15. Christofer
Anno 1824
Christofer spingeva il cavallo al trotto per le strade di Villosbry con destrezza.
Cavalcava un bell' animale; pelo nero lucido e muscoli atletici, ben definiti, che Chris sentiva delinearsi sotto le gambe.
Timir lo seguiva a poca distanza, proseguendo a passo lento su una cavalla dal pelo chiaro.
Il ragazzo era un compagno di viaggio silenzioso e mite e a Chris andava più che bene così.
Mentre avanzavano in silenzio Christofer si osservava intorno; la città era piccola ma non per questo poco affollata. Le strade erano ampie e illuminate, nella notte, da grandi lampioni a gas non troppo distanti tra loro che disperdevano, sulle strade in acciottolato e sulle case tutto intorno, una calda luce giallastra.
Nonostante fossero già le dieci di sera le vie non si erano svuotate del tutto. La strada principale era ancora attraversata da carrozze semplici ed anche da alcune dall'aspetto lussuoso che si muovevano a passo spedito verso il centro.
Nelle vie laterali, poi, vi erano ancora alcune locande aperte; nell'aria intorno si potevano sentire i riverberi delle risate e delle voci di chi vi stava cenando all'interno; passandoci vicino si poteva percepire l'odore dello stufato e del vino che veniva stappato.
A volte per le strade incontravano un passante solitario che camminava scomposto sul ciglio della strada, come se fosse già ubriaco.
Quando si trovarono agli estremi della città Christofer tirò le redini per fermare il passo. Aveva visto una taverna, durante la strada che lo aveva portato dall'incrocio in cui era comparso alla casa di Eva. Una di quelle taverne isolate nel quale si può trovare da bere e da mangiare a basso costo, ben lontani dai rumori frenetici del centro città, con le strade affollate di passanti e le osterie ripiene di ubriachi.
Chris mosse il cavallo per uscire dal confine della città. Già immaginava di spingere al galoppo il suo cavallo dal manto scuro lungo la grande strada sterrata. Ci avrebbero messo poco per arrivare in quel posto se fossero andati a passo spedito e a lui serviva proprio qualcosa del genere per calmare i nervi.
Fece per fare un passo, e già stava per spronare il cavallo stringendogli i fianchi quando un muro invisibile lo fermò all'improvviso.
Il cavallo dal manto nero nitrì spaventato, impennandosi su due zampe e voltandosi di tre quarti. Chris strinse le labbra e serrò la presa sulle redini.
La superficie che ora lo divideva dall'uscita del paese pareva essere fatta di vetro spesso. Un muro dall'aspetto trasparente, talmente largo da coprire ogni anfratto della grande via sulla quale si trovava.
Christofer tirò a destra le redini e fece voltare il cavallo all'indietro per guardare il suo silenzioso compagno di viaggio.
Timir se ne stava eretto sulla sella, una mano alzata davanti a sé <<Sono desolato, signore. La signorina E. consiglia di non uscire dal confine di Villosbry>>.
A Christofer scappò una risata.
Il vento intanto si agitava intorno ai due ragazzi trascinando un lento turbinio di foglie. Christofer pareva ancora più bello illuminato così dalle ombre della notte, con il vento che gli muoveva i capelli corvini.
<<Volevo arrivare ad una locanda appena fuori città>> rifece girare il cavallo verso il muro, quasi aspettandosi che questo venisse rimosso.
Invece non fu così; Timir non diede segno di voler liberare la strada e Chris si irrigidì ancora di più, serrando la mascella in una smorfia di fastidio.
<<Avanti>> Disse a Timir che, sempre nella stessa posizione di prima, lo guardava con occhi severi ed immutabili <<Non so nemmeno dove sia, lei. Pensi davvero che andrò a cercarla?>>.
Di nuovo Christofer rise. Lo avrebbe voluto, si, nessuno avrebbe mai potuto capire quanto. Eppure non le avrebbe mai fatto questo. Non lo avrebbe fatto nemmeno a sé stesso.
Voleva solo bere qualcosa.
Appoggiò una mano sul muro trasparente che lo divideva dall'uscita di Villosbry, e sorrise. Poi, con forza, la colpì con un pugno.
