LEVI

Non trovo tempo per cercare delle risposte perché immediatamente vedo la spada della ragazza scagliarsi contro di me. La schivo a fatica.

<<Cosa intendi?>> mi siedo chiedendomi cosa ella stia cercando di osservare nel vuoto bianco che ci circonda.

<<Dovrai morire cosicché io possa vivere nel tuo corpo come sarebbe dovuto da sempre essere>>.

Mi alzo fulminea <<perché dovrei morire?>>.

Ho il cervello offuscato e la situazione non mi aiuta.

<<Phoenix, colei che mi teneva rinchiusa, è morta quando tu hai concluso il contratto oltrepassando nuovamente la barriera ed ora sono libera>> ride volgendomi uno sguardo assassino.

Phoenix è morta?

Questa notizia mi colpisce con la stessa violenza del pugno che questa fanciulla mi scaglia facendomi volare di qualche metro indietro.

Tossisco sangue.

Un enorme vuoto inizia a divorarmi dall'interno: Phoenix è davvero morta.

La conoscevo da poco ma mi sono inspiegabilmente affezionata a lei nello stesso modo con cui mi sono affezionata ad Eric.

<<Ora devo solo ucciderti, sorella>> ghigna.

Mi alzo dolorante <<sorella?>> sputo la saliva mischiata al liquido rosso sporcando l'ambiente bianco che ci circonda <<io non ho sorelle>>.

Si lancia contro di me afferrandomi la gola e schiantandomi a terra <<questo è ciò che ti hanno fatto credere>>.

Possibile che non me lo sia ricordato? No, lei non è mai apparsa nei miei ricordi, deve star mentendo.

Scaglio una mano nella sua pancia impregnandola di fuoco che la sbalza via con un'esplosione <<quale razza di sorella ucciderebbe l'altra?>>.

Il volto spigoloso si piega di lato incorniciando un ghigno sinistro e gli occhi ambrati spalancati fissi su di me <<una sorella cattiva>> dice per poi lanciarsi su di me.

Concentro nuovamente la magia nelle mani sollevandomi in aria grazie a delle esplosioni.

<<Non sei male per non aver mai usato autonomamente la magia ma è lampante la tua incapacità, non puoi sperare di battermi>> la vedo fiondarsi contro di me ad una velocità tale da impedirmi di schivare il colpo.

Quando dalla sua mano compare una lunga lancia mi preparo al colpo.

Chiudo gli occhi.

È così che devo morire?

Nei miei sogni uccisa da qualcuno che si definisce mia sorella?

Un dolore lancinante mi distrugge lo stomaco, la colonna vertebrale e tutti gli arti.

Urlo a perdifiato talmente forte che temo le mie corde vocali si disintegrino.

Sento le fiamme avvolgermi.

Sorrido al ricordo di Phoenix.

La piacevole sensazione provocata dalle fiamme viene subito interrotta dalla brezza che mi sfiora la pelle e dalle grida che chiamano il mio nome.

Spalanco gli occhi appena in tempo per schivare un attacco della ragazza dai capelli argentei.

Mi sollevo in piedi instabile nelle mie stesse gambe.

Nel poco tempo permessomi noto la radura dai colori pallidi e grigi in cui mi trovo: sono nel mondo reale, nella radura di nessuno ed ho dietro di me la casa di Ecate.

Perché sono qui?

<<Chi sei?>> chiedo nuovamente.

Ansimo e sono senza fiato, come se tutti quei colpi ricevuti in sogno avessero veramente influito sulla mia condizione fisica.

La fanciulla non mi risponde e riprende ad attaccare imperterrita con gli occhi illuminati da una follia omicida.

Faccio un ampio balzo indietro per schivare il suo fendente.

Dovrei contrattaccare? Sicuramente, non durerò a lungo altrimenti.

Stringo i pugni impregnandoli di magia e scagliando piccoli dardi verso di lei. Dardi che vengono bellamente schivati.

La sua figura sinuosa si muove felinamente da una parte all'altra rendendomi persino difficile seguirne i movimenti.

La vedo apparire come un tuono sotto di me mentre il suo pugno colpisce il mio stomaco.

Urlo di dolore mentre cerco di ricacciare indietro il colpo con la magia.

Cado rovinosamente a terra.

