42-A prova di bomba
Purtroppo la mattina seguente avendo lezione di psicologia dovetti andare all'università, lasciai Paolo a casa e dopo aver fatto colazione andai a scuola. Non vidi da nessuna parte Alessandra, ma in compenso c'era Sofia, decisi di andare a parlare con pò con lei:<< Ciao Sofia, come stai?>>.
<< Bene, tu?>>.
<< Bene>>.
<< Ti sei divertito alla festa?>>.
<< Oh sì molto, bella festa>>.
<< Qualche volta usciamo insieme, Paolo mi sta molto simpatico, anche tu e Alessandra, ma con lui ho avuto modo di parlare di più>>.
<< Sta sera hai impegni?>>.
<< No>>.
<< Quando finisco la lezione ti faccio sapere se ci saranno Paolo ed Alessandra>>.
<< Va bene>> in quel momento arrivò Alessandra, che vedendomi con Sofia non voleva avvicinarsi, fui io a chiamarla:<< Hey Ale, vieni>>.
<< Giorno>>.
<< Sta sera hai impegni?>>.
<< No, perché?>>.
<< Ti andrebbe di uscire con me, Sofia e sicuramente anche Paolo?>>.
<< Non saprei...>> non capivo perché ogni volta doveva distaccarsi dal gruppo.
<< Dai vieni>>.
<< Vi faccio sapere>>.
<< Di pomeriggio faccio un gruppo whatsapp così ne parliamo meglio, adesso dobbiamo entrare>> entrammo tutti dentro il plesso e Sofia si divise da noi.
<< Tutto bene?>> chiesi ad Alessandra una volta soli.
<< Sì>> prendemmo posto e continuammo a parlare:<< Sicura?>>.
<< Sì, signor psicologo>>.
<< Stupida... dai che c'è?>>.
<< Buh è Sofia a me non piace molto, se la tira>>.
<< Dici? A me non sembra>> dissi riflettendo un po'.
<< Sarà impressione mia>> interrompemmo la conversazione perché iniziò la lezione. Quando finì cercai di passare un po' di tempo con Alessandra.
<< Andiamo a fare un giro?>>.
<< Va bene>> la portai sul lungo mare, ci sedemmo sulla sabbia e ci mettemmo a parlare. Passò un tempo indecifrato e nessuno dei due scambiò una parola, per sciogliere il ghiaccio iniziai io:<< Che mi racconti?>>.
<< Nulla di che, solita vita>>.
<< Capito>>.
<< Già>> mentre guardavamo l'orizzonte si appoggiò con la testa sulla mia spalla.
<< Se hai bisogno di qualcosa sono qui>>.
<< Non mi abbandonare, sto passando un periodo abbastanza brutto e non so con chi parlare, sei l'unica persona che sento più vicina>> disse con voce triste.
<< Io sono qui per te>>.
<< Ho paura se le persone dovessero abbandonarmi, o morire oppure stancarsi di me>>.
<< Le persone non le comandiamo noi, però possiamo comandare noi stessi, onestamente quanto stai bene con te stessa?>>.
<< Poco>>.
<< Dovresti rilassarti, ti va di venire in piscina da me un giorno?>>.
<< Volentieri>>.
<< Perfetto, però sta sera ci sei, così almeno ti distrai un po'>>.
<< Ok e grazie>> mi abbracciò di scatto e io ricambiai, era così tenera e indifesa quando mi abbracciava, sentivo tutto il suo cercare aiuto ed appoggio, peccato che non potevo dargliene tanto, forse solo a parole.
Andai a lasciare Alessandra a casa sua e dopo andai verso casa mia, quando arrivai trovai il pranzo pronto e Paolo che leggeva sul divano.
Mi lavai le mani, posai la cartella e mi misi a mangiare insieme a Paolo.
<< Sta sera si esce, c'è anche Sofia>>.
<< Ma c'è il pranzo sulla tavola>>.
<< Vabbè lo assaggiamo ed Andiamo a mangiare anche fuori, mangiamo di meno>>.
<< Tu sei folle ma è una soluzione che condivido>>.
