24. Christofer

Christofer e Seefe atterrarono in una delle solite stanze che Eva utilizzava come portali. Ce n'era una in ognuno dei più grandi quartieri magici, sempre al civico sei della dodicesima strada.

Anche quella che si trovava a Vivres era arredata con grazia. C'erano un divano e una scrivania sul lato destro, qualche mensola ripiena di libri un comodino su cui spuntava un po' di carta, qualche penna e dei giornali.

A differenza della camera che Chris aveva visto ad Hepburn, calda e accogliente, questa era polverosa ed umida; i colori della carta da parati erano sbiaditi; i libri erano ricoperti da un sottile strato grigiastro così come il tappeto.

Seefe iniziò subito a cambiarsi. Si tolse la cintura con le armi, che mise in uno zaino di colore scuro, e indossò una grossa felpa con il cappuccio.

Fece tutto con gesti meccanici e precisi, senza mai parlare, sollevando con ogni gesto una folata di polvere nella stanza.

Chris la osservò per un attimo e poi la imitò sempre in silenzio.
Si tolse il completo con la camicia e il panciotto, poi infilò dei jeans e un maglione grigio che Eva gli aveva messo nella borsa.

Quando ebbe finito si girò verso la ragazza. La osservò di sbieco mentre lei cercava di coprirsi i capelli argentati sotto il cappuccio scuro della felpa. I loro occhi si incrociarono.

<<Siamo a Vivres. Meglio essere prudenti>> Disse lei <<e anche tu dovresti essere prudente>> Aggiunse riprendendo in mano le borse che avevano appoggiato sul pavimento <<Tieni lo sguardo basso, demone dagli occhi blu. Non abbiamo modo di coprirti gli occhi>>.

Chris strinse le labbra ed annuì.

Era da anni che non rimetteva piede a Vivres. Da quando aveva attraversato la porta ed aveva dimenticato. Ed ora era come se tutto gli ripiombasse addosso.
Il costante bisogno di nascondersi, il pericolo di essere trovato.

Vivres conteneva il quartiere magico più grande di tutti. Una città intera abitata solo da esseri sovrannaturali che ospitava le principali istituzioni magiche del mondo.
Comprese anche le sedi principali delle sette.

Chris seguì Seefe fuori dalla porta dove se ne stava il solito elementale guardiano. Questa volta era un essere di fuoco. Una figura umanoide dalla pelle rossa e viscosa che si agitava come lava in ebollizione lungo tutto il suo corpo, scoppiettando e agitandosi sul suo viso e sulle braccia scoperte.

Lui non parlò e nemmeno loro.

Scesero le scale velocemente ed aprirono il grande portone di ingresso. Una porta di legno scuro, contornata dal disegno di una ghirlanda di fiori.

<<Ma che ore sono, qui?>> Disse Chris con un mezzo sorriso quando uscirono fuori dal poltrone. Lì la luce pareva essere molto più fioca rispetto a quella che c'era nell'epoca dalla quale erano arrivati.

Chris si ricordava che viaggiando nel tempo si avevano sempre molte ore di differenza rispetto al presente, ma non avrebbe saputo spiegare il perché né capire quanto fosse grande la distanza effettiva.
Non che gli importasse qualcosa di capirlo davvero.

<<Sono le dieci del mattino>> Disse lei con una certa sicurezza iniziando a camminare in avanti, la testa china, lo zaino che le ondeggiava sulle spalle.

Questa volta la dodicesima strada era un vicolo più largo e non completamente disabitato come quello di Hepburn. I palazzi intorno non erano disabitati, erano condomini colorati, dai quali ogni tanto spuntavano terrazzini ricoperti di fiori e piante rampicanti.

Nonostante quello non c'era nessuno ad aggirarsi nei paraggi o almeno Chris ebbe l'impressione di uno strano silenzio.

Ricordava che a Vivres quella strada fosse l'unica a chiamarsi con un numero. Probabilmente era stata la stessa Eva a cambiargli il nome, pensò lui.

<<E ora cosa facciamo?>> Chiese Chris camminando subito dietro Seefe.

L'incantesimo sul suo petto pulsava ancora, ma non in maniera così fastidiosa come quella notte. Chris sentiva anche che le forze gli stavano tornando, piano piano, e iniziava di nuovo a sentirsi se stesso.

Seefe non si fermò, ne girò il viso verso di lui, ma rispose con voce chiara <<Andiamo al rifugio. Parliamo con Leonard>>.

