26. Nick

Natalie e Nick avevano preso due caffè da portare via ed una pasta.

Si erano appollaiati sul muretto di pietra che separava un piccolo parco dalla strada, in una viuzza poco distante dalla Persia Road e dalla casa delle fate.

Nick se ne stava a gambe incrociate, il sole del mattino iniziava finalmente a scaldare le strade e l'umidità saliva verso l'alto.

Natalie sedeva in maniera ancora più scomposta, beveva in fretta il caffè e si guardava intorno con gli occhi scuri.

<<Dico davvero>> Stava dicendo lei, il viso abbronzato che risplendeva sotto la luce del sole <<Non mettere mai più piede là dentro>>.

Chissà perché Natalie non poteva sopportare l'idea che lui fosse entrato nel palazzo per le creature naturali. Non c'era niente di male, secondo lui, nella bizzarria del palazzo. In fondo tutti gli esseri legati ad un elemento hanno bisogno di avere quell'elemento vicino per non indebolirsi.

Nonostante questo per Natalie era decisamente imbarazzante.

<<Di solito non invito nessuno a casa mia...>> Lei continuava a parlare.

Sollevava il caffè per portarselo alle labbra, poi sbocconcellava un pò di brioche <<... Non vorrei nemmeno viverci, lì. Ma mi hanno detto che è obbligatorio. Dicono che alcune fate dei boschi siano impazzite per essere state troppo lontane dal loro elemento. Quindi ora o fai così o gli stregoni ti buttano fuori dal quartiere magico>>.

Nick annuiva, stordito e stanco. Il viso era pallido e gli occhi erano contornati da ombreggiature scure che gli incavavano il viso.

Ufficialmente, pensava lui, aveva dormito solo poche ore, forse due. Ed aveva sognato, ben due volte lo stesso sogno.

No, no, Nick!

Gli parve di risentire ancora quella voce flebile e lontana, un sospiro smorzato dal vento.

Piegò la testa in avanti ed alcune ciocche di capelli castani finirono a coprirgli gli occhi.

<<Comunque...>> Aggiunse ancora Natalie arricciando le labbra perfettamente disegnate, rosse, quasi invitanti <<... Sei comparso sulla porta del mio appartamento solo per offrirmi la colazione? Per me va bene>>.

Lui la osservò, accigliandosi.

I capelli di lei risplendevano di blu, azzurro, ed anche verde marino sotto i raggi del sole. La sua pelle era liscia, dorata, perfetta.

Lei era incantevole, una visione stupenda e provocante al quale Nick, normalmente, era abituato. Quel giorno era troppo stanco per non cadere anche in quel tranello.
Era una ninfa, era ovvio che fosse invitante.

<<No>> Disse poi <<Volevo chiederti una cosa>>.

Lei smise di mangiare la brioche che teneva tra le mani e si sistemò meglio sul muretto di pietra.

Intorno a loro non passava nessuno; si sentivano solo i rumori di alcuni bambini che giocavano nel parco pubblico alle loro spalle. Nick si chiese se fosse quello dove c'era la fontana della buona sorte.
Ora come ora, non gli avrebbe fatto male andare a chiederne un po'.

<<Che genere di cosa?>> Disse Natalie. Il suo sguardo si era rabbuiato anche se sotto il nero dell'iride brillava ancora una luce tenue.

Nick sospirò e si costrinse a girare il viso verso di lei.

Si era accorto, mentre erano nella caffetteria poco distante, che si sentiva sempre più stanco e privo di energie.

Quel sogno lo aveva scosso. Era come se avesse toccato un punto della sua coscienza che ora gli fremeva, impaziente, sotto la pelle. La testa tornava li, a quella voce delicata e rotta, a quello strano bagliore grigiastro,... scosse la testa.

Era lì per una ragione.

<<Cosa sai sui demoni mutaforma?>> La sua voce si inceppò ma Nick non ci diede peso. Cercava di non pensare troppo alle parole di Tom. A quello che avrebbero fatto se tutte le supposizioni si fossero rivelate vere.

