LEVI

<<E' una divinità greca, la madre di Enthalia e Mephista, scomparsa secoli fa, dopo l'ascesa delle 5 dee>>

Un'autentica dea?

Ho conosciuto Enthalia, certo, ma mi pare comunque inverosimile.

<<E come mai è qui?>>

Sorride <<non lo so, molte divinità sono scomparse nei secoli antecedenti alle 5 Dee, lei è stata una delle ultime a far perdere le proprie tracce>>

Cerco di focalizzare l'aspetto austero e quasi cinico della donna ed effettivamente rimanda a quello della Dea <<ma tutte le Dee sono così severe?>>

<<Nemmeno io ne so molto ma sai, quando sei onnipotente ti monti la testa, molte volte>>

<<Che cattiveria, non penso di meritare questo trattamento dopo l'aiuto che vi ho dato>> entra in stanza Ecate e, pronunciando cotali parole, fissa lo sguardo su di me ammiccando.

È molto diversa da poco fa, dov'è la barriera glaciale che la circondava?

<<Sì, perdonaci>> scherza anche Eric.

<<Cos'è successo nel mio periodo di sonno?>>

<<Abbiamo trovato un modo per risolvere i nostri problemi>> mi comunica Eric <<o almeno, una pista da seguire>> guarda Ecate ed il suo volto si incupisce.

<<Hai intenzione di partire, quindi?>> gli risponde.

<<Sì, se Levi si sente abbastanza in forze. Non abbiamo molto tempo a disposizione>>

<<Tranquillo, sto bene>> vacillo.

Mi sento molto stanca e la testa continua a pulsare.

Sto meglio rispetto a prima ora che so che Eric sta bene ma non ho ancora recuperato pienamente le forze.

<<Penso dovreste partire domani, Levi deve riposare ancora un po'>>

Eric annuisce abbassando lo sguardo.

<<Veramente, ce la posso fare>>

<<Ragazzina>> Ecate mi rivolge uno sguardo duro, molto diverso da quello tenuto per Eric fino a poco fa <<là fuori ci sono mostri che non vedono l'ora di divorarvi, penso tu debba essere in forze per evitare di venire mangiata e danneggiare il tuo compagno>>

<<Non esagerare Ecate>>

<<Abbiamo visto cosa è successo tre giorni fa. Vi fornirò strumenti per facilitare il vostro ritorno ma, per favore, riposate un po'>> detto questo esce dalla stanza.

<<Non capisco perché sia così dura con me>>

<< Levi>>

<<Sì?>>

<<Puoi spiegarmi cos'è successo dopo che l'arpia mi ha attaccato?>>

<<Arpia?>>

<<Il mostro dalle fattezze femminili. Dovrebbe risiedere nel Tartaro ma molti animali demoniaci stanno scappando da quella gabbia>>

Giusto, me lo aveva accennato la Dea.

<< L'arpia ti ha quasi ucciso. Avrebbe certamente terminato il lavoro se i lupi non ci avessero difesi>> preferisco omettere il fatto che fosse seriamente morto, il mio cuore rischierebbe di contorcersi ulteriormente << ti ho portato dentro ed Ecate ha sbloccato la mia magia, con quella ti ho curato>>

<<Sbloccato la magia?>>

<<Sì. Però non posso ancora usarla, non finché non avrò recuperato la memoria>>

<<Speriamo la recuperi in fretta, avremo bisogno di curatori in una futura guerra>> mi guarda, mi erano mancati quei profondi occhi dorati <<come stai?>>

Che domanda?

<<Bene, suppongo>>

<<Grazie per avermi salvato, anche se hai completamente ignorato gli ordini che ti avevo dato. Ti sono riconoscente>>

<<Non ringraziare me ma i lupi. Non capisco perché lo abbiano fatto ma ci hanno salvato la vita>>

<<Pare che molti nutrano curiosità e riguardo verso di te, pure i lupi>> ride.

<<In realtà ho paura>> ammetto.

