieri sera è successo di nuovo come a Capodanno, anche se non ho chiamato la ragazza con il nome sbagliato. C'è qualcosa che non va in me, così, almeno per oggi, decido di uscire con Luca e qualche altro amico, anche perché domani sarà il mio compleanno e ho voglia di tranquillità.
Sono uscito con alcuni amici, anche se adesso siamo rimasti solo io e Luca al tavolo, gli altri tre sono andati a casa.
«Che hai?»
«Cosa vuoi dire?»
«Teo, ti conosco da sedici anni, hai qualcosa che ti tormenta. Sputi il rospo o vuoi risolvere la cosa da solo?»
Abbasso lo sguardo sulla birra a metà e le immagini degli ultimi giorni si affollano nella mia testa, forse parlarne con Luca potrebbe aiutarmi a mettere ordine in questa confusione. Prendo un respiro e decido di sputare il rospo.
«È da Capodanno che qualcosa non va. Quando vado con una ragazza fatico a venire. Non sempre, ma è successo un paio di volte che venissi pensando a…» non posso dirlo ad alta voce, lo renderebbe reale.
«A…?» Mi guarda con le sopracciglia alzate.
Distolgo lo sguardo, perché qualcosa negli occhi di Luca mi fa intendere che lui ha già capito.
«Teo… Lo dico io o lo dici tu?»
Sbuffo «A Sibona, contento?»
Un sorrisetto gli compare sulle labbra, ma non dice nulla. Aspetta che continui, sa che lo farò.
«Non so perché. Ci siamo sempre detestati, poi è arrivata questa cosa dei rappresentanti d'istituto e mi sono ritrovato a passare più tempo con lei che con chiunque altro e lei è…» prendo fiato «È diversa da come l'ho sempre vista. Così adesso sembra che non riesca a levarmela dalla testa. Mi tormenta anche quando scopo.»
«È sicuramente molto bella» quelle parole mi infastidiscono, anche se a dirle è il mio migliore amico.
«Non è solo quello. È intelligente, sa di esserlo, è una insopportabile sotuttoio, ma è fedele a se stessa, non si tira indietro davanti a niente e non si lascia condizionare dagli altri.»
«Ti piace?»
Sbarro gli occhi «No! Non nel senso che intendi tu!» Mi rendo conto io stesso di essere troppo sulla difensiva e anche Luca se ne accorge.
«Ti viene in mente mentre fai sesso con altre, mi sembra che il senso sia uno solo.»
Scuoto la testa «No. Non esiste. È solo che passiamo troppo tempo insieme, è carina e ha alcune qualità che mi piacciono. Credo che stiamo diventando amici, ma non è assolutamente come pensi!»
Mi osserva per un po’ in silenzio e non riesco ad interpretare il suo sguardo. Sono pronto ad una filippica sul negare l'evidenza, ma alla fine conclude con un semplice
«Ok, come dici tu.»
«Tutto qui?»
Alza le spalle «Sei sempre stato molto bravo a capire quello che vuoi e se questa è la conclusione a cui sei arrivato sono d'accordo con te. Ti conosci meglio di chiunque altro.»
Finisco la mia birra in silenzio, non troppo convinto delle ultime parole che ha detto. Perché ultimamente sembra che il mio corpo e il mio cervello abbiano smesso di comunicare tra loro.
«Beh, amico, buon compleanno. È ufficialmente il 6 di Gennaio.»
«Grazie.»
«Ci vediamo il 7 al White?»
«Ovvio, ti serve un passaggio?»
«No, magari al ritorno se sono troppo ubriaco» scoppiamo a ridere entrambi e appena scende ingrano la marcia per partire, ma il suono di una notifica cattura la mia attenzione. Apro Whatsapp e vedo che è Alice “Credo di essere la prima… Buon Compleanno, Terzi!” Non riesco a trattenere un sorriso e le rispondo subito “Su Whatsapp sei la prima.”
In risposta arrivano una serie di emoticon con i coriandoli, poi un altro messaggio “Stai festeggiando?”
“Già fatto. Birra con gli amici. Domani mi aspetta un pranzo con il circo.”
Altre emoticon che ridono. Vedo che è ancora online, ma non scrive.
“Ci sarai il 7 al White? Per la festa di fine vacanze?”
“Ci sarò! Ci vediamo Matteo, buonanotte.”
“Buonanotte Alice”
Blocco la schermata e mi avvio verso casa, con uno stupido sorriso sulla faccia. Siamo amici, per questo mi ha fatto piacere ricevere il suo messaggio. Non lo avrei mai pensato possibile, ma è questo che probabilmente mi ha mandato fuori fase: contro ogni previsione sono diventato amico di Alice Sibona.
