LEVI
I piedi sono estremamente pesanti e sollevo le gambe a fatica mentre salgo le scale, ho il cuore in gola e la stanza ruota intorno a me.
Non riesco ad evitare di temere che lui non torni, che gli accada qualcosa.
Dentro di me sento profondamente strano il fatto che io provo dei sentimenti così importanti per qualcuno che conosco da così poco, ma non riesco ad evitarlo ed a fare a meno di pensare che, tutto sommato, avendo le stesse fiamme ed i nostri animali sacri ex amanti...
Percorro quieta la stanza inspirando a fondo, fino a quando pochi metri mi separano dalla porta d'ingresso.
Eric e Nikol sono sull'uscio e guardano assorti i loro compagni disposti ad arco attorno a loro.
Quando mi avvicino Eric sposta lo sguardo su di me <<noi andiamo>> indica l'uscio mentre cerco di non tremare, troppe cose potrebbero andare storte e non riesco a non rendermene conto.
<<Tornate sani e salvi>> dice Esther dando voce ai miei pensieri mentre li abbraccia.
Sollevo la mano e faccio un cenno incapace di proferire parola.
La porta si chiude concludendo così il contatto visivo e facendomi stare peggio.
"Abbi fede" mi dice Phoenix.
Non penso di esserne in grado.
<<Che faremo, poi?>> chiede Kim per dissipare la tensione creatasi.
<<Indipendentemente dal loro successo, dovremo andare a chiedere ausilio alla Gilda del fuoco, dobbiamo essere il più possibile, numericamente parlando>> risponde.
Hanno ragione, siamo soli e circondati da nemici che, se sapessero della nostra permanenza, ci darebbero la caccia.
Mi chiedo, pensandoci, che fine pensano che abbiamo fatto ed il perché non si preoccupino poi così tanto di noi, che siamo, a conti fatti, la peggiore minaccia.
Probabilmente non ci ritengono tale, forse semplicemente un effetto collaterale.
"Mi sono posta anche io gli stessi interrogativi e scommetto che anche loro lo abbiano fatto" mi dice Phoenix "la cosa più sconcertante è che il popolo non si sia intromesso ed opposto".
Ha ragione, questa calma è innaturale: capisco quella della prima notte, ma sono passati ben due giorni e siamo gli unici ad opporre resistenza...
<<Levi, tutto bene?>> Lit mi guarda impensierito ed io sobbalzo, ero totalmente persa nei miei pensieri <<sei preoccupata per Eric? Tranquilla, sono un'ottima squadra, saranno di ritorno di sicuro entro l'alba>>
<<Mi chiedo solo se riusciranno a portare a termine la missione>> risponde Kim.
<<Avete entrambi ragione>> Esther entra nella conversazione <<temo che molte cose non andranno per il verso giusto, a dirla tutta>> mi guarda cupa ed io tremo. Di nuovo. <<non vi siete posti delle domande sul perché di questa quiete?>>
Per un attimo mi sembra che sia entrata nel mio cervello ed abbia letto tutti i miei interrogativi.
<<Molte volte, in effetti>> dico istintivamente.
<<Near, purtroppo, è stato spesso incompreso e molti gli sono stati contrari>> fa una breve pausa <<e temo che quei molti siano gli stessi che ora affiancheranno colui che ha preso il suo posto, anche se non comprendono pienamente chi sia>>
<<Ma non ha senso!>> sbotto <<perché affiancarlo dopo tutto il disordine che ha causato? Basta guardare i borghi periferici per vedere la distruzione che l'ha seguito, non capisco>>
<<Purtroppo la rabbia è nemica della ragione e, sfortunatamente, la maggior parte della popolazione rimasta sana dopo lo scontro è arrabbiata, e molto>> mi appoggia una mano sulla spalla mentre mi accompagna a sedermi sulla sedia, gli altri ci seguono.
<<Troveremo un modo di uscirne fuori>> Kim, a sua volta, posa una mano sulla spalla dell'amico <<per tuo padre>>
Vorrei poter dire qualcosa a Lit, ma la mia bocca contiene solo silenzio ed un forte sapore di amaro.
<<Scusaci, Levi, per averti incarcerata come una criminale>> mi dice Lit triste <<era una situazione difficile ed abbiamo preso la strada più veloce, nonostante fosse quella più sbagliata. Mi dispiace>>
Annuisco, non ho più bisogno di nutrire astio per loro, non se hanno preso decisioni per salvare Eric.