Lo comunicai ad entrambe le ragazze e decidemmo anche un orario in cui vederci.
Quando finimmo la cena a casa uscimmo, avendo mangiato io e Paolo prendemmo poche cose. La serata passò tranquilla, ma a un determinato orario salutammo le ragazze e noi due ci dirigemmo verso Ryan.
Una volta arrivati, attivai: cip, microfoni, telecamere e iniziai il gioco.
<< Ciao mio caro amico, io sono L'Osservatore, io posso osservarti ma tu no. Come puoi vedere sei attaccato e non puoi ne muoverti ne parlare, puoi solo alzare e muovere le mani. Segui il mio ragionamento: tu usi mani e lingua per avere il tuo potere e per firmarle i tuoi decreti, è lì che ti ho compito, non potrai più farlo>>.
La sua risposta fu:<< Mmmh bahhhh>>.
<< Non puoi parlare nemmeno sforzandoti. Questo è il gioco: dentro il tuo stomaco si trova una bomba talmente potente da farti saltare in aria, se vuoi liberarti devi tagliarti le dita nella lama che hai di fronte, una volta fatto io ti aiuterò altrimenti, se dovessi perdere di te non resterà che un leggero ricordo, a te la scelta, rischiare o morire?
Hai solo un ora di tempo dopo attiverò la bomba personalmente, buon gioco>>.
Spensi i microfoni e restai a guardare con Paolo dalla macchina che subito chiese:<< Che si fa?>>.
<< Per adesso si guarda>>.
Passarono i primi 10 minuti e Ryan non fece altro che dimenarsi sulla sedia.
Solo dopo 15 minuti iniziò ad inserire il primo dito nel macchinario, subito dopo averselo tagliato urlò dal dolore, era un urlo fuori dal naturale, non potendo parlare più che urlare sembrava che avesse ringhiando, esattamente come una bestia. Per me lui era una bestia, non si curava delle persone alla quale rovinava la vita, favorendo solo la sua classe sociale ovvero i benestanti, dei poveri se n'è sempre fregato, per una volta che faccia lui il povero.
<< Ha tagliato il primo>> sottolineò Paolo.
<< Già, se non dovesse farcela come la prenderai?>> chiesi a Paolo per capire come la pensasse.
<< Probabilmente bene, non lo conosco, non mi interessa nulla di lui e tra l'altro è un riccone che ha tutto ai suoi piedi>>.
<< Sai che è uno tra gli uomini più potenti in questa cittadina, viene lodato stando seduto in scrivania, le persone che sudano invece sono inferiori, cosa che lui sottolinea molto col suo modo di fare. È questo quello che mi ha spinto a prenderlo, il non curarsi delle persone più povere anzi pressarle ancora di più solo per favorire la sua classe sociale e rimanere bello agli occhi della sua stessa classe>>.
<< Secondo te riesce a superare la prova?>>.
<< È orgoglioso e molto motivato, potrebbe farcela, io sono qui per aiutarlo, se vince si merita di vivere>>.
<< Ammiro il tuo restare neutrale nonostante abbia un tuo pensiero>>.
<< Non posso coinvolgere i sentimenti, io devo fare giustizia non per me, ma per loro stessi>>.
<< Guarda sta tagliando il secondo dito>> il timer segnava i minuti rimanenti per completare la prova: 45:30.
Lo guardai e notai che ogni volta che tagliava un dito perdeva troppo tempo.
Timer: 40:10 terzo dito tagliato.
<< Potrebbe farcela, è già a tre dita>> disse Paolo.
<< Stiamo a vedere, se finisce il tempo cliccherai il pulsante>>.
<< Lo devo fare io?>>.
<< Sì>> gli diedi il pulsante in mano a lui e dopo averlo guardato per qualche minuto lo strinse nella mano.
Timer: 33:50 quarto dito tagliato.
Nonostante fosse una persona orribile aveva coraggio da vendere. Nel suo sguardo vedevo: l'egoismo, la rabbia, la sete di vittoria, il voler regione solo lui. In quell'instante capì che per la prima volta quel gioco non sarebbe servito a nulla, lui non avrebbe imparato, tutto il contrario, stavo creando una persona arrabbiata con il mondo intero, in quell'istante sperai che morisse, che Paolo attivasse quel pulsante prima. Feci bene a darglielo altrimenti per la prima volta potevo definirmi un criminale, dentro di me ringraziai Paolo.
