14. Tom
La serata di Tom era stata quanto mai noiosa. Aveva passato tutto il tempo in cui i ragazzi erano fuori a torcersi le mani e a rimuginare.
Aveva pensato più volte, nell'arco di quegli anni in cui si era ritrovato senza memoria, di andare da qualche mercante oppure dalla stessa Jessie per fare domande a proposito del ciondolo che si era ritrovato appeso al collo dopo l'incidente; quando sia lui che gli altri tre ragazzi si erano risvegliati nei pressi di Landscave senza più nessun ricordo.
Ma alla fine aveva sempre deciso che era meglio non farlo.
Quella sera Tom era stato più indeciso del solito. Era arrivato persino al punto di mettersi le scarpe ed il giubbotto. Aveva pensato di arrivare da Jessie e di chiedere a lei. Aveva ripreso tra le mani la catenina che custodiva nell'ultimo cassetto del suo comodino sbilenco e l'aveva osservata a lungo; tre chiavi di colore diverso che si univano l'una all'altra.
Poi aveva desistito all'ultimo.
Alla fine Louis e Jason erano tornati ed ogni suo proposito era svanito.
Tom non si nascose di avere provato un certo sollievo nel vederli tornare presto. L'idea di scoprire di più sul passato lo faceva tremare da capo a piedi.
Aveva la sensazione di avere visto e saputo cose che era stato meglio dimenticare.
<<Nick è con Tamara>> Disse Louis ad un certo punto mentre si sedeva sul divano con un movimento brusco e veloce.
Era un divano piccolo e rovinato che Tom aveva comprato al mercato magico un pò di tempo prima. Il tessuto che ne ricopriva i cuscini era rotto in alcuni punti. Forse, originariamente, sarebbe dovuto essere bianco anche se ora appariva di uno strano giallo sbiadito.
Non avendo una sala vera e propria, Tom e gli altri, avevano deciso di sistemarlo in cucina, di fianco al tavolo, proprio sotto la finestra con il vetro rotto che Nick aveva riempito di fogli di giornale.
E lì era rimasto a prendere polvere fino a quel giorno.
Tom alzò lo sguardo verso Louis; aveva il volto bianco e scavato; chiaro segno del fatto che la caccia si era probabilmente ridotta ad un nulla di fatto.
Tom annuì mentre rimaneva seduto sulla sedia di legno vicino al tavolo. Ogni volta che qualcuno appoggiava qualcosa sul piano di legno logoro questo oscillava pericolosamente.
<<E la caccia?>> Tom sorrise ai due ragazzi.
Jason se ne stava in piedi, la testa che oscillava da un lato all'altro, i capelli biondi che gli ricadevano davanti agli occhi. Nel suo sguardo pareva esserci una strana scintilla di follia e confusione, quasi come se quel giorno fosse più nervoso del solito.
Louis emise uno sbuffo <<Non abbiamo ucciso nessuno. Ho bevuto un po' di sangue da una ragazza ad un locale vicino al porto. Ma non l'ho uccisa>>
Tom assentì con il capo; felice di quella notizia.
Jason li guardava stralunato borbottando qualcosa sottovoce.
<<Avete fatto bene>> Tom stese le gambe davanti a sé e si costrinse a smettere di pensare <<È meglio non attirare attenzioni ultimamente... non con i figli di Amur che uccidono interi clan senza pensarci due volte>>.
Jason emise uno stridio con le labbra e li guardò allarmato <<Davvero... >> Emise uno sbuffo di fiato. I suoi occhi, normalmente azzurri, parvero incupirsi diventando più scuri del solito.
A Tom per un attimo apparirono neri quanto quelli di un demone.
Louis guardò l'ora sul telefono e si accigliò prima di abbandonarsi di nuovo sul divano logoro, lasciando ciondolare la testa all'indietro.
A Tom venne spontaneo imitarlo ed anche lui si abbandonò contro lo schienale della sedia.
Ci fu un lungo silenzio che si prolungò per molto.
Nell' ombra della piccola cucina si sentivano solo i borbottii convulsi di Jason a cui Tom cercava di non dare troppo peso.
Jason era sempre stato parecchio bizzarro, pensava Tom. Sempre molto diverso da tutti loro, molto più assetato di sangue, sempre più nervoso e agitato, sempre più pazzo.
Una volta Tom aveva addirittura creduto di vedere i suoi occhi farsi neri, o rossi.
Ma tutti loro non ne avevano mai parlato.
Per Louis era solo un vampiro matto. Per Nick dipendeva dal fatto che era stato trasformato da poco.
Tom preferiva non pensarci; proprio come preferiva evitare di ricordarsi del ciondolo.
<<È tardi>> La voce di Jason ruppe il silenzio <<Davvero... davvero>> Si distaccò dal muro ed iniziò a muoversi da un lato all'altro della stanza. Gli occhi sgranati e le labbra strette.
<<Cazzo. Cazzo, Jason, non ora>> Louis si rialzò improvvisamente passandosi una mano tra i riccioli scuri che gli contornavano il viso definito.
Jason si fermò, uno strano sorriso gli deformò il volto. Puntò il dito verso l'amico inclinando il busto di lato <<Non sai, non sai. Non capisci>> Disse a voce stridula.
