Capitolo uno- Un nuovo inizio

"Il mio nome è Jessica Damiano, vivo in una piccola villa a Nord della città di Milano. Ho un fratello maggiore che fa quarta in questo liceo, sono una ragazza alquanto riservata a cui piace ascoltare la musica e suonare la chitarra per distrarsi dal suo inferno: il cancro. Infatti, nonostante tutto questo, passo la maggior parte del mio tempo in ospedali per esser sottoposta a continue visite e chemioterapie per sconfiggere un tumore osteosarcoma. Per intenderci: un tumore che distrugge il tessuto osseo e che porta in fine alla morte, anche se in alcuni casi si riesce a sopravvivere sebbene sia rarissimo. (Figuriamoci se io farò mai parte di quella piccolissima percentuale!)
Ma del resto penso che anche voi sappiate cosa sia un tumore osteosarcoma visto che siamo in un "liceo scientifico." (Se facevate parte di altre scuole la piccola definizione che vi ho appena dato vi avrebbe dato una chiarissima idea di che cosa mi stia succedendo).

Nah.... come presentazione nella nuova scuola sarebbe stata pessima, poi figurarsi se ragazzi di un liceo scientifico non sapevano cosa fosse un tumore osteosarcoma, l'ultima frase di quel discorso è la più penosa di tutte... dai Jess, SVEGLIATI!!
Spero di non dovermi presentare che forse è più facile... anzi senza il forse.
Sicuramente se dicessi a tutta la mia classe che ho il cancro, ponendo caso che la professoressa o il professore di turno la accennassero,  la notizia trapelerebbe in men che non si dica in tutte le aule dopo il suono della campanella che annuncia l'intervallo (se non quella della seconda ora) sempre se qualcuno non lo avesse scritto su qualche social sia chiaro, ed era ciò di cui NON avevo bisogno, NON ora. E sottolineo NON.

Era successo proprio questo nella vecchia scuola, e tutti avevano iniziato a sminuirmi e a prendermi in giro costringendomi a cambiarla. Non avevo certamente bisogno degli insulti di nessuno e tantomeno della pietà di quei pochi sani di mente o dei professori.

Eravamo in macchina diretti al Liceo Scientifico e stavo guardando il panorama che offriva Milano fuori dal finestrino di una Citroën. Ovviamente ero assorta nei miei soliti e martellanti pensieri.

"Jess! Sei agitata?" Urlò mia madre che era al volante facendomi prendere uno spavento.

"No.... va tutto bene" dissi togliendomi una cuffietta "Sarà il solito, insomma, basta far sapere a meno persone possibili della mia malattia, anche se preferirei che nessuno lo scopra"

"Oh Jess... mi spiace davvero per quanto successo lo scorso anno, vedrai che sarà tutto più facile ora!"

"Già ma in quel cazzo di liceo avevo i miei più cari amici mamma, quelli con cui sono cresciuta"

"Te ne farai di nuovo tesoro, vedrai! E in oltre non significa che non puoi più parlare con loro e uscirci insieme"

"Beh sì... ma di certo il discorso non vale per Jacopo che mi ha sputtanata davanti a tutti e ha aggiunto la notizia segreta come ciliegina sulla torta solo perché avevo smesso di parlargli"

"Jess modera il linguaggio!"

"Scusa mamma" dissi alzando gli occhi al cielo.

"Stai tranquilla andrà tutto per il meglio questa volta".

"Speriamo" dissi rimettendomi la cuffietta destra all'orecchio.

Stavo ascoltando un rapper che avevo scoperto da poco Giorgio Ferrario, in arte Mostro.
Era un rapper di origini romane, appartenente all'etichetta: "Honiro Label".

Precisamente stavo ascoltando "Nave Fantasma", un pezzo bellissimo come tutte le sue canzoni del resto, che riuscivano a trasmettere un'energia fantastica.
C'era una frase che più mi colpiva di quella canzone:

"Ultima risorsa, prego Cristo e come sempre lui mi ignora"

Insomma il riassunto della mia vita da quando a otto anni mi fu diagnosticato il cancro dopo che continuavo ad accusare dolori acuti alle ossa, e stanchezza dopo qualche minuto di attività fisica.
Da quel maledetto giorno, 21/2/2011, la mia vita cambiò totalmente.
Sempre in ospedale, sempre a piangere, sempre ad aver paura della mia ombra.
Ma in qualche modo cercavo di farmi forza, con l'aiuto di Alex il mio migliore amico che avevo conosciuto all'età di due anni al parco giochi della città.

Era un ragazzo dolcissimo, capelli neri portati sempre molto corti, occhi castani, diventato alto e abbastanza muscoloso.
Amava il basket ed era grazie a lui che ero venuta a conoscenza di Mostro e di Shiva, un altro rapper romano molto giovane.
Lui era l'unico ad apprezzarmi per quello che ero davvero: una ragazza paranoica, problematica e intimorita da tutti, chiusa in sé stessa e con mille idee in testa che non riuscivano a uscire ed esser condivise con nessuno, a volte nemmeno con lui o con mio fratello Federico.

Sia chiaro uso il passato perché ora ci vedremo molto meno con il cambio di scuola.

