Capitolo 12

Miyake la mattina dopo con tutta la tranquillità di questo mondo, raggiunse lo chalet del Sensei, con la speranza che  fosse lì dentro. Prese un respiro sbrigativo, per poi farsi già nella mente il discorso che, aveva ben pensato di tirare fuori, sperando di essere ascoltato e poi finalmente bussò un paio di volte.

In quel esatto momento dentro di sé, aveva un pesantore che, lo stava schiacciando a dovere. Sapeva che, quel giorno sarebbe arrivato e che fosse giunto il momento di mettere a tacere i scheletri nell'armadio e quel giorno era proprio quel oggi. Quell'istante. Lo sentiva proprio mentre attendeva di vedere la figura dell'altro apparire sulla soglia.

Aveva un strano agitamento addosso. Ansie. Ma quel qualcosa, era anche vero, che, lo spronava a un maggior chiarimento e mettere fine, finalmente, a quella cosa.

Iguchi aprì la porta e rimase sbalordito. Shockato, ma sorpreso anche. Nello stesso istante in cui gli fece cenno di entrare, gli occhi azzurri indugiarono senza volendo in quelli di Shouji, poco più dietro dalla figura del ex tutor.

Si guardavano e ma intromettersi fu proprio il più grande. Ma Mike capì subito la questione. Del perché Shouji si trovasse lì e mentre lo studiava in silenzio e attento, un senso di pietá lo attraversò da parte a parte.

Ma all'infuori di quella situazione, un ricordo si insinuò con prepotenza in mezzo ai suoi pensieri. Un ricordo lontano, macchiato da un pizzico senso di nostalgia.

Solo che, dovette riccacciarlo subito indietro, da dove era venuto. Doveva starsene in quella scatola della sua mente, chiusa con un lucchettone spesso e arrugginito.

Forse perché spinto da tutti questi pensieri si ritrovò a distogliere lo sguardo incupito, in modo che, chi nellla sua mente si stava riferendo, non si accorgesse del fatto e nell'istante dopo, come intuito, si ritrovò lo sguardo di Iguchi addosso, ora a braccia incrociate e con un mezzo sorriso sulle labbra.

E senza fare attendere un secondo in più, con apprensione, Iguchi si avvicinò al suo ospite, poggiandogli una mano sulla spalla.

Un Shouji astuto, anche senza parole, capì l'intenzione e dopo un tentennamento decise di lasciargli zona libera.

Voleva toccarlo. Regalargli un ultima carezza. Insomma dirgli addio definitivamente a dovere, così che, un giorno non lo avrebbe mai rimpianto, ma allo stesso tempo, aveva sperato, che quel giorno già prestabilito dall'altro, fosse stato rimandato a più avanti.

Con nel cuore un poco di amarezza e tristezza, riportò gli occhi sulla figura di Mike e senza essere troppo veloce e ne troppo lento, e ne troppo ansiante, gli si avvicinò.

« Sapevo che sarebbero arrivate queste rese dei conti. Ma non pensavo così presto »
Esalò con voce asciutta, triste.

Mike, che non aveva osato alzare gli occhi, con le braccia a stringersi, in posa da pensatore, decise finalmente di fare incrociare il suo sguardo sicuro, più decisi che mai, per fargli vedere che, dopo il loro incontro, non gli avesse scaturito quell'effetto, che invece, molti anni fa, avrebbe sentito.

E il Sensei, guardandolo, capì che, era davvero cresciuto. Maturato. Era un nuovo Miyake, rispetto a quello che aveva conosciuto. Amato. E in lui, si sentì staccare un altro pezzettino del suo cuore.

Lo stesso organo sentiva stringersi nella morsa che lo aveva preso a intrappolare.

E concentrandosi maggiormente su quel sentimento, si diede una risposta da sola, grazie alla rievocazione del loro vissuto.

E la tristezza e la malinconia che sentiva, anche volendo, non lo avrebbero mai lasciato.

« Sarò veloce e sbrigativo ».
Rispose il biondo coincitato.
« Se sono qui, è per dirti addio. Non posso più continuare a vivere con tutti questi sentimenti negativi e con questi dubbi. Voglio conoscere solo la verità. Solo così potrò lasciarti andare definitivamente. E non rimanere più con l'ignoto di un qualcosa rimasto in sospeso. Io, non so più cosa provo per te e odio sentirmi così. Ma sento anche che, quel sentimento di un tempo, che sentivo nei tuoi confronti sia anche morto. Hai idea del danno che mi hai fatto ? Hai idea di che cosa ho dovuto patire con la tua improvvisa partenza ? No. Te ne sei fregato e hai continuato con la tua vita come se niente fosse. Cosa è successo? Perché ad un certo punto ti sei allontanato dal tuo ruolo ? Perché ? Perché non mi hai detto niente? Mi avevi promesso che, saresti tornato molto prima . Ma non è successo. Hai idea di quanto io ti abbia aspettato? » sputò in fine fuori, ma con una tranquillità fuori dal comune che spaventò un po' a chi stava ascoltando, sentendo ad ogni parola sparire quel macigno.