<<Se vuoi uccidermi almeno dimmi chi sei!>> ansimo mentre si avvicina <<e perchè mi vuoi morta!>> odio dover essere sempre l'ultima a sapere le cose.

Si avvicina ulteriormente <<mi fai quasi pena>> ghigna per scagliarsi nuovamente contro di me.

Cerco di balzare di lato ma riesce comunque a colpirmi provocandomi una brutta ferita alla spalla. Gemo di dolore.

Il cuore batte all'impazzata e mi chiedo per quanto ancora le mie gambe saranno in grado di reggermi.

Ho la mente in subbuglio per tutto ciò che sta succedendo negli ultimi giorni e scoprire che la mia guida è appena venuta a mancare aggiunge altra tristezza al mio animo.

Non ho neppure potuto salutarla.

Stringo i pugni e mi scaglio verso di lei cercando di colpirla ma, dopo avermi scartata, tira un calcio facendomi sbattere a terra.

Urlo.

Perchè sta succedendo tutto questo?

Perchè proprio a me?

Mentre ogni singolo centimetro del mio corpo mi comunica quanto io sia esausta mi chiedo come sarei se avessi avuto una vita normale, se quel poco che ricordo fosse stato differente.

Quel poco che ricordo.

<<Sei davvero mia sorella?>> cerco di guardarla sofferente.

In piedi, dinnanzi a me, mi volge uno sguardo curioso e provocatorio <<è quello che ti sto dicendo>>.

Perchè tutta questa ostinazione nel farmelo sapere?

<<Non ricordo quasi nulla della mia vita passata e dunque ti prego, dimmi cos'ho fatto per ferirti>> cerco di mediare.

Sono pienamente consapevole di non poterla battere.

<<Esisti>> mi volge uno sguardo gelido per tornare ad attaccare con più foga di prima.

Cosa intende dire?

Perché la mia esistenza dovrebbe ferirla?

Perché sta rendendo tutto estremamente assurdo e strano?

La disperazione e la paura vengono rimpiazzate da forte rabbia e frustrazione.

Perché?

Perché?

Perché?

<<Perché?!>> urlo mentre fiammate esplodono dal mio corpo <<se vuoi vendicarti almeno prenditi la briga di dirmi perché vuoi uccidermi! Sennò la tua vendetta varrà ben poco>> usando il fuoco come turbo mi fiondo verso di lei <<se vuoi farmi soffrire davvero usa le parole, ormai il dolore fisico fa ben poco>> le sussurro all'orecchio per poi provocarle un'esplosione accanto al petto.

Veniamo scagliate indietro dall'onda d'urto.

Sbatto la testa prepotentemente a terra ed impiego tutte le forze per rialzarmi.

La terra balla sotto i miei piedi.

Mi sorride compiaciuta <<sono Aria, dea degli Animali Sacri. I tuoi cari lupetti mi temevano e mi hanno sigillata dentro di te quando eravamo bambine>> volge lo sguardo alle mie spalle <<mi hanno privata della mia vita perché avrei potuto essere una minaccia, perché facevo loro paura>> ghigna <<ma ora ti ucciderò e potrò finalmente essere libera>>.

Sento le forze abbandonarmi.

Ecco perché cercavano Phoenix nei miei sogni.

Volevano sigillare mia sorella.

La hanno privata della libertà, della vita.

Sento i miei occhi inumidirsi <<mi dispiace>> tremo. Ho perso tutta la voglia di combattere.

<<Ora, con la tua morte, potrò porre fine ad un mondo che mi ha disprezzata e rifiutata senza darmi la possibilità di essere qualcosa di diverso>> mi si avvicina.

Mi preparo a ricevere il colpo di grazia.

Porre fine ad un mondo che la ha disprezzata e rifiutata senza darle la possibilità di essere qualcosa di diverso.

Aspetta -porre fine.

Porre fine.

<<Vuoi distruggere il mondo?>> la guardo improvvisamente risvegliata dal mio stato di trance emotiva.

Annuisce e, mentre una lama cresce dal suo braccio per raggiungere il mio torace, una macabra consapevolezza mi scuote.

Ucciderebbe coloro che amo.

Ucciderebbe Eric.

Improvvisamente sento la voce di colui cui avrei rivolto i miei ultimi pensieri pronunciare <<non sei più sola>>

Inizio a sentire il corpo più leggero e la mente serena.

