GUERRA E PACE (MATTEO)
Non so come, ma con Alice le cose sembrano andare bene. Certo è sempre una bacchettona e maniaca del controllo, ma devo dire che tutta la sua organizzazione inizia a piacermi. Per quanto detesti la routine e la vita pianificata, in questo caso lo apprezzo. Non che le abbia detto qualcosa, non mi va di vedere il sorriso compiaciuto sulla sua faccia, però tutto questo è utile anche a me.
Abbiamo passato le successive settimane a contattare i relatori per l'autogestione e alla fine la squadra per la prima assemblea soddisfa entrambi. Ero un po' reticente all'argomento, il bullismo, lo ritenevo scontato e ormai abusato, ma la ragazza mi ha fatto notare parecchi atteggiamenti degli studenti e ho dovuto mettere in discussione quello che credevo. Ero convinto che nel nostro liceo la situazione fosse sotto controllo, invece ho iniziato a vedere dettagli che mi erano sfuggiti. Non atteggiamenti eclatanti, qualche ragazzo isolato durante l'intervallo, bisbigli nei corridoi additando un compagno, scritte nei bagni con nome e insulti degni della peggiore bettola, dove puttana è la cosa più gentile; probabilmente sensibilizzare la scuola su questo argomento potrebbe aiutare anche altri ad essere attenti su comportamenti che dovrebbero già essere spariti dalle scuole.
Anche Alice si sta rivelando meno peggio di quello che pensavo, nonostante la partenza di Roberto sembra piuttosto allegra e credo sia dovuto al fatto che Righetti ha ballato con lei. Perché Alice è esattamente come le altre ragazze di questo Liceo: se Edo il bambolotto sorride, loro svengono ai suoi piedi. Salvo poi versare fiumi di lacrime quando si rendono conto dello stronzo che è, che le usa e poi le getta via. È successo anche ad Arianna, nonostante l'avessi messa in guardia, visto che le voglio bene come se fosse mia sorella, ma non mi ha dato credito, finché non si è ritrovata sbattuta fuori dalla stanza del ragazzo lo scorso anno, in gita, dopo averci fatto sesso. In un attimo di rabbia è anche riuscita a dire che siamo uguali, cosa non vera: con lei non ci sono mai andato, ma soprattutto prima di andare a letto con una qualsiasi ragazza metto in chiaro le cose. Esattamente come è successo sabato sera, con Giada, una ragazza della 5° D. Abbiamo bevuto un paio di birre, lei mi ha detto che aveva voglia di stare sola con me, le ho detto che non volevo impegni, mi ha risposto che neanche lei cercava una storia seria, così siamo andati ad appartarci in collina e lei è stata un uragano. Mi è dispiaciuto solamente non avere a disposizione un letto, ma non porto le ragazze a casa se ci sono i miei, non voglio domande, né discorsi sul sesso.
Quando mi sveglio, la mattina del 14 Ottobre, sono parecchio agitato: questa autogestione è la prima vera prova, non solo per dimostrare che io e Alice siamo in grado di collaborare, ma anche per vedere se sono veramente in grado di essere il rappresentante d'istituto. Non che abbia dubbi, non ho mai ansia da prestazione, in nessun campo, ma se la giornata che abbiamo organizzato fosse una delusione per gli studenti per me sarebbe una sconfitta, visto che abbiamo deciso di fare le cose in modo un po’ diverso dal solito.
Per quanto assurdo possa sembrare, Sibona e io abbiamo avuto la stessa idea: basta con quelle cinque ore di esperti che parlano alla platea, che essendo costituita da liceali ha un'attenzione limitata, ma aule adibite a incontri brevi, con anche laboratori esperienziali. Alice era dell'idea di far provare a tutti gli effetti del bullismo, convinta che sentire sulla propria pelle le emozioni sarebbe stato più incisivo; anche in questo caso devo darle ragione, ma mi sono opposto, insieme ad Ugotti, perché mi è sembrato troppo esagerato. Abbiamo concordato per alcuni video proposti dallo psicologo che seguirà questa postazione, che durante la visione mi sono sembrati abbastanza forti emotivamente.