Questa andò in mille pezzi davanti a lui; un cerchio di crepe si irradiò da dove Chris aveva sbattuto la mano, per poi espandersi su tutta la grande superficie trasparente. Chris osservò la parete che gli si trovava di fronte mentre questa si spaccava in tanti pezzi di cristallo luminoso che, dopo avere brillato per un attimo, sparivano nel nulla, dissolvendosi nell'aria circostante.
Chris rise più forte; i capelli scuri gli si muovevano sulla testa mossi dal vento mentre teneva le mani ancora strette alle redini ruvide del purosangue. Lanciò uno sguardo annoiato al mite Timir che se ne stava ancora dietro di lui, fermo nello stesso laconico silenzio che lo contraddistingueva.
Questo guardava a sua volta Chris con un muto rimprovero negli occhi profondi e verdi; teneva ancora la mano destra sollevata verso la parete ormai scomparsa, e pian piano faceva il gesto di abbassarla, sbigottito e perplesso.
Ma oltre a questo il suo viso pareva sereno, rilassato, perfettamente padrone di sé.
Chris tirò le redini e si incamminò a passo svelto verso la taverna; superando con una smorfia il cartello che indicava la fine di Villosbry.
<<Stregoni>> Disse poi beffardo, mentre il cavallo aumentava il passo sotto di lui <<Sei fortunato che sono dalla tua parte. Eh Timir, che dici?>>.
L'eco della forte risata di Chris si propagò per la campagna circostante come avrebbe fatto dentro ad una caverna profonda.
Lungo la strada che portava fuori dalla città non pareva più passare nessuno.
Ai lati di questa compariva solo qualche casa isolata, molti campi incolti e pieni sterpaglie, casupole diroccate nelle quali risuonava l'eco delle chiacchere dei braccianti che ci vivevano.
Timir seguiva Christofer poco dietro di lui; il passo del suo cavallo era cadenzato e regolare, il busto del ragazzo si inclinava, ad ogni passo, da una parte e poi da un' altra.
Per un po' non sentirono altro che il rumore degli zoccoli sul selciato e, a volte, i commenti di Christofer seguiti quasi sempre da una breve e profonda risata.
Arrivarono alla taverna qualche minuto dopo; Christofer spronando il cavallo al galoppo e Timir con il solito andamento lento e delicato.
Lo stalliere del posto parve sorpreso di vedere arrivare due uomini a cavallo, anziché una delle solite vetture, e Timir fu costretto ad occuparsi lui stesso di legare gli animali nei pressi del grande e logoro edificio.
Sulla porta d'ingresso un'insegna sbatocchiava nel vento. Christofer si perse ad osservarla con le mani nelle tasche, mentre aspettava che il giovane apprendista lo raggiungesse.
Quando entrarono si trovarono dentro ad un locale relativamente in ordine. I tavoli, tutti di legno chiaro, erano disposti alla giusta distanza l'uno dall'altro per la sala. La maggior parte dei clienti sembravano persone, o anche intere famiglie, che si erano trovati a sostare lì durante un lungo viaggio e che ora cenavano nella sala principale del posto.
Sul lato destro c'era un camino che screpitava producendo un tenue bagliore rossiccio; davanti a questo se ne stavano due ragazzi vestiti con la divisa da studente che borbottavano qualche parola l'uno accanto all'altro.
Christofer li osservò per un istante prima di andare a sedersi ad un tavolo nell'angolo.
A parte qualche ubriaco non c'era molto per cui entusiasmarsi, in quel posto, e lui ne era deluso.
Alla fine lui e Timir si sistemarono ad uno dei tanti tavoli apparecchiati con posate spaiate e bicchieri vecchi. Ordinarono vino con qualcosa da mangiare.
Christofer sedeva con il braccio appoggiato sul tavolo e gli occhi blu che scrutavano il luogo; le pareti spoglie, i clienti che si facevano riempire caraffe di vino o si lamentavano del suo sapore scadente, i camerieri con la divisa logora e sporca che facevano avanti e indietro.
Chris si sentiva a disagio sotto lo sguardo severo di Timir. Questo restava a scrutarlo in silenzio, con la sua solita postura composta e un sottile rimprovero nascosto negli occhi verdi.