Abbasso lo sguardo, mi sento sempre più stanca.

<<Come mai?>> mi esorta Eric.

È diventato molto più gentile e ciò mi scalda il cuore, sono felice di avere accanto a me un amico in questa faccenda.

<<E se scoprissi che ero qualcuno in contrapposizione con voi? Mi avete trovato fuori dalle mura>> stringo i pugni.

<<Quando sei arrivata mi hai detto di essere nata una seconda volta. Anche se ora hai una settimana di "vita" io mi fido di te.>> dice sincero <<Anche se scoprissi di essere un antagonista, mi hai salvato e ti stimo molto. Il tuo passato fa parte di te e sicuramente ti influenzerà ma, se sarai abbastanza forte da non farti cambiare, andrà tutto bene>>

<<E se non dovessi essere abbastanza forte?>> guardo Eric, sento gli occhi umidi.

<<Lo sei>> mi prende la mano <<vieni con me>>

Mi conduce verso l'atrio della villa <<usciamo?>>

<<Tranquilla, è un posto sicuro>>

Il cielo ceruleo si accende sopra di noi mentre percorriamo il perimetro di mattoni grigi.

Mi sento inquieta nell'uscire e non nego la sensazione opprimente di stanchezza.

Dopo una decina di passi davanti a noi, in mezzo ad un luogo dalle tinte smunte, compare un piccolo giardino dove fiori di tutti i colori e dimensioni crescono indisturbati <<wow, della vita di questo tipo in un luogo del genere>>

Sorride <<anche io l'ho trovato sorprendente. Ha un effetto rigenerante, questi colori sgargianti dovrebbero attutire i tuoi pensieri>>

Ci avviciniamo ai fiori: i petali sono di numerose forme, alcuni sono addirittura fiori nei fiori.

Incredibile.

Avanziamo tra la vegetazione facendo attenzione a non calpestarla ed appare davanti a noi un luogo che non visitavo da tempo.

<<E' un piccolo laghetto>> mi dice Eric iniziando a togliere la maglia.

Il petto muscoloso flette ed i suoi occhi dorati incontrano i miei.

Sorride ed alcuni boccoli castani si snodano sulla sua fronte, è davvero bello.

Mi riscuoto.

Che cosa sta succedendo?

Il ragazzo freddo e scostante prima si mostra più gentile ed affabile ed ora questo...?

<<Rilassati, abbiamo il cambio>> come se fosse questo il problema. Detto ciò si immerge in acqua nascondendo il petto muscoloso <<lasciati andare, non ho secondi fini, rilassati e basta>>

Mi immergo in acqua coi vestiti addosso che decidono di appiccicarsi al mio corpo infastidendomi e facendomi arrossire.

<<Mi sono sempre piaciuti i bagni, malgrado io sia un mago del fuoco>>

<<Mi sembra una frase basata sui pregiudizi>> rido.

<<No, affatto. Se usi il fuoco non puoi toccare l'acqua, non lo sapevi?>> ride a sua volta sottolineando l'ironia della frase.

Il clima di tensione di qualche minuto fa si è sciolto, eppure mi fa uno strano effetto parlare di cose così semplici e giovanili dopo tutto ciò che sta succedendo, dopo ciò che ho vissuto dal mio risveglio e ciò che mi attende.

Che ci attende.

Siamo qui, immersi in un laghetto dall'acqua tiepida.

Ma quando torneremo alle mura? Cosa succederà?

Questi pensieri vanificano l'effetto rigenerante dell'acqua facendomi irrigidire nuovamente.

Rimaniamo in silenzio per un po' fino a quando non mi decido a rovinare quel momento: è ora di partire.

<<Penso sia ora di andare>>

Eric annuisce ed usciamo dall'acqua tiepida.

Ci voleva, è proprio stato rigenerante.