Poco prima dell'inizio dell'assemblea mi ritrovo nello stanzino di servizio dietro all'aula magna insieme a Sibona, che come una pazza continua a ripetere sottovoce il discorso introduttivo che si è preparata. Ha gli occhi chiusi, ferma in mezzo al piccolo spazio, con le labbra che si muovono veloci e le mani che gesticolano senza sosta. Mi prendo un attimo per osservare l'immancabile coda alta che si agita ad ogni movimento del capo, il cardigan nero dalla quale spunta una maglia beige, i jeans che le fasciano le gambe slanciate e il culo a mandolino che vorrei pizzicare. Aspetta, cosa? Scuoto la testa, non posso averlo pensato. Porto la mia attenzione sulle sneakers bianche, così immacolate da sembrare irreali, ma il mio sguardo torna sul fondo schiena e sento uno strano movimento al mio basso ventre. Chiudo gli occhi e inspiro, scacciando quei pensieri che non ho idea da dove vengano, ma peggioro la situazione, perché il profumo di caramello della ragazza mi investe, provocandomi una strana sensazione alla bocca dello stomaco. Probabilmente è la fame, visto che sono digiuno da ieri sera: questa mattina ero troppo agitato per mandare giù qualcosa di solido, così mi sono limitato a due caffè americani.
«Quante volte te lo sei ripetuto?» le chiedo, giusto per occupare la mente con qualcosa che non siano quei jeans.
«Cosa?»
«Quante volte ti sei ripetuta il discorso?»
«Tutte quelle necessarie per essere impeccabile.»
Insopportabile. Me la vedo ad annoiare la sua famiglia e Melania con questo discorso, di cui peraltro non mi ha neanche mandato lo scritto. Alla faccia della collaborazione.
Non ho il tempo di risponderle, perché Ugotti entra nello stanzino e ci dice che dobbiamo entrare. La prima a parlare è la Garino, che introduce non solo questa autogestione, ma anche le successive, senza svelarne i contenuti.
Poi Alice prende posto al centro del piccolo palchetto dell'aula magna, con il microfono in mano, e non posso fare a meno di notare la sua sicurezza: guarda la platea senza arrossire, non c'è imbarazzo sul suo viso; parla con tono deciso e tranquillo, la voce è morbida e ti fa venire voglia di ascoltarla ancora. Probabilmente l'ipoglicemia mi sta giocando brutti scherzi, perché la vedo completamente diversa da quello che mostra quando è con me, sembra quasi gentile.
Decido di concentrarmi sulle sue parole, giusto per trovare qualche errore e farglielo notare.
«Tutti noi abbiamo sentito parlare di bullismo, tutti noi sappiamo che esiste, ma lo crediamo una realtà così lontana dalla nostra da pensare di non esserne coinvolti, di non essere dei bulli. Chi subisce questi atteggiamenti però la vede diversamente, loro potrebbero descrivere con dovizia di particolari quello che li ferisce. Se non conoscete questi atteggiamenti, né le emozioni che producono è molto probabile che non siate mai stati bullizzati. Con questo non voglio dire che siete i bulli, ma forse, almeno una volta nella vita, vi è successo di vedere questi atteggiamenti e di averli minimizzati, pensando fosse qualcosa di bonario, di innocente. Forse non vi siete mai fermati a pensare a quello che prova la vittima di quelle parole e di quei gesti.
Non sono la persona adatta per spiegare nei dettagli tutte le dinamiche che entrano in gioco sia nella mente dei bulli, che in quella delle vittime. Però oggi ci sono con noi professori e psicologi esperti su questo argomento, che ci aiuteranno a capire i meccanismi di una delle peggiori piaghe all'interno delle scuole.