<<No, non ferirai chi amo>> la getto via da me <<per quanto possa odiare ciò che ti hanno fatto, non posso permetterti di vendicarti se questo comporta la morte delle persone a me care>>.

Con urla battagliere ci tuffiamo l'una verso l'altra con le nostre armi magiche.

Quando sento il mio braccio sano incontrare resistenza attingo a tutta la mia forza fisica e di volontà e applico pressione <<ti darò la possibilità di essere qualcosa di diverso>> le sussurro quando il suo corpo si accascia sul mio <<ti regalerò la libertà con la tua morte>> sussurro al suo corpo esanime sul prato.

Le ho appena tagliato la gola.

Copiose lacrime mi graffiano prepotenti il viso.

Scusami, vorrei dirle.

Avrei voluto ci fosse un'altra scelta.

Incontro lo sguardo ambrato di Aria e sento l'animo inspiegabilmente più leggero.

<<Grazie>> mi dice sorridente per poi emettere l'ultimo respiro.

Vorrei urlare.

Sento la testa girare vorticosamente ed il cuore minacciare di implodere.

Mi volto implorante in cerca dell'unica persona capace di rimettere insieme tutti i piccoli pezzi di me che si stanno piano piano frantumando.

Come una stella cadente che porta speranza, come la carezza di un genitore al risveglio da un brutto sogno, il mio capo incontra le sue braccia possenti e protettive <<ti ho presa>> mi sorride scostandomi una ciocca dal volto <<scusa per averti lasciata sola a reggere questo peso>> nonostante il mio corpo sia tornato ad essere pesante e la mia testa continui a provocarmi dolore, questo gesto così semplice e puro mi provoca immensa gioia e pace.

Inizio a piangere cercando di espellere tutto il veleno che circola nelle mie vene e, in risposta, Eric mi stringe ulteriormente a sé.

<<Grazie>> sussurro <<pensavo di morire>>.

Cerco di cancellare ogni altro pensiero inerente a ciò che è appena successo. Non c'era altro modo, mi ripeto.

Cerco con lo sguardo Ecate ma ciò che vedo mi fa al contempo rabbrividire e contorcere lo stomaco.

La sagoma del lupo bianco che fin troppo bene conosco si sta riducendo a quella di un uomo alto e possente.

Boccheggio quando un viso dai lineamenti spigolosi adornato da splendenti zaffiri e fili d'oro bianco compaiono al suo posto.

<<Lupo>> mi toglie le parole di bocca Eric.

Poi, quando noto la sua nudità, distolgo immediatamente lo sguardo in preda all'imbarazzo cacciando il volto nel petto di Eric.

Li sento ridere.

Una mano si posa dolce sulla mia schiena <<l'ho vestito, stai tranquilla, ora>> mi dice Ecate.

Ora che l'adrenalina cala una profonda spossatezza mi colpisce.

<<Levi, immagino tu abbia domande da fare>> mi si avvicina Lupo.

<<No>> mi alzo per guardarlo ed il mio cuore inizia a battere vorticosamente <<come predetto da Phoenix ho riacquistato tutti i ricordi e, con loro, anche i suoi. So tutto, e so anche che ora sono la dea degli animali sacri>>.

Guardo la figura nuova ma al contempo così familiare di Lupo.

Ciò che ho detto è vero, non me n'ero ancora accorta ma, al calare dell'adrenalina, ho sentito qualcosa in me sbloccarsi.

Ora so chi sono.

So cosa devo fare.

Mi guardo le mani percependo il nuovo potere che scorre dentro di me. Ho dovuto uccidere mia sorella, ma ho protetto ciò che amo.

Alla luce dei miei ricordi, avendo riacquisito ciò che mi rendeva me stessa, mi concedo il lusso di cacciare i rimorsi in un angolo del cuore.

Sono stata cresciuta dai lupi, la legge della sopravvivenza è sempre stata l'ABC della mia educazione.

Ho dovuto farlo.

Mi chiedo però come potrò far convivere la vecchia me priva di scrupoli con la nuova me.

Quando i miei occhi incrociano quello di Eric ottengo la risposta.

Sospiro.

Non ho davvero più tempo: presto gli scontri ricominceranno e nulla sarà più come prima. Ammesso che rimanga qualcosa.