Chris gli sorrise di sbieco e si passò una mano tra i capelli scuri, poi si sistemò meglio sulla sedia cercando di non dare peso alle grinze che il suo vecchio completo gli formava sulle spalle.
<<Sei un tipo di poche parole, eh?>> Chris parlò sempre sorridendo.
Vicino a loro un bambino aveva iniziato a piangere e ora la madre lo cullava facendo avanti e indietro nella sala angusta.
<<Avanti>> Continuava Chris con lo stesso sguardo profondo ed irresistibile.
La calma di Timir lo turbava profondamente. Non era la stessa severità di Eva quella che lui vedeva negli occhi del giovane apprendista. Era qualcosa di più simile alla pace quella che gli si leggeva nei lineamenti dolci e nello sguardo immobile. Fiducia in se stessi, forse.
<<So che vuoi domandarmi qualcosa, Timir. Ti si legge negli occhi>> Disse Chris con una smorfia.
Il vino era arrivato accompagnato da un piatto di salumi e pane caldo. Christofer prese il bicchiere e lo avvicinò alle labbra con un gesto veloce, quasi confidenziale.
Il vino era aspro e corposo, ma era decisamente meglio della birra che Chris era solito bere nelle taverne vicino alla fortezza di Lord Greyfollow.
Timir non parlò; rimase a fissarlo con occhi vuoti, incerto se rispondere o meno, mentre con una mano tamburellava le dita sul tavolo rovinato.
<<Forza, apprendista>> Chris lo incoraggiò agitandogli una mano di fronte al viso e sorridendo di nuovo. La risata di lui pareva riuscire a riecheggiare dovunque, anche in quel luogo pieno di voci ed echi <<Nessuno lo verrà a sapere. Voglio solo fare conversazione>>
Il ragazzo inclinò la testa di lato ed accarezzò con un dito il suo bicchiere di vino <<Ecco, io, insomma,... cosa avete intenzione di fare adesso, signore? Credevo che foste tornato per una ragione... ma non pensavo che il vostro unico scopo fosse ubriacarvi>>.
<<Proprio quello che immaginavo>> Di nuovo Chris sorrise. Alcune ragazze dall'altra parte della sala lo guardavano bisbigliando tra di loro. Lui ne fu particolarmente compiaciuto <<Sapevo che morivi dalla voglia di rimproverarmi. Eppure bere è l'unica cosa sensata che mi sento in grado di fare, ora>>.
Chris sollevò il bicchiere nella direzione dell'apprendista <<Immagino che dopo andrò a Vivres, nell'epoca moderna>>.
Timir sgranò gli occhi <<Vivres?>> La sua compostezza parve vacillare.
Chris lo osservò mentre anche lui avvicinava finalmente il vino alle labbra per berne qualche piccolo sorso.
<<Può essere>> Chris strinse i pugni. Voleva approfittare di quel momento per ottenere qualche informazione in più su di lei, su suo fratello. Ma doveva andarci piano.
O forse no.
<<Ma li c'è il quartiere magico più grande e più affollato di tutti. Mi pare rischioso, per voi >>. Timir parlava muovendo solo le labbra sottili. Per il resto rimaneva fermo e composto nel suo semplice vestito da cocchiere. Gli occhi verdi sembravano animarsi della serietà tipica degli stregoni protettori e, contemporaneamente, anche della vivacità dell'adolescenza.
Chris interruppe il ragazzo con un sguardo truce e mangiò un po' di pane <<Voglio passare alla casa dove vivevo prima. Dare un' occhiata. È possibile che ci sia qualcosa di utile>>
Timir strinse le labbra e Chris rise ancora.
Gli piaceva quel ragazzo così mite e silenzioso. In particolare amava metterlo sotto pressione con il suo modo di fare sfrontato. Per cui non si fece problemi a stendere le gambe davanti a sé scolando in un sorso il suo bicchiere di vino rosso.
In fin dei conti Chris si sentiva spossato e distratto. Non riusciva a pensare ad altro oltre a lei e al fatto che si trovasse in quella stessa epoca dove ora era lui. Magari a solo qualche minuto di viaggio, o a qualche ora.