Natalie sembrava sorpresa dalla domanda. Sbarrò gli occhi e per un attimo fu pensierosa e immobile, con l'ombra delle lunghe ciglia che gli si spandeva sugli zigomi gonfi e definiti.

<<Brutta gente, per lo più>> Disse poi con un sorriso sbilenco <<Uno su due è un imbroglione o un ladro. Si divertono a raggirarti. E molti collaborano con gli stregoni, da quello che so>>.

Nick annuì <<Ne hai mai visto uno?>>.

<<Io?>> Lei sorrise, il momento di stupore era scomparso e ora lei era di nuovo serena e rilassata.

Nick la osservò mentre stendeva le lunghe gambe davanti a sé per stiracchiarsi. Sulle braccia scoperte le correvano delle scritte in una lingua che Nick non conosceva. Scritte che le si arrotolavano dal polso alla spalla, scure sulla sua pelle dorata ma in qualche modo brillanti, vivaci.

<<Può anche essere che ne abbia incontrato qualcuno, ma non posso confermare. È raro che si mostrino per come sono>> Disse poi lei.

Nick serrò le labbra e ripiegò di nuovo la testa in avanti. Nella mano destra stringeva il suo caffè ma si accorse solo in quel momento che non ne aveva bevuto nemmeno un sorso.

Lo avvicinò alle labbra guardando di fronte a lui; il muro in mattoni del vicolo nel quale si erano seduti, vecchio ed ingrigito dal tempo, dalle piogge e dal sole.

Avrebbe voluto vedere Tamara, pensava lui, ma aveva davvero paura di coinvolgerla più del dovuto.

<<Ho saputo che molti mutaforma diventano Ritze>> Disse poi Nick con uno sbuffo di fiato.

Natalie sussultò di nuovo e lo esaminò con serietà. Le scritte sulla sua pelle parvero brillare più intensamente, per un attimo, come se una corrente di energia le stesse attraversando.

Il viso di Natalie ora era teso e stranamente serio. Gli occhi scuri, cerchiati di eyeliner, erano sbarrati.

<<Ritze?>> Lei scosse la testa <<Parlare di mutaforma è una cosa, parlare di Protettori è un'altra. Che cosa ti sei messo in testa, Nick?>>.

Lui alzò le spalle <<Niente, per ora>>.

Sentirle pronunciare il nome dei Protettori lo fece rabbrividire. Lui non ricordava di averne mai sentito parlare, anzi, fino a qualche giorno prima credeva che fosse per tutti ovvio che questi non esistevano più da tempo.

Ora, invece, si accorgeva che Natalie non la pensava come lui ed un brivido freddo gli attraversò di nuovo la schiena.

Intanto i ricordi del sogno continuavano a tornargli alla mente come un eco lontano; il bagliore grigiastro, la pressione al polso, la voce spezzata e flebile che gli parlava.

Tutto questo si mischiava al pensiero di Tamara e alla voglia che lui aveva di vederla.

Natalie bevve l'ultimo sorso del suo caffè e si alzò per andare a buttare il bicchiere di cartoncino in un bidone poco lontano <<Se non fossi tu, ti direi di chiudere il discorso e andare via...>> Lei lo guardò con uno sguardo serio, fuori luogo sul suo viso dolce <<Ma sei troppo carino, quindi ti rispondo. Se qualcuno te lo chiede, però, io non rivelo nulla su ciò che riguarda i protettori>>.

Nick le sorrise debolmente ed annuì con serietà.

<<Hai ragione>> Fece lei riavvicinandosi leggermente ondeggiando, sinuosa, dentro ai suoi jeans strappati <<Molti mutaforma sono Ritze di un qualche protettore. I mutaforma sono difficili da individuare. Ma i Ritze hanno degli elementi distintivi. Un incantesimo permanente di unione al suo protettore che gli segna la pelle...>>.

Lei divenne pensierosa <<... un giglio nero>>.

Nick sbattè le palpebre una o due volte.

Il giglio nero gli ricordava qualcosa, anche se non ne era certo. Di sicuro non ricordava di averne mai visto uno su Jason.

