Capitolo 14
Nulla era dato per scontato. Ham appena finito la doccia, era sceso di sotto e dopo un momento di esitazione aveva abbracciato la figura di Mike da dietro.
Questo, non aspettandosi minimamente di un gesto del genere, sussultó di un poco sul posto, con le mani ora appoggiati sul ripiano del marmo.
« Solo... Fammi stare così ancora per qualche minuto » lo aveva pregato.
Forse, proprio perché era improvviso, che un'ondata di dolcezza aveva preso a colorargli la faccia. Aveva appena, di poco, voltato lo sguardo.
Quella figura fattasi ancora più piccola, gli aveva fatto venire voglia di girarsi per poterlo ammirare. Per potersi ritrovare con gli occhi in quelli suoi.
Il cuore sussultò, sempre più veloce, sembrava di avere dentro di sé invece il bussare dei tamburi. Voleva guardarlo, eppure, aveva anche paura di rovinarlo. Ma si poteva ancora scappare da ciò che veniva chiamato come richiamo ? Ormai era chiaro che fossero predestinati, ma troppo cocciuto e cieco, ostinato com'era stato, non era riuscito a guardare altrove. Era stato sordo, dove, invece, ci poteva essere l'inizio di un rumore.
Poteva rimediare ancora o era un pochino già tardi ?
Ora viso a viso, ancora con il più piccolo aggrappato dolcemente, Mike lo aveva preso a tenerlo a sé, tra le proprie braccia, con una mano sulla schiena e l'altra ferma poco più sotto alla fine della base.
« Non hai paura ? Posso ferire se lo voglio » .
« So che non lo faresti apposta. Tu agisci scappando da ciò, che ti spaventa. Agisci per proteggerti. Ma potrebbe farlo chiunque questo. Anche l'animale più indifeso » scosse la testa e gli sorrise davvero sincero.
Era sicuro delle proprie parole.
« Se me ne darrai opportunità, vorrei solo crearti bei momenti che, ti faranno sorridere e non più rattristire » aggiunse .
Il più grande sussultó a bocca mezza dischiusa, poi portò pollice e indice sotto al mento del più piccolo, dopodiché gli sfiorò dolcemente le labbra con le proprie. In una carezza dolce, data da un vento.
Quel ragazzino aveva parlato. Aveva detto cose che non sapeva. Ma facendolo aveva fatto sì, che, un altro pezzettino di sé lo abbracciasse. Com'era possibile essere dolce e sublime allo stesso tempo ? Qualcosa che lo attirava. Qualcosa di cui aveva voglia. Di cui aveva bisogno?
Tutto ciò non potè che causargli un leggero mal di testa. Troppi pensieri si stavano accumulando.
Dopo che si staccò, a viso inclinato, il più piccolo richiedette un bacio cercato, sperato. Bramato. Era in cerca di aria nuova. Ma il più grande glielo negò.
« Tu... Perché sei così sincero » gli chiese in qualla sottoforma di esasperazione, ad un soffio dalle sue labbra.
Da lì, a quanche passo in lá, sarebbe uscito fuori di testa, ne era certo. Era la prima volta che, incontrava una persona come quella che gli si trovava davanti.
Non volendo più attendere oltre, fu il più piccolo a chiudere la loro distanza, con una mano ora sulla guancia liscia e un bacio rubato. Si trattò di un brevissimo attimo, ma ciò, bastò a farlo rendere interminabile. Intimo. Quanto quello di un segreto prezioso e fragile. Sarebbe bastato poco per mandare tutto in frantumi. Di ciò, altro non sarebbero che stati solo cocci irreparabili.
E per quanto sapessero di stare rischiando, non potevano mettere a tacere ciò che, sentivano. Era inevitabile.
« Lo senti anche tu ? Dimmi ».
Chiese in un sussurro, oramai staccato a malincuore da quelle labbra.
Dopo un momento di esitazione, in cui sembrasse meditare, con occhi fattosi più lucidi. Più accessi. Il biondo annuì.
