3. Nick

<<Nick>> Tamara girò il viso verso il ragazzo al suo fianco. Questo se ne stava appoggiato con le braccia alla staccionata che circondava il palazzo di fronte alla scuola con una sigaretta tra i denti <<E quindi non ricordi nulla?>>.

L'edificio si trovava in una delle traverse di una grande via centrale nella grande e affollata Hepburn. I due ragazzi parlavano bisbigliando in mezzo ad un andirivieni di sagome e al rumore dei motori che correvano avanti e indietro per la grande strada che da Hepburn portava fino a Malia. Sul marciapiede una schiera di venditori ambulanti trascinavano con se ceste o sacchi pieni di chincaglierie; souvenir, borse, magliette e incensi; urlando ai passanti qualche frase disarticolata per attirare la loro attenzione mentre su ogni cosa trionfava il tintinnare di bicchieri e di da tazzine che proveniva dai bar.

I due ragazzi stavano quindi lì a parlarsi, circondati da un unico grande suono che includeva tutti questi piccoli suoni presi singolarmente. Era il rumore di Hepburn che come quello del mare rimane costante e sempre presente dietro ogni parola detta.

<<Te l'ho detto Tammy >> Nick era un ragazzo silenzioso e schivo, aveva due brillanti occhi castani e folti capelli scuri che gli si arricciavano sulla fronte e intorno alle orecchie <<Ci siamo risvegliati in collina, non ricordavamo nulla, nemmeno i nostri nomi, nemmeno che eravamo vampiri. Giorno dopo giorno i ricordi elementari sono tornati, persino alcuni ricordi dell'infanzia o di prima di quel giorno. Anche se per la maggior parte poco chiari>> Nick aspirò una boccata di fumo <<Questo è tutto, e smettila di guardarmi così>>.

<<Ma è terribile!>> Tamara si incupì. Aveva piccoli occhi neri che ora teneva puntati verso il basso e lunghi capelli scuri che le erano scivolati davanti alle spalle e ora le coprivano il viso <<Non so come fai a vivere senza sapere>> la ragazza si morse il labbro, alzò lo sguardo e lo puntò dritto in quello di lui, con decisione.

<<Non mi interessa>> rispose lui <<sto bene così>> e scrollò le spalle.

Lei fece una smorfia, le labbra piccole e rosse sembravano come disegnate sul suo viso. Nick la trovava bellissima.

<<Ti ricordi di quel posto... >> la voce di lei assunse una strana intensità mentre pronunciava questa frase <<Ci sei mai stato tu... insomma...>>

La campanella suonò, Tamara girò il viso verso l'ingresso della scuola. Gli studenti ammucchiati davanti alle porte iniziavano ad entrare. Un lento fiume di zaini colorati e giacche scure.

Le lezioni stavano per iniziare, ma Nick era determinato a non mettere piede in aula.

<<Che posto?>> Lanciò via la sigaretta e si passò una mano tra i capelli castani.
Tamara era umana ma da quanto lui ne sapeva la sua famiglia era nata a contatto con il mondo magico e sovrannaturale, così spesso lei sapeva anche più cose di lui in merito a certi argomenti.

<<Quello dall'altra parte...>> La voce di lei era ormai solo un bisbiglio <<Ti ricordi del mondo dell'altra parte? Ci sei mai stato?>>

Nick rise di gusto. Tutti a blaterare di questo fantomatico mondo dall'altra parte, tutti a tremare come uccellini davanti a questa idea. Ma a lui non importava niente.

<<Non ricordo altro che frammenti del mio passato. Non so nemmeno dove sono stato, oltre ad Hepburn intendo, e poi...>> Nick le infilò un braccio dietro la schiena e la strinse a sé << la maggior parte dei vampiri non viene dal di là ma è stata contagiata proprio qui, sulla Terra>>.

<<Hai ragione>> disse lei ricambiando l'abbraccio <<Ma quanto sarebbe bello conoscere qualcuno che ci è stato>>.

Rimasero insieme per poco poi lei, raccolta la cartella, si incamminò verso l'ingresso senza aggiungere altro.

Lui la osservava, la figura slanciata che diventava sempre più piccola sbiadendo quasi nella luce soffusa della mattina, i capelli scuri che le ondeggiavano sulla schiena ad ogni passo.

Una nuova voce riscosse il ragazzo dai suoi pensieri.

<<Nick>> Una ragazza dai capelli blu fece un passo verso di lui. Aveva due occhi castani che nascondevano uno strano di scintillio, un vero bagliore <<Stai sprecando il tuo talento frequentando quella ragazza umana>>.

Nick ridacchiò <<Delle ninfe come te, non potrei fidarmi>>.

<<Delle ninfe nessuno dovrebbe fidarsi>> lei si avvicinò a passò lento fino ad essere accanto a lui <<Come si sta bene questa mattina, è già uscito il sole>>.

La ragazza si chiamava Natalie ed era una ninfa. Creature magiche, dalla bellezza impressionante che Nick conosceva anche fin troppo bene. Nel mondo segreto venivano chiamate Vires, che significava "energia" in qualche lingua che Nick pensava essere il greco o, più probabilmente, il latino.

<<Non hai trovato niente?>> Disse lui.

In particolare, Natalie lavorava in una delle zone più frequentate del quartiere magico di Hepburn ed è così che Nick l'aveva conosciuta.
Nel suo locale passavano esseri del mondo segreto che venivano da ogni parte del mondo.

