Capitolo 7
Passarono diverse settimane dall'arrivo di Jregh al villaggio degli elfi e ormai era stato accettato e ben voluto da tutti. Si stava dimostrando un ottimo amico e un bravissimo compagno di squadra: infatti si allenava con i tre fratelli e insegnava loro come maneggiare la spada. Aegnor vide nel ragazzone un complice per organizzare scherzi alle due ragazze ma, soprattutto, vide in lui una persona con cui poter condividere ''cose da uomini''. Certo, il ragazzo voleva bene alla gemella e ad Ophelia, ma non essendo una persona socievole ed espansiva, non aveva molti amici di cui fidarsi e in Jregh vide quella opportunità. Calime, dopo aver osservato molto attentamente il nuovo arrivato, si era sciolta mostrando al mezzorco la sua parte simpatica, esplosiva e solare tanto che si offrì di insegnargli a tirare con l'arco. Anche Ophelia aveva iniziato a fidarsi di lui, non lo vedeva come una minaccia anche se ancora non era riuscita a chiedergli di più sul ciondolo o a confessargli che anche lei ne possedeva uno uguale.
La rossa se ne stava seduta sotto un albero, assorta nei suoi pensieri, quando notò Calime posizionarsi vicino a lei.
<<A cosa pensi?>> le chiese la bionda, guardando un punto indefinito del bosco.
<<Nulla di che...>> rispose l'altra.
Calime si voltò verso di lei e, dopo aver fatto una smorfia per la risposta datale dalla sorella, riprese a parlare: <<Ophelia, non sono solo tua sorella, sono in primis la tua migliore amica... Così come lo sei tu per me. Cos'hai?>>.
Ophelia, che fino a quel momento continuava a guardare da tutt'altra parte per non incontrare quegli occhi color speranza, spostò lo sguardo verso il suo collo, alla ricerca del ciondolo. Una volta trovato, sfilò dal collo la collana e la diede in mano a Calime.
<<Jregh ne ha uno uguale.>> sussurrò semplicemente.
Calime concentrò il suo sguardo verso il ciondolo, senza dire nulla, persa nei suoi pensieri e nei suoi ragionamenti. Girò e rigirò il ciondolo fra le sue mani, lo alzò verso il sole cercando una chissà che risposta finchè, dopo cinque minuti buoni, parlò :<<Perché ancora non gli hai chiesto nulla? Magari ti può aiutare!>>
<<Tutto questo teatrino per poi uscirtene con una domanda banale?>> chiese la rossa perplessa.
<<Non è una domanda banale, è una domanda ovvia! Non ti fidi di lui?>>
<<Non so perché non gliel'ho chiesto, forse per semplice paura che mi sappia rispondere...>>
<<Ma tu cerchi da sempre una risposta.>> osservò Calime.
Ophelia, a quel punto, osservò Calime, la quale capì la risposta da sola.
<<Tu hai paura, vero?>> domandò la bionda, allungando la mano verso quella dell'amica, la quale annui in risposta alla domanda.
<<Sì, ho paura... Se dovessi scoprire cose terribili? O se, peggio ancora, tutto questo fosse un tranello e lui fosse uno dei cattivi?>>
<<Non mi sembra cattivo e, onestamente, non mi pare un buon attore... E' un mezzorco, si comporta d'istinto!>>
<<Un mezzorco cresciuto da due donne, Calime, non un mezzorco allevato da orchi. Ma non è lui il problema... Il problema è: se mi dovesse raccontare delle verità che mi potrebbero far male?>>
Calime a quel punto le sorrise e con uno scatto agile, le ripose la collana tra le mani.
<<Ophelia, il punto è questo: quando una persona pone domande, deve essere in grado di accettare tutte le risposte, anche quelle che potrebbero far male. Sei abbastanza forte da poter accettare qualsiasi verità, parla con lui.>>
La rossa le sorrise, mentre si riallacciava la collana, per poi dare un dolce abbraccio alla sorella.
<<Grazie.>> le sussurrò all'orecchio.
