Capitolo 10

Quel pomeriggio programmato venne saltato. I due ragazzi erano già sulla strada del ritorno, ognuno perso nei propri pensieri, quando il loro cammino si incrociò con quello di Iguchi e Shouji.

Niente era stato fatto per volere e di certo il Sensei non sapeva che, avrebbe incontrato colui che, aveva giurato di stargli alla larga. I loro sguardi solo si incontrarono. Non notò subito la piccola figura che stava portando su di se, poiché il suo sguardo era fisso nel suo. Poi però, finalmente, se ne accorse indugiando con lo sguardo per qualche secondo in più. Nell'aria galleggiava più che, una tensione troppo accumulata, che si poteva benissimo quasi tagliare con un coltello.

Shouji se ne accorse, ma fu solo attratto da una cosa ben precisa, per poter guardare altrove. Qualcosa che, aveva saputo attirarlo come una calamita. Aveva saputo rubargli la curiosità che lo voleva spingere a presentarsi. Il suo cuore prese a battergli nella gabbia toracica, sentì i nervi tendersi come una corda di violino. Aveva appena avuto ciò che definivano come uno "Zing ". La sua anima aveva appena e momentaneamente lasciato il cuo corpo.

Molto cautamente con gli occhi quasi a cuoricino, si avvicinò un poco di più al Sensei affiancandolo, fingendo una tosse quasi come a voler attirare l'attenzione desiderata. Voleva sapere il nome di quella creatura. Conoscere qualcosa di più al riguardo. Sapere perché il suo cuore aveva reagito in quel modo per quel viso incantevole che, pareva saper sprigionare soltanto pura dolcezza.

Iguchi lo degnò finalmente del suo sguardo. Aveva notato di come lo sguardo del ragazzo fosse rivolto a "quel qualcuno" di cui Miyake dopo tanto tempo, ebbe per la prima volta di nuovo premura. Ciò, gli faceva piacere e doveva ammetterlo. Solo che non poteva in alcun modo evitare quel sottile strato di fastidio che, sentiva pungerlo come uno spillo e non riusciva nemmeno a capire il motivo che, spingeva i due ragazzi in questione ad essere attratti da uno sconosciuto come quello.

Sospirò e cercò di essere il più neutrale possibile, affinché nessuno notasse quel appena sentimento nato. Mise su una faccia rilassata. Impassibile. Ma fu una cosa che purtroppo, agli occhi azzurri, non passò di certo inosservato.

« Senti... Ma chi è quel ragazzino ? Lo conosco? » gli chiese con un tono quasi da bambino.

A chi ha sentito quella domanda un sorriso nacque sulle labbra. Ovvio che non sapeva il suo nome, e non ricordava nemmeno se lo avesse visto una volta, oppure no. La sua faccia non gli diceva niente. Nessun tipo di dettaglio da collegare a qualche persona già vista o conosciuta in precedenza. Se invece in lui, Iguchi, aveva causato una reazione del genere, c'era chi invece, aveva sentito per bene la domanda e in volto aveva segnato soltanto quasi uno sguardo inceneritore.

Per la prima volta Miyake aveva mostrato una espressione ben diversa dalla solita. Qualcosa che, se non eri abituata a vedere, sicuramente, ti avrebbe lasciato interdetto. Sbalordito.
Gli occhi erano stati assottigliati quasi in due schegge perforanti, e la mascella aveva portato i lineamenti facciali solitamente morbidi, in qualcosa di serio, misto a un pizzico di rabbia, o almeno così appariva. Arrivava a chi lo guardava.

« Ecco... In realtà... »

La frase del Sensei venne tagliata sul nascere, dal tono calmo dell'altro « Non sono affari che vi riguardano » aveva rigurgitato.

Ma a qualcun altro, di certo, quella risposta non andò giù per niente. Shouji aveva fatto qualche passo in vanti, con le sopracciglia corrucciate, pronto per rispondergli atono « Che risposta è questa ? Io volevo solo sapere. Tutto qui. Non mi pare di aver fatto qualcosa di male », fermando i passi che, aveva preso a fare nella direzione opposta a loro.