Guardo Ecate, la donna che mi ha trattato così duramente durante l'ultimo incontro, e le sorrido <<grazie>> le dico. Sono consapevole che è solo grazie a lei se ora sono in me. È sempre stato questo il patto. Phoenix mi avrebbe protetta fin quando Ecate non mi avrebbe portato a questo scontro. Sarebbe questo lo snodo della mia storia? Lupo riprende sembianze animali ed Eric gli sale sulla schiena.

<<Ciao, bambina mia>> Ecate mi porge una mano che sfioro mentre, dopo essergli montata sopra, il canide parte al galoppo. Il vento mi scompiglia i capelli ed il mio corpo si muove in sintonia con l'andatura del lupo bianco. Stringo il suo folto pelo confortata dalle piacevoli sensazioni che mi provoca: è stato la mia barriera contro le intemperie e le braccia possenti che mi avvolgevano quando tutti mi stavano lontani. Prima di conoscere Eric era lui la mia unica salvezza, la mia guida.

<<Come ti senti?>> mi chiede il ragazzo bruno davanti a me. <<Bene>>rispondo osservando il ritmico movimento dei suoi ricci. Mi protendo in avanti appoggiando il capo nell'incavo delle spalle. Al momento del contatto emozioni esplosive ardono dentro di me facendomi cadere in un paradisiaco torpore che mi stringe con la stessa forza con cui mi aggrappo alle sue braccia muscolose. In risposta piega il capo all'indietro appoggiandolo sulla mia nuca. Restiamo in silenzio a godere di questa fonte divina per tutto il tragitto. Quando arriviamo al campo ed il mio corpo tocca terra mi sento estremamente pesante. Stringo i denti e proseguo verso il luogo protagonista dei miei sogni.

Quando, però, lo noto differente, un sapore amaro mi rovina il palato: le dolci capanne sono state sostituite da casette in pietra e legno poste in maniera circolare attorno a dei tronchi di legno che circondano un piccolo focolare. Incontro i magnetici occhi blu che sembrano portare tutte le risposte <<in previsione di questo giorno ci siamo attrezzati>> mi sorride <<siamo diventati moderni>>.

Rido in risposta.

A pensarci bene, è passata solo poco più di una settimana dalla mia partenza; è incredibile quanto poco tempo sia servito loro.

Mentre camminiamo uomini vestiti con grossolane maglie in cotone e cargo mimetici corrono da una parte all'altra del campo portando in grembo arnesi di tutte le specie, seguiti da ragazzi del nostro gruppo che portano tizzoni di legno.

Che sta succedendo?

Una bellissima donna ci si avvicina: ha occhi ambrati e capelli mielati che cadono lisci sul suo volto delicato. Indossa un vestito semplice e comodo acquamarina che le arriva sopra le ginocchia.

<<Karen>> boccheggio.

La donna, in risposta, mi stringe in un caloroso abbraccio in cui mi lascio crollare per qualche secondo. Mi sento più forte, sia fisicamente che mentalmente, ma le insicurezze ed i sensi di colpa continuano a rodere il mio spirito alla deriva: se da un lato ho ritrovato me stessa, dall'altro mi sono persa completamente ed irrimediabilmente. Ho ucciso mia sorella senza alcun ritegno e presto toglierò altre vite. Inspiro a fondo, tutto questo deve concludersi in un unico modo, non è il momento di avere ripensamenti.

Dopo diversi lunghi istanti ci separiamo e la donna inizia a spiegarci cos'è successo durante la nostra assenza di qualche ora: dopo aver discusso della situazione con Lit e dopo aver convinto il branco a collaborare, i miei compagni si sono attivati ed ora Asher, che proviene dalle Rubino, sta dirigendo la fabbricazione di armi e corazze per prepararsi alla battaglia imminente.

<<Quanto tempo aspetteranno ancora per attaccarci?>> chiedo alla lupa che mi guarda assorta.

<<Probabilmente non più di due, tre giorni al massimo>> guarda la folla di persone che corre frenetica da una parte all'altra dell'accampamento <<il nemico vi sottovaluta e, perciò, vi ha lasciato agire indisturbati. Ha iniziato a formare il suo esercito qualche giorno fa, un esercito di Cavalieri esperti abituati alla battaglia come voi, che gli chiederà ben pochi sforzi e, anche per questo, si sente sicuro di vincere>>.