<<Mentre aspettiamo, vi va di andare a lavarvi? Magari un po' d'acqua calda aiuta a sciogliere i nervi>>
Effettivamente sono diversi giorni che non faccio un bel bagno e ne sento l'estremo bisogno.
Mi fermo a guardare i volti stanchi dei miei compagni, entrambi pallidi e smunti <<vai pure>> rispondono al mio sguardo ed io sorrido.
<<Vengo con te cara, così ti do dei vestiti di ricambio>> Esther mi segue cordialmente.
È una donna speciale e squisita, dal temperamento dolce e mite ed una forte impronta materna: dev'essere un'ottima figura di riferimento per Nik ed i suoi fratelli.
Percorse le scale ignoro la porta d'acero dove ho salutato Eric e continuo lungo il corridoio fino ad una porticina del medesimo materiale sulla sinistra.
La donna entra e, qualche minuto dopo, esce con una pila di vestiti ed asciugamani tra le braccia. Me li porge <<tieni, fa con calma, te lo meriti>> le sorrido ed entro nel bagno.
Posso ancora sentire l'odore di Eric impregnato sulle piastrelle acquamarina delle pareti.
Appoggio i capi a me dati su uno sgabello in plastica bianca, mi accascio sul lavandino in ceramica e mi guardo allo specchio <<Phoenix>> dico piano.
"Entra in doccia così possiamo parlare liberamente" risponde.
Faccio come ordinato <<tu che ne pensi di questa situazione?>> le chiedo dopo aver aperto il rubinetto.
L'acqua massaggia la mia pelle e mi lascio cullare dal tepore.
"Near non vi teme, sennò avrebbe mosso le sue guardie" sento la sua voce preoccupata "e forse è un bene. Riguardo al popolo, invece, temo che Esther abbia ragione. Prima o poi, non so quando, Mars uscirà allo scoperto e tutti lo seguiranno, dato che non hanno posto nessuna resistenza, nemmeno dopo la tragedia che ha causato".
<Mma come possono accettarlo?>> sono sconcertata, non riesco a capire.
"Hanno paura e, probabilmente, questa è la soluzione per loro più semplice: sottomettersi".
Un popolo che preferisce la sottomissione.
Vale la pena combattere per chi si arrende solo perché è più semplice?
"Solo se lo ritieni giusto".
<<Hai sentito i miei pensieri nonostante non volessi trasmetterteli?>>
"Stiamo iniziando ad entrare in simbiosi".
I suoi poteri si stanno fondendo col mio corpo.
<<Cosa succederà una volta terminato questo processo? Che ne sarà di te?>>
"I miei poteri diventeranno tuoi, la mia coscienza ed il mio sapere tuo. Smetterò di esistere in forme tangibili ma vivrò nella tua anima".
<<Quindi morirai>> gocce bagnate solcano il mio viso e non riesco a distinguere quali siano acqua e quali lacrime.
Tutta la pressione che mi grava sulle spalle, aggiuntasi questa nuova coscienza, scivolano squarciandomi la pelle.
"No. Ci sarò, se ne avrai bisogno. Non temere per me, sono le condizioni che ho scelto io" la sua voce è calda e pacata.
Non riesco a capirne il motivo, ma sono estremamente legata a questa fenice, forse perché, ormai, fa parte di me.
È per questo che mi terrorizza perderla.
Perderei una parte di me.
<<Phoenix>> interrompo il discorso quando mi torna bruscamente alla memoria il sogno di questa notte <<per caso io e te...>>
<<Levi, tutto bene? Sei in doccia da un po' di tempo, non vorrei ti fosse successo qualcosa>> la voce di Esther mi interrompe, costringendomi a rimandare l'argomento.
<<Sì, scusami, esco subito>> mi affretto ad uscire dalla doccia e rivestirmi, per poi aprire la porta ed incontrare Kim <<finalmente!>> esclama.
Non so come faccia ad essere sempre così allegro e strafottente ma riesce sempre, in qualche modo, a sollevarmi il morale e gliene sono grata.
Sorrido uscendo dal bagno ed avvicinandomi ad Esther <<cara, vai pure nella cameretta>> indica una stanzetta alla mia destra <<asciugati i capelli e sistemati con calma, ti aspetto giù>> mi accarezza la spalla e scende le scale.
Rimango ferma qualche istante mentre seguo la sua figura scendere le scale mentre una sensazione familiare mi formicola sulla pelle.
Penso sia naturale avere avuto, nella mia infanzia, gesti d'amore, ma non riesco a contestualizzarli in quel poco che so del mio passato.
