Capitolo 17

Quella notte, Shouji, fu scosso da un ricordo, che lo portò ad aprire gli occhi come in un profondo shock. Non era sveglio. Ma tremava.

Era un continuo "no" ripetuto, quello che, usciva dalle sue labbra, mentre il suo corpo rimaneva mobilizzato disteso nel letto. Le mani tremavano come se, tutti i suoi nervi fossero tesi come delle corde di una chitarra, prima di accordare per utilizzarla.

Nel suo sogno, stava vivendo quegli ultimi attimi, in cui era sicuro di stare passando l'inferno. Il giorno in cui, quella figura se ne era andata e le lacrime fecero compagnia a quella perdita profonda che, lo aveva trapassato tra organi e tessuti. La sentiva ancora bruciante. Come se quel sentimento a quella parte, non lo avesse davvero mai lasciato.
Vivido e impresso ancora lì.

Il Sensei, che lo aveva sentito, alzatosi dal letto, aveva quasi corso per raggiungere quella stanza, che aveva attaccata alla propria, dalle mura davvero finissime. Si sentiva tutto, per poi aprire la porta e vedere Shouji in quello stato.

Aveva il fiatone anche dallo spavento preso, ma non per questo perse tempo, anzi piano si era avvicinato a Shouji, intenzionato a capire se fosse ancora a occhi chiusi. Ma, vedendolo a occhi aperti, delicato, aveva tentato di farlo portare alla realtà. Con scarsi risultati.

Quello aveva continuato a ripetere no, svegliandosi del tutto di soprassalto, la sensazione di vuoto che sentiva all'altezza del petto, continuava a farlo sentire perso. In una maniera impressionante e involontariamente era finito con l'aggrapparsi con le mani alle maniche della camicia del Sensei. Però non si era accorto appieno della sua presenza. Troppo perso nel suo apparente dolore.

«Va tutto bene Shou. Va tutto bene » aveva cercato di rincuorarlo il Sensei, con uno sguardo pieno di preoccupazione.

Mentre lo scuoteva appena, timoroso di peggiorare solo la situazione, Shouji aveva posato lo sguardo vuoto e annacquato sulla sua figura. In ascolto di altra sicurezza. Qualcosa che, gli avesse fatto capire, che finalmente era fuori da quel incubo. Che era solo stato altro che un brutto sogno.

Che non era realtà.

« Ne sei fuori okay ? Sei qui ora e non sei solo » gli aveva sussurrato il Sensei.

Lo aveva poi stretto tra le braccia, facendogli appoggiare di conseguenza la testa su una spalla. Stretto così, gli fece sentire lo strano sentimento di stare abbracciando un cucciolo ferito, bisognoso di attenzione. Aveva sentito per un momento il bisogno di dargli ciò che, aveva bisogno e protezione e appoggiò il mento su quei capelli. Shouji nel frattempo, aveva preso ad aggrapparsi fortemente a lui, quasi fosse stato un ancora nel bel mezzo dell'oceano in un disumano movimento.

Aveva poi tirato su con il naso e nessuno dei due si era accorto, in effetti, dei minuti trascorsi uno tra le braccia dell'altro. Troppo persi nelle proprie, ognuno, sensazioni.

***

Le mani di Ham erano intente a prepare quella che era una marmellata di ciliegie e confenzionare, quando da dietro qualcuno lo bloccò con le mani sul bancone della cucina. A quella poca distanza poté sentire l'odore che ne emanava. Ed era come estasi.

Si era poi voltato una volta finito il tutto e si girò ritrovandosi occhi negli occhi, in quelli azzurri accesi dell'altro, sentendosi la saliva azzerare.

Mike aveva fatto prima avviccinare la fronte a quella dell'altro, per poi l'attimo dopo, farle unire a labbra dischiuse. In princinto di dire qualcosa.

Ma a interromperlo fu proprio il più piccolo, che aveva chiuso gli occhi per un paio di secondi « Non c'è ne bisogno. Va bene così. Non scusarti. È passato » gli sussurrò ad un centrimetro dalle sue labbra.

Mike sorrise in quell'aria rilasciata inclinando leggermente la testa, non appena, gli occhi del più piccolo avevano lasciato spazio a fargli vedere quel colore.
« Grazie per avermi capito ».

« Stasera devo portarti poi un un posto » aveva aggiunto.

« Dove ? »
Aveva chiesto il più piccolo, mentre dentro di sé, sentí cresce una grande curiosità. Era contento di quella proposta. Che Mike avesse pensato a lui. Sinceramente non se lo sarebbe mai aspettato.

« Lo vedrai presto ».
Chiuse ogni tipo di strada aperta il più grande. Era il primo che portava in quel posto che da sempre aveva considerato come suo. Era come aprirgli un altro pezzetto del suo cuore e non poteva essere una cosa scontata.

Si stava fidando.

Nell'attimo dopo appoggiò le labbra su quelle di Ham, pregustandone il sapore che, per lui era diventato come droga. Ne aveva bisogno e sentiva il bisogno di appagarla per farla stare a tacere per un po'. Sentiva qualcosa crescere dentro di sé. Dei sentimenti. In ogni ora, minuto, giorno che passava. Lui lo faceva sentire bene. Aveva bisogno della sua costante presenza per ritrovare la luce del sole. Aveva appena deciso che, non avrebbe più ignorato tutto quello. Voleva imparare a conoscerne la derivazione. Il nome esatto.

***

Shouji faceva colazione. Ma i suoi occhi non poterono che cercare quelli del Sensei troppo concentrato, invece, a guardare la sua tazza di caffè.

Più cercava di non pensarci, più la sua mente non poté che, soffermarsi alla sera passata. All'inizio non aveva sentito imbarazzo stretto tra quelle braccia, anche perché, non era rimasto a pensarci. Ma ora, se solo ritornava a quel gesto, non potè, che sentire il cuore accelerare un poco di più e la faccia riscaldarsi. Menomale che Iguchi non ci aveva fatto caso, ora intento a girare lo zucchero.

Ma come se non lo avesse appena pensato venne colto sul fragrante, aveva un po' boccheggiato con la bocca accorta di parole e d'istinto il suo sguardo si spostò.

Iguchi sorrise fingendo una finta tosse, mentre continuava a fissare quel ragazzo che, sembrava essere stato scoperto a rubare delle caramelle ad un bambino, dalla reazione appena avuta. E ciò non pete solamante, che divertirlo.

« C- cosa c'è ? »
Aveva chiesto Shouji balbettando, nascondendo le mani un poco nervose sulle gambe, sotto al tavolo.

Il sensei scosse la testa, con l'intento di dover sentire di dire quello che stava pensando.
« Niente. È solo che Shou... Sei molto car...» la frase venne interotta bruscamente dalle labbra calde dell'altro.

Shouji lo aveva afferrato poi dopo dal viso con i palmi delle mani sulle guance, quando le loro labbra si erano separate.
« T-ti prego, non dire più cose imbarazzanti come quelle che, stavi per dire » aveva detto con un sospiro.

Ma quel viso rosso e quegli occhi che mentre diceva quelle cose non riuscivano a guardarlo direttamente, non potevano essergli indifferenti.
Anche se era certo che, quel bacio glielo avesse dato per mettere tacere quello che non voleva sentire.

Un sorriso che, dovette costringersi a nascondere dietro ad una mano, facendogli per un momento, sentire il desiderio di poter rivivere quel attimo brevissimo. Non potè, che soltanto pensare a quanto Shou fosse carino.

Nota Autrice : mi sento davvero contenta. Qua sta nevicando 😁












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