<<Mars è estremamente potente, si è definito semidio>> Eric stringe i denti. L'ha combattuto ed è stato messo ko con una facilità impressionante, conoscendolo questo dev'essere fonte di grande imbarazzo, astio e rammarico <<perciò non mi stupirei se la tua supposizione fosse esatta>> sbuffa imbronciando le labbra gonfie.

<<Mi chiedo come potremo sconfiggerlo, quando pochi giorni fa siamo stati annientati da lui>> fisso l'erba verde ai miei piedi che tormento con la punta della scarpa ginnica nera.

<<Lit me ne ha parlato. Mi ha anche detto che tu, Eric, sei il Cavaliere Sacro di Tsurei>> lui annuisce <<potresti, questo pomeriggio, allenarti a fondere la tua magia con quella di Levi?>>

Lui la guarda confuso, poi la sua espressione muta <<ma certo, me n'ero dimenticato>> dice volgendomi lo sguardo e sorridendomi poi <<sì, certamente>>.

Annuisco confusa, avrò risposte in seguito.

La luna è alta in cielo e la sua luce filtra tra i rami degli alberi su cui sono appese piccole lanterne contenenti piccole fiammelle che sguazzano frenetiche.

Non mi ero accorta fosse così tardi.

All'improvviso un rumoroso e forte sbadiglio esce incontrollato dalla mia bocca che copro imbarazzata.

Gli altri ridono.

<<Abbiamo preparato un accampamento provvisorio. Yuu, porta Eric alla sua tenda. Levi, vieni con me>>.

Le sorrido e, dopo aver salutato i due, seguo la lupa.

<<Non ti avevo mai sentito chiamare Lupo Yuu>> osservo accanto a lei, non ottenendo risposta.

Camminiamo per la radura lontane dalle altre persone.

Questo posto mi sembra così familiare ed estraneo allo stesso tempo, come se io fossi spaesata nella mia stessa città natale.

Stringo i pugni fino a farmi male, sono estremamente stanca di sentirmi confusa ed a disagio in ogni istante.

Per non parlare dei ricordi di Phoenix che ho recuperato assieme ai miei: fanno sorgere in me un'infinità di domande e preoccupazioni.

<<Quando eri piccola abbiamo cercato di farti imparare il suo nome, ma ti sei sempre ostinata a chiamarlo Lupo, e a lui andava bene>> ride.

Sembrano passati anni dall'ultima volta che l'ho vista.

<<Come ti senti?>> mi chiede incrociando il mio sguardo per qualche secondo.

Un improvviso imbarazzo aleggia tra di noi e percepisco il suo disagio. Come lei percepisce il mio.

<<Bene, penso>> sollevo lo sguardo in cerca della sfera pallida attorniata dall'abisso pece <<mi sento totalmente diversa ed estranea a questa realtà>> ammetto.

<<Hai dovuto sopportare tanto in questi giorni e ti sei dovuta conoscere di nuovo. Hai dovuto conoscere una te che nemmeno pensavi di poter essere e che forse non ti rappresenta più>> segue il mio sguardo perdendosi tra le stelle <<hai ricominciato da zero>> torna a guardarmi. I capelli soffici ondeggiano col vento e, con loro, anche l'ampia gonna del suo vestito <<non ti sei persa, non sei cambiata radicalmente, non sei due persone in contemporanea. Rimani tu e dentro di te hai già fuso le tue coscienze ritrovate>>.

Impiego diversi istanti per capire cosa intenda dire: la me prima che perdessi la memoria e la me successiva non sono due persone distinte, sono io. Sono ciò che sono adesso. Non sono mutata radicalmente ma mi sono completata.

Allora perché mi sento così vuota?

<<Ho ucciso Aria e non nutro risentimento>> ammetto nuovamente. Sento la verità uscire prepotente dalla mia bocca senza che io possa fare qualcosa per fermarla.

È sempre stato così: Karen mi portava a confessare ciò che nemmeno io credevo di sapere.

<<Sei stata costretta ed in cuor tuo sapevi che era la cosa giusta da fare. Togliere delle vite non è mai la scelta migliore, la scelta del bene. A volte, tuttavia, il fine deve giustificare i mezzi. Bisogna sopravvivere con la propria coscienza, in qualche modo>> allunga la mano verso di me per accarezzarmi e rabbrividisco di piacere al contatto.