Aveva poi ricambiato quel gesto riprendendo tra le proprie le labbra altrui facendone una cosa sola. In un sapore unico. Di sensazioni. Di cuori, che battevano a ritmo dei loro respiri. Impazziti, come erano le loro anime scalpitanti. Bisognose di capirsi. Di ritrovarsi. E di scoprirsi.
Mike decise di approfondire quel bacio, rendendolo più passionale, picchiettando con la lingua e che Ham, approvò sin da subito. Mentre fuori dalla finestra, leggeri fiocchi di neve avevano preso a scendere. Promessa di un bianco che li avrebbe regalato.
***
Guardava come smarrito fuori dalla finestra, con una tazza fumante di cioccolata.
Il sensei lo guardava dalla sua prestazione, fermando le dita a fare qualsiasi cosa stessero facendo. Il rumore della tastiera, che veniva picchiettata venne fermata. Iriko aveva fatto la sua comparsa. Improvviso, irruento e con il suo egoismo. Lo aveva abbandonato, lo aveva ferito e ora come se niente fosse, sembrava intenzionato soltanto a ritornare a una vita normale. Tranquilla. Perché era ritornato solo ora ? E perché continuava a sparire ?
Il sensei lasciò cadere la testa sul divano e guardò il soffitto. Gli sarebbe tanto piaciuto seguirlo. Farlo pedinare per poterlo scoprire. Certo. Al riguardo, per primo, non avrebbe dovuto dirsi ste cose, non quando lui, proprio come Iriko, era sparito lasciando gli affetti alle spalle. Ma okay... Era vero. Ma la sua non era stata un vai e vieni in continuazione. Era soltanto successo quella volta in cui costretto era dovuto andarsene. Poi era tornato e...
Okay. Forse sotto questo aspetto un po', i due si assomigliavano. Ma non era stato così insensibile con chi diceva di amare. Non aveva fatto finta, che niente fosse successo. Aveva sofferto. Aveva continuato a farlo e aveva fatto soffrire. Ma....ma non era mai davvero stato così sicuro da se, di dire che, una volta tornato, Miyake ci sarebbe stato ancora. Che avrebbero continuato a vivere la loro storia, lasciando alle spalle quello che aveva commesso. No. Sapeva che forse il suo - di quello che era stato suo - Yuu Chan, non sarebbe stato più il nulla. Il tempo andava avanti per tutti e tutti cambiavano. Perché era così la vita. Era questo, che dovevi aspettarti quando stai per prendere una decisione. Devi esserne consapevole. Convinto. Sicuro.
« Chi era quel Iriko ? »
Aveva chiesto inconsapevolmente. Lo aveva detto ancora prima di collegare lingua al cervello. Aveva fatto uscire ciò che, la mente ripeteva. I suoi occhi si stavano facendo più lucidi.
Il sensei aveva ascoltato perfettamente ma non aveva risposto. Aveva fatto solo cadere le braccia mollemente a terra. Nell'aria solo odore di malinconia e senso di vuoti.
Sapeva in cuor suo, ciò che era stato perso, sarebbe stato perduto per sempre. Sorriso desolato, si era alzato e aveva raggiunto Shouji, con le mani in tasca.
Quante volte la sera dalla stanza degli ospiti, lo aveva sentito piangere, chiamare un nome ? Quante volte andava nella sua stanza per scacciargli via le lacrime ? Odiava vedere piangere gli altri. Si ricordava anche un po' di sè in quella sofferenza silenziosa.
E poi, era stato lui a toglierli quell'anello. Lo aveva posato in un posto sicuro della casa, dove Shouji mai lo avrebbe trovato. Ma nemmeno per caso. Era stato attento e anche nei piccoli dettagli. Se non doveva ricordare per non ricadere nuovamente nella desolazione, allora, era stato costretto a togliere tutti i ricordi o riferimenti vari, possibilmente. Così, la bugia a sin di bene, si sarebbe protratta a lungo. Questo era sicuro. Dovevano solo tenerlo lontano, al più lungo possibile dal passato.
Gli aveva semplicemente poggiato una mano sulla spalla come per incoraggiamento, guardando insieme l'orizzonte, finchè qualcuno non bussò la porta dal lato opposto.
Nota Autrice: e adesso chi sarà?
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