11. Jessie

Jessie uscì a malincuore di casa che erano ormai già le nove e mezza.

Lasciò detto alla governante di non aprire a nessuno e di chiudere a chiave la cantina.
Da qualche giorno una delle presenze della casa era diventata particolarmente aggressiva e lei aveva dovuto vincolarla alla cantina per evitare altri disagi.

Quello strano ragazzo, Christofer, se ne era andato con Natalie da poco. Jessie non riusciva ancora a smettere di pensarci mentre richiudeva dietro di sé la porta della grande villa coloniale nella quale viveva.

Appena fu uscita sentì di essersi liberata dell' opprimente puzza di zolfo che avevano le magie.

Quella, per lei, era stata una giornata abbastanza piena. Aveva dovuto invocare due spiriti, trovare qualche radice di Idrimur per alleviare i dolori della trasformazione di un giovane lupo mannaro ed anche occuparsi di Christofer e della sua ninfa.

Salì in macchina con uno sbuffo e represse un brivido al pensiero di dove stava andando.
Non le era mai piaciuta l'idea di incontrare gli altri stregoni. I congressi tra maghi erano solitamente riunioni piene di litigi e di lunghi discorsi noiosi. Lei preferiva decisamente evitarlo quando era possibile.

Nonostante questo era da troppo tempo che non ci andava; per cui mise in moto l'auto e si avviò per le stradine di campagna che circondavano la ben poco nota Landscave.

L'unica ragione per cui aveva scelto quel luogo era stata la grande casa infestata che aveva trovato lì. Un affare d'oro, per quel che la riguardava, dato che il prezzo era stato talmente abbassato da arrivare al valore di un monolocale.
In più Landscave era vicina ad Hepburn; lì c'era un grande quartiere magico nel quale si affollavano moltissimi elementi del mondo spirituale, ovvero suoi possibili clienti. Ma, per fortuna, questo non era grande ed affollato come il quartiere magico di Vivres nel quale Jessie aveva vissuto per una parte della sua vita.

Ricordava mal volentieri il periodo in cui aveva vissuto in quella grande metropoli dei mostri e delle stranezze. Non poteva avere pace, con il suo successo, all'interno di quella città.

Si accigliò a quel pensiero e svoltò per la grande strada che l'avrebbe condotta ad Hepburn. Doveva arrivare al Circolo dei maghi.

Mentalmente Jessie fece un silenzioso elenco di tutte le convocazioni al Congresso che aveva ignorato. Sarebbe dovuta andare ad almeno due congressi regionali, ad uno nazionale, e ad una decina di cittadini.

Non riusciva a capire perché avesse scelto di partecipare proprio a quello cittadino che si teneva quella sera, ma evitò di pensarci troppo.

Negli ultimi anni le sette avevano fatto molto più chiasso del solito, i problemi erano aumentati, e forse lei era solo annoiata e non aveva più voglia di starsene chiusa in quella casa dal sapore di zolfo.

Arrivò davanti all'ingresso del Concilio di Hepburn dieci o quindici minuti dopo.

L'edificio si stagliava al centro della grande Piazza degli spiriti. Parcheggiò vicino alla fontana di marmo splendente che se ne stava nel centro di questa; non era altro che una grande scultura che ritraeva una giovane donna. Questa si stagliava in mezzo a raffiche di vento talmente forti da muoverle le vesti chiare, scolpite nell'atto di agitarsi da un verso all'altro.

Il suo volto sembrava diviso in due parti; da un lato i suoi lineamenti erano quelli di una bambina dagli occhi grandi e luminosi. L'occhio era composto da una pietra di colore nocciola che brillava d'intensità sotto la luce dei lampioni. I capelli di quella parte del volto erano rossi come il fuoco, composti da marmo scarlatto delle terre Alereste.
La pietra era piena di sfumature arancioni e rosse quasi come se del fuoco vivo vi fosse stato racchiuso all'interno.
La mano, da quella parte, era posta sul ventre; le dita morbide e delicate.