Ho fatto ciò che ho fatto per proteggere chi amo, per proteggere tutti. Ho dovuto sporcarmi le mani per un bene superiore.

E dovrò conviverci.

<<Levi, sai cosa succederà dopo la battaglia?>> mi chiede dopo diversi istanti.

Annuisco. Nell'esatto momento in cui ho recuperato i ricordi questa terribile coscienza mi si è piazzata davanti e, da allora, non mi ha più abbandonata.

Ciò che più mi ha sorpresa è stata, tuttavia, la serenità con cui ho acconsentito al mio destino.

<<Mi dispiace che tu ti debba sempre sacrificare per noi>> stringe i pungi fino a rendere le natiche bianche <<sei come una figlia per me, ma non so come proteggerti>>.

<<Ho sempre saputo che questo futuro mi attendeva dietro l'angolo e mi sono sempre preparata a riceverlo. Non lo temo e non lo rinnego>> mi avvicino a lei stringendole i pugni ancora serrati <<e non ti incolpo di nulla, so che hai fatto sempre il tuo meglio con me e so che mi ami quanto io amo te>> le sorrido <<ora pensiamo a goderci questo tempo assieme, che potrebbe essere l'ultimo>>.

Annuisce per poi stringermi forte a sé.

Sento il suo odore di lavanda e gelsomino inebriarmi le narici.

In questo breve istante raccolgo tutti i piccoli pezzetti di me con la stessa foga con la quale un uomo arraffa il cibo che non mangia da settimane, e stringo la lupa con la stessa disperazione che nutro vedendo che questi scivolano nuovamente via, lontani da me.

Tutto ciò che ho vissuto in queste settimane, tutto ciò che ho sopportato, tutti i dubbi, le ansie, le paure, scorrono via con le mie copiose lacrime, svuotandomi e riempiendomi allo stesso tempo, facendomi sperare di poter prosciugare il mio mare in tempesta.

Sciolgo l'abbraccio titubante e sorrido alla donna che mi ha cresciuta e che mi ha seguita raggiungendomi fino nei miei sogni, per poi voltarmi e proseguire.

Camminiamo per un po' in silenzio per poi arrivare ad una casa a due piani in legno di betulla e mattoni rossastri.

Il cuore mi si scalda alla vista di questo luogo così familiare.

Mi avvicino percependone le pareti rugose con le dita tastandone tutte le imperfezioni.

Ho recuperato da poco la memoria e nella mia testa un enorme caos di ricordi, emozioni e conoscenze vortica insidioso provocandomi una grande confusione.

Nonostante ciò, tuttavia, mi risulta estremamente semplice e naturale riconoscere questo luogo come casa, poiché è il luogo in cui sono cresciuta.

Sorrido a Karen spalancando poi la porta accogliendo il familiare profumo di legno lavorato.

Pietra scura con venature bianche copre il pavimento ed è sormontata da mobili di betulla incisi con decorazioni.

Volgo lo sguardo a destra verso la porta che conduce alla sala con una penisola e, alla sua sinistra, una scala dello stesso materiale della pavimentazione conduce al piano superiore e, dunque, alle camere da letto.

Ho vissuto in questa casa quasi sempre da sola, tranne nei miei primi anni nei quali Laila si è presa cura di me. Tenevo molto a lei, purtroppo è morta quando avevo circa dieci anni.

<<Bene cara, immagino tu sia stanca>> mi sorride affettuosa <<ti lascio andare a riposare, verrò a svegliarti domattina>> mi congeda con un caloroso bacio sulla nuca per poi andare in sala.

Percorro le scale per poi arrivare in una rustica camera dalle pareti indaco, un letto in betulla di una piazza e mezza ed un grande armadio dello stesso legname. Mi avvicino per frugarci dentro e cercare una maglia ampia che funga da pigiama e ne seleziono una grigia con bordature bianche. La indosso e crollo esausta sul letto.

Mi viene da ridere ripensando a tutte le volte nelle quali sono svenuta nell'ultima settimana, sono proprio patetica.

Decido comunque di farmi cullare dalla notte nera aspettando un nuovo giorno e pregando non sia l'ultimo.

<<Tesoro, svegliati>> una voce calda mi avvolge mentre apro a fatica gli occhi incontrando il volto di Karen.

<<Buongiorno>> biascico con le labbra secche.