<<Ora che cosa ci aspetta?>>

<<Ecate mi ha aiutato. Dobbiamo tornare indietro e, al confine, dovremo cedere come tributo la Rosa di Enthalia>>

<<Come mai?>>

<<Perché donerà la linfa sacra, un ingrediente per uno strumento che ci aiuterà a trovare le risposte di cui abbiamo bisogno per risolvere la nostra crisi>>

Annuisco, probabilmente ha intenzione di spiegare tutto quando saremo alle mura con i nostri compagni.

Ci muoviamo per tornare dentro la villa, lasciandoci alle spalle la piccola oasi.

È ancora a torso nudo e, dal canto mio, ho i vestiti estremamente aderenti al mio busto, cosa che mi mette assai a disagio.

Una volta dentro all'edificio saliamo le scale per entrare in quella che presumo essere la sua stanza e, dallo zainetto datoci da Enthalia, estraiamo abiti di ricambio: Eric mi porge una maglietta larga grigia e dei leggins neri mentre lui prende dei pantaloni larghi blu notte e la solita maglia rossa.

Esco dalla stanza e mi dirigo verso il bagno dove prendo un asciugamano bianco per asciugarmi.

Mi guardo allo specchio, mi ero dimenticata di come fosse il mio volto e di quanto le occhiaie potessero appesantirmi lo sguardo.

Raccolgo i capelli in una coda ed indosso gli abiti.

È ora di partire.

Esco dal bagno e vedo Eric al piano terreno che parla con Ecate.

<<Grazie per l'ospitalità e per l'enorme aiuto che ci hai dato, non lo dimenticheremo. A presto, Ecate>>

<Porgi i miei saluti alle mie figlie, te ne prego>> risponde con un timbro di voce molto più dolce di quello che ha riservato a me negli ultimi giorni.

Mi avvicino al mio compagno e faccio un leggero sorriso di cortesia.

<<Vado a preparare i cavalli>> esclama Eric uscendo dalla villa.

Faccio per seguirlo quando Ecate appoggia una mano sulla mia spalla ed io mi volto.

<<So di essere stata dura con te e mi dispiace. Tenevo semplicemente a raccomandarti di fare attenzione, ho un cattivo presentimento>>

<<Ti ringrazio ma sono sicura che ce la caveremo>>

<<Ne sono certa>>

Avanzo di qualche passo <<come fai a sapere ciò che mi aspetta? Come mai sei stata così aggressiva?>> certo, non mi aspettavo da una Dea una particolare reverenza, eppure il suo atteggiamento è stato fin troppo ostile.

<<Mi ricordi una piccola bambina che bussò alla mia porta anni fa, mi sono sentita protettiva poiché richiamavi quel ricordo. Per la prima domanda, invece, sono una Dea in una biblioteca di profezie>>

Capisco.

<<A presto, allora>> sorrido fingendo di aver chiarito i miei dubbi.

<<Ci vedremo prima di quanto tu possa immaginare, temo>>

Nonostante questa frase mi abbia lasciata titubante decido di proseguire, lasciandomi dietro la donna dagli occhi tempestosi e tutte le emozioni sorte durante il mio soggiorno.

Trovo Eric in sella al suo cavallo ramato.

<<Pensavo fosse galoppato via!>> esclamo sorpresa.

<<Sono cavalli addestrati a tornare>>

Monto sulla giumenta bianca ed un piacevole calore mi pervade al contatto col suo manto mentre la accarezzo.

<<Aspettate!>> Ecate si avvicina con passo svelto a noi tenendo in mano delle boccette di vetro che mi porge.

Le metto nello zainetto.

<<Sono degli intrugli magici: uno vi terrà lontani i mostri, ha effetto immediato, così tornerete in sicurezza, gli altri due sono una pozione esplosiva ed una soporifera. Ne avrete bisogno>> mi guarda e per la prima volta noto un'espressione che non avrei mai pensato di poter vedere in un'immortale: uno sguardo avvolgente colmo di natura materna.

La ringrazio e galoppiamo via mentre mi lascio cullare da quell'abbraccio inaspettato.