L'altra metà del viso, invece, si faceva notare per l'espressione beffarda e provocatrice del volto. L'occhio, in questo caso, era composto da una pietra di un nero profondo. Le dita della mano destra si stringevano intorno ad un ciondolo di avorio cristallino che riportava il simbolo delle streghe; un serpente che si arricciava su sé stesso fino a formare il simbolo dell'infinito.

Jessie rimase a fissare la statua per un attimo.

Raffigurava la strega Reefe, colei che si era sacrificata per salvare Mira e impedire che il portale tra i due mondi venisse chiuso per sempre. Senza quello infatti il popolo magico sarebbe scomparso, la magia sulla terra si sarebbe esaurita, ed ognuno di loro avrebbe perso la vita.

Jessie sorrise ricordando le sue prime lezioni come strega, quando era ancora l'apprendista di Gelin, il mago dalle mille forme.

Mentre era li a rimuginare si stupì improvvisamente nel vedere due umani intenti a mangiare un gelato a cavalcioni sul muretto di pietra che circondava la grande fontana.
Era davvero da troppo che non usciva, poi si disse lei, se no si sarebbe chiaramente ricordata che gli umani non potevano vedere quello che era celato dietro gli incantesimi di protezione.

Fece un passo verso L'edificio del Concilio. Sopra la grande porta scura si stagliava lo stesso simbolo che Jessie aveva visto brillare nella mano destra della statua.
Questa volta, però, il suo bagliore non era di colore bianco, pareva più simile al blu o all' azzurro e a Jessie ricordava il colore dell'acqua del mare in profondità.

Quello era il colore che, secondo la tradizione degli stregoni, simboleggiava il potere superiore di quei grandi maghi della storia che riuscivano a padroneggiare, oltre ai sette poteri principali, anche quello del tempo e dello spazio.

Jessie si ricordò di Christofer e della sua strana affermazione sulle porte del tempo e si irrigidì.

Per lei erano sempre state poco più che una leggenda ed ora di nuovo il dubbio le si era insinuato dentro. Si ritrovò a fantasticare sulla forza dei grandi stregoni che padroneggiavano l'ottavo potere, i così detti Protettori, proprio come quando era poco più di un apprendista.

Fu con questi pensieri che entrò nell'edificio, girò a destra e poi a sinistra nell'intrico contorto di corridoi, biblioteche, laboratori e sale di evocazione, e finalmente arrivò nella sala riunioni.

<<Jessica>> La voce ridondante di Roderick le fece arricciare le labbra per il fastidio <<Finalmente ti presenti ad un incontro>>.

Jessie si sistemò ad una sedia di legno scuro con lo schienale alto. Queste erano disposte contro le pareti in modo da circondare tutta la sala. Nel centro vi era un banchetto rialzato con due o tre sedie di un colore blu splendente; riservate ai protettori.

Ma era da ormai un secolo che i protettori in tutto il mondo si potevano contare sulle dita di una mano ed ovviamente, li, non c'era seduto nessuno.
Jessie aveva visto solo Eva, per esempio. E non l'aveva mai più rivista, nemmeno ai pochi congressi nazionali a cui aveva partecipato.

Si appoggiò con delicatezza allo schienale e picchiettò le dita della mano destra sulla superficie liscia del bracciolo.

Quando sollevò lo sguardo si trovò davanti ad una decina di maghi e streghe con il volto congestionato e paonazzo. Un indizio del fatto che le discussioni fossero già iniziate.

<<Continuate pure>> Jessie agitò una mano in aria come per intimare agli altri di proseguire <<Scusate l'interruzione>>

Sorrise agli occhi che nella sala si erano girati verso di lei con una leggera indifferenza.

Tra i presenti riconosceva solo alcuni maghi che ricordava di avere incontrato non solo ad Hepburn ma anche in circostanze differenti. Magari una decina o una ventina di anni fa.

Tra questi c'era la corpulenta Brenna; con i suoi capelli intrecciati e il suo orribile naso schiacciato, che, a quanto lei sapeva, si occupava di incantesimi di guarigione.