<<Preparati, Eric è giù che ti aspetta. Vi allenerete alla prateria poco distante da qui>> sorride allontanandosi.

Mi sollevo a fatica e, dopo aver fatto una doccia rigenerante, aver raccolto i capelli in una treccia ed aver indossato una maglia bordeaux e dei leggings neri scendo le scale di corsa <<scusa se ti ho fatto aspettare>> dico poi al ragazzo castano davanti a me, quasi cadendo una volta incontrati i suoi pozzi dorati.

<<Tranquilla>> mi sorride mostrando il suo sorriso perfetto per poi salutare Karen ed uscire con me al suo seguito.

Il sole è alto in cielo, devono essere le 11 di mattina.

Percorriamo la radura in mezzo ad un silenzio imbarazzante che mi decido a rompere per prima <<quindi dopo più di una settimana forse riuscirai davvero ad allenarmi>> rido ripensando all'accordo preso con Near al mio arrivo alle mura. Sembrano giorni così distanti, surreali.

<<Almeno ora non dovrò allenare la tua forma fisica ma la tua magia>> risponde <<mi sento sollevato>>

Mi paro davanti a lui <<cosa intendi dire scusa?>> gli lancio uno sguardo intimidatorio.

<<Che di potenza fisica non sei mai stata messa troppo bene, sei piuttosto un caso perso, sai?>> ghigna.

Siamo arrivati nell'immensa distesa di erba lussureggiante verde circondata da alberi di notevoli dimensioni.

Sorrido accettando la sfida per poi fiondarmi contro di lui intridendo il mio colpo di magia come ho fatto nello scontro contro mia sorella.

Il colpo, tuttavia, va a vuoto grazie ad un balzo felino di Eric che lo porta alle mie spalle <<troppo lenta>> mi sussurra all'orecchio per poi balzare a dieci metri di distanza da me.

Caccio la frustrazione e mi getto nuovamente contro di lui tentando di afferrarlo ma lui, nuovamente, mi scarta per poi farmi cadere a terra.

<<Come fai ad essere così veloce?>> sbuffo. Abbiamo appena iniziato e mi sono già innervosita particolarmente.

<<Non devi pensare alla magia come un qualcosa solamente da incanalare per sferrare colpi più potenti, devi pensarla come un equipaggiamento che migliori e semplifichi ogni tuo movimento>> mi osserva attentamente <<Phoenix>> tremo all'udire quel nome <<ha sempre usato le sue ali di fuoco, prova a tornare ad usarle, ci sei già riuscita una volta>> mi stringe la spalla e mi aiuta a rialzarmi <<la nostra magia inizialmente era dei nostri Animali Sacri ed è stata forgiata con loro, con le loro capacità e le loro fattezze. Devi essere la fenice per usare il suo potere, e lo sei sicuramente se lei ti ha scelta, quindi sii ciò che devi essere davvero>>

Essere la fenice? Come?

Poi un ricordo torna alla mente, qualcosa che io avevo scordato ma che ho riscoperto nei millenni di storia nella mente di Phoenix, nei suoi ricordi che ora sono miei: si tratta di una scena che vivo dal suo punto di vista. Una scena nella quale lei protende le sue ali verso di me in fasce in un luogo tetro dal pavimento in fiamme. Una scena nella quale lei mi riporta in vita per la prima volta.

Ma certo, lei mi ha fatta resuscitare ogni istante di vita in cui mia sorella mi uccideva dall'interno, sono rinata come una fenice.

E devo morire come tale.

Ritta sulle mie gambe immagino tutto l'enorme potere dentro di me liberarsi, fondersi con le mie membra e distruggermi.

Mi vedo venire ricoperta dalle fiamme che osservo poi formare delle enormi ali fiammeggianti sulla mia schiena.

Guardo Eric trionfante.

<<Bravissima, ora riprendiamo>> dice per poi balzare nuovamente lontano da me. Lo seguo a ruota.

Sento il vento graffiarmi i timpani mentre giochiamo a rincorrerci come dei bambini.

Sono molto più veloce adesso, ma questo non basta. Mi alzo in cielo per poi planargli contro e, finalmente, riesco a prenderlo, rotolando poi a terra assieme a lui.