Il sensei a quelle parole sospirò, avvicinandosigli di un poco, tanto quel bastava per averlo faccia a faccia come si doveva e ora guardandolo con sguardo ferito, consapevole. Mike invece, rimase irremovibile. Mentre nel suo cuore sentiva di dover lasciare perdere.

Solo, sentì il dovere di sapere la verità. Gliela doveva.

« E va bene. Hai ragione. Mike. Ti racconterò tutto. Ma mi devi promettere che, non farai niente di troppo avventato e che, ragionerai a sangue caldo. Solo questo » gli chiese con dolcezza.

Mike, a quel punto, deglutì, continuando a chiedersi quale tipo di scusa avrebbe tirato fuori, pur di pararsi il culo, e allora, Iguchi cercò di prendersi il suo tempo, volendo trovare le parole giuste.

E facendogli segno di sedersi, si aprestò ad andare a fare anche un poco di caffè.

***

Mentre stava passeggiando perso nei suoi pensieri, Shouji finì in una stradina staccionata. Privata.

E una volta varcata quella soglia, un ondata di nostalgia lo investì come un freddo improvviso, per poi sentirsi crescere dentro uno strano presentimento che, sapeva di ricordi affiorati ma sbiaditi.

Ma ormai entrato nel posto che doveva proprio odiare, chissà per qualche motivo a lui sconosciuto, entrò dalla porta lasciata aperta. All'entrata, un senso di nausa lo colpì, non riusciva a guardare intorno per cercare di capire che, quello chalet effettivamente gli appartenesse.

E proprio quando cercò un sostegno a cui aggrapparsi, vide una figura addombrargli la visuale e quel ragazzo dal viso consociuto. Delicato. Ma a tratti anche duro, lo colpì con irruenza nel cuore. Nell'anima. Nella mente e proprio nel momento in cui l'altro aveva preso ad avvicinarsi, salate lacrime che, sapevano di malinconia avevano preso inconsapevolmente a solcargli il viso segnato dalla stanchezza.

« Shouji ».
Lo chiamò la voce calda, non appena lo abbracciò d'improvviso a sé.

« Cosa... Chi cazzo sei tu... ALLONTANATI » aveva gridato con rabbia Shouji, tremando poi tra quelle braccia che si staccarono appena.

« Shouji cos.... Calmati Shouji. Sono io Iriko. Ti ricordi? » chiese il ragazzo appena e con voce rotta.

E quando il ragazzo riuscí ad allontanare colui che, definiva come sconosciuto, Shouji indietreggiò, per poi gaurdarlo con Shock.

Quel ragazzo aveva qualcosa che gli diceva di stare alla larga. Non sapeva perché, ma, aveva male al cuore e quegli occhi azzurri non aiutavano, così come quei capelli rossicci e le fossette ai lati della bocca.

Iriko mentre guardava quello che, era l'amore suo, allontanarsi spaventato così e da lui soprattutto, non poteva che sentirsi solo in colpa e triste. Aveva fatto tanto male a quell'anima eterea. Un'anima che, era riuscito a macchiare col dolore inflittoli.

« Mi dispiace. Mi dispiace davvero. Ma ti amo ancora ».
Proruppe Iriko Kun, mentre, lasciava le mani lasciate in mezza aria ricadere lungo i fianchi stringendogli in pugni.

Ma forse l'altro, nemmeno aveva sentito quella confessione. Sguardo addolorato e poi lo lasciò allontanarsi, mentre il suo cuore piangeva di un amore perduto.

***

« Perché ? Perché non ricordo ? Non capisco. Vorrei. Ma non riesco. Chi era, maledizione! » ringhiò a sé stesso, portando la mano a pulirsi le lacrime imperterrite e seduto da solo lì ai piedi di un tronco, con la schiena appoggiataci.

E nascose il viso sulle gambe, giocherellando con il suo annullare, là dove sentiva che, mancava qualcosa di importante.

Chiedendosi se la sua vita fosse davvero reale.

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