C'era Cavio, un mago dai lineamenti raffinati ma spigolosi e dagli occhi piccoli ed incattiviti che era conosciuto come uno dei migliori evocatori tra i maghi moderni.

E infine riconobbe Leslie, una maga giovane dai capelli rossi raccolti ordinatamente sulla testa, che ora era stata chiamata a custodire il Circolo di Hepburn e la sua grande biblioteca.

Gli altri visi erano per lo più indifferenti a Jessie.

<<È inaccettabile>> Un uomo si alzò in piedi dall'altra parte della sala. Aveva capelli di un biondo quasi argenteo <<Non possiamo permettere che le sette uccidano i membri del nostro mondo, che si presentino alle sedute del Congresso nazionale>>.

Jessie drizzò le orecchie.

<<Sono solo un branco di umani fanatici>> Rispose calma Brenna <<Che cosa pensi che potremmo fare, noi?>>.

Roderick, un mago che aveva vissuto il doppio della vita di Jessie, si schiarì la voce <<So che può essere tedioso. Ma parlare di sette in maniera così generica mi confonde le idee>> si aggiustò sulla sedia e poi puntò i suoi occhi verdi e profondi sul giovane mago dai capelli d'argento <<Parli dei figli di Amur?>>.

Il ragazzo ondeggiò la testa in avanti ed indietro <<I figli di Amur vogliono eliminarci dal loro mondo. Ora stanno uccidendo interi clan di vampiri. La settimana scorsa un demone mutaforma, assolutamente innocuo, è stato ritrovato morto in un vicolo vicino alla loro Chiesa bianca. Quanto pensate che ci metteranno ad attaccarci? Non credete che dovremmo intervenire?>>.

Cavio assentì con sguardo serio <<Si, le tuniche bianche si sono rivelate un problema. Nonostante questo non vedo proprio cosa potremmo fare noi. Siamo maghi, evocatori, guaritori. Loro sono guerrieri>>.

Jessie ridacchiò tra se. Ricordava di avere sentito parlare spesso dei figli di Amur. Erano una setta pagana nata molto tempo fa.
Forse era addiritrura una delle più antiche che a Jessie veniva in mente. Avevano iniziato ad adorare la figura di Amur che, secondo la leggenda, aveva tentato di scacciare il male dalla Terra, prefissandosi l'obbiettivo di essere i protettori del mondo mortale.

Di solito venivano chiamati tuniche bianche per i vestiti che indossavano i loro anziani. Ma normalmente i più giovani erano abili e temibili guerrieri che combattevano contro il mondo magico per imporre le loro regole.

<<E quindi>> Jessie parlò con la voce piatta <<Sono state le tuniche bianche a presentarsi durante un Congresso?>>.

<<No>> Roderick le rispose alzando le sopracciglia <<Sono stati alcuni membri della setta dei tre cardini>>.

Jessie riprese a picchiettare le dita sul bracciolo e sentì che intorno a lei qualcuno bisbigliava.

Roderick incrociò le braccia al petto e si guardò intorno. Jessie gli avrebbe dato una ventina di anni. Aveva capelli castano scuro che gli si arricciavano sulla testa e due occhi verdi e splendenti. Era strano pensare che quel ragazzo con le spalle larghe aveva vissuto più o meno il doppio di Jessie. E lei aveva già trecento anni.

<<Hanno interrotto la riunione nazionale per...>> Lui fece una pausa, scrutando gli altri maghi seduti intorno a lui <<... per informarci delle intenzioni dei figli di Amur>>.

Brenna agitò una mano <<Quante parafrasi che fai, Roderick>> Un cipiglio le comparve sul viso paffuto <<Hanno detto che Elias è tornato>>.

<<Non solo Elias>> Una ragazza dalle spalle larghe e il collo lungo parlò di fretta puntando gli occhi sul pavimento <<Tutte e tre le chiavi sarebbero tornate, ... cioè, secondo loro>>.