Timer: 27:60 quinto dito tagliato.
Rimasi assorto nei miei pensieri per un po', fui richiamato da Paolo:<< Hey amico, tutto
bene?>>.
<< Diciamo di sì>>.
<< Che succede?>>.
<< Se dovesse vivere, per la prima volta posso dire che i miei giochi non servono a nulla...>> dissi con voce delusa.
<< Perché?>>.
<< Guardalo bene negli occhi, sta giocando solo per ripicca, vuole vincere per far capire che è il migliore, non imparerà nulla, anzi se la prenderà anche con i suoi amici secondo
me>>.
<< Vediamo come finisce>> aveva ragione mi stavo fasciando la testa prima di cadere.
Timer: 20:06 sesto dito tagliato.
Tra un taglio e l'altro emetteva sempre quel suono non umano, quasi animale. Ogni volta che tagliava un dito si dimenava nella sedia, la disperazione faceva parte di lui: si piegava, urlava, scalciava, si sbatteva la testa sul macchinario, quasi come se volesse morire prima del tempo stabilito.
Timer: 14:00 settimo dito tagliato.
Nonostante i suoi gesti fossero dettati dall'orgoglio e dalla presunzione, apprezzai molto il suo coraggio e il suo non arrendersi. Da un lato era una persona orrenda, dall'altro avere coraggio da vendere; il suo coraggio se l'avesse avuto una persona più umana e più buona di lui, probabilmente questa cittadina sarebbe una tra le più belle al mondo.
Timer: 8:01 ottavo dito tagliato.
Io spensi i pensieri, aspettai solo che il gioco finisse. Paolo invece mi sembrava molto coinvolto. Guardava lo schermo, dove era possibile vedere il gioco in corso. Non lo disturbai, doveva abituassi a vedere questo se voleva aiutarmi.
Timer: 5:20 nono dito tagliato.
Mi salì una leggera ansia. Stessa cosa a Paolo, la sua però non era leggera anzi era molto pesante. Iniziò a toccarsi i capelli, iniziò a battere il piede per terra, incrociava più volte le mani, si toccava continuamente i pantaloni.
<< Paolo... so che è vizio per te avere l'ansia, ma durante il gioco non così, può essere letale>>.
<< Hai ragione, scusa>> sorrise e per incoraggiarono sorrisi anch'io, dopotutto ero sempre io, anche durante il gioco, quest'ultimo non mi obbligava a cambiare comportamento.
Timer: 2:08.
Andò per inserire l'ultimo dito nel macchinario, ma forse per il troppo sangue, forse per il disgusto, si fermò e vomitò, perse tempo prezioso, nonostante questo provò a tagliare l'ultimo dito.
Timer: 1:30.
Cercò di bloccare con forza il vomitare, dopo guardò il timer e vide l'ora segnata: 1:00.
Aveva solo un minuto per sopravvivere.
Mise il dito nel macchinario, nonostante vomitasse ancora. La distrazione del vomito non gli permise di spingere bene sulla lama.
Per un piccolo inconveniente, non deciso da lui... saltò in aria.
Al mondo non sai mai cosa può succederti, anche una piccola cosa può rovinarti o salvarti.
<< Hai spaccato l'orologio>> dissi guardando ancora lo schermo.
<< Ho fatto come hai detto, ho sbagliato?>>.
<< No, anzi bravo>> gli sorrisi e dopo aggiunsi:<< Neanche sulla sua vita ha deciso lui, pensa sulla vita degli altri, lezione capita finalmente, nel peggiore dei modi, ma questo era stato deciso dal destino, questo è stato il corso degli eventi>>.
<< Però mancava poco, è stato bloccato>>.
<< Ha avuto il tempo necessario, ha perso anche 15 minuti>>.
<< Già>>.
Accesi la macchina e per il momento andai via per far distrarre Paolo e per distrarmi anch'io.
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