Inizieremo con una breve plenaria del Dottor De Amicis, poi sarete voi a scegliere: i nostri ospiti saranno sparsi nelle varie aule, dove ci saranno piccoli laboratori in cui potrete interagire o solo ascoltare. Sulle sedie avete trovato una piantina con la distribuzione nelle aule e gli argomenti trattati. Quello che speriamo, è che possiate sentirvi liberi di scegliere ciò che più vi ispira e che questa giornata possa chiarire alcuni dubbi e, perché no, modificare alcune conoscenze.
Io, Matteo e il professor Ugotti saremo sempre disponibili per chiarimenti o indicazioni, ma vorrei che un punto fosse chiaro: non ci sono obblighi, siete liberi.
Ora lascio la parola al Dottor De Amicis. Vi ringrazio e mi auguro che questa giornata possa regalarvi qualcosa.»
Conclude con un sorriso, ringrazia per l'applauso chinando leggermente il capo e mi raggiunge al lato del palco, con un'espressione soddisfatta in faccia, che mi infastidisce solo un po’. È stata dannatamente brava, ma mi caverei gli occhi piuttosto che dirglielo.
«Allora, come sono andata?»
«Decente.»
Mi guarda di traverso «Lo prendo come un complimento. Dunque, ora direi di dividerci, io prendo il primo piano e tu il secondo.»
«E se volessi il primo?»
Alza gli occhi al cielo «Quello che preferisci, oggi non ho voglia di discutere. Ci vediamo alle 10.30 alle macchinette a piano terra? Così facciamo il punto della situazione.»
Come faccio a ribattere se questa ha già programmato tutto, perdipiù in modo eccellente?
«Come vuoi» replico, allontanandomi con le mani in tasca.
Che cavolo! Non poteva sbagliare qualcosa? Miss perfettina è veramente troppo impeccabile, sembra che il suo unico punto debole sia la matematica.
Mi posiziono accanto ad una finestra del secondo piano e osservo i miei compagni, che a dirla tutta sembrano un po’ spaesati da tutta questa libertà di movimento; iniziano a venirmi dei dubbi sulla scelta del modo di affrontare le autogestioni: è stato l'unico punto su cui siamo stati in accordo fin da subito, ma forse questo avrebbe dovuto accendere un campanello d'allarme. Però mi ripeto che no, ci ho visto giusto anche io, sono spaventati perché è una cosa nuova e quindi devono solamente abituarsi a tutto questo.
Infatti il passare delle ore mi dà ragione, gli studenti si avvicendano nelle aule e sono sempre meno timidi; affacciandomi in alcune di queste vedo che sono molto coinvolti nelle discussioni e nelle attività, fanno domande e si lanciano nelle prove che educatori e psicologi propongono. Certo, guardando in cortile mi rendo conto che le solite cricche di fancazzisti se la svignano appena i professori non guardano, ma sono stati presi e trascinati dentro, una volta anche da Alice, nonostante non ne abbia l'autorità.
A dirla tutta, mi sento un po’ inutile adesso: durante la prima ora qualche studente aveva chiesto indicazioni, ma ora tutti sembrano aver capito come funziona la giornata e mi passano accanto accennando un sorriso, oppure senza considerarmi.
L'unica che mi ha degnato di attenzioni verso la fine della mattinata è stata Giada, la ragazza con cui mi ero divertito alla festa di Ary. Si è avvicinata proponendomi di accompagnarla in bagno e nel suo sguardo avevo letto la promessa di un po’ di divertimento, magari con la sua bocca piena e invitante. Il primo istinto era stato quello di seguirla, in fondo assentarmi per al massimo mezz'ora non avrebbe creato problemi, probabilmente non se ne sarebbe accorto nessuno. Ma una vocina nella mia testa mi aveva bloccato e mentre stavo per allontanarla sulla cima delle scale è comparsa Sibona, che si è immobilizzata a guardare prima me e poi Giada, la cui mano era ancora appoggiata sul mio petto, ma che io stavo spostando e che poi si è allontanata entrando in un'aula. Alice è rimasta a fissarmi ancora per qualche secondo, poi, con un cenno del capo, è tornata sui suoi passi, lasciandomi stranito. Cosa era venuta a fare? Controllare? Qualunque fosse la motivazione non ha visto nulla di male, non può attaccarmi, né riprendermi in alcun modo.