Guardo il cielo ignorando la sensazione di aver già visto quello sguardo molto tempo fa.

Dopo un'ora di viaggio, molto tranquillo rispetto all'andata, troviamo gli alberi che segnano il confine.

Come all'andata rimango estremamente colpita dalle loro dimensioni.

Eric smonta da cavallo mentre si avvicina ad uno di questi <<controlla se sulla corteccia ci sono delle incisioni: è a quell'albero che dovremo offrire il tributo.

Eric prosegue verso sinistra mentre io mi avvio verso destra.

Analizzo ogni albero mentre i miei pensieri fluiscono alla disperazione provata quando Eric giaceva inerme nel tavolo nell'atrio dell'abitazione di Ecate.

Ho posato quasi tutti i petali sul suo corpo nella speranza di vederlo tornare in vita, non oso immaginare come starei ora se non avessi avuto l'aiuto della Dea.

Sono al penultimo albero, anche questo privo di simboli.

L'ultimo albero che mi rimane da analizzare è quello a stretto contatto con la barriera.

Mi avvicino a questa.

È nero pece, la sua immensa magia si diffonde ovunque intorno a lei.

È pomeriggio, non penso manchi molto tempo alla sua caduta, meglio sbrigarsi.

Faccio per togliere lo sguardo da essa quando uno strano istinto mi comanda a tentare di toccarla.

Avvicino la mano alla sua superficie e, al tocco, piccole scintille blu disegnano oggetti indefiniti.

Premo la mano e noto che le mie dita scivolano con facilità oltre ad essa.

Una piacevole sensazione si arrampica tra le mie vertebre fino a quando, al richiamo di Eric, ritraggo la mano di scatto.

Che mi è preso?

<<Niente da fare, non c'è nulla negli altri alberi, tu hai trovato qualcosa?>>

<<Stavo giusto per ispezionare l'ultimo del mio lato>>

Appoggio la mano sulla corteccia e piccoli simboli si illuminano di una chiara luce rosata.

<<Eccolo>>

"Cosa cercate?" una voce risuona nella mia mente, penso sia l'albero.

<<Vorremmo un po' della tua linfa sacra>> interviene Eric.

"Per quale ragione?"

È strana, come scena, sembra di parlare con qualcosa di inesistente.

"Ragazzina, posso sentire il tuo animo ed i tuoi pensieri. In te leggo solo incertezza e debolezza; mi chiedo cosa tu sia disposta a cedere e, soprattutto, a quali fini"

Guardo Eric in cerca di conferma e, quando annuisce, inizio <<mi chiamo Levi, lui è Eric, veniamo dalle mura dorate. Recentemente abbiamo subito un attentato e temiamo che le cause della morte del futuro aspirante alla carica sacerdotale delle mura Ametista vengano date a noi. Se così fosse inizierebbe sicuramente una guerra, non possiamo permettere che persone muoiano inutilmente>> serro i pugni, oltre alla tragicità dei possibili eventi futuri mi percuote il titolo che mi ha affibbiato: debole ed insicura.

Ha ragione, è ciò che sono, ma non posso permettermi di esserlo, devo proteggere le persone cui tengo.

<<Siamo disposti a cedere la rosa eterna, dono di Enthalia>> concludo.

Segue alle mie parole un silenzio di tomba che penso possa essere interpretato come il momento di ragionamento del vegetale.

"Va bene. Mi auguro siate a conoscenza dell'importanza di questo fiore"

<<Infatti, ma se non lo facciamo troppe vite verranno consumate e distrutte>>

"Spero la vostra fatica non risulti vana"

Estraggo dallo zaino la rosa e la porgo all'albero che, grazie ad una strana magia, la assorbe.

Eric si china ponendo a contatto con l'albero un piccolo contenitore che inizia magicamente a riempirsi di un liquido denso e rosato.

<<Grazie>> esclama chiudendolo ed inserendolo nel suo zaino.

