Capitolo 12
Consumai l'ultimo pezzo della mia cena, che consisteva in una frutta e presi la bottiglietta d'acqua offerta da Ian.
Ne bevvi a lunghi sorsi fino a quando la mia gola la sentì meno secca e più fresca.
Diedi un'occhiata all'orologio e vidi che erano già le nove di sera.
"A che pensi?" Mi chiese.
Lo guardai negli occhi qualche secondo e poi abbassai lo sguardo su questo pavimento freddo.
Pensavo a tante cose ultimamente.
Alla mia vita di prima, alla mia casa, al mio piccolo fratellino, ai miei amici a cui è stata stroncata la vita brutalmente e a Paul.
"Penso a tante cose" risposi in maniera vaga.
La sua espressione si accigliò e lentamente si avvicinò di più a me.
"Ne usciremo vivi Nina, te lo prometto" mi sussurrò cautamente.
Annuì lentamente anche se non ero abbastanza convinta, e poggiai la mia testa sulla sua spalla.
Un sospiro lasciò le sue labbra, e le spalle da prima rigide si rilassarono pian piano.
"Cosa starà facendo Paul?" Chiesi titubante.
Prese un respiro profondo e si schiarì la gola.
"Non lo so sinceramente ma una cosa è certa, Steven ha detto chiaramente che non è morto" disse sicuro di sé.
Scuotei la testa facendo oscillare i miei capelli selvaggi.
"Si ma non sappiamo dov'è" dissi sbuffando.
Sussurrò qualcosa che io non capì e mi strofinai gli occhi, ero sfinita.
"Senti, riposa un po ci penseremo più tardi okay?" Mi rassicurò in qualche modo.
Feci un cenno col capo, e mi rannicchiai ancora di più nel suo calore corporeo.
Sentì a stento le sue soffici labbra appoggiarsi sulla mia testa, prima di rilassare il mio corpo e lasciarmi andare, addormentandomi.
Sbattei svariate volte le palpebre prima di aprire completamente gli occhi.
La luce che filtrava attraverso la finestra era accecante, mi voltai verso Ian e lo trovai che dormiva beatamente.
Mi alzai cautamente per non svegliare il suo stato di sonno pacifico, e feci qualche passo verso lui.
Presi la coperta leggera dal divano e coprì il suo corpo rannicchiato su se stesso.
Andai in cucina, preparandomi un caffè ma una voce a me familiare attirò la mia attenzione.
"Nina" sussurrò.
Il mio sangue nelle vene si congelò, era Paul.
Corsi in salotto e cercai di svegliare Ian, ma egli non si svegliò.
"Nina!" Stavolta urlò.
Mi osservai in giro cercando di capire da dove proveniva la sua voce.
"Aiutami ad uscire fuori di qui" disse.
Mi diressi nel corridoio e cominciai a chiamarlo disperatamente.
"Paul dove sei?" Urlai.
La casa tutto ad un tratto cominciò a tremare violentemente.
I quadri cominciarono a cadere a terra, i mobili insieme agli oggetti si scaraventarono in ogni parte, rischiando di colpire anche me.
Giunta davanti ad una camera, il terremoto cessò.
Spalancai gli occhi impaurita, e quando mi guardai intorno ogni cosa era ritornata al suo posto, come se non fosse successo nulla.
La porta davanti a me si aprì con uno scricchiolio fastidioso e con passo felpato, mi avviai all'interno.
"Paul?" Lo chiamai.
"Sono qui" la sua voce disse.
Mi girai alla mia destra e quello che vidi, mi fece rimanere scioccata.
Una parte della parete mancava, guardai all'interno e vi era un lungo corridoio.
C'era una figura nel mezzo, che io non seppi distinguere bene.
"Sono qui" Ripeté.
Focalizzai bene l'immagine e mi accorsi che era Paul.
"Paul vieni qui!" Urlai.
La sua figura si allontanò, e la parte del muro si chiuse.
"Paul, no!"
Mi alzai di scatto, tossendo violentemente e gocce di sudore imperlavano la mia fronte.
"Nina, va tutto bene era soltanto un incubo" La voce di Ian cercò di tranquillizzarmi.
Ma non ci riuscivo, nella mia mente erano ancora impresse quelle immagini così reali.
"Lo visto" sussurrai con voce spezzata.
La sua espressione si fece confusa, e mi accarezzò delicatamente il viso.
Chiusi gli occhi a quel contatto confortevole, e cercai di regolarizzare il mio respiro.
"Chi hai visto?" Mi chiese gentilmente.
Mi passai le mani sul viso in segno di frustrazione, e mi alzai da quel letto improvvisato cercando un po d'acqua.
"Tieni" mi porse la bottiglietta, capendo le mie intenzioni.
L'accettai ringraziandolo, e ne bevvi a lunghi sorsi.
"Chi hai visto Nina?" Mi chiese nuovamente.
Deglutì nervosamente, e distolsi lo sguardo dal suo persistente.
"Paul" sussurrai.
Chiusi gli occhi dalla paura da una sua possibile reazione negativa.
"Cosa?" Sputò fuori, spalancando gli occhi.
"Ian, so che non mi credi ma è così. Erano così reali quelle immagini" dissi freneticamente.
Si alzò dal suo posto e si avvicinò a me, con passo lento ma deciso.
"Io non è che non ti credo, mi sembra solo strano tutto qui" disse balbettando.
Annuì poco convinta, e diedi un'occhiata all'orologio.
Erano già la mezzanotte, quindi ho dormito per ben tre ore.
Anche se ero ancora stanca, però per lo meno il mio corpo era un po più rilassato rispetto a prima.
"Dico sul serio Ian" dissi infastidita.
Sul suo viso apparve un sorriso dolce e mi abbracciò confortandomi.
Amavo i suoi abbracci, veramente amavo tutto di lui.
Una folata di vento colpì la stanza, facendoci raddrizzare sul posto.
Ci guardammo intensamente e quando la casa cominciò a tremare, il mio cuore perse due battiti.
Stava succedendo, proprio come nel sogno.
Presi la mano a Ian e cominciai a correre, dirigendomi nel corridoio.
"Dove vai Nina?" Urlò per farsi sentire, attraverso quel trambusto. "Fidati di me" Urlai a mia volta.
Percossi a grandi passi il lungo corridoio e mi fermai davanti la stanza, che ricordo ancora adesso.
Aprì esitante la porta e il terremoto cessò.
Stava succedendo tutto, nei minimi particolari.
Ci addentrammo nella camera e girandomi verso destra, vidi quella parte della parete mancante.
Mi avvicinai ancora di più e vi era un lungo corridoio illuminato. "Oh mio Dio Nina" sussurrò Ian.
"È qui che si trova Paul"
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