Capitolo 6

Non appena vide Aegnor e Flame sbucare dal bosco, la ragazza tirò un sospiro di sollievo, realizzando come tutto fosse stato solo un terribile incubo. Osservò il viso del ragazzo e notò come la sua espressione fosse un misto tra ansia, preoccupazione e sollievo, con le goccioline di sudore che scendevano lungo le tempie e il fiatone di chi ha corso senza mai fermarsi.

<<Stai bene?>> chiese lui non appena raggiunse la rossa, scrutando ogni parte del corpo.

Ophelia gli prese una mano per tranquillizzarlo, o forse più per calmare se stessa, mentre con l'altra gli tastava il viso, ancora incredula di quello che era appena successo.

<<Sto bene, ho solo qualche graffio. Che bello sapere che sei qui...>> rispose lei.

Il ragazzo la guardò negli occhi e si liberò di tutta la tensione che aveva, regalandole uno dei suoi sorrisi più veri. Si girò poi verso il lupo e gli ordinò di andare ad avvisare i genitori, la sorella e chiunque stesse cercando Ophelia dicendogli che la ragazza era stata trovata. Flame, dopo aver leccato il viso della giovane, corse ululando verso il bosco e si iniziò ad udire un vociare lontano.

<<Cos'è successo?>> domandò Aegnor mentre medicava e curava la sorella <<Ho provato a fermarti ma... Mi hai colpito e ho perso i sensi per un attimo...>>.

A quel punto Ophelia notò l'insieme di un taglio e di un livido sulla nuca del ragazzo, sentendosi incredibilmente in colpa.

<<Mi spiace Aegnor, non volevo farti del male.>> e abbassò lo sguardo, mortificata per quello che aveva fatto <<Non ho fatto del male a nessun altro?>> sussurrò infine.

<<Non l'hai fatto apposta, lo so, non ti preoccupare! No, non hai fatto del male a nessuno... Ma ora dimmi cos'è successo.>> richiese mentre le accarezzò il volto.

<<Ho fatto un incubo, solo che per me era tutto reale. Non c'era quel limite tra realtà e fantasia, era come se tutto ciò che stavo vivendo fosse successo davvero... Ed è solo grazie a lui se non sono morta, se non sono finita giù dal burrone.>> spiegò lei, alzando lo sguardo verso il mezzorco, che fino ad allora era stato in silenzio.

Aegnor, non avendolo neanche notato, dal momento che il suo unico pensiero era stato quello di assicurarsi che la rossa stesse bene, si voltò e vide il gigantesco ragazzone, il quale gli sorrise impacciato.

<<Ciao! Io sono Jregh.>> si presentò lui.

Ophelia, che fino ad allora non aveva più di tanto osservato il suo salvatore, si mise ad osservarlo attentamente, mentre Aegnor lo ringraziava per l'aiuto che le aveva dato.

Jregh era sì un mezzorco, ma erano anche molto evidenti le sue caratteristiche umane. Era alto si e no un metro e novantacinque, ben piazzato fisicamente, con la pelle leggermente verdastra contornata da un po' di peluria; il viso molto squadrato, dai lineamenti decisi con i due canini inferiori all'infuori, capelli color carbone, tenuti in un taglio corto con due bellissimi occhi color castagna.

<<Come mai da queste parti?>> domandò di colpo Ophelia, interrompendo i due ragazzi.

<<Oh, devo raggiungere Hoyot! Quasi un mese fa ho ricevuto una lettera per entrar a far parte dell'Ordine di Telumehtar e, venendo dalle terre del Nord mi sono dovuto mettere subito in viaggio...>> raccontò Jregh <<Non capita tutti i giorni di ricevere lettere del genere! Mia nonna era molto entusiasta.>> concluse.

<<Beh, sembri un mezzorco ben educato! Non fraintendere, ma solitamente tra le nostre razze ci dovrebbe essere astio... Invece tu sei cordiale.>> osservò Aegnor.

<<Beh, io sono cresciuto con mia madre e mia nonna e loro sono umane. Sì, quando mi arrabbio prevale la mia parte orchesca, ma hanno fatto un ottimo lavoro con me, mi hanno amato.>> e, terminando la frase, Jregh fece un sorriso triste <<Sapete, mia madre è morta un anno fa e... Mi manca.>>.

