17. Christofer

Anno 1824

Christofer riaprì gli occhi un po' di tempo dopo.

Era all'interno della sua camera da letto nella casa di Eva. Le finestre avevano le persiane chiuse e la stanza era totalmente buia. Chris riusciva a vedere solamente il tenue bagliore delle lenzuola chiare in quella oscurità, nient'altro. Non riusciva nemmeno a capire che ore fossero e subito si chiese per quanto tempo fosse rimasto incosciente.

I muscoli gli facevano male e gli sembravano parecchio intorpiditi; la pelle era ancora arrossata per la perdita di controllo che aveva avuto nella locanda.

Chris serrò le labbra.

La rabbia di un demone era come fuoco che si propaga dall'interno; e proprio come questo poteva scottarti fino ad ustionarti la pelle.
Probabilmente era successo anche in quel caso, pensò Christofer con una smorfia. Fortunatamente per lui, però, le ustioni su un demone non durano mai tanto.

Chris impiegò qualche minuto per rendersi conto di ciò che era successo.

Subito strinse le labbra e si irrigidì al ricordo del sorriso compiaciuto di Timir, al ricordo delle parole che riguardavano lei.

Il termine "matrimonio" gli rimbalzava dentro alla testa accompagnato da un dolore sordo e martellante.

Provò a mettersi seduto con un gesto veloce e brusco . Ma, provandoci, si accorse di essere stato immobilizzato.

Aveva i polsi e le caviglie legati agli alti stipiti in legno scuro del letto. Le fibbie che lo tenevano fermo erano dure e fredde contro la pelle; all'interno di queste brillavano nel buio alcune striature grigie, quasi argentee.

Tellurio, si disse subito Christofer con una smorfia, sentendo il fastidio che questo gli provocava sulla pelle.

Era un minerale, uno di quelli che non si trovano con facilità; ma era l'unica cosa in grado di indebolire ogni demone. Anche uno forte come lo era Chris.
Forse, si diceva lui in quel momento, senza quello Eva non sarebbe mai riuscita a trattenerlo.

Chris diede un forte strattone e lanciò una o due imprecazioni a voce alta.

I seguenti momenti che lo separarono dall'arrivo di Eva furono molto lunghi per lui.

Ogni suo respiro era flebile e dolorante; i muscoli gli formicolavano indeboliti dalla vicinanza del minerale; la pelle gli bruciava; la mente non faceva altro che immaginare i mille modi con cui Christofer avrebbe voluto uccidere Timir.

E ogni nuovo dolore non faceva che farlo arrabbiare di più.

Chris riusciva a sentire quanto fosse diventato forte il demone che era in lui. Lo sentiva scalpitare dentro al suo petto intensamente e con violenza.

<<Chris>> Eva entrò chiudendosi delicatamente la porta alle spalle <<Stai imprecando troppo rumorosamente. Devo ricordarti che ho una reputazione da mantenere?>>.

Eva appariva radiosa. Indossava un lungo abito azzurro cielo che riprendeva il colore dei suoi occhi. Si muoveva con passi lenti ed aggraziati mentre i suoi capelli scuri risplendevano dello stesso colore del cioccolato sotto il bagliore della lampada ad olio che aveva portato con sé.

<<Non me ne frega un cazzo della tua reputazione, Eva. Fammi andare via, ora>>.

La voce di Chris assunse quasi la forma di un ringhio e, per tutta risposta, Eva si mise a ridere.

Si avvicinò alla finestra con calma, appoggiò la lampada sul tavolinetto lì accanto e poi si raccolse le mani in grembo con un movimento delicato e leggero.

<<Davvero pensavi che ti avrei lasciato andare dove volevi tu?>> Disse lei, giocando con il portasigarette chiaro che si portava sempre dietro <<A volte mi stupisco della tua ingenuità, Chris>>.

Christofer diede un altro forte strattone, con le labbra strette in una smorfia di rabbia, ed il letto cigolò rumorosamente. Il contatto con il Tellurio gli procurò solo inutile dolore e lui fu di nuovo costretto ad abbandonarsi sul letto.