"Curiosa abbinata, pensavo fossero in lotta le vostre specie"

<<Cosa intendi?>> chiedo perplessa.

Nella nostra mente risuona ciò che preferisco associare ad una risata.

"Quindi nemmeno ve ne rendete conto? Capirete quando giungerà il momento"

Detto ciò la luce si spegne e torna ad essere un enorme vegetale.

<<Perché tutti gli esseri divini devono essere così enigmatici?>> chiedo snervata.

Eric ride << ci farai l'abitudine>>

Montiamo a cavallo e proseguiamo nel nostro viaggio.

Le mura Zaffiro compaiono davanti a noi ma non accendono in me lo stesso stupore provato la prima volta.

Guardo il mio compagno mentre noto la sua espressione: la spensieratezza di poco fa è scomparsa, al suo posto l'antica austerità aumenta la mia preoccupazione.

Cosa ci aspetta, al nostro ritorno?

Dopo qualche ora le mura Dorate appaiono davanti a noi.

Una strana eccitazione si accende in me rinchiudendo i pensieri negativi in un angolo: abbiamo trovato una possibile soluzione ad i nostri problemi!

Questo sentimento, però, noto non essersi diffuso in Eric, che tiene lo sguardo fisso davanti a sé.

<<Odio dire una cosa che abbiamo sentito così tante volte oggi, ma ho un bruttissimo presentimento>>

<<Cosa intendi?>>

<<Le porte sono aperte>>

Cerco di allungare lo sguardo fino al portone bronzeo e, nonostante la distanza, comprendo che è sollevato.

<<Avranno ospiti>>

<<E' un evento insolito, non dovrebbero rimanere aperte tanto a lungo>>

<<Allora sbrighiamoci prima che si chiudano>>

Eric, dopo aver corrugato la fronte formando piccoli solchi nel volto dai lineamenti accentuati, quasi stesse prendendo in considerazione la frase, sprona l'equino.

Nonostante io sia in questo luogo da poco tempo lo percepisco come casa; qui persone di buon animo mi hanno ospitata fidandosi di me, non potrei mai tradirli e, nonostante lo trovi strano, mi sento particolarmente legata a loro.

Le mura sono sempre maggiormente nitide: La distesa dorata mi colpisce come la prima volta quando la luce da questa riflessa si diffonde ovunque facendola splendere.

Paradisiaco.

<<Rimanimi vicina>>

Annuisco.

Finalmente ci accostiamo al portone e, con fare disinvolto, smontiamo.

Avanziamo di qualche metro straniti dal camminare sulle proprie gambe dopo ore di monta e, quando svoltiamo ed imbocchiamo l'ingresso, la scena mi travolge come una valanga.

Ho sentito parlare tutta la giornata di cattivi presentimenti ma non avrei mai potuto immaginare che potessero intendere QUESTO.

Sento Eric gemere un disperato "no" mentre scatta in avanti verso lo scenario infernale: le case sono gravemente danneggiate, il viottolo ciottoloso una volta brulicante di persone ora ospita solo fiamme e, ovunque, ragazzi più e meno giovani che urlano in preda al panico.

Cosa sta succedendo?

Mi affretto a seguire Eric mentre con lo sguardo cerco i miei compagni.

È già iniziata la guerra?

Non abbiamo fatto in tempo?

<<Yume>>

Mi volto in cerca della fonte di quella parola ma tutto ciò che vedo sono volti sconosciuti in preda alla disperazione, lacrime copiose sui loro visi e urla laceranti, ovunque.

Un grido chiama la mia attenzione e corro verso di esso.

Ho la mente in tilt, non sono in grado di sopportare questa vista.

E, proprio quando penso questo, noto il volto di Eric voltarsi a guardarmi ed i suoi occhi diventare vitrei, poi la sua voce squarcia l'aria.

Mi volto cercando alla cieca la ragione di tutto questo ma, tutto ciò che riesco ad assimilare sono urla e disperazione.

Poi tutto diventa nero.


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