<<Non potete>> Il ragazzo parlò con la voce bassa e cadenzata <<Non ci sarà niente in quella casa, ormai>>.
Chris alzò lo sguardo lentamente.
Aveva vissuto a Vivres con lei e suo fratello prima di ricordare i due nomi, era proprio lì a Vivres che lui l'aveva incontrata.
Ricordava molto quel periodo della sua vita sulla terra e gli piaceva pensare che quei ricordi costituissero la maggior parte del suo lato umano.
Abbandonare quella casa era stato molto doloroso.
Appena avevano capito a che cosa sarebbero andati incontro avevano rintracciato Eva e si erano fermati nell'Ottocento. In una città che Christofer non ricordava se non per quel fuoco che rivedeva nitidamente, nella sua mente, mentre screpitava nel camino, illuminando il viso di lei di rosso e di arancione, riflettendosi nei suoi occhi.
Ora sentirsi dire che la casa della sua felicità non c'era più lo faceva infuriare.
Sentiva che anche l'ultimo brandello della sua umanità sarebbe presto scomparso.
<<Cosa?>> Chris tese le labbra in un espressione cupa e ordinò ad un cameriere un altro bicchiere con tono scontroso <<E perché?>>.
Timir sembrò innervosirsi ma, di nuovo, anche questa emozione comparve sul suo viso solo per poco.
<<Ho paura di non potervi dire di più, signore>>.
<<Dannazzione Timir!>> Christofer sbattè le mani sul tavolo. Una forte caldo gli invase lo sterno con decisione, fin quasi a bruciarlo da dentro. Sentì le labbra serrarsi, i muscoli irrigidirsi.
Iniziò a pensare al sangue, al dolore, alla morte.
Doveva calmarsi, prese un respiro profondo e si abbandonò sulla sedia dietro di lui.
<<Dimmelo>> La sua voce era un sussurro, quasi un sibilo.
<<Abbiamo avuto un po' di problemi con l'incantesimo della perdita di memoria su vostro fratello, signore>> Il ragazzo lo guardava con sguardo deciso. Sicuramente aveva notato quanta fatica Chris facesse per tenere sotto controllo il demone che era in lui e la cosa non doveva essergli piaciuta.
Eva, d'altronde, aveva sempre avvisato Christofer del rischio che correva. Più dava ascolto al suo lato demoniaco e più questo avrebbe ottenuto potere.
Chris si maledisse per avere vissuto come aveva fatto nella Corte del suo Lord.
<<Non ci credo>> Disse poi lui, rabbioso.
<<Non credo che dobbiate preoccuparvi di questo>> La voce di Timir era diventata un po' aspra.
Era chiaro che riuscisse a vedere, nello sguardo di Chris e nei suoi gesti, quanto ormai fosse forte la volontà del demone rispetto a quella dell'uomo.
Chris si sforzò per sorridere <<E di cosa dovrei preoccuparmi, secondo te?>>.
<<Di controllare la vostra parte...>> Timir afferrò un pezzo di pane e ci mise sopra una fetta di salame tagliata sottile <<...demoniaca. Sembrate peggiorato. Temo che presto vi sarà difficile controllarla>>.
Chris non rispose ed abbassò lo sguardo <<Già>> Poi disse, quasi parlando a sé stesso. Avrebbe dovuto trovare una soluzione in fretta.
Eva lo aveva avvisato numerose volte. Se il demone avesse vinto contro l'uomo, allora non ci sarebbe stata più possibilità di fermarlo. Sarebbe diventato un demone a tutto tondo.
Quando aveva scoperto questa alternativa aveva addirittura pensato che sarebbe stato meglio così. Avrebbe dimenticato lei e il sentimento che provava nei suoi confronti. Sarebbe tornato nel suo mondo come il mostro che era.
Christofer strinse i pugni.
Se questo fosse stato possibile lo avrebbe fatto. Pur di salvare lei avrebbe dato ogni cosa.
Ma i signori dell'inferno non gli avrebbero mai permesso di tornare. Lui era stato esiliato dal mondo dall'altra con la promessa di essere riammesso solo dopo avere portato a termine il suo compito.
