Capitolo 15

Solo quando aveva mandato Shouji di lá e assicurato che fosse ben lontano da orecchie indiscrete, aveva aperto la porta.

Quegli agenti non gli dicevano buon cose. Questo, molto probabilmente implicava solo guai all'orizzonte. Insomma, se si erano presentati lì, sicuramente è perché c'entrava qualcuno che conoscevano.

Gli aveva guardati, squadrandoli da capo e piedi.
« In cosa posso esservi utile ? ».

« Conosce un certo Iriko Muikawa ? » aveva domandato uno degli agenti.

Ci fu solo un lunghissimo momento di esitazione, prima che Iriko si decidesse a rispondere. Cosa che, sicuramente dò molto all'occhio ai due agenti, i quali si scabiarono una lunga occhiata intenditrice.

Annuì con il cuore in gola. Si apprestó ad uscire per un momento dallo chalet e socchiuse appena la porta alle spalle.

A braccia in conserte, aspettò che prendessero parola, mentre uno degli agenti gli si avvicinò.

« Vogliamo solo sapere dove possiamo trovarlo. Ci può aiutare ? Sa dove abita ? »

Sarebbe stato come tradire un compagno, rispondendo a quelle domande? E se non avrebbe risposto invece ? Alla fine, solo la coscienza ebbe la meglio. Avrebbe fatto bene a dire la verità.

« Vi accompagno ».

I due agenti sicuri gli annuirono per poi farsi fare strada dove indicatogli.

Avevano camminato un bel po', al di là della foresta, prima di arrivare dove prestabilito. Il sensei, una volta salito le scale, era arrivato davanti alla porta, con un sospiro infinito, poi finalmente si era deciso a bussare.

Fece spazio agli agenti, mettendosi di parte, aspettando il permesso per potersi congedare. Ma questo al momento non arrivò.

Voleva chiedere cosa fosse successo. Ma non poteva. Era illecito. Non poteva immischiarsi negli affari, che non lo riguardavano. Ma poi pensò a Shouji e l'instinto, spinto anche dalla curiosità, ebbe la meglio.

Guardò gli agenti bussare insistemente, e guardare dal finestrino. Dovette lottare contro sè stesso per mettere a tacere quelle domande. Quindi gli uscirono ancora prima di capirlo in primis. Aveva parlato. Lo aveva fatto.

« Gli è successo forse qualcosa?
Era tardi per mordersi la lingua.

Dopo che l'agente si girò, lo guardò con una severitá pari a bruciare come benzina. Iguchi con le braccia dietro la schiena però non abbassò lo sguardo. Troppo deciso ad affrontarlo senza timore alcuno.

« Signor Iguchi, non siamo degnati di risponderle. Per tanto è un po' personale come tema. Le do solo un consiglio. Piccolissimo. Se vuole salvarsi, non si impicci, ne stia fuori e se lo riveda, faccelo pure sapere » dopo due pacche sulla spalla, gli agenti alla fine si allontanarono.

Cosa avesse combinato era proprio un mistero. Sperò, però, che, non gli fosse accaduto niente di brutto o Shouji...
Al solo pensiero il cuore gli si restrinse.

***

Una volta rientrato, la prima cosa che vide fu la figura curiosa ma difidente, allo stesso momento, di Shouji, che lo guardava con le mani nella tasca dei pantaloni da tuta imprestatali dal Sensei stesso.

Il ricordo di quanto avvenuto gli si presentò in testa con la forza di un uragano capace di devastare una città intera, lasciando dietro di sé solo tanti detriti e cadaveri.

Il sensei lo aveva guardato fissamente per un paio di secondi, infine fece ingoiare qualcosa che, era stato quasi sul punto di uscire spontaneamente. Però, sentiva un romore strano dentro di sé, quello di un cuore martoriato ma, quando lo guardava sentiva una strana sensazione. Un magone premere sulla bocca dello stomaco. Non riusciva a spiegarselo. Per non parlare della budella intorcigliate.

Shouji aveva ricambiato quello sguardo, ma in soggezione alla fine aveva interrotto lo sguardo un poco fattosi rosso. Non era niente, si diceva. Era sempre stato un ragazzo un po' timido e bastava davvero solo poco per farlo arrossire per l'imbarazzo.

Il Sensei gli sorrise e Shouji finse una tosse per togliersi di dosso quella tensione accumulata.