Nell'udire quelle parole, Ophelia e Aegnor si guardarono e il secondo si avvicinò al ragazzone, dandogli una leggera pacca sulle spalle <<Mi spiace molto per il tuo lutto, ma sono sicuro che tua madre sia fiera di te!>>  concluse con un sorriso che, di conseguenza, fece sorridere sia la rossa sia il loro nuovo amico.

<<Anche noi abbiamo ricevuto la lettera! Se ti va e se convinciamo tutti, potresti restare qui con noi e poi, quando arriverà il momento, ci recheremo insieme verso Hoyot.>> propose Ophelia.

<<Davvero? Vi ringrazierei molto, viaggiare da soli può diventare molto noioso in certi momenti.>>

Dopo un attimo i ragazzi videro Flame uscire dal bosco, seguito da Calime, Osillen, Elanor e la squadra di ranger di cui il padre era a capo.

<<Santi numi, stai bene! Io ti strozzo, non farmi mai più prendere uno spavento simile!>> urlò Calime, abbracciando la sorella.

<<Sto bene, state tranquilli! Vi ringrazio molto per avermi cercata, ma fortunatamente il destino ha deciso di regalarmi un angelo custode.>> disse rivolgendo uno sguardo complice a Jregh.

Non appena gli elfi notarono la presenza del mezzorco, si misero in posizione di difesa. Risaputa era l'antipatia che gli uni provavano per gli altri, una stupida discriminazione che si tramandava di generazione in generazione, ma senza un motivo apparente.

<<Cosa ci fa quest'essere qui?>> urlò uno.

<<Mi ha salvata e, dal momento che è diretto verso Hoyot per entrare a far parte dell'Ordine, portate rispetto! E' buono, gentile e non vi ha fatto nulla di male.>> disse Ophelia con tono severo, zittendo tutte le malelingue.

Osillen, in silenzio, mosse qualche passo verso il ragazzone, piazzandosi davanti a lui. Dopo averlo scrutato un attimo, lo guardò dritto negli occhi <<Grazie per aver salvato mia figlia, per ricambiare questa tua gentilezza, sarai nostro ospite fino al giorno in cui non partirete. Ovviamente ti dovrai accontentare di quello che abbiamo... Per te va bene, Elanor?>>

L'elfa, che non aveva mai smesso di sorridere, come solo lei sapeva fare guardò il mezzorco con uno sguardo amorevole e, annuendo, gli diede il benvenuto. Gli altri elfi, dopo aver conferito con Osillen, salutarono il nuovo ospite e tornarono ai loro affari.

<<Awerin ci sta aspettando, muoviamoci. >> disse Calime con tono rude, per poi voltarsi verso Jregh <<Ah, io sono Calime.>>  e, infine, sparì nel bosco, seguita dai genitori.

<<E' la creatura più bella che io abbia mai visto.>> sussurrò il mezzorco con grande stupore <<Credo di essermi innamorato!>>.

Aegnor e Ophelia iniziarono a ridere, mentre Jregh li osservava perplessi.

<<Caro mio, la mia gemella è un osso duro con gli estranei!>> commentò il gemello di Calime.

<<Però, se ti mostri più testardo di lei, potreste diventare amici.>> aggiunse la rossa.

Dopo venti minuti di cammino, Ophelia intravide la casa della nonna e come un fulmine corse verso essa, sentendosi il cuore più leggero. Aveva visto la sua mentore morire avvolta nelle fiamme e questo l'aveva sconvolta parecchio infatti, quando chiudeva gli occhi, l'immagine era ancora viva nella sua mente e tutto il dolore provato in quel momento le invadeva ogni cellula del corpo.

<<Bambina mia, lascia scorrere quei brutti pensieri.>>

La voce di Awerin la risvegliò, riportandola nel mondo reale. Ophelia le sorrise e andò subito ad abbracciarla, scusandosi per ciò che le aveva mostrato. Dimenticava sempre che sua nonna sapeva leggere i pensieri e, purtroppo, in quel caso, aveva visto anche lei l'agghiacciante morte subita.

<<Entriamo in casa, miei cari...>> propose l'elfa, anche se subito dopo si soffermò a guardare il nuovo arrivato <<Oh, perdonami, non ti avevo notato! Un mezzorco tra noi, bene bene. Io sono Awerin.>> concluse.

<<Piacere, io sono Jregh mia signora.>> disse, cercando di essere il più educato possibile.