Fede invece è la mia esatta copia solo al maschile, anche se è più giusto dire che io sono la sua copia visto che ha un anno in più di me.
Fede è il migliore fratello maggiore che una ragazza possa avere, per me è sempre presente, specialmente nei momenti più difficili e tristi.
È il primo a riuscire a farmi tornare il sorriso e a farsi in quattro per me.
Fisicamente dicevo, io e lui siamo uguali:
Capelli castano scuro (i suoi sono ricci a differenza dei miei che non si capisce se sono lisci o mossi) e occhi verdi... MA NON SOLO! perché per entrambi sorgono sempre dubbi sul nostro colore dell'iride a volte verde a volte grigia... chi ci ha mai capito  qualcosa! Ad ogni modo nel dettaglio i nostri occhi sono due gocce d'acqua: vicino alla pupilla una verde chiaro che si intensifica verso l'esterno dell'occhio dove assume un colore blu grigiastro e per concludere l'intera iride è cosparsa da macchie gialle (nemmeno fossimo gatti) e marroni. Comunque dopo questa lunga e noiosa spiegazione continuiamo: pelle molto chiara ma che a contatto con il sole si scurisce facilmente, spruzzata qua e là da lentiggini.
È molto alto a differenza mia che sono alta poco più di un metro e sessanta centimetri.
Lui frequenta il mio stesso liceo ed è al quarto anno come avrete già intuito.

"Buona giornata ragazzi!" Disse mia madre dopo aver fatto qualche svolta a destra e sinistra e qualche rotonda per arrivare davanti a scuola.

"Jess tutto bene?" Mi chiese mio fratello abbracciandomi subito dopo esser scesi dalla macchina e aver chiuso la portiera.

"Si tranquillo Fede" dissi con uno sguardo perso mentre guardavo la scuola che si trovava al termine di uno dei corsi principali di Milano.

Era un imponente edificio grigio in travertino alto tre piani, completamente pieno di finestre sulla facciata principale: la maggior parte con le tapparelle abbassate.

Davanti la scuola si trovava un viale alberato e sui rami vi si trovavano già delle foglie rigogliose anche se era solo la prima metà di aprile.

Per quanto riguarda gli studenti beh: erano un sacco, forse duemila o giù di lì... tutti ammassati sulle scale esterne per aspettare di entrare: alcuni che ripassavano, altri che parlavano, si abbracciavano o si baciavano appassionatamente e altri ancora che fumavano.

"Sicura? Non sembri avere una bella cera e sembri molto spaventata".

"Effettivamente è così Fede, ho paura. Ho paura che si scopra tutto fin da subito. Ho paura di non potercela fare e di dover relazionarmi con nuove persone.
Sai che per me non è facile, gli altri li conoscevo da quando andavo all'asilo ma ora?
Non conosco assolutamente nessuno se non te e di certo non posso starti attaccata tutto il tempo" dissi spaventata.

"Hey Jess ti prego stai tranquilla, non succederà nulla di male. Per qualsiasi cosa sai che io sono sempre dalla tua parte e appena avrai bisogno di conforto o consigli basta che tu venga nella mia classe che è la 35 e si trova al primo piano" mi disse lui stringendomi ancora più forte.

"Dio sia ringraziato per avermi dato l'opportunità di avere un fratello come te" dissi mentre mi scendevano delle lacrime.

Rimanemmo abbracciati per un bel po', finché non sentimmo la campanella annunciare l'inizio delle lezioni.

"Dai vieni che ti accompagno in classe" mi disse Fede prendendomi sotto braccio e accompagnandomi all'interno dell'edificio.

Una volta entrati, andammo a guardare sui fogli degli orari che si trovavano qualche metro più avanti delle scale, dove si trovasse la 2^C Scienze Applicate alla prima ora del mercoledì.

"Aula 66 piano 2 prof. Martinetti (storia)" disse mio fratello.

"Cristo, la Martinetti è tosta Jess" spiegò guardandomi con aria pensierosa e preoccupata allo stesso tempo. "Ad ogni modo, facciamo le scale e prendiamo l'ascensore?" Mi chiese subito dopo.

"Proviamo con le scale" affermai decisa guardandolo dritto negli occhi.

"Sicura di non stancarti?"

"Si tranquillo, devo riuscire a fare qualcosa di utile nella mia vita che è prettamente paragonabile allo schifo"

"Ma cosa stai dicendo Jess!? Dio, mi auguro che tu stia scherzando!! Non devi pensare solo alle cose brutte, finirai per distruggerti" mi disse stringendomi più vicino a lui e accarezzandomi la testa mentre salivamo le scale cercando di consolarmi invano.

Dopo aver fatto sei rampe di scale e aver svoltato a sinistra in un immenso corridoio arrivammo finalmente di fronte l'aula 66.
A sinistra si trovavano altre finestre che davano su un cortile interno utilizzato anche come capo sportivo, i muri erano dipinti di azzurro e a destra erano situate le porte in legno delle aule. Il soffitto a differenza di tutte le scuole italiane non cadeva a pezzi e il pavimento era anch'esso in buone condizioni.

"Ci siamo" dissi quasi sottovoce con un po' di fiatone.

"Pronta?" Mi chiese Fede non appena la campanella suonò per la seconda volta annunciando l'inizio definitivo delle lezioni.

"Si... pronta"

Eccomi finalmente con una nuova storia!! Spero viviamente vi possa piacere e vi chiedo di farmi sapere nei commenti cosa ne pensate e qualsiasi cosa possa fare per migliorare questa storia fin da subito!!
Grazie per la collaborazione di tutti!
A presto,

Void_joolz🔥

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