« Calmati Shouji, va bene così. Togliamo subito il disturbo. Buon proseguimento Miyake »
Aveva detto il Sensei, ma con tranquillità, per poi prendere a camminare dritto verso da dove erano venuti gli altri due, trascinandosi dietro un Shouji ancora dibattente, tenendolo a sé con un braccio allacciato intorno alle spalle.

« Uffa ! Non è giusto ».
Aveva sussurrato infine il moro, con un buffo broncio. Se fossero stati in un cartone, il maggiore era certo che, dalla testa tanti piccoli sbuffi in vapore, avrebbe emesso e al pensiero di ciò non poté che, scaturirgli quasi una risata divertita, se nella testa, invece, il tarlo " Miyake " non avesse continuato a perseguitarlo. Non dopo qualche attimi prima. Non dopo che lo aveva rivisto.

***

Erano appena rientrati nello chalet, senza alcuna legna. Miyake aveva svegliato il più piccolo, ancora mezzo addormentato, e lo aveva adagiato delicatamente a sedere sul divano, per poi inginocchiarsi a terra con un ginocchio, lanciando uno sguardo veloce alla caviglia ormai rossa e gonfia.

« Dovrebbe andare del ghiaccio lì » gli aveva fatto sapere, dopodiché gli aveva tolto la scarpa sotto lo sguardo ammaliato e incantato del più piccolo, teso con le mani ai lati dei fianchi sui cuscinetti e poi senza dire più nulla, si era rialzato per dirigersi in cucina.

Ham guardò la sua schiena allontanarsi. Aveva sempre sentito che il più grande avesse una parte gentile. Per la seconda volta dal loro incontro, gliel'aveva mostrata senza alcun timore. In modo naturale. Spontaneo. Per questi pensieri, non poté impedire di fare nascere un prezioso sorriso e senz'altro nemmeno quello del rossore che, aveva preso a tingergli le guance. Sentiva uno strano calore riscaldargli l'interno dell'anima e nelle vene, lì dove i loro fili si erano collegati.

Attese lì, in silenzio, finché, l'altro non fece il suo ritorno con un pacchetto di ghiaccio in mano e nell'altra un grande pezzo di stoffa. Gli si era avvicinato e come poco prima aveva fatto, assunse la stessa posa. Gli afferrò la caviglia e l'appoggiò sulla propria gamba, circondata ancora con il palmo gli aveva appoggiato il ghiaccio sul gonfiore. Qualcosa dentro di sé, lo aveva poi spinto ad alzare lo sguardo per fondere il proprio azzurro in quelli terreno. Caldi. Come a volergli impremere da qualche
parte.

Di certo in quel momento, non gli sfuggì l'impatto del freddo che, aveva avuto sulla pelle calda e di come aveva chiuso un occhio, mentre si mordeva l'interno guancia per cercare di tenere nascosto il dolore nell'aver premuto forse con forza. Ciò aveva fatto sì, che, gli scaturisse qualcosa di nascente. Un fremito. Quasi gli fosse stata inflitta una scossa.

« Ti ho fatto male ? ».
Gli chiese a bassa voce. Dolce. Allontanando di poco il pacchetto.

Ham scosse la testa.
« Fa solo un po' male il gonfiore tutto qui » lo rassicurò. Come erano belli quegli occhi e avergli così vicini, sembravano avesse il potere quasi di scacciare un poco via quel male. Quasi come fossero una cura. Così belli e confortevoli. In essi, ora, notò che vi era un oltre. C'era stata una flebile scintilla di passaggio e le pupille si erano dilatate di un poco per l'avvicinamento.

Il primo a rompere quel contatto visivo fu proprio il biondo, che non riconoscendosi quasi più, mentalmente si rimproverò. Cosa diamine gli stava succedendo?

Riprendendosi dallo stato di trance in cui sembrava essere caduto, si ricordò del pezzo di stoffa che aveva con sé e poggiò il ghiaccio oramai quasi del tutto sgocciolante sul tavolino vicino a sé.