<<Tu sei... >> Chris si trattenne e si sforzò per riprendere la calma. Si sentiva la fronte sudata ed umidiccia; i capelli scuri gli si erano attaccati sulla fronte e sulle tempie <<Mi devi delle spiegazioni>> Chris trasse un profondo respiro e posò il suo sguardo blu su Eva.

Ora nei suoi occhi si era come annidato un senso di rassegnazione e sconsolatezza ma il modo in cui serrava i pugni rendeva evidente tutta la sua frustrazione.

<<Lei si sposa?! Cosa?>> Continuò lui <<Nessuno aveva mai parlato di una cosa del genere!>>.

Eva parve irrigidirsi. Chris la vide sollevare il mento ed assottigliare le labbra.
Quando poi posò lo sguardo verso il ragazzo ogni traccia di dolcezza nel suo viso era svanita, sostituita da un duro cipiglio di fermezza <<Non c'era bisogno di parlarne>> Disse lei con ancora le mani unite in grembo, proprio sopra il punto in cui la gonna si gonfiava.

<<Cosa volevi che facessi? Non potevo tenerla con me ancora a lungo, farla stare così a contatto con il mondo magico era rischioso. Continuare a nasconderle la verità qui stava diventando difficile... e siamo nell'Ottocento >> Eva si avvicinò a Christofer di un passo <<Suo marito è un ragazzo ricco, di notevole cultura, dovresti ringraziarmi. Gli ho regalato un futuro sereno>>.

Chris la guardò con odio mentre questa si avvicinava al letto dove lui se ne stava immobilizzato.

Ora, la rabbia aveva di nuovo iniziato a ribollirgli dentro ma lui era troppo stanco anche solo per ascoltarla. Lasciava che questa lo invadesse fino a colorargli la pelle, non si opponeva al bruciore e al caldo, all'odio e alla pesantezza che l'aria assumeva intorno a lui.
I suoi respiri erano diventati pesanti, lenti, alcune volte talmente profondi da ricordare un ringhio.

<<Stronzate>> Disse con un filo di voce <<E che mi dici di mio fratello? Timir ha detto che qualcosa non è andato come previsto>>.

Mentre parlava i ricordi di lei lo sommergevano come acqua densa e scura. Chris si sentiva quasi annaspare, soffocare, all'idea di quel suo presunto marito ricco.

<<Basta!>> Disse Eva con sguardo duro <<Timir ha detto davvero molte cose che non avrebbe dovuto dire>>.

Christofer la osservò mentre estraeva dalla manica sinistra un piccolo pugnale dall'impugnatura dipinta con una sgargiante vernice di colore azzurro.

<<È per questo che mi hai mandato con Timir, vero?>> Chris parlava con gli occhi socchiusi e le labbra strette, cercava di non guardare Eva troppo allungo <<Avevi detto che non mi avresti fermato e invece il tuo unico scopo era quello di farmi sedare>>.

Lei gli sorrise, di nuovo i lineamenti sottili di Eva avevano ripreso la loro dolcezza. Nelle sue iridi azzurre, coperte da lunghe ciglia nere, brillava una scintilla di luce chiara.

<<Ma certo, giovane demone>> Eva gli si era avvicinata il più possibile e ora lo osservava dall'alto standosene in piedi accanto al lato destro del letto. Lei sollevò una mano con delicatezza fino a posargliela sulla fronte, scostandogli i capelli corvini dal viso chiaro <<Come avrei potuto lasciarti libero in queste condizioni? Ho capito dal primo sguardo che la tua parte demoniaca si era rafforzata. Non posso permettere che tu perda il tuo lato umano, lo capisci? Sarebbe troppo rischioso>>.

Eva gli accarezzò la fronte con dita ferme e delicate, poi scese fino a percorrergli il contorno dello zigomo e della mascella. Sul volto di lei si era fatto largo un sorriso mite e dolce mentre i suoi occhi blu lo studiavano divertiti.

Chris provò a scostarsi dal tocco di lei con rabbia, allontanandosi quanto glielo permettevano le fibbie scure.

Emise un gemito di dolore quando Eva lo trattenne vicino a sé prendendolo per i capelli.

Christofer rabbrividì.

Eva era stata l'unica persona in grado di aiutarli, ma era anche l'unica per il quale Chris provava paura.