<<Tu non parli davvero>> Disse Chris quando arrivarono alla fine del vicolo. Questo si affacciava su una strada poco trafficata strapiena di edifici industriali, con solo un bar dai tavoli di plastica che stava aprendo proprio in quel momento <<Non hai idea di quanto sia grande questo posto. Il quartiere magico ha inizio non molto vicino a qui. Ma il rifugio degli stregoni è da tutt'altra parte. Non possiamo arrivarci a piedi>>.

Seefe lo soppesò con lo sguardo, incurvò le labbra rosse con il viso quasi interamente coperto dall'ombra del cappuccio <<Non abbiamo altro modo>> rispose semplicemente, avviandosi verso destra.

Era chiaro, da come lei si muoveva, che conosceva la strada senza il bisogno dell'aiuto di Chris.

Si stavano avviando a rapidi passi verso il quartiere magico. Christofer ricordava ogni cosa di quel posto; gli odori della città, la grande via che portava alla Piazza Della porta, la maestosità delle cascate luminose.

Avrebbe preferito che Seefe non conoscesse la strada, si disse e la osservò mentre lo precedeva con passo rapido.

In quel caso avrebbe potuto ingannarla, lui le avrebbe fatto strada e così sarebbero potuti andare alla vecchia casa che Chris condivideva a Vivres con suo fratello e con... lei.

Strinse le labbra quando un formicolio attraversò la cicatrice luminosa dell'incantesimo e trattenne un' imprecazione.

<<Potremmo passare a casa mia>> disse poi sopprimendo il dolore al petto.

Ormai l'idea di andare lì stava diventando una vera esigenza per lui. Non riusciva a pensare ad altro. Voleva vedere che cosa era successo, voleva vedere che cosa era rimasto di loro, che cosa era rimasto di quel piccolo momento di felicità che avevano vissuto insieme.

E poi aveva bisogno di una cosa e sperava di trovarla li. Strinse le labbra, inspirò, espirò.

Seefe si voltò verso di lui fissandolo con i suoi occhi scuri, densi di colori che virano dal marrone al rosso scuro. I capelli erano stati coperti quasi totalmente dal cappuccio ma alcune ciocche chiare le sbucavano da sotto le orecchie brillando alla luce del sole.

<<Non puoi>> Disse solo.

Chris provò a dire altro ma il cerchio che aveva sotto il collo riprese a pulsare con più forza, il dolore era sempre più intenso.

<<Voglio solo dare un'occhiata, vedere se può esserci qualcosa di utile>> Disse lui.

A quel punto si irrigidì pensando a ciò che Timir gli aveva detto: non c'era più niente, secondo lui.

L'incantesimo bruciava ancora, ma Chris aveva recuperato le forze e ancora riusciva a sopportarlo.
Stringeva i pugni e serrava le labbra, cercava di resistere. Un po' di dolore non lo avrebbe fermato.

<<Non ci sarà niente di utile lì, Chrisa>> Seefe questa volta si fermò. Il tono duro, lo sguardo perentorio.

A sentire quel nome Chris strinse le labbra ed una forte ondata di dolore lo colpì nel petto. A quel nome il demone che era in lui sobbalzava, alzava la testa fiero e ovviamente la magia di Eva interveniva subito per placarlo.

Chris premette con forza una mano sull'incantesimo e sibilò un borbottio mischiato ad un'imprecazione.

Il mezzo cerchio che Eva gli aveva impresso sul petto sembrava essersi scaldato. Il maglione che gli si appoggiava contro era arrivato a scottare. Chris ritrasse la mano.

<<Non chiamarmi più così>> Disse lui a labbra strette.

Quello era il nome che aveva quando viveva dall'altra parte. Quando era più demone che uomo ed il suo sogno era diventare il signore di un mondo che brucia. Ricordava ancora quando suo padre gli aveva rivelato qual era il suo destino, la sua missione.

Lui non ci credeva e non gli piaceva essere accomunato ad Elias, non gli piaceva l'adulazione della gente che lo chiamava a gran voce "Il principe che è ritornato". Avrebbe preferito che fosse Chrisa il nome sulla bocca di tutti, non Elias.

Nonostante questo all'inizio aveva davvero voluto realizzare il desiderio del suo popolo, aprire la porta, essere un eroe. Ed anche per Nickolas era stato così, all'inizio.
Era con quel sogno che erano arrivati a Vivres, nella casa che loro padre aveva cercato per loro. 

<<È questo il tuo nome>> Rispose Seefe distogliendo gli occhi <<Non fare finta di non sapere chi sei. Io ti ho visto, quando eri piccolo e ti affacciavi dal palazzo di alabastro nero. E li eri il principe Chrisa, perché ora dovrebbe essere diverso?>>.

Chris rimase immobile con il respiro pesante. Il simbolo dell'incantesimo bruciò ancora quando Seefe pronunciò quel nome, anche se questa volta più debolmente.