Quando ormai manca poco più di mezz'ora alla fine della mattinata raggiungo l'aula professori al primo piano, dove Alice mi aspetta con Ugotti e la Garino, entrambi molto sorridenti.
«Vieni Matteo, stavamo giusto discutendo con Alice su come è andata la giornata» mi accoglie la preside.
«Direi bene, mi sono sembrati tutti abbastanza interessati» replico titubante.
«Molto interessati. Le persone che avete invitato a parlare sono state molto brave a coinvolgere gli studenti. Finora, è la migliore autogestione che ho visto da quando sono qui.»
Alice mi lancia uno sguardo soddisfatto, con un sorriso così sincero che per un attimo mi fa scordare della saccente rompiscatole che è.
Ugotti interrompe il nostro contatto visivo «Bene, direi che adesso possiamo focalizzarci sulla prossima, a fine Novembre. La maggior parte dei relatori ha già risposto, ma due hanno già un impegno in quella data, quindi dobbiamo trovare una soluzione. Fisserei una riunione alle 16 di Martedì prossimo.»
«Per me va bene» risponde Alice e io annuisco.
«Poi c'è la questione del ballo di Natale. Personalmente non ero molto d'accordo, ma era in entrambi i vostri programmi e la maggioranza degli studenti lo reclama. E anche la preside è d'accordo» aggiunge.
«Ugotti non mi sembra una tragedia un ballo scolastico.»
«Stiamo americanizzando il nostro sistema scolastico, tra qualche anno ci ritroveremo con solo quattro anni di liceo» afferma funereo.
«Non sarà un ballo in stile americano, glielo assicuro. Abbiamo già buttato giù alcune idee e sono sicura che le piaceranno!»
L'entusiasmo di Alice non tranquillizza affatto Ugotti, ma non aggiunge altro e ci congedano.
«È stato un successo!»
Sibona felice e soddisfatta non l'avevo mai vista. Saltella sul posto e alza la mano verso di me, aspettandosi una reazione.
«Sei seria?»
«Batti il cinque, rappresentante!»
Rimango fermo per un attimo, chiedendomi se sia il caso di fare questa cosa, ma il sorriso sincero della ragazza è quasi contagioso e in fondo sono felice anche io, così faccio schiantare la mia mano sulla sua, rendendomi conto che è il primo contatto fisico con lei da quando la conosco. La sua mano è calda sotto la mia, morbida e piccola.
Si scosta in fretta
«Hai la mano ghiacciata!» Ma lo dice sorridendo. Sorriso a cui comunque rispondo. Ok, l'universo sta girando in modo strano oggi. Continuiamo a fissarci e un lieve rossore le colora le guance
«Beh, buon weekend Terzi. Ci vediamo martedì» e si volta per andarsene.
«Buon weekend, Sibona» lei alza la mano per salutarmi e si affretta verso le scale, facendo ondeggiare la sua coda di cavallo. La cosa assurda è che per un attimo la mia mente vaga su pensieri che non dovrei associare a quella ragazza, qualcosa come sciogliere i capelli, stringerli nella mano e vederla abbassarsi… Scuoto la testa e ritorno in me. Che cazzo vado a pensare? Prendo il telefono dalla tasca e cerco il contatto di Giada, forse possiamo riprendere il discorso che abbiamo interrotto questa mattina e visto quello che ho immaginato prima credo di avere veramente bisogno di un po’ di distrazione.
Spazio Autrice
Non sono abituata a scrivere, ma da quello che vedo nelle letture qualcuno di voi ha deciso di dare una possibilità a questa storia e di questo vi ringrazio tantissimo!
Se volete farvi sentire nei commenti o con messaggi mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate di quello che scrivo, ma se volete rimanere lettrici/lettori silenziosi lo capirò.
Se siete arrivati fino a qui: GRAZIE!
Al prossimo aggiornamento!
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