Fece aprire del tutto il pezzo di stoffa rettangolare, facendola poi girare dalla caviglia, al piede, una volta arrivato alle estremità finali le fece fare un giro e poi un incrocio, per poi formare quello che era un piccolo fiocco. Ancora una volta, il suo sguardo, cercò quello dell'altro e lo incontrò in un silenzioso grazie.

L'arto ancora sulla sua gamba per un momento venne dimenticato. Al momento, erano solo intenzionati a rimanere così ancora per un po'.

***

Iguchi si era seduto sulla riva del fiume, con il vento che gli spostava gentilmente le ciocche di capelli, facendoglieli toccare il viso deturpato da vari pensieri susseguitivi.

Shouji lo affiancò nell'attimo dopo, guardando l'increspatura della superficie di quello che, poteva definire quasi come uno specchio. I loro riflessi venivano interrotti dalle continue ondette. Il rumore dell'acqua lo riportò nella momentanea tranquillità. Ma l'immagine di quel ragazzino lo perseguitava.

Dopo un momento di esitazioni tirò fuori le sue riflessioni « Volevo davvero sapere il suo nome. Ma... Dall'altra parte sento che è sbagliato. Sento come se, in qualche modo, il mio cuore fosse collegato con un altro. Eppure, pare che tutto stia nella mia testa. Addosso sento solo una strana malinconia e non ne so il motivo » .

Il sensei lo ascoltò, ma al momento non disse nulla. Sapeva come poteva sentirsi. Perché era la stessa identica cosa che, sentiva dentro di sé. Praticamente le stesse identiche emozioni. Eppure, aveva scelto. Aveva scelto di liberare la sua anima del passato. Miyake non sarebbe più tornato da lui. E questo lo sapeva. Ne era certo. Si era messo l'anima in pace ormai. Se così si poteva dire. Eppure, era anche vero che, ci fosse anche una seconda parte. Quello di avere riscoperto qualcosa che, aveva sempre avuto sotto il naso, ma che, chissà per qualche strano motivo, mai lo aveva notato. C'è sí. Lo aveva notato, ma non davvero. Ma allora perché si sentiva così male al pensiero solo?

Il suo sguardo dalla superficie passò su Shouji e lasciò solo, che fosse il fruscio del vento a ripondere.

***

« Lo so tesoro. Manca anche a me. Dobbiamo solo attendere il suo rientro. La lettera ci dice tutto » gli disse il marito circondandola in un abbraccio e confortodandola con un bacio fra i lunghi capelli scuri, legati in una coda.

Ricambiò quell'abbraccio, facendola sentire un poco più rincuorata. Ma nonostante ciò, non si poté impedire di sentire la mancanza del figlio. Non vedeva l'ora di stringerlo a sé. E di riaverlo in casa, lì con loro.

***

Quella sera qualcosa agitò il sonno di Shouji. Si muoveva in continuazione nel letto, muovendo le braccia davanti a sé e scalciando, come se se stesse rincorrendo per afferrare qualcosa o meglio qualcuno.

Alla fine solo un nome gridato accompagnò le sue lacrime. Iriko. Era sempre lui.

Il sensei ancora sveglio per via del sonno mancante, aveva deciso di andare a dare una controllata all'ospite. Così, per assicurarsi tanto, che era tutto okay.

Sulla soglia della porta lo aveva sentito agitarsi e gridare. Qualcosa gli fece stringere il cuore. Poi in silenzio e nel buio della notte, gli si era avvicinato con le mani in tasca e lo aveva guardato. Aveva notato quelle lacrime salate, che poi asciugò.

E senza dire altro, come era entrato, se ne era andato. Del resto sarebbe tutto rimasto nascosto. Shouji non avrebbe mai saputo che, qualcuno aveva visto la sua vulnerabilità e ne che, lo aveva vegliato.

Nota Autrice: non vedo l'ora che arrivi il prossimo capitolo, dico solo questo hahaha.

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