Entro nella stanza indicatami, un piccolo luogo con le pareti rosate, un letto da una piazza e mezzo ne sta al centro, circondato da mobili d'acero ed uno specchio.
Mi siedo sul pouf davanti a quest'ultimo e mi guardo per qualche secondo: ho la pelle estremamente pallida che assorbe tutta luce dei miei occhi celesti, le labbra sono rosate e questo triste quadro è incorniciato da dei capelli ramati gocciolanti. Indosso dei leggings neri ed una felpa lilla.
Allungo la mano verso il phon lasciato dalla mia ospite sul tavolino accanto allo specchio ed inizio ad asciugarmi i capelli.
Mi chiedo come stiano Eric e Nikol, devono essere via da circa un'ora, forse anche più.
Spero stia andando tutto per il meglio.
Ripenso al discorso appena avuto con Phoenix, mi terrorizza l'idea di perdere qualcuno di così caro.
Inoltre, chi sarebbe quella Aria che Karen ha nominato nel sogno? E che centra la fenice?
Che intendesse Phoenix?
Poso l'asciugacapelli quando una ciocca bianca mi cade davanti agli occhi <<dev'essere lo stress>> borbotto scostandola dietro all'orecchio.
Guardo il letto dietro di me.
Ho bisogno di risposte, devo essere concentrata per la prossima missione.
Mi distendo e chiudo gli occhi speranzosa.
Sento le ossa tendersi e la schiena ringraziare quando tutto il peso, finalmente, viene tolto dal mio corpo.
Mi chiedo se la mia vita sia sempre stata così veloce, se ciò che sto vivendo ora sia stato all'ordine del giorno.
Mi sento nuova e stranita da tutto questo, non so come reagire, cosa pensare, cosa fare.
Non so esattamente quando o come ma, finalmente, il sonno mi porta via con sé.
Riconosco la sensazione di innata leggerezza e pace che mi accoglie ogni volta che faccio un sogno e mi lascio cullare per qualche istante da questa per poi spalancare le palpebre e notare che sono nello stesso posto che ospita i miei sogni: l'accampamento dei lupi.
Circondata da abeti scruto tra i vari animali così regali ed imponenti in cerca della piccola bambina in cerca di risposte e, fortunatamente, non passa molto tempo prima che la trovi, ad una leggera distanza dall'accampamento, in lacrime davanti alla lupa dal manto miele <<non è colpa mia!>> strilla la piccola me coi pugni serrati e gli occhi ridotti a piccolissime fessure <<mi continuavano a prendere in giro perché non so trasformarmi!>> trasformarmi? Incuriosita mi avvicino alle due, consapevole di non essere notabile. Presumo questi siano miei ricordi...
"Non è una scusa per fare a botte con gli altri lupi, avresti potuto farti molto male" la rimprovera alludendo al livido sul piccolo gomito ed alle ginocchia sbucciate "se non fossi arrivata in tempo..." lascia la frase dissolversi ma il concetto è più che chiaro.
Che caratterino che avevo, mi viene da sorridere.
<<Mi trasformerò mai come tutti gli altri? Sarò mai come Lupo?>> la bimba è inginocchiata a terra e guarda speranzosa la lupa che si siede accanto a lei "piccola mia, non hai bisogno di essere come gli altri, sei unica a modo tuo e noi ti amiamo così".
<<Solo tu, Karen, mi accetti: gli altri di definiscono una nullità con problemi nella gestione della rabbia>> lacrime le rigano il viso mentre la lupa si china ad asciugargliele "impareranno ad amarti quando capiranno che è bellissimo avere delle differenze e diversità ma tu, piccola mia, devi imparare che l'aggressività non è la risposta, le parole devono essere la tua arma più potente"
Il muso rimane fermo mentre le sue parole navigano, si intersecano, si scindono e si ricompongono nella mia mente procurandomi una strana sensazione calda al petto: che fosse quello che ho provato allora?
Guardo la lupa dall'espressione estremamente umana e materna e provo l'impulso di avvicinarmici.
Lentamente percorro la distanza che ci separa mentre il tempo scorre più lento.
<<E come potrei fare?>>
"Troverai il modo, ne sono sicura. Ho un'immensa fiducia in te. So che farai grandi cose, quindi non cedere agli impulsi, sii superiore"
<<te lo prometto, Karen>>
Allungo la mano, le mie dita tremano e tutto si gela nell'esatto momento in cui una manciata di centimetri separano me dal manto dorato.
Cado sulle ginocchia quando finalmente il suo pelo si interseca con le mie dita e vi affondo il viso mentre questo viene rigato di lacrime.
