Capitolo 9

Ci incamminammo all'interno della libreria e Steven, ci fece chiudere la porta a chiave.
Disse fermamente che nessuno doveva uscire di lì, mai spezzare la catena.
Una volta iniziato, lo dovevamo portare al termine, in ogni caso.
I palmi delle mani erano sudati, chiaro segno del nervosismo e del mio stato d'ansia.
I ragazzi presero gli oggetti che ci occorrevano, e li disposero in modo lineare sul tavolo.
Steven raggiunse il suo borsone e quando lo aprì, prese una coperta rosso sangue tirandola fuori.
Continuò a cercare, prendendo anche un gessetto.
Si avvicinò al centro della stanza e ci rivolse una breve occhiata.
La mia ansia fu ad un livello superiore.
"Allora ragazzi, abbiamo tutto pronto. Dovete aiutarmi a spostare il tavolo" indicò Ian e Paul.
Erano molto decisi loro due, nei loro occhi non vi era nessuna traccia della paura, solamente adrenalina pura.

Spostarono il tavolo e si misero da parte, lasciando spazio a Steven.
Prese il gessetto di prima e cominciò a disegnare sul pavimento, nel centro della stanza.
Disegnò la stella di Davide, proprio come ci aveva riferito qualche giorno fa.
Mi voltai verso gli angoli, ma non vidi la presenza di quella donna.
Steven ci aveva riferito che iniziavamo verso le quattro, e quando guardai l'orologio erano già le tre di notte.
"Ragazzi sono già le tre" li informai.
"Dobbiamo stare calmi, c'è la faremo" disse Paul.
Presi un respiro profondo e cercai di calmarmi un po, poiché con la paura non si ottiene nulla ci vuole concentrazione e sangue freddo.

"Nina spargi il sale sui contorni del cerchio" istruì Steven.
Mi diressi verso il tavolo e presi il sale, cominciando a cospargere il sale come mi disse Steven.
Una volta finito lo guardai e lui mi rivolse un cenno, di approvazione.
Ritornai al proprio posto e attesi pazientemente.
"Paul tu vai ad immergere la coperta nella vasca, contiene già l'acqua santa" parlò.
Paul con passo deciso, si avviò verso il tavolo e prendendo la coperta, uscì dalla stanza.

Steven un attimo dopo prese la bibbia e il rosario benedetto, e si accomodò su una delle poltrone.
La porta venne aperta, ed entrò Paul con la coperta già immersa nell'acqua.
Quando la poggiò nuovamente sul tavolo, si sedette vicino Steven.
"Manca poco ragazzi" ci informò quest'ultimo.

Mi abbattei su una sedia e pensai alla vita.
Vi erano uomini che se la prendevano per contrasti e piccoli dispiaceri, guardando soltanto se stessi e non ai grandi dolori degli altri.
Vi è chi credono che la vita sia soltanto meccanicismo e materialità e chi si crucciava nel masochismo, nella frustrazione e nel continuo disinganno, non sapendo trovare una ragione di gioia e di soddisfazione.
Invece nella vita bisognava sempre trovare un motivo di gioia, di soddisfazione e di esultanza, ma mai arrendersi.
Io ero sempre stata attaccata alla vita, ho sempre rifiutato il pessimismo, mi ero guardata dallo sconforto anche nei momenti più tristi, ho sempre nutrito la speranza che ad ogni dolore fa seguito una gioia più grande.
La vita è unica ed ogni individuo è responsabile della propria vita quindi la può vivere nel modo in cui crede sia più giusto per lui ma anche per gli altri, poiché la propria libertà finisce quando inizia quella degli altri.
Soprattutto mai tirarsi indietro, anche nelle situazioni più difficili.
Fu esattamente quello che stavamo facendo noi, lottavamo con i denti pur di uscirne vivi.

Ian mi vide pensierosa e si avvicinò con cautela.
"Che hai piccola?" Mi chiese gentilmente.
Lo scrutai nel profondo, di quelle iridi e gli rivolsi un piccolo sorriso per rassicurarlo.
"Nulla, stavo solo pensando" gli rispondo.
Annuì dolcemente e si avvicinò pian piano alle mie labbra, fino a che vi piantò un piccolo bacio.
Chiusi gli occhi a quel contatto, e mi rilassai visibilmente.
"Hai già pensato a cosa fare, uscendo da qui?" Chiese pensieroso.
Questa domanda mi colse di sorpresa, in realtà non ci avevo affatto pensato minimamente.
I nostri genitori erano sicuramente preoccupati, ma noi ignoravamo tutte le loro chiamate, oltretutto non volevamo coinvolgerli in questa situazione.
"In realtà no e tu?"
"Neanche" rispose sospirando.
In quel momento mi venne un dubbio.
"Ian?" Sussurrai.
"Dimmi" rispose, rivolgendo la completa attenzione a me.
"Cosa siamo noi?" Sputai fuori tutto di un fiato.
La sua espressione vacillò qualche secondo ma si ricompose immediatamente.
Sul suo volto apparve un sorrisetto malizioso, facendomi accapponare la pelle.
"Tu cosa vuoi esattamente?"
Io volevo stare con lui, volevo portarlo a viaggiare nella mia vita, facendogliela conoscere sotto ogni aspetto, positivo o negativo che era.
"Voglio te" risposi semplicemente.
Un sorriso sincero solcò tra le sue labbra, e questo mi rincuorò profondamente.
"Anche io, voglio che tu sia mia" mi disse.
"Lo sono sempre stata" sussurrai.

"Ragazzi, è ora" ci interruppe Steven.
Ci guardammo tutti negli occhi e prendendo un profondo respiro ci alzammo.
"Che Dio sia con voi" continuò.

Già, pensai.

****************
Ragazzee siamo quasi alla fine.
Questa mia storia è breve, ma ci saranno altri capitoli ancora.
Ringrazio tutte ancora per la vostra attenzione ♥
Alla prossima! :)

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