<<E quindi esistono ancora, eh?>> Fece lui con un mezzo sorriso << Sapevo che i protettori erano esistiti. Ma pensavo che non ci fosse più niente di simile, ormai>>.

Natalie ora stava in piedi davanti a lui e si guardava intorno, incuriosita da chissà cosa.

La strada era solo un vicolo laterale in cui l'aveva trascinato lei, ma era piacevole e silenzioso.

Sull'asfalto si affollavano ciottoli di diverso tipo e dimensione, intorno alla strada vi erano alti lampioni in stile antico.

<<Esistono. Però credo che siano sempre di meno>> La ragazza si risedette sul muretto.

Era di pietra vecchia e circondava Tutto il parco. La pietra era pervasa da una strana energia, come accade spesso alle cose antiche, che vivono e conoscono il tempo.

<<Dovrebbero essere quattro o cinque ma è da qualche anno che non ci sono più tracce di nessuno di loro. Alcuni dicono che si nascondano in epoche diverse, dove nessuno può raggiungerli, anche se io non ho mai capito che cosa abbiano loro da avere paura>> Natalie sorrise e guardò verso l'alto.

Aveva un temperamento bizzarro ed infantile che la spingeva ad entusiasmarsi per ogni cosa e allo stesso tempo per nulla <<Un po' di tempo fa ce ne era uno, poco lontano da Vivres, un certo signore originale dagli occhi verdi>> Lei si impensierì <<Abraham, credo>>.

Nick si era perso alla parola Vivres.

Conosceva per nomea quella grande città; il quartiere magico più ampio di tutti, il centro di ogni attività del mondo segreto.

Ma non erano quei dettagli ad interessarlo.

Era come se quel nome suscitasse in lui una strana nostalgia, una strana emozione che si spezza e si aggiusta in un attimo.

<<Come sai tutte queste cose?>> Nick aveva finito il suo caffè ma sentiva di non avere il coraggio di scendere dal muretto. Ormai era seduto a gambe incrociate da più di venti minuti ed era consapevole che ormai quello era il suo posto.

Ci fu silenzio quando due uomini dalla pelle grigiastra gli passarono accanto guardandoli di sbieco.
Avevano occhi gialli che si illuminavano su quella pelle smorta e squamosa.

Nick si ricordava di avere sentito parlare della bruttezza dei tritoni ma solo in quel momento riuscì a capire quello che significava.

<<Il mondo delle creature della natura è un mondo di bisbigli e verità>> Natalie allungò le dita verso l'alto.

Un gesto bizzarro che lei fece quasi per indicare il sole, quasi come se volesse accarezzarlo con le dita <<Noi siamo bravi ad aguzzare le orecchie e a sentire ciò che non dovremmo. Le nostre orecchie e i nostri occhi sono nella natura, tutto intorno al mondo>>.

Proprio mentre lei allungava le mani verso i raggi del sole mattutino, le scritte che le percorrevano le braccia si animarono di una luce gialla che la attraversò dal polso fino alla spalla per poi sparire.

Natalie si ricompose, sembrava ancora più viva, più splendente, adesso. Quasi come se avesse catturato un po' dell'energia del sole per tenersela dentro di sé.

<<Mi piace farlo. Il sole ti scalda da dentro e scaccia ogni paura>> lei sorrise raggiante <<Vuoi sentire?>>.

Nick rimase a fissarla senza parlare.
Sapeva che cos'erano le ninfe; esseri che condividevano metà della loro vita con la natura stessa. Sapeva anche che riuscivano ad incanalare molta energia dentro di loro prelevandola proprio dal mondo della natura. Ma non aveva mai visto una cosa come quella.

Il modo in cui gli occhi di lei avevano brillato, e poi quella luce calda che l'aveva attraversata illuminando una per una le scritte tatuate sulle sue braccia. Come un'onda di luce chiara.

Per un attimo Nick provò ad immaginare come doveva essere Natalie senza gli incantesimi di protezione e travestimento. Immaginò di che colore fossero i suoi occhi e immaginò persino di vederli brillare mentre assorbivano l'energia del mondo.