<<Non puoi tenermi qui dentro, Eva>> La voce di lui era solo un roco sussurro.

Qualche meandro della sua mente continuava ad immaginare di trovare Timir e pestarlo a sangue. La rabbia continuava a esplodergli dentro al petto con piccoli e grandi scoppi di calore.

<<Infatti non è mia intenzione tenerti qui>> Eva passò un dito sulla lama del piccolo pugnale che fino a quel momento aveva tenuto nella mano sinistra e gli sorrise di nuovo.

Avvicinò la punta del coltello a Chris posizionandola sotto la clavicola, tra collo e spalle.
Questo, in quell'istante, brillò nell'ombra riflettendo il chiarore della lampada ad olio che se ne stava dietro ad Eva, sul tavolinetto vicino alla finestra.

<<Cosa... cosa vuoi fare?>> Disse Chris tendendo le braccia come nel tentativo di farsi indietro sul materasso.

<<Un incantesimo di localizzazione>> Disse lei prima di affondare la punta del piccolo pugnale nella carne di lui.

Fu un movimento sicuro, delicato; Eva spinse con poca forza, solo quella che bastava per fare fuoriuscire qualche goccia di sangue.

Christofer emise un gemito di dolore e trasse un respiro profondo mentre l'altra muoveva il pugnale verso l'alto, la mano ferma e precisa.

Chris aveva le braccia rigide ed indolenzite mentre provava, con tutte le sue forze, ad allontanarsi dalla lama brillante <<Un incantesimo? Ma lo stai incidendo!>>.

<<Ho bisogno che sia forte e duraturo. La magia del sangue è perfetta>> Eva continuò ad incidere con la punta sottile e affilata del pugnale che si infilava fin sotto la pelle di Chris. Sul suo viso ora il ragazzo poteva leggere la determinazione e la solennità di tutti gli anni che aveva vissuto; le labbra carnose e rosse erano tese in una linea ferrea e sottile, gli occhi azzurri erano concentrati sotto le ciglia lunghe e folte che si chiudevano e si aprivano con leggerezza.

Lei proseguì a muovere la lama con la mano sinistra, mentre con l'altra lo tratteneva prendendogli i ricci scuri.

Si fermò solo quando l'incisione assunse l'aspetto di un cerchio a cui mancava un piccolo pezzo per essere completo.

Chris emise un lamento quando lei smise di trattenerlo e si abbandonò sul cuscino sotto di lui.

La guardò con gli occhi stretti in due piccole fessure del colore del lapislazzulo mentre lei sollevava il pugnale per poi appoggiarlo sul comodino affianco al letto con un rinnovato sorriso sul volto chiaro.

Il taglio, intanto, iniziava a sanguinare un po' macchiandosi di rosso nei bordi. Una lenta striscia di sangue scuro gocciolò fuori dal punto più profondo del taglio e si andò ad infilare sotto la camicia chiara di lui.

<<A che cosa ti serve?>> Chris respirava affannosamente, ma rimaneva fermo. Con lo sguardo deciso osservava Eva mentre lei continuava a stargli affianco, il viso sereno, gli occhi profondi che lo osservavano distratti.

Quando lei lo sentì parlare inclinò la testa verso di lui e gli sorrise dolcemente. La sua pelle chiara risplendeva nell'ombra fin quasi a brillare.

<<In qualche modo devo assicurarmi che tu non faccia niente di avventato>> Lei si passò le mani più volte sopra il vestito, allungò una mano verso il porta sigarette che aveva appoggiato lì di fianco.

<<Non avrei fatto niente di avventato>> Christofer la guardò serrando le labbra.

Il Tellurio gli stava portando via ogni energia; lui lo sentiva pizzicargli la pelle dei polsi e delle caviglie. La vicinanza con quel materiale gli procurava un vago senso di indebolimento che lo portava ad agitarsi e a respirare affannosamente.

Il taglio sul petto, poi, bruciava intensamente e Chris doveva trattenersi per non dimenarsi, o lamentarsi. Immaginava che il dolore tanto intenso dipendesse dalla forza dell'incantesimo, ma non voleva mostrare ad Eva quanto potere riusciva ad avere su di lui.