Doveva aprire la porta tra i due mondi, doveva far si che il mondo dall'altra parte divenisse il solo mondo possibile. Solo dopo sarebbe potuto tornare e da principe dell'inferno sarebbe diventato signore.
Il più forte e stimato tra tutti.
Ma lui questo non l'avrebbe fatto.
Per cui, se ora la sua parte demoniaca prendeva il sopravvento, sarebbe stato un grosso problema.
Christofer immaginava che perdendo il suo lato umano avrebbe perso ogni pietà, ogni emozione.
Lui non era solo un demone. Lui era un principe.
Se questo succedeva allora Chris sarebbe stato costretto a vivere sulla terra come un demone. Avrebbe ucciso chissà quante persone e forse nemmeno sarebbero bastate a saziarlo.
Avrebbe desiderato di tornare nel suo regno, probabilmente avrebbe desiderato di vedere aperta la porta, avrebbe voluto vedere l'intero mondo che bruciava e si contorceva dal dolore.
<<Eva mi ha detto che lei è stata con voi... >> Christofer alzò lo sguardo.
Il suo pensiero era tornato a lei più veloce del previsto. Lei era l'unica in grado di sopire la parte peggiore di lui. Con lei affianco Chris pareva diventare più umano di quanto non fosse mai stato.
Si perse un attimo nel ricordo di Lei, nella speranza che un giorno si sarebbero rivisti e magari tutto si sarebbe sistemato.
Lei era la sua cura, in fin dei conti, l'unico rimedio che per ora conosceva <<... tu l'hai vista? Perché ora non è più con voi?>>.
Timir strinse le labbra e il suo sguardo profondo parve indurirsi <<Non dovreste chiedermi questo. Non posso parlarvi di lei. Sapete bene quanto anche solo nominarla possa essere pericoloso>>.
<<Hai paura che io possa cercarla>> Chris lo squadrò con decisione; la mascella serrata, il cuore che batteva a mille <<Hai paura che io possa trovarla>> Le labbra rosse di lui si incurvarono in un sorriso.
Al pensiero di lei anche Timir si era agitato. Christofer lo osservò in silenzio.
Nella locanda l'aria era pervasa da profumi speziati e dal caldo accogliente che si irradiava dal grande camino.
I due ragazzi vestiti da studenti erano ancora li a parlare tra loro. I camerieri si destreggiavano ancora tra i tavoli apparecchiati disordinatamente.
<<Sai Timir...>> Esordì Christofer stringendo nella mano destra il bicchiere di vino ormai vuoto. La rabbia si era trasformata in placida disillusione e amarezza. Chris sentiva tra le labbra il sapore denso dell'odio <<... sembri un bravo apprendista. Ti rifiuti di parlarmi di lei perché vuoi proteggere il tuo mondo, no? Non vuoi che, per colpa mia, anche lei ricordi, giusto?>> Chris fece un cenno ad uno dei due camerieri per farsi riempire ancora una volta il bicchiere.
Tanto non poteva ubriacarsi così velocemente con quel vino aspro e denso. Ormai si era abituato ai liquori scuri del quattrocento e quel vino, così raffinato, non gli faceva alcun effetto.
Timir rifiutò coprendo il bicchiere con la mano quando il cameriere provò a servire un altro bicchiere anche a lui. Continuava a guardare Chris con le labbra e la mascella serrate. Il suo sguardo serio da stregone sembrava essersi trasformato in una minaccia.
Chris sorrise.
<<Ma osservandoti bene non credo che tu lo stia facendo per questo, o mi sbaglio?>> Chris si passò una mano tra i capelli. Provava un gusto perverso nel torturare quel giovane ragazzo ma non doveva pensare troppo al comportamento di lui. Non doveva pensare al modo in cui il suo sguardo si era acceso quando Chris aveva tirato in ballo lei.
<<Tu l'hai vista, te lo si legge negli occhi>> serrò i pugni e li rilassò. L'unica cosa che davvero voleva era correre da lei. Ma prima doveva trovare una soluzione per quel problema <<E ora ti preoccupi per lei. Mi guardi e pensi che io non la merito, non è forse così?>>.
Timir parve sorpreso <<Non capisco, signore>>.