<<Quello è il nome del demone. Non posso usarlo, con questo addosso>> Fece un cenno verso il suo petto e di nuovo ci premette la mano sopra.

In realtà, la vera risposta alla domanda di Seefe era un'altra ma lui non aveva voglia di entrare in confidenza con quella ragazza.

La osservò percorrendo il contorno del suo viso spigoloso; no, si disse, quel demone dai capelli d'argento e il cuore di marmo non può capire.

Lei sembrò sul punto di rispondergli, poi ci ripensò e proseguì in avanti.

Christofer le andò dietro in silenzio, osservando la sua figura snella che si muoveva rapida e veloce per le strade affollate.

Pian piano le strade diventavano sempre più familiari agli occhi di Chris che, passo dopo passo, ricordava la città un pezzo alla volta così come l'aveva conosciuta allora. Ripensava ai suoi primi giorni a Vivres con Nickolas, ripensava alla prima volta che si erano imbattuti in lei.

Ad un certo punto entrarono nel quartiere magico e Chris abbassò lo sguardo, completamente travolto dall'emozione di ritornare lì dopo così tanto tempo.

Il quartiere magico di Vivres si divideva in nove fette diverse, ognuna con un proprio nome, Chris però non se li ricordava tutti. Sopratutto perché, a differenza degli altri quartieri magici, lì a Vivres tutte le attività si mischiavano insieme. Demoni e stregoni aprivano le loro attività l'uno accanto all'altro, condividendo le strade e i quartieri anche con gli umani e i vari membri delle sette.

Le cose che ricordava meglio di quel luogo erano altre. Le grandi luminarie, per esempio. Enormi colonne che costellavano la strada principale, dipinti con un color oro fuso, sulla cui cima bruciavano fuochi sgargianti dai colori sempre diversi.

Oppure i negozi di spezie e pozioni che affollavano la zona vicino al parco dei demoni; un grande parco pieno di alberi, cespugli e fiori di un colore nero profondo che rendeva impossibile distinguere anche il più nitido contorno.

Seefe passò davanti a tutto questo senza mai alzare lo sguardo. Era sempre più nervosa ed anche Chris non si sentiva tranquillo in mezzo a tutta quella folla.

Camminavano sulla strada principale del quartiere magico, che lui ricordava chiamarsi Reeca Street, un lungo viale pieno di vita e movimento dove confluivano tutte le strade del quartiere nascosto e al cui centro si trovava la grande piazza del mercato dove si svolgeva la fiera più grande e celebre del mondo magico.

Molte volte nel passato aveva camminato lungo quella strada con Nickolas. La vecchia casa non era molto lontana e più si inoltravano all'interno della città più i ricordi diventavano vividi e lo tormentavano. 

Quando Chris notò l'incrocio con il cartello giusto strinse le labbra. Abbancy Road, la via che lo avrebbe riportato a casa.

Di nuovo l'incantesimo gli pulsò forte nel petto quando lui disse <<Seefe, perché sei certa che non troverò niente nella mia vecchia casa?>>.

Lei si fermò girandosi nuovamente verso di lui. Aveva gli occhi grandi che si agitavano da un lato all'altro, era preoccupata.

Si accostò ad un lato della strada, di fronte ad un cancello in ferro battuto che circondava il perimetro di una grande casa dai colori sgargianti, e si sistemò i capelli chiari sotto al cappuccio.

In quel momento un gruppo di stregoni li superò frettolosamente, sghignazzando.

<<Non ho il permesso di rivelarvi niente>> disse la ragazza con una certa serietà.

Chris notò che aveva ripreso i toni formali con la quale si era rivolta a lui nell'Ottocento, all'inizio del viaggio.
Lui ne fu sia compiaciuto che deluso.

<<Ma... fidatevi se vi dico che sarebbe inutile andarci ora>> Aggiunse lei.

Chris serrò le labbra di nuovo e poi fece per ribattere mentre l'incantesimo pulsava ancora bruciandogli la clavicola.

Seefe gli fece subito cenno di tacere e, con lo sguardo cupo e determinato, gli indicò un volantino appeso al muro della strada di fronte, tra il negozio di un venditore di pozioni e una biblioteca di storia magica.

C'era un poster grande che recitava:

Elias è tornato! La fine è vicina.

Sotto alla scritta c'era l'immagine di un uomo dai capelli neri e gli occhi totalmente azzurri. Occhi senza iride e senza pupilla.

Chris lo osservò con calma, senza sorprendersi.

Sapeva benissimo che la notizia del loro ritorno era già da tempo conosciuta. In più la faccenda aveva generato fermento a Vivres più che in ogni altro luogo.