<<Sicuro che lui si sia nutrito?>> Tom parlò stringendo le labbra, con le braccia ancora incrociate sul petto e lo sguardo assente.
<<Si>> Borbottò Louis che, fino ad ora, si era dimostrato il più insofferente di tutti.
Jason si voltò verso Tom. Le sue labbra si arricciarono in una smorfia che oscillava tra il buffo e l'inquietante. I denti parevano quasi essere appuntiti mentre questo sorrideva nell'ombra <Nick. È tardi, è tardi. È andato al Palazzo>>.
Tom distolse lo sguardo da Jason e lo rivolse a Louis <<Nick è andato al palazzo di Hepburn? Ma non è dei figli di Amur?>>.
Louis alzò le spalle, una nota di insofferenza dipinta sul volto<<In realtà la biblioteca dovrebbe essere pubblica... ed è con Tamara>>.
Jason si appoggiò di nuovo al muro. Tom lo vide estrarre dalla tasca il telefono <<Tardi. Perché non è qui? È pericoloso... pericoloso>>.
<<Davvero credo che non possa succedergli granchè... I figli di Amur sono assassini ma rispettano pur le loro regole>> La voce di Tom era incerta ma quella situazione lo stava davvero mettendo a disagio.
Tom non era veramente preoccupato per Nick. Il Palazzo era un luogo tranquillo e a nessuno era mai stato vietato l'accesso.
Certo, lui avrebbe evitato anche solo di passarci davanti, si disse; però conosceva Nick e lui non era diventato paranoico come lo era Tom, o insofferente come lo era Louis.
Tom si mosse a disagio sulla sedia quando sentì Louis ridere mentre aggiungeva <<Certo certo. Le loro regole. Ovvero le prime scuse che hanno per fare fuori il maggior numero di mostri>>.
A quelle parole Jason alzò la testa. Tom non lo aveva mai visto dare di matto in questo modo.
<<Sarei dovuto andare con lui. Il mio compito...>> Jason si guardò intorno quasi ricordandosi di noi <<Bisognava proprio evitare che andasse lì. I figli di Amur... no, no, troppo rischioso>>.
Tom lo guardò di sbieco e poi posò lo sguardo su Louis che arricciava le labbra in un espressione infastidita.
Le uniche luci presenti nella stanza erano quelle del cielo e delle strade che emergevano dalle poche finestre semiaperte. Tom avrebbe voluto accendere una luce; ma non c'era corrente in quella casa malandata e di certo loro non avevano soldi per permettersi una soluzione migliore.
Louis si posò le mani sulle ginocchia e si rivolse a Tom<<Bisognerà prendere presto altro sangue per Jason, comunque non mi pare normale che faccia così>>.
Tom scrollò la testa <<Andrò da Jessie, troverò un modo... Magari Nick è riuscito a raccimolare qualcosa>>.
<<Magari>> Disse Jason sempre bofonchiando, teneva lo sguardo basso e muoveva freneticamente le mani delle mani sui suoi jeans <<Il sangue mi calma. Ma dovremmo vedere se Nick sta bene prima che lui... e se succedesse... >> Gli occhi di Jason si tinsero di uno strano colore che a Tom sembrò quasi rosso <<La signorina sarebbe delusa>>.
Il ragazzo biondo si staccò dalla parete; ora la sua espressione pareva allarmata ed il viso era talmente bianco ed incavato da risplendere come un teschio chiaro nella penombra <<Mi serve sangue>>.
Louis si alzò dal suo posto e si avvicinò a Jason. Gli appoggiò con forza una mano sulla spalla e disse <<Avrai sangue, amico. Ora rilassati>>.
Louis, tra di loro, era quello che riusciva meglio a gestire le crisi del ragazzo. Per Tom questo dipendeva dal fatto che erano stati sempre insieme in questi anni.
Nonostante Louis fosse particolarmente incline alla rabbia sembrava sempre essere pronto a fare la mossa giusta quando Jason superava le soglie della follia.
Tom li osservò con un cipiglio di sbigottimento sul viso mentre questi si muovevano verso la loro camera da letto.
Jason borbottava ancora qualcosa di incomprensibile mentre si muoveva lungo il corridoio con Louis accanto.
Non era la prima volta che diceva cose strane e senza nesso. A volte Tom pensava che tra i quattro fosse quello che ricordasse di più.
Forse era per quello che a volte impazziva così; ricordava cose che non riusciva a capire, forse, ed in più faceva molta fatica a gestire l'astinenza.
Tom capiva cosa significava essere sommersi da sprazzi di ricordi. Anche a lui capitava, ogni tanto.
A volte Tom veniva invaso da sensazioni strane, da ricordi frammentari ed incomprensibili. Nella maggior parte dei casi solo piccoli frammenti indistinti, solo sentori, echi di voci lontane.
Ma erano comunque sufficienti ad innervosirlo, stordendolo per qualche ora,
Nick rientrò a casa qualche minuto dopo con due bottiglie di sangue fresco e né Tom né Louis si presero la briga di raccontargli l'ultima follia del loro compagno.
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