– * – * – * – * –
La festa al White è un caos, ci sono tantissimi studenti, soprattutto universitari, visto che i minorenni non li fanno entrare, anche se qualcuno ci ha provato. Sono qui con i soliti amici che sono in pista, ma a me non va di ballare, così sono appollaiato su uno sgabello al bancone, ma non voglio esagerare con l'alcol, non questa sera. Onestamente non ho voglia di fare chissà cosa, neanche di scopare.
«Anche tu qua, Terzi?» Nel mio campo visivo compare la bionda più insopportabile del liceo, decisamente un po’ alticcia.
«Ciao Melania» non ho intenzione di rispondere alle sue provocazioni, ma se lei è qui vuol dire che c'è anche Alice. Al suo fianco compare Lorenzo, un mio compagno di classe, che saluto nel solito modo. Lorenzo mi piace, la sua ragazza un po’ meno.
«Dí un po' Rossi, la tua amica non c'è?»
«Sì sì, è in pista a divertirsi! È… Esattamente lì» la sua voce si smorza sulle ultime parole e io seguo la direzione indicata dal suo dito, che porta il mio sguardo su Alice, intenta a ballare attorniata da tre ragazzi che la toccano, nonostante lei cerchi di allontanare le loro mani.
«Quei tre non mi piacciono per nulla» asserisce Melania.
«Neanche a me» e mentre pronuncio quella frase ho già lasciato lo sgabello e lanciato un'occhiata a Luca, che segue il mio sguardo e inizia a farsi strada per raggiungermi.
«Tieni a posto le mani» la voce di Alice è biascicata, è palese che sia ubriaca, ma il tizio davanti a lei non demorde, così sono io a bloccargli la mano.
«Ha detto di no» lui si volta a guardarmi.
«E tu saresti?»
«Lui è il mio amico Matteo!» E mentre lo dice si avvicina a me, fino ad incollarsi al mio torace, non so se per paura o per bisogno o solo a causa dell'alcol.
«Come vedi è in ottima compagnia, amico» cerca di afferrare Alice, ma la stringo per le spalle e la allontano. Gli amici del tizio lo affiancano e si avvicinano.
«Non mi sembra, amico» sto per spostare la ragazza dietro di me e prendere a pugni quelle tre merde, ma questi si allontanano di un passo. Alle mie spalle sono comparsi Luca e Lorenzo, mentre Melania ha preso la mano di Alice e la sorregge, anche se la ragazza non sembra essersi resa bene conto di quello che sta succedendo.
«Ci sono problemi?» La voce di Luca è profonda e minacciosa; in effetti lui fa un po’ paura, tra muscoli più pronunciati dei miei e tatuaggi, anche se tra i due quello che picchia più forte sono io.
I tre non dicono una parola e si dileguano, così riporto la mia attenzione sulle ragazze.
«Forse è meglio se vado a casa, gira tutto qua dentro» Alice ondeggia sul posto e Melania fa un pessimo lavoro per tenerla in piedi, perché ondeggia anche lei.
«Ti accompagno e mi fermo da te» dice la bionda, strascicando le parole.
«Questa mi sembra un'idea del cazzo, state male tutte e due.»
«Nessuno ha chiesto il tuo parere, Terzi.»
«Però ha ragione, Mel. Nessuna delle due è sana.»
«Ma i suoi non ci sono… E le ho…» non finisce la frase, si porta le mani alla bocca e corre verso i bagni. Lorenzo alza gli occhi al cielo, ma sorride innamorato e la segue.
«Vado ad aiutare Mel» biascica Alice, ma appena muove un passo barcolla
«Non vai da nessuna parte, Sibona. Adesso ti riporto a casa» le cingo la vita e inizio a farmi largo tra la calca, praticamente trascinandola.
«Non voglio andare a casa» piagnucola «Non c'è nessuno, non voglio stare sola.»
Non l'avrei comunque lasciata sola a casa, non in quello stato, così opto per il piano B, che in realtà era il piano A, anche se non volevo dirlo ad alta voce.
«Ti porto da me» asserisco mentre recuperiamo i giubbotti dal guardaroba.
«Sul serio?» Indossa con difficoltà il cappotto e si aggrappa al mio braccio. Non ho tempo di rispondere, perché ricomincia a parlare.
«Ci credo che si sono spaventati quei tre, sei veramente muscoloso» e fa scorrere la mano sul bicipite, provocandomi dei brividi strani.