<<Caro, lo so di essere anziana, i miei 478 anni iniziano a farsi vedere, ma chiamami Awerin!>>

Jregh spalancò gli occhi ed esclamò << 478 anni?! Ed è ancora così giovane?!>>.

La prima che scoppiò in una risata soffocata fu Calime, seguita a ruota da tutti gli altri.

<<Forza, tutti dentro. Dobbiamo capire cos'è successo!>>

Dopo che Ophelia raccontò il suo incubo, senza tralasciare alcun dettaglio e facendo rabbrividire tutti, Awerin incominciò a sfogliare libri, lanciare incantesimi per capire cosa fosse capitato.

<<E' normale che tu faccia questi sogni?>> chiese Jregh.

<<Direi di no, a te sembra normale?>> rispose acida Calime, procurandosi un'occhiataccia da parte del gemello <<Perdonala, Calime sa essere tanto buona e simpatica, quanto stronza e acida.>>.

<<Oh, non è un problema, forse era davvero una domanda sciocca.>>

Ophelia, intenerita dal mezzorco, si avvicinò e gli raccontò, in generale, ciò che le stava succedendo nell'ultimo periodo.

<<Quindi hai scoperto di recente di avere dei poteri? E non ricordi nulla prima dei tuoi cinque anni di vita?>> chiese lui molto incuriosito.

<<Sì, esattamente.>> confermò lei.

Prima che Jregh potesse fare qualche altra domanda, la nonna interruppe tutti.

<<Non credo fosse un incubo, ma più un'allucinazione.>>

<<Allucinazione?>> domandarono in coro Aegnor e Calime.

<<Sì, di quelle che ti fanno perdere il senso della realtà, di quelle in cui non sai più distinguere ciò che è vero e ciò che è falso... Di quelle fatte per uccidere.>

A quelle parole, nessuno più fiatò. Si voltarono tutti ad osservare la rossa, la quale strinse i pugni e, molto velocemente, uscì dalla casa.

Chi le voleva fare del male? E, soprattutto, perché?

A cosa era legata? Quale strana maledizione si era impadronita della sua vita?

<<Ehi, tutto bene?>>

Jregh fece qualche passo verso di lei.

<<Sai, odio non capire. Odio non sapere, è sempre stato così, fin da quando ero piccola. Odio non sapere quello che mi sta succedendo, il perché la mia vita sia finita in questo vortice di sofferenze e misteri. Ero felice, qualche mese fa, e spensierata, ora mi sento divorata dall'ansia di poter perdere tutto e tutti.>> si sfogò lei, mentre il giovane guerriero l'ascoltava in silenzio <<Sono dentro a qualcosa che è più grande di me, ma non so neanche da che parte iniziare ad indagare... Come posso fermare tutto questo?>> gli chiese, fissandolo negli occhi.

<<Per fermare tutto questo, Ophelia, non devi arrenderti, non devi farti buttare giù. Qui c'è qualcuno che ti vuole mettere il bastone tra le ruote e qualcuno che ti vuole far scoprire una qualche verità che è stata nascosta... So che può far paura, soprattutto se sei una persone che vuole sapere e capire ma... Ci sono tasselli che si riescono a mettere insieme solo alla fine. Non mollare, cerca di essere più forte di tutto ciò...>> la consolò lui <<Non sei sola.>>.

Ophelia lo guardava sorridendo, finché il suo sguardo non si posò sul ciondolo della collana del ragazzo: un fiore bianco, proprio come il suo.

<<Il ciondolo! Dove l'hai preso?>> chiese scioccata al mezzorco.

<<Me lo diede mia madre prima di morire, è l'unico ricordo che ho di lei...>>

Ophelia non credeva nelle coincidenze e, come sempre, quella non poteva esserlo. Poteva fidarsi del nuovo arrivato?

A grandi linee, ecco una prima immagine di Jregh! Ovviamente non ho potuto fare tutti i dettagli precisi, purtroppo non conosco un programma per creare mezzorchi.

ANGOLO AUTRICE

Cosa ne pensate di questo nuovo personaggio? Può essere legata a Ophelia o la potrebbe aiutare a capire chi è e a cosa è destinata?

Scusate per il ritardo, ma è stata una settimana impegnativa! Questo è un capitolo di passaggio, di presentazione di un nuovo personaggio, quindi potrebbe risultare noioso... ma servono anche questi intervalli!

Spero vi piaccia :)

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