Il ragazzo parlò con la voce roca e tesa di chi si sta trattenendo; poi sbarrò gli occhi e, per un istante, sembrò come se qualcosa si accendesse nel suo sguardo.
Chris sorrise divertito e giro il viso lentamente verso il ragazzo. Gli sarebbe piaciuto provocarlo un altro po', costringerlo a reagire per potere finalmente saltargli alla gola. Si sarebbe pentito di averlo guardato in quel modo, si sarebbe pentito di avere guardato lei.
Chris serrò i pugni, respirò profondamente.
<<Si che lo capisci>> Rispose lui <<Ma forse ti sei dimenticato qualche pezzetto della storia. Non hai fatto bene i compiti>>.
Il vino era quasi finito e l'aria nel locale si stava facendo densa e scura come succedeva sempre quando un demone si innervosiva.
Per un qualunque demone si poteva avvertire che l'aria diventava pesante, soffocante. Ma solo di poco e solo in alcuni punti.
Ma quando era un principe dell'inferno ad innervosirsi e a raccogliere potere allora l'aria sembrava quasi scurirsi, divenendo pesante e densa come vapore.
<<Lei ama me>> Chris lo guardò con decisione puntandogli contro i suoi occhi blu oceano. Sentiva le labbra farsi tese ed i muscoli irrigidirsi. I pensieri vorticavano frenetici e lui iniziava a sentire l'istinto irrefrenabile di uccidere <<Lei amerà sempre e solo me. Che io lo meriti o meno non importa>>.
Timir si irrigidì sulla sedia di fronte a Christofer. Nei suoi occhi una scintilla di luce chiara brillava sempre più forte, le vene del collo parevano tirate come se fossero sul punto di esplodere.
Chris sorrise di sbieco. Ma era un sorriso forzato e difficile da mantenere. Sentiva che stava iniziando a sudare freddo, sentiva che il demone scalciava ed urlava pur di prendere il controllo.
Chris strinse i pugni e cercò di ricacciarlo indietro.
<<Come farà ad amarvi, signore, se non si ricorda niente di voi?>> Lo sguardo di Timir si fece divertito.
Chris lo guardò stringendo gli occhi. Si sentiva come se stesse per esplodere, sentiva il sudore scorrergli sulla fronte in pigre e lente gocce.
La sua parte peggiore stava vincendo e il suo lato umano, man mano, stava lasciando la presa.
Nonostante tutto però sembrava che Chris si stesse indebolendo. La sua vista si annebbiava a scatti e a lui sfuggiva dalle labbra rosse e perfette solo un sottile sbuffo.
Timir sorrise, pareva avere ripreso la sua calma.
Chris strinse le mani sulla sedia sotto di lui per non cadere. Il mondo aveva iniziato a vorticare; prima si dipingeva di colori chiari e poi di scuri, si girava a destra e a sinistra, pareva capovolgersi.
La rabbia intanto gli scottava il costato come fuoco vivo. Chris desiderava urlare e dimenarsi ma non poteva muoversi. L'aria si faceva sempre più cupa e densa e la rabbia ribolliva dentro di lui scottandogli la pelle.
<<Come farà ad amarvi sempre, signore, se ora è la promessa sposa di un altro?>> Timir riprese il calice di vino e lo avvicinò alle labbra, stava sorridendo ancora mentre si guardava intorno.
Nel locale nessuno pareva avere dato peso alla scena, quasi come se non la vedessero. Probabilmente Timir li aveva nascosti dallo sguardo della gente con un incantesimo.
Chris cercò di stringere maggiormente la presa sulla sedia quando si sentì sul punto di cadere in avanti.
Dopo le parole di Timr aveva provato una forte ondata di rancore. Ormai non c'era niente da fare, niente a cui lui riuscisse a pensare.
<<Che..>> provò a parlare ma le labbra sembrarono non ascoltarlo <<..cosa?!>>.
<<Spero che mi perdonerete per quella cosa che ho aggiunto al vostro vino. Il demone stava diventando evidente. Ed è imprudente che lo diventi, non trovate? Soprattutto dopo tutta la fatica che la signorina ha fatto per nascondersi>> Timir ridacchiò, mangiò un panino e si frugò nelle tasche per trovare il necessario per pagare.
Tutto divenne nero.
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