Capitolo 4
Avvertenze: capitolo che potrebbe contenere scene e azioni non adatti ai minori di 18 e per chi é suscettibile. Perciò chiedere di non leggere.
Le sentinelle mostrarono dei distintivi tirati via dallo yukata.
« Sugli ordini del vostro Sire le chiediamo di rimanere in casa, sino al rilascio del suo giovane guardiano. Per tanto saremo costretti a lasciare che qualcuno venga a farle visite ».
« Visita ? Ma lui dov'è adesso ? Sta bene ? » gli chiese in apprensione, sentendo un senso di di colpevolezza al centro del petto e con sguardo basso. Triste.
« Per il momento é solo tenuto sotto controllo, poi verrà rilasciato libero. Non dovete tenere alcunché » lo rassicurò uno dei tre per poi decidere di congedarsi.
Ci mise un po' Hamura a rielaborare ciò. Miyake tenuto rinchiuso? Ed era solamente tutta colpa sua. Non riusciva a smettere di pensarlo. Eppure... Ecco che in guaio lo aveva cacciato. Se solo non lo avesse seguito.
Si chiuse la porta e andò a sedersi su uno dei divanetti disponibili, prendendo un cuscino e portandoselo tra gambe e petto, abbracciandolo, portando il mento sopra la morbidezza.
***
Quella sera Shouji si svegliò di soprassalto con delle braccia che lo cingevano da dietro, toccando con la schiena un petto ampio e mezzo scoperto.
Presto una bocca toccò un suo orecchio e delle mani toccarono le sue dita, facendo intrecciare le dita delle fedi.
« Mi dispiace per l'altra notte. Ma non sono riuscito a contenermi » mormorò Hiriko, iniziando a giocare con il lobo.
« Va bene così. Non hai niente da scusarti. Ma mi hai fatto preoccupare. Lo sai ? » chiese dolcemente e rigirandosi in quell'abbraccio, per poterlo abbracciare anche a sua volta.
Tuffò il viso in quel petto e ne ispirò forte l'odore. Delle mani presero a giocare con i suoi ciuffi di capelli.
« Ti amo anche io Hiriko Kun ».
Bonfonchiò, lasciando il più grande di stucco e facendolo per un istante smettere di accarezzarlo.
« C- Cosa ? ».
« Ti amo. Ti amo. Ti amo. Hiriko Kuuun »
Una volta ripresosi il più grande lo avvolse totalmente tra le braccia a appoggiò il mento sulla sua testa. Era felice ma allo stesso tempo, Hiriko sentiva che Shouji meritava al suo fianco qualcuno migliore di lui. Meritava tutta la felicità del mondo. Lui...
***
Erano passati tre giorni e Miyake finalmente venne liberato. Certo un po' malconciato, ma era uscito. Uscì dal palazzo Rosso, camminando verso casa e un poco stanco. Sperava solamente che il meticcio si fosse deciso ad ascoltare e a strarsene fermo .
Era arrivato a destinazione, quando sentì dei rumori provenire all'interno dello chalet. Di colpo si apprestò ad aprire la porta e a cercare chi gli era stato affidato, ma poi si calmò non appena si accorse che fosse solo il suo vecchiaccio ai fornelli.
« oh ! Yuu Chan . Ben tornato. Se lo cerchi e lí che dorme. Ah! E ben tornato a casa » disse sorridendogli furbo, indicando la direzione.
Mike ne seguì la traiettoria e la sua bocca si dichiuse nel constatare che fosse lì. Non che la cosa gli interessasse che fosse chiaro. Ma gli era stato partito come un uccellino che avveniva affidato sotto le cure di un paio di ali più grande ed esperte e perciò si sentiva costretto a sorvegliarlo.
« La colazione è quasi pronta. Portalo pure sopra se ti va » aggiunse armeggiando con mestole e stipetti.
«Hm ».
Detto ciò, si avvicinò al più piccolo e fece passare un braccio sotto alla schiena e un altro sotto le gambe. Lo guardò per un momento rimanendo come in trance e un po' si maledí per un piccolo e insensato pensiero appena avuto. Perché diamine si era detto in mente che fosse "carino". Lo aveva appena pensato eppure non riusciva a concepirne il motivo. Ma che si era bevuto?
Scosse la testa e un brivido percorse il suo corpo, facendogli immediatamente distogliere lo sguardo, decidendo che era meglio portarlo nella propria camera.
«Vi verrò a chiamare non appena sarà tutto pronto » avvisò il padre, ovviamente gridando per farsi sentire chiaro e forte.
***
Con una gamba richiuse la porta alle spalle e camminò verso il letto.
Lo adagiò dolcemente e si chinò, tenendosi teso con le braccia stese ai lati e con un ginocchio in mezzo alle gambe mezze aperte del più piccolo ma nel farlo quasi scivolò. I loro petti vennero a contatto. Solo ora si accorse di come il respiro dell'altro, a confronto con il suo, fosse calmo e tranquillo.
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