Ridiamo di gusto e mi perdo nuovamente nel suo sguardo: il volto dai lineamenti duri, il naso dritto, gli zigomi alti, il sorriso perfetto e gli occhi nei quali leggo la mia stessa disperazione.

Cerco di rallentare il battito del mio cuore temendo un infarto ma sono impotente dinnanzi a questi sentimenti così prepotenti.

<<Ora tocca a te, vieni a prendermi se ci riesci>> rido volando in alto per fuggire dai miei pericolosi istinti.

Dopo pochi istanti mi pareggia in quota e velocità, piazzandomisi davanti.

Non ci sfioriamo, volteggiamo semplicemente in aria uno davanti all'altra.

"Sii la fenice" ricordo le sue parole cercando una via per sfuggirgli.

Ma come posso sfuggirgli quando anche la fenice era attratta dal suo drago?

Anche la fenice era attratta dal drago.

Per entrare in simbiosi con essa, per poter fondere la mia magia con Eric, devo accettare i miei sentimenti per lui.

<<Apprezza ed accetta ciò che provi>> mi scopro a dirgli mentre la verità mi si balena davanti, mentre gli ultimi giorni, che sembrano essere durati una vita, si succedono davanti ai miei occhi. Ci siamo sostenuti, ci siamo salvati, siamo stati l'uno al fianco dell'altra per tutto il tempo. Eravamo attratti da un inspiegabile magnetismo che ho sempre attribuito unicamente alla fenice ed al drago dentro di noi, ma non era unicamente dovuto a loro.

È sempre tutto dipeso da noi.

Mi sono innamorata di lui nell'esatto istante in cui l'ho visto, nel secondo perfetto in cui i nostri mondi sono stati uniti nuovamente.

Siamo sempre stati destinati ad esistere assieme, l'uno al fianco dell'altra, ad unirci.

Sono sempre stata destinata a questo.

Mentre la verità mi avvolge mi sento leggera ed estremamente potente.

Mi sento finalmente viva.

Volo tra le nuvole mentre lui mi segue.

La sua magia ha creato una flebile aura attorno a sé dalle lontane sembianze di un drago.

All'improvviso sento la mia caviglia venire afferrata e vengo scaraventata in basso.

Lo guardo allontanarsi mentre perdo quota ed abbandono la mia magia. Sto precipitando e mi godo ogni singolo istante.

Sorrido quando, dopo aver chiuso gli occhi, a pochi metri dal suolo, Eric mi afferra a sé interrompendo la caduta per poi gettarmi nuovamente a terra e tuffarsi su di me.

Le mani stringono con forza i miei avambracci, il suo corpo è chino su di me, il suo sguardo puntato sul mio esprime collera <<che ti è saltato in mente?>> sbraita <<se non ti avessi afferrata saresti morta, ti è dato di volta il cervello?>>

Sento un'infinita calma pervadermi mentre gli rispondo <<volevo essere certa che saresti stato in grado di prendermi qualora fossi caduta>> mantengo a fatica il peso del suo sguardo che osservo mutare, addolcirsi <<volevo che mi stringessi un'ultima volta a te>>

Ride, i suoi occhi lucidi <<sei una stupida, mi hai terrorizzato>> v avvicina il suo volto al mio accorciando le distanze, il suo respiro sulla mia pelle, il cuore a mille. È l'ultimo passo da compiere per accettare i nostri sentimenti.

<<Levi! Eric!>> la voce di Karen infrange bruscamente il momento paradisiaco, lui si scosta da me velocemente <<Esther ci ha comunicato che le forze di Mars stanno per mobilitarsi: diverse centinaia di Cavalieri Sacri arriveranno a sterminarci entro l'alba, dovete venire ad armarvi>>

<<Li dobbiamo anticipare, non possono giungere alla radura, ucciderebbero i piccoli e gli anziani!>> urlo seguendola.

<<Li proteggeremo>> mi dice Eric mentre montiamo sulla groppa della lupa.

Vento e rami ci graffiano il viso mentre i nostri corpi oscillano al movimento di Karen.

Arrivati all'accampamento ragazzi della Gilda del fuoco mi allungano un busto in magia di ferro ed un elmo magici che, una volta indossati, perdono il loro peso e scompaiono rendendo la mia pelle più dura ed impenetrabile.

Mentre Lit mi spiega le strategie che useremo mangio con foga il piatto di carne datomi per recuperare le energie.

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