Finalmente ricordo qualcosa: ricordo che la amavo e che lei amava me, ricordo che era la mia ombra ed il mio scudo, mi ha sempre protetta dal mondo. Come ho potuto andarmene e dimenticarla?
<<scusami, Karen>> sussurro con difficoltà tra i singhiozzi.
"Levi? Sei davvero tu?" volge il muso nella mia direzione e finalmente i nostri sguardi si incrociano.
Cerco di proferire parola ma ho la gola secca.
"piccola mia, ti chiedo scusa" scusa?
Sono estremamente confusa dall'onda di emozioni che provo e dal fatto che ella sembra star parlando con ME.
"non sono riuscita a proteggerti" i suoi occhi castani brillano e lacrime cadono come stelle.
Sobbalzo.
Spalanco gli occhi e guardo il soffitto bianco.
Che cos'è successo?
Speravo di trovare delle risposte ma ora ho solo più domande: mi ha vista in sogno? Non mi ha protetto da cosa? Chi stava cercando? E la fenice a cui si riferiva era Phoenix? Perché avrebbe dovuto aver bisogno del suo aiuto?
Vorrei con tutta me stessa poter riprendere il sogno in cerca di indizi ma non ci riesco, ho la mente in subbuglio e sembra star per scoppiare.
Con gesti meccanici mi alzo e percorro a ritroso il corridoio fino ad arrivare alla stanza dove i miei amici sono radunati <<ben svegliata>> mi accoglie Kim, gli rispondo con un sorriso.
Mi siedo sulla sedia di legno mentre guardo un punto indefinito del tavolo; non ne comprendo la motivazione ma i sentimenti che ho appena riscoperto mi hanno scossa profondamente.
Forse è il senso di colpa per essermene andata o forse è per il timore di cosa penserebbero i miei amici se scoprissero la verità su di me.
Mi sento un marinaio in mezzo alla tempesta che viene scosso e percosso dal vento e dalle onde in cerca della sua terra ferma che, nel mio caso, è in missione per arruolare la Gilda dell'acqua.
Mancava solo il pensiero di lui a farmi stare male.
<<Levi, senti, tutto bene?>> mi chiede Lit.
Sto per rispondere quando gravi pugni si scagliano contro la porta di ingresso <<guardie!>>
Balziamo in piedi mentre Esther allarmata ci guarda <<sotto al tavolo c'è una botola, nascondetevi lì, presto!>> esclama per poi andare a trattenere le guardie.
Corriamo per la scalinata fino ad arrivare al tavolino di vetro che Kim sposta, assieme a lui il tappeto.
Apriamo la botola di legno rinforzato da acciaio ed un piccolo bunker si apre sotto di noi.
"Levi" Phoenix chiama la mia attenzione mentre i due ragazzi entrano nella stanzina. Rabbrividisco quando capisco.
<<Levi, entra!>> mi esortano ma io indietreggio.
<<Qualcuno deve chiudere la botola e sistemare il tavolino. Voi non potete farlo, se le guardie vi vedessero vi arresterebbero. Io, dal canto mio, sono una faccia sconosciuta, non rischierei quanto rischiereste voi. Fidatevi di me>> cercano di protestare ma io sto già chiudendo la botola.
<<Stai attenta!>> esclamano prima che l'entrata si chiuda.
Sistemo la stanza e cautamente mi avvicino alle scale: ora che faccio?
Il cuore batte all'impazzata; cerco di calmarmi.
<<Signora, è sicura di essere sola? Abbiamo visto delle ombre muoversi dalle finestre>>.
D'impulso salgo le scale e mi affretto a dire <<eccomi, nonna!>> poi guardo con finta sorpresa le guardie <<salve, possiamo aiutarvi?>>
<<Lei sarebbe?>>
<<Mia nipote>> Esther si volta a guardarmi confusa <<è venuta qualche giorno fa dalle mura Smeraldo per trovarmi>> sorridiamo.
Le due guardie si scambiano uno sguardo. Indossano due armature violacee che lasciano scoperte braccia e spalle, ed in testa portano degli elmetti <<andate in piazza, il nuovo Gran Sacerdote vi ha convocate>>.
Annuiamo mentre usciamo con i due uomini.
Mentre cammino brividi di gelo e paura si infondono nelle mie membra: ricordo benissimo la devastazione che la sua magia ha portato.
Mentre lasciamo le casette passarci a fianco seguendo il flusso di gente cerco di fare profondi respiri.
Stiamo andando ad incontrare il male fatto persona e siamo sole.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top