In fin dei conti era Vivres il centro di tutto. Era lì che loro si erano incontrati. Era lì che i figli di Amur e i membri della setta dei tre cardini avevano le loro sedi più grandi.

Chris ricordava la grandezza della Chiesa bianca di Vivres. Un edificio in stile barocco, talmente bianco da essere accecante, con guglie così alte da perdersi nel cielo e ampie finestre dai vetri azzurro chiaro.

Sembrava una chiesa ma Chris sapeva che al suo interno non ospitava monaci o preti. Ospitava guerrieri che si allenavano giorno e notte per combattere il mondo sovrannaturale e poi anziani dalle tuniche bianche che passavano la vita a studiare la storia del mondo magico, la storia di Elias e della porta.

La setta dei tre cardini invece non aveva un vero e proprio luogo di culto. I suoi membri si incontravano dove era possibile, appena ce n'era la possibilità.

Chris sapeva che avevano un edificio di rito nel quale svolgevano le evocazioni per contattare i signori del mondo dall'altra parte. Suo padre, si disse lui.

Beth gliel'aveva descritto, pensò rabbrividendo al ricordo del nome di lei.

Era stata rapita dalla setta per un paio di settimane, e non appena erano riusciti a liberarla lei gli aveva raccontato ogni cosa. 

Aveva parlato di mura scure come la pietra, ma lisce e lucide quanto un metallo, sulla quale se ne stavano alte finestre dai vetri totalmente rossi.

Gli aveva parlato di tante cose, altre cose, con quella sua voce dolce, con quelle sue labbra che si arricciavano, rosse, come i capelli lunghi e mossi...
una dolorosa fitta al petto lo portò ad imprecare tra i denti.

E poco lontano da dove si trovavano adesso lui e Seefe, proprio dentro ad un piccolo bar di stregoni, proprio lì si erano incontrati per la prima volta.

Non pensare a lei, si disse rimproverandosi.

Ma la tentazione di farlo, di ripercorrere ogni ricordo, era troppo forte. Soprattutto ora che si ritrovava lì, da solo.

Forse se avesse dato retta ad Eva fin da subito, forse se fossero rimasti nell'Ottocento da lei da quando le avevano chiesto aiuto la prima volta, anziché ritornare a Vivres. Forse Beth non sarebbe stata trovata e portata via ed avrebbero avuto più tempo da passare insieme. 

Tutta colpa mia, si disse Chris, non mi fidavo di Eva e li ho convinti a ritornare. 
Ma poi scosse la testa quando si rese conto di non fidarsi ancora di lei, di avere paura in un certo senso e che forse non c'erano modi per evitare l'inevitabile.

Seefe intanto si stava ancora guardando intorno <<Bisognerà che svoltiamo nelle strade secondarie>> Disse poi guardando preoccupata in lontananza.

Un gruppo di guerrieri bianchi camminava tra la folla. Cinque ragazzi e due ragazze che si muovevano delicatamente tra i passanti, ridendo l'uno con l'altro.

<<Sapevo della vostra fama ma non mi ricordavo che qui la voce del vostro ritorno si fosse sparsa così tanto>> Disse poi ancora accennando al volantino, senza mai perdere d'occhio i sette ragazzi con il lungo bracciale bianco che gli copriva l'avambraccio.

<<Bè, invece temo che sia così>> disse Chris quasi sibilando. Si era accorto in quel momento e a malincuore che quello non era l'unico volantino. Ce n'erano altri attaccati sulle luminarie, sui cancelli.

Alcuni raffiguravano Mira, i capelli rossi che svolazzavano nel vento ed una scritta in nero che diceva:

La dea dai capelli di fiamma; madre dei maghi.

Altri invece recitavano;

Solo Amur ci salverà.

Chris si avvicinò a quello che raffigurava Mira e lo staccò dal muro sovrappensiero, alzò un sopracciglio.

Qualcuno aveva scritto con un pennarello poco sotto l'immagine;
questa volta dovrai morire.

Chris accartocciò il volantino e sbuffò <<Sono le sette che fanno propaganda. Ce ne sono sia dei figli di Amur che dei tre cardini>> La sua voce era tesa.

Si era innervosito e l'incantesimo aveva iniziato a formicolare di nuovo.

Lui non ci fece caso <<Passiamo da dietro>> disse poi <<Se mi permetti di passare da casa io ti prometto che non sarà una deviazione inutile. Da lì possiamo tagliare per la via del mercato ed arrivare al rifugio senza troppi problemi>> .

Chris era onesto, più o meno.

Seefe soppesò le sue parole con determinazione poi, irrigidendosi, annuì <<Non soffrire troppo, però, quando vedrai che avevo ragione io. Non ci sarà niente>>.

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