« Come ti senti ora ? »
Gli chiese apprensivo, mentre aveva preso ad avvicinarsi.
Ora che ci pensava, dopo quell'incidente, non glielo aveva mai chiesto. Troppo preso a pensare ad altro. A troppe cose contemporaneamente.

Shouji alzò lo sguardo, dopodiché un brivido gli aveva percorso la schiena. Si strinse tra le braccia, come per riscaldarsi da un freddo che all'interno di quello chalet non vi era. C'era qualcosa di strano nel loro modo di fare. Che fosse qualcosa di superficiale?

Eppure, ogni volta che guardava quegli occhi, non poteva, che sentirsi al sicuro. Avevano il potere di farlo sentire sereno. Ma dentro aveva notato che si nascondesse qualcosa di triste.

Poi la mano del Sensei si fece strada tra i suoi capelli morbidi, scuri. Glieli arruffò e Shouji non poté che chiudere un occhio per il movimento avvenuto.

Involontariamente gli aveva afferrato i polsi, ma non in modo di interrompere i movimenti e gli sorrise appena.

« Credo che vada meglio. Grazie. Grazie anche per starmi ospitare. Ti prometto che, una volta fuori di qua, ti pagherò » .

Iguchi aveva interrotto i gesti, allontanandosi come ferito da un vetro. Davvero pensava che glieli avrebbe accettato? Davvero pensava, che quell'ospitalitá era stata per un qualcosa in cambio ?

Un verso gratturale aveva fatto fuoriuscire dalla sua gola, subito dopo si era sbattuto una mano in fronte, incredulo.
« Hai ancora molto da imparare ragazzo » disse, sotto il suo sguardo sconcertato .

Shouji lo guardò a occhi spalancati chiedendosi dove effettivamente avesse sbagliato, deformando il viso in una smorfia buffa.

Ciò non poté che, scaturire una risata spontanea nel Sensei, con una mano portata davanti alla bocca. Per la prima volta stava ridendo. Non si ricordava nemmeno più l'ultima volta che lo avesse fatto. Era strano. Ma un po', sentiva come se, avesse ripreso un po' di quella vita persa.

Si asciugò gli angoli delle lacrime e lo oltrepassò, mentre subito dopo Shouji aveva fatto come una specie di mezzo girotondo per ritrovarsi a guardarlo un pochino offeso.

« Io esco. Non so quando tornerò » gli aveva fatto sapere con lo sguardo perso sulle scarpe.

« Ritornerai di nuovo lì ? »

Quella domanda che colpì come schiaffo il più piccolo, venne posta con un pizzico di consapevolezza. Pur volendolo, pur cercando, non sarebbe mai riuscito a tenere Shouji lontano da chi gli avrebbe fatto male. Lo sapeva Iguchi, eppure non poteva fare niente per evitarlo. Molto evidentemente il moro aveva bisogno di sapere la verità.

Aveva sospirato.

« Tranquillo. Per il momento non è mia intenzione. Ho solo bisogno di fare due passi per sgranchirmi le gambe » lo rassicurò, poi si portò una mano in mezzo ai capelli.

Il sensei lo stava guardando con uno sguardo strano. Non riuscì a decifrarlo. Infine non potendo sopportare oltre, gli diede la schiena senza dire più altro.

In realtà c'erano molte cose che Shouji voleva chiedere. Ma preferì tacere. Come tacque anche sul fatto, del aver origliato la conversazione avvenuta fuori con gli agenti. Aveva sentito il nome di quel ' ' ' Iriko' uscire dalle loro labbra, poi però, con un pesantore al cuore e lacrime, che finì di scacciare via appena in tempo, aveva lasciato il salone.

Ci fu solo un momento di cinque secondi, in cui si fermò indeciso, se chiedere. Traballò nel mentre.

Si disse, che forse era meglio così. Non sapere, forse lo avrebbe salvato.

E lasciò dunque lo chalet.

Nota Autrice: yeee! Che è successo. Due aggiornamenti in una sola giornata ? Hahaha.

Nella prossima succederà qualcosina tra questi due, che già non vedo l'ora di scrivere. Sono contenta della piega che, ha iniziato a prendere questa storia. Mi piace davvero tanto. Mi fa sentire soddisfatta . Spero che, stia piacendo anche voi ^^

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