Poi si chiese come dovesse apparire la pelle di lei in realtà.
Ricordava che una volta Tom gli aveva parlato di una ninfa dalla pelle d'argento, quasi satinata, che brillava nell'ombra come una fetta di luna.

Nick annuì e Natalie gli passo una mano, calda, sulla guancia mentre una luce tenue continuava ad attraversarle il braccio destro, illuminando fisicamente le scritte che lo percorrevano.

Le dita di lei si fermarono a coppa sulla guancia di Nick. Fu un contatto caldo, confortante che gli procurò inizialmente solo una piccola scossa di sollievo.

Poi si sentì pervadere dal calore, dalla dolcezza, e fu come ritrovarsi in un letto dalle coperte morbide e lisce. Coperte chiare e lucenti che lo avvolgevano nel loro calore e lo accarezzavano come potrebbe fare un amante; con dolcezza ed intensità.

Ma non c'era bisogno di qualcun altro, di un amante qualunque,in quel momento. Bastava Nick, solo lui e quella sensazione di pace e sicurezza accogliente.

Lei ritirò la mano e sorrise di nuovo.

<<È stato bello>> Disse Nick, ancora un po' scosso.

Ripensò ai figli di Amur e a Tamara. Ripensò a quello che loro disprezzavano; ovvero l'intero mondo magico, lui, Natalie, tutte le creature che vivevano sulla terra senza essere umani.

Il calore piacevole di poco prima scomparí e lui rimase di nuovo solo in mezzo alla paura e alla stanchezza.

<<Natalie...>> Disse poi alzandosi a sua volta <<Posso chiederti un'ultima cosa?>>.

Lei parve scocciata, era evidente che avrebbe preferito non essere una fonte di informazione, in quel momento. Ma nonostante l'espressione corrucciata annuì.

<<Metti che un io trovi un Ritze...>> Nick deglutì <<Si può usare per rintracciare il protettore?>>.

<<Certo>> Natalie rispose meccanicamente << Lui sa come trovarlo e con la magia di uno stregone si può addirittura sfruttare il suo legame con il protettore per riuscire a raggiungerlo>>.

La ninfa lo guardò con insistenza.

Nick fece per fare un passo verso destra; il vociare nel parco iniziava a farsi più invadente, il sole saliva sempre più nel cielo, e lui aveva bisogno di tornarsene a casa il prima possibile.

Doveva stendersi e dimenticarsi di quel sogno, doveva parlare con Tom.

Doveva sentire Tamara, ne aveva bisogno. Parlare con lei lo scaldava quanto l'energia del sole mattutino che Natalie gli aveva concesso di sentire. Se si sforzava riusciva a sentirla ancora sotto la pelle.

La ninfa gli prese un polso per farlo girare verso di lei, il buon umore e la spensieratezza si alternavano in uno strano gioco di ruoli sul viso di lei. 

<<Nick farlo però significherebbe condannarlo a morte>> Lei aggiunse <<I protettori possono essere innocui, credo, magari alcuni sono gentili e buoni. Ma c'è una ragione se sono un argomento tabù nel nostro mondo, c'è una ragione se nessuno ne parla mai>>.

Nick posò gli occhi sul punto in cui lei gli aveva preso il polso e rimase in silenzio.

Di nuovo pensò a ciò che lui sapeva sui maghi dell'ottavo potere, sulla loro forza, sulle leggende che li riguardavano.

Esseri che padroneggiavano un potere pari a quello dei signori dell'inferno, uomini e donne dagli occhi profondi ed intensi che vivevano da secoli.

Rabbrividì e sentì di nuovo quella voce rotta, vide di nuovo quel bagliore grigiastro, gli parve di ricordare anche un palazzo con la forma di una cattedrale scura e lucida che si stagliava su un cielo blu notte, venato di striature argentee.

<<Tu mi piaci, Nick>> Disse la ninfa ancora tenendogli la mano <<Nei tuoi occhi c'è quell' antichità e quella solennità tipica solo delle cose che sono necessarie. Cose che devono essere e basta. Un grosso fardello per occhi come i tuoi>> Lei ritrasse la mano e sorrise <<Solo... pensa a quello che fai>>.

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