«Vai in palestra? O fai nuoto? I nuotatori hanno le spalle grosse. Mi piacciono le spalle grosse» biascica, si muove incerta e un po’ mi fa sorridere vederla così, senza il solito controllo che impone a se stessa.
«Palestra» rispondo, mentre cerco di farla andare dritta. Per fortuna la macchina è vicina. Siamo quasi arrivati quando si blocca e mi guarda spaesata.
«Che succede, hai…» non ho ancora finito la frase che la vedo chinarsi e vomitare un quantitativo considerevole di alcol, una parte del quale finisce sulle mie scarpe. Nuove. Regalo di compleanno. Chiudo gli occhi e inspiro.
«Ops…» una risatina, poi un altro conato e la vedo raggiungere il muretto di fianco alla strada, per poi riversare tutto il contenuto del suo stomaco oltre di esso. Le vado vicino e la aiuto a tenere indietro i capelli, per fortuna il vomito non mi fa schifo.
«Va meglio?»
Annuisce e si accascia su di me, tremante e senza energie. No, decisamente non immaginavo di concludere così la serata. La prendo in braccio e lei si lascia trasportare senza emettere un suono. La carico in macchina, ma è lei ad allacciarsi la cintura. Scrivo un messaggio prima di salire anche io e avviare il motore.
«Ti ho rovinato la serata?» Sussurra così piano che credo di essermelo immaginato, anche perché ha gli occhi chiusi e la testa abbandonata sulla testiera del sedile.
«Come?»
«Ti ho rovinato la serata, vero? Dovevi scopare con qualcuna…»
Mi viene da ridere «No, Sibona. Non ho fatto in tempo a trovare qualcuna, ti sei messa nei casini prima che ci riuscissi.»
«Per fortuna» questo me lo sono immaginato di sicuro.
«Come hai detto?»
Lei apre gli occhi e mi guarda in modo strano «Sei veramente una bella persona, Matteo. Mi dispiace aver pensato male di te in questi anni.»
Dicono che la verità esca solo dalla bocca dei bambini e degli ubriachi, quindi quelle parole mi prendono alla sprovvista, ma mi scaldano in modo strano.
«Sei decisamente ubriaca»
«E tu dovresti guidare più dolcemente, mi viene da vomitare.»
Riesce a rompere i coglioni anche mezza svenuta.
«Stava per succedere un casino, vero?»
«Cosa dici?»
«Quei tre tizi… Non volevano solo ballare, vero?»
«Non lo so. Non credo. Ma non è successo nulla.»
«Non dovevo essere così irresponsabile… Per fortuna sei arrivato tu.»
Detto questo chiude di nuovo gli occhi e il respiro si fa più pesante.
Ad accoglierci sulla porta di casa c'è mia madre, ho dovuto avvertirla per evitare il terzo grado domani mattina e soprattutto perché non sarò io a spogliare Alice, visto che il vomito di prima ha colpito anche i suoi vestiti.
Recupero una bacinella dal bagno e aspetto che mia madre esca dalla stanza; con gli occhi mi chiede cosa sia successo e io le racconto tutto.
«Dormi con lei. Non è bene lasciarla sola.»
«Non so se sia una buona idea…»
In risposta mi appoggia una mano sulla guancia e mi accarezza, una cosa che faceva spesso quando ero più piccolo, ma dalla quale negli ultimi anni ho iniziato a fuggire, mi sentivo troppo grande per certe dimostrazioni di affetto.
«Sei proprio un bravo ragazzo, Matteo. Io e tuo padre siamo veramente orgogliosi di te.»
Sorrido e le bacio la guancia, poi entro nella mia stanza e mi chiudo la porta cercando di non fare rumore.
Guardo Alice rannicchiata nel letto, in posizione fetale e con il respiro pesante. Indosso un paio di pantaloni sgualciti e una maglietta delle maniche corte, per un attimo ho la tentazione di sistemarmi sul tappeto, ma onestamente non ho voglia di stare scomodo, così mi infilo nel letto, cercando di mantenere una distanza adeguata, anche se in un letto ad una piazza e mezza non c'è tutto questo spazio. Tentativo vano, comunque, perché la ragazza si accoccola vicino a me non appena mi sdraio e io metto le mani dietro la testa, non sapendo bene come comportarmi. Osservo l'espressione tranquilla, le labbra rosa piene, i capelli che le coprono in parte il viso e penso che sarà una lunga notte. Ma soprattutto spero che non mi vomiti addosso.
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