Jessie incrociò le gambe e sorrise <<Elias? Mira?>> Una risata le sfuggì dalle labbra <<Sono fiabe. Favole. Storielle. I membri della setta dei tra cardini sono tutti dei folli, è risaputo>>.

Ci fu un lento brusio prima che il ragazzo dai capelli d'argento parlasse di nuovo <<Secondo loro i figli di Amur si comportano così perché le stanno cercando. Vogliono ucciderli e chiudere il portale definitivamente. Se questo accadesse e fosse vero... >> si fermò indeciso se proseguire <<... tutti noi moriremmo>>.

<<Non può essere vero. Solo fiabe, come dice Jessie>> Brenna annuì solennemente.

Jessie non sapeva bene cosa pensare e si limitò a guardarsi intorno.

Quando era un apprendista molte volte il suo maestro Gelin le aveva recitato parti della leggenda delle tre chiavi.
Gli stregoni e gli esseri del mondo dall' altra parte che vivevano in questo mondo amavano ricordare quella storia; forse l'unica spiegazione che trovavano per giustificare la loro presenza sulla terra, in una dimensione che pareva non essere la loro.

Il portale era stato aperto da Elias e il mondo si era popolato di mostri. Gli stessi mostri erano stati salvati da Mira e dalla strega Reefa che si era sacrificata.

Jessie ripensò alla statua nella piazza degli Spiriti e sospirò.

Una bella storia, ma niente di più.

<<E quindi che cosa volevano ottenere, dicendovi questo?>> Jessie parlò di nuovo e alla sua domanda Brenna scosse il capo.

<<Tutto questo è una follia>> disse.

<<Volevano che li aiutassimo a trovarli>> Ci fu una breve risata di Roderick <<A quanto dicono nessuno riesce a trovarli da un po'>>.

Anche Jessie sorrise <<Perché, erano mai riusciti a trovarli?>> Le sfuggì una risata sottile.

<<Loro dicono di si>> Rispose una maga dallo sguardo cadente ed annoiato <<Dicono di esserne stati avvisati dallo stesso Ilais>>.

Jessie sbattè le palpebre e si diede un indifferente occhiata alle unghie.
Ilais era un importante signore dell'inferno e da quel che Jessie sapeva era anche il demone venerato dalla stessa setta dei tre cardini.
Però faticava a credere che un signore così potente potesse dare retta ad un gruppo di fanatici come lo erano loro.

Roderick emise uno sbuffo di fiato prima di raddrizzarsi sullo schienale della sua sedia <<Sono sicuri di averli trovati e sono anche sicuri che questi conoscano entrambi i nomi che, secondo la leggenda, sono stati assegnati alle chiavi>>.

Jessie sbuffò <<Ma queste sono tutte storie!>>.

Qualcosa le diceva che un passo così decisivo come l'intromissione di una setta ad un loro congresso dovesse per forza avere delle ragioni valide.
Ma dubitava che tutte quelle parole sulla leggenda fossero vere.

Probabilmente era solo un modo per attirare l'attenzione degli stregoni.

<<Sono questioni sulla quale noi non possiamo discutere>> Jessie parlò chiaro. Era già stanca <<I figli di Amur sono nemici temibili per noi e i membri della setta dei tre cardini sembrano assumere sempre più potere. Ed anche la giusta dose di follia, a quanto pare. Sono problemi da sottoporre a un protettore>>.

<<Un protettore?>> Leslie, rimasta in silenzio fino a questo punto, parlò <<Non se ne vedono da anni ormai>>.

<<Ma ci sono>> Disse Brenna.

<<Eva c'è>> Disse Jessie <<Ed anche Abraham>>.

<<E...>> Il ragazzo dai capelli chiari fece per parlare ma venne interrotto da Roderick.

<<Sono irraggiungibili. Nascosti chissà dove a giocare con il tempo>>.

Jessie chiuse gli occhi e di nuovo si immaginò il potere di un protettore, si immaginò le porte del tempo che si spalancavano di fronte a lei, a Jessie.

Fantasticando resistette fino alla fine di quella stupida riunione.

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