<<Questo e altro, per te.>> ricambiò lei.
Le due rimasero sedute a chiacchierare e ridere ancora per un'oretta e l'elfa rivelò alla rossa l'iniziale diffidenza provata per il mezzorco, la quale era andata a scemare con il passare dei giorni, per poi passare a parlare dei ragazzi del villaggio.
<<Ophelia, posso farti una domanda?>> disse ad un certo punto Calime.
<<Certo, chiedi pure!>>
<<Cosa c'è tra te e Aegnor?>>
Ophelia, a quella domanda, quasi si strozzò con la sua stessa saliva.
<<Cosa?!>> chiese imbarazzata.
<<Vedo come vi guardate, non sono stupida. Aegnor è il mio gemello, il nostro legame empatico è grande, alcune volte sento di provare tutto quello che prova lui e so che la stessa cosa vale per lui e tu... sei la mia migliore amica.>> spiegò lei in tutta tranquillità mentre si sbucciava una mela e con la coda dell'occhio osservava la ragazza. Ophelia iniziò a giocare con le mani e i fili d'erba, meditando sulla risposta migliore da dare all'amica <<Non c'è nulla, cioè... Non so Calime, è mio fratello, eppure nell'ultimo periodo, quando lo vedo, mi formicola lo stomaco.>>.
La rossa pensò di aver preso fuoco talmente tanto era il calore che stava provando e questo causò le risate di Calime.
<<Smettila di ridere! Non c'è proprio nulla da ridere!>>
<<Oh sì, invece c'è da ridere! Ti piace, ti piace Aegnor! Sono troppo contenta!>> iniziò ad urlare Calime, mettendosi a ballare dalla gioia.
<<Non urlare come una matta e smettila! Io... Piantala!>> continuò a protestare Ophelia finché si scambiò uno sguardo con la bionda, scoppiando a ridere.
Erano talmente prese a ridere da non accorgersi che Aegnor e Jregh le stavano raggiungendo, guardandole perplessi. Una volte raggiunte, i due ragazzi rimasero a fissarle per un po', per poi scambiarsi una rapida occhiata e questo confermava quanto fosse intensa la complicità fra i due.
Aegnor, dopo essersi schiarito la voce, pose la domanda fatidica: <<Cosa state facendo?>>.
Le due ragazze, che fino a quel momento non si erano rese conto di essere osservate, si voltarono di scatto in direzione della voce, per rendersi conto dei due ragazzi che le guardavano divertiti e perplessi. Questa volta sia Calime che Ophelia divennero rosse e si sentirono prendere fuoco.
<<Ehm... Stavamo ridendo!>> disse banalmente la prima.
<<Questo l'avevamo notato. Hai una risata meravigliosa, Calime.>> rispose Jregh, corteggiando l'elfa che divenne ancora più rossa <<Ma questa è la riposta più stupida che potessi dare!>>.
Calime a quelle parole, guardò il mezzorco e tramutò la sua risata in un'espressione offesa.
<<No, scusa... Non era una domanda stupida! Perdonami se ti ho parlato in questo modo...>> arrancò su delle scuse il ragazzo.
Calime si avvicinò al fratello e lo prese per mano, senza degnare di uno sguardo il mezzorco che, tutto dispiaciuto, ancora si scusava. Tra le lamentale di Aegnor e le scuse di Jregh, Ophelia capì a cosa puntava sua sorella.
Appena furono abbastanza lontani, l'elfa si girò ed urlò <<Tranquillo Jregh, non sono davvero offesa!>> mettendosi a ridere e facendo la linguaccia al ragazzo che, perplesso e sollevato la osservava.
Non appena i due gemelli diventarono due punti indistinti, Jregh e Ophelia ripresero a parlare.
<<Seriamente, cosa stavate facendo?>> richiese lui ancora divertito.
<<Calime ogni tanto è un po' matta e io le do un po' troppo corda.>>
<<Capisco. Sai, la trovo fantastica... Anche se so che siamo un po' incompatibili.>>
Ophelia notò la reale tristezza del ragazzo e, molto probabilmente, nutriva davvero dell'interesse nei confronti della bionda.