La prima volta che Nick ci aveva messo piede era stato qualche anno fa, uno o due mesi dopo l'incidente in cui lui, Tom, Louis e Jason si erano risvegliati in un bosco non molto lontano, senza alcun ricordo di chi fossero e con solo un foglietto stretto nella mano destra.
Su ogni pezzo di carta era scritto solo il nome.

Sul suo però c'era anche un numero. Tre semplici cifre scribacchiate in fretta sotto il nome Nick.

Centoventisei.

<<No>> Natalie si avvicinò ancora di più.

Indossava un vestito bianco senza maniche che le lasciava scoperte le braccia. Queste erano piene di scritte e tatuaggi che ogni tanto sembravano come prendere vita, a volte brillavano quasi come se una forte energia vi scorresse all'interno.
Le ninfe erano di certo esseri molto strani, pensava Nick mentre la osservava di sbieco.
Avevano in sé una bellezza altisonante, perfetta ma a tratti infantile, piena di eccessi e difficile da cogliere tutta insieme. Quasi sempre le ninfe avevano capelli blu, verde acqua, o giallo canarino che a Nick ricordavano i colori del mare, ed erano quasi completamente ricoperte di strane incisioni, segni e tatuaggi su tutto il corpo.

<< Il numero non ha un significato preciso. Alcuni dicono che potrebbe essere una firma>> continuò lei, la voce bassa ma chiara.

<<Una firma?>> Aveva iniziato a fare ricerche su quello che era successo a tutti loro dopo qualche settimana, quando i ricordi avevano iniziato a ricomparire come flash sbiaditi e senza significato. Lui aveva sentito di avere perso qualcosa di molto importante. Doveva ricordare che cos'era.

Tom e gli altri, invece, avevano deciso di lasciare perdere tutto. Erano sicuri di avere perso l'anima o di essere stati maledetti da una di quelle sette magiche ed esoteriche di umani che ora, a quanto pareva, avevano indirizzato la loro attenzione sui vampiri.

Nick non aveva insistito più di tanto, eppure era convinto che la loro storia fosse più complessa di così.

<<La firma di chi vi ha tolto la memoria>> Natalie si spostò i capelli blu scuri su una spalla e sorrise <<È magia. Nessuna maledizione. Nessun rituale pagano. È un incantesimo puro, a quanto ho scoperto, uno di quelli che solo i maghi più esperti possono padroneggiare>>

Nick annuì e si infilò le mani nelle tasche.

Nessuno per ora sapeva che lui stava facendo domande, e voleva che le cose rimanessero così. Sentiva che scoprire cosa c'era dietro a tutto quello voleva anche dire non potere tornare più indietro. Una parte di lui gli aveva gridato di non farlo ma non l'aveva ascoltata. Almeno però si era preoccupato di non coinvolgere nessuno oltre a se stesso, per il momento. Nemmeno Tamara.

<<Invece per la storia dei vampiri?>> Nick fece una smorfia << C'è modo di sapere quando si è stati trasformati?>>.

Si era accorto, condividendo quel piccolo appartamento fatiscente con gli altri tre, che pur essendo tutti vampiri avevano comportamenti molto diversi.

Lui sembrava essere il più controllato di tutti, per questo i suoi amici credevano che fosse stato trasformato da bambino. In effetti Nick non cacciava quasi mai e non ne sentiva la mancanza.
Poco dopo l'incidente era stato costretto a farlo perché ancora non sapevano dove o come acquistare sangue. Eppure, anche in quei casi, lui sapeva farsi guidare più dal ragionamento che non dalla fame.
Anche Tom e Louis non se la cavavano male con l'astinenza dal sangue. Anche se Louis a volte andava a caccia anche negli ultimi tempi.
Jason, invece, non riusciva a resistere ed era perennemente nervoso.

<<Nessuno ne sa niente>> Natalie sorrise, spostando il peso da anfibio all'altro <<Ma quasi tutti credono che un modo ci sia. Forse Jessie potrebbe dirvelo>>

Nick rabbrividì <<Chiedere favori a Jessie è l'ultima cosa che voglio fare>>

<<Ho visto che ci sono ospiti a casa sua, ultimamente>> Natalie sorrise <<Un ragazzo molto bello>>

<<Il male veste sempre abiti di lusso, ricordalo. Sono sicuramente demoni che vengono dall'altra parte>> Nick parlò senza più guardarla. Si strinse nel cappotto quando una folata di vento fece agitare le chiome degli alberi accanto a loro.

<<I demoni puzzano di marcio. Quel ragazzo invece sapeva di umano>>

<<E come mai vai tanto da Jessie ultimamente?>> Nick si girò verso di lei stringendo i pugni nelle tasche del cappotto.

Ormai erano già passate le otto e le voci e i rumori della strada stavano aumentando. Tutto iniziava a tingersi di colori caldi e primaverili mentre la nebbia della mattina si defilava verso l'alto.

<<Ha bisogno di provviste particolari e io gliele procurò a buon prezzo. Proprio come ho fatto per te con le informazioni>> Lei fece un sorriso obliquo, con gli stessi occhi che parevano nascondere due piccole stelle brillanti <<Ora tu devi pagarmi>>

Nick annuì <<Dimmi che cosa ti serve>>

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