Trovarsi in quella situazione lo agitava ogni secondo di più e spesso aveva bisogno di stringere gli occhi per cercare di soffocare la rabbia.

Ma questa tornava in superficie sempre più forte ogni volta che lui si ricordava di lei e la pelle si scaldava così tanto da arrossarsi.

<<Non puoi esserne sicuro. Hai visto quanta fatica hai fatto a controllarti alla locanda con Timir, Chris? E per cosa ti sei lasciato andare così? Solo qualche commento, una o due parole, qualche pensiero. Cosa pensi che succederà se continui a lasciare così tanto spazio a quella parte di te?>> Eva scosse la testa e si aggiustò una ciocca di capelli dietro alle orecchie <<Ti perderai. Il tuo lato umano svanirà. Diventerai un demone a tutti gli effetti. Il primo principe dell'inferno che abbia mai camminato sulla terra>> Eva si appoggiò una sigaretta sulle labbra e la accese <<In questo caso, lo capisci anche tu, saresti avventato. Distruggeresti, uccideresti, probabilmente vorresti anche tu che la porta si aprisse>>.

Lei sorrise dolcemente appoggiandogli una mano sulla spalla fino a sfiorare con il pollice il sangue che gocciolava dal taglio aperto <<Se succedesse... io dovrei ucciderti, Chris. Sarebbe davvero un peccato fare sparire un bel visino come il tuo>>.

Christofer sorrise di sbieco, serrando i pugni.

Sembrava quasi fragile, lui, in quel momento; le guance gli si erano arrossate per lo sforzo ed il dolore, gli occhi del solito blu intenso erano resi grandi e lucidi dalla rabbia e qualche goccia di sudore gli bagnava la fronte, brillandogli sul viso chiaro.

<<E secondo te cosa dovrei fare!?>> Chris si sbracciò ancora. La sua voce ora era un simile ad un rantolo che gli usciva dalle labbra tra un respiro ed un altro <<Non posso impedire quello che sta accadendo... il demone diventa più forte ed io non so come fermarlo... non senza di lei>>.

Eva gli sorrise dolcemente con la mano ancora premuta sulla sua spalla. Il pollice di lei, piccolo e sottile, lo accarezzava componendo lenti cerchi sulla pelle di lui <<Puoi rallentarlo. Dovrai cercare di resistere ai tuoi impulsi e trovare un modo che ti permetta di rafforzare la tua parte umana, un modo per avere più tempo>>.

Eva allontanò la mano solo per andare ad appoggiare la sigaretta ancora accesa sul davanzale della finestra.

Quando si rigirò verso di lui il sorriso era svanito dal suo volto <<Andrai a Vivres, al rifugio degli stregoni>> Eva parlava con voce ferma e forte.
Le emozioni, sul suo viso, si davano il cambio ad una velocità incredibile.

Chris sapeva che il rifugio era il luogo dove lavoravano i migliori stregoni guaritori, ma non c'era mai stato... trattenne un gemito quando una fitta di dolore acuto gli percorse il taglio sul petto.

Eva continuò <<Ti recherai solo li. Non andrai a cercare vendetta nella Chiesa bianca dei figli di Amur, ne andrai a cercarla ai raduni della setta dei tre cardini. Andrai solo al rifugio. Parlerai solo con Leonard>>.

Eva gli si avvicinò di un altro passo riprendendo tra le mani la sigaretta e avvicinandola alle labbra <<L'incantesimo farà in modo che tu ubbidisca ai miei ordini e mi permetterà di trovarti, se necessario. Se ti venisse in mente di fare altro oltre a quello che ti ho detto, l'incantesimo te lo impedirà. Se quello dovesse fallire, potrò trovarti dovunque andrai>>.

Eva sbuffò via con dolcezza una lenta nuvola di fumo grigio, poi si avvicinò al tavolinetto e riprese la lampada ad olio tra le piccole mani <<Ti auguro un buon riposo, adesso. Mrs. Tillert verrà a liberarti quando sarà il momento>>.

Lei sorrise e si aggiustò un ricciolo ribelle dietro l'orecchio prima di sparire oltre la porta, lasciandolo di nuovo da solo, al buio.

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