<<Ma no, insomma... Potresti provare a vedere come va!>> lo consolò, senza riuscirci.
Dopo qualche parola su Calime, la rossa decise che era giunto il momento di sapere.
<<Senti, non sono stata completamente onesta con te...>> queste parole scivolarono via dalla sua bocca in un lieve sussurro.
Jregh la guardò con sguardo intenso, ponendo spiegazioni con il suo sguardo, le quali non tardarono ad arrivare.
<<Vedi... Pure io ho il tuo stesso ciondolo e...>> e, nel momento in cui gli mostrò la collana, Jregh la interruppe.
<<Lo sapevo già, Aegnor me l'ha visto al collo e mi ha detto che anche tu avevi un ciondolo simile. Ho fatto finta di nulla e non ho mai chiesto niente perché immaginavo che, giustamente, avessi bisogno di tempo per capire se potevi fidarti o no...>> disse lui con il sorriso <<Lo capisco. Però mi spiace deluderti, non so molto a riguardo. Apparteneva a mia madre, lei era un membro della Gilda... Magari anche i tuoi genitori...>>
Mentre Jregh parlava, mentalmente Ophelia tirò un sospiro di sollievo e, allo stesso tempo, rimase delusa dalle poche informazione che l'amico era riuscito a darle. Sì, molto probabilmente anche i suoi genitori erano dei membri, ma non ne aveva certezza. La voce del ragazzo era diventata una melodia di sottofondo ai suoi pensieri, alle sue sensazioni, finché un'altra melodia non catturò la sua attenzione.
<<ophelia...>>
La ragazza scosse la testa, spaventata. Non sentiva quella voce da ormai quattro mesi, si era dimenticata quanto delicata e dolce fosse. Si guardò in giro, cercando la figura bianca e nel frattempo Jregh, notando il cambiamento della ragazza, aveva iniziato a scuoterla senza ricevere risposta.
<<Ophelia...>>
Ecco che finalmente la individuò. La figura bianca, in tutta la sua bellezza, era a fianco di un albero, a circa 30 metri di distanza. La ragazza iniziò a correre, seguita dal mezzorco.
<<Ophelia! Fermati, dove stai andando?>> continuava a urlare lui.
Ophelia continuò a correre finché non si ritrovo davanti alla figura bianca.
<<Dove sei stata? Perché non ti sei più fatta vedere?>> chiese la rossa.
Non ci fu risposta. La figura era lì, davanti a lei, in silenzio, l'unica cosa che faceva era spostare il suo sguardo da lei a Jregh che, ignaro di tutto, cercava di risvegliare Ophelia dal suo stato di trance. Solo dopo qualche secondo la situazione cambiò: la figura bianca si mosse e andò verso il mezzorco.
Jregh di colpò si fermò, tacendo, mentre si guardava in giro spaventato e perplesso. L'aura della figura si stava facendo sentire.
<<Cosa succede? Cosa questa strana sensazione?>> domandò lui ad Ophelia.
Fu allora che Ophelia notò che la figura bianca non solo si era avvicinata al mezzorco, ma aveva posato una mano sul suo viso, sorridendo. Rimasero così per qualche secondo, poi la strana figura angelica ritornò ad osservare la rossa <<La verità, devi scoprire la verità... Non sei sola, lui ti può aiutare. Proteggilo, non lasciare che gli succeda nulla, per favore.>> furono le ultime parole pronunciate dalla figura, prima di vederla sparire nuovamente.
Ophelia osservò Jregh, il quale era visibilmente sconvolto.
<<Come stai?>> domandò lei.
<<Io... Cos'è successo?>>
La ragazzo raccontò quello che era appena successo, omettendo la richiesta fatta e rimase sorpresa da ciò che disse infine il mezzorco.
<<Io... Io ho già sentito tutto quel calore, solo una persona me ne ha saputo dare così tanto e in maniera così intensa; Ophelia, io credo sia mia madre.>>.
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