Capitolo 3
Il mattino seguente, non appena i tre fratelli si ripresero dal trauma subito durante la notte, si recarono in cucina dove ad attenderli vi erano i genitori che per tutta la nottata avevano fatto la guardia alle stanze dei ragazzi.
Quando entrarono nella stanza, Elanor rivolse a loro un sorriso stanco, ma che racchiudeva tutto l'amore che la donna provava e li abbracciò uno a uno.
<<Come state?>>
<<Un po' intontiti... Immagino che la nonna ci abbia dato qualche strana pozione per calmarci...>> disse Calime sedendosi a tavola.
<<Sì, avevate bisogno di riposare.>> rispose Osillen, mettendo sul tavolo qualche cibaria <<Ora mangiate qualcosa poi...>> ma non fece in tempo a finire la frase che Aegnor prese a parlare.
<<Non ho fame.. Voglio vedere Flame!>>
Gli occhi del ragazzo si fecero lucidi al pensiero del suo amato lupo e senza pensarci un secondo, vedendolo emotivamente provato, Ophelia lo prese per mano lasciandolo piacevolmente sorpreso del gesto visto che, tutti ormai lo sapevano, la ragazza non era solita manifestare gesti d'affetto in quanto tutto ciò che provava lo comunicava con i suoi grandi occhi azzurri.
<<Mangiamo qualcosa e poi andremo da Flame, non ti preoccupare.>> sussurrò lei, mentre gli regalava un sorriso.
<<Va bene, forse è meglio mangiare qualcosa...>> concordò Aegnor prendendo un pezzo di pane.
Dopo che tutti ebbero finito di mangiare, si recarono verso casa di nonna Awerin. Passando per il villaggio notarono di essere osservati dagli altri abitanti e, ogni tanto, riuscivano a captare qualche bisbiglio.
<<Dicono che stanotte abbiano ricevuto visita dai demoni...>>
<<Ho sempre pensato che Ophelia fosse strana, ma non che fosse legata al diavolo!>>
Calime, essendo la più irascibile, ad un certo punto esplose dalla rabbia, infastidita dalle stupidate che stava sentendo.
<<Basta! Fatevi gli affari vostri, non avete alcun diritto di parlare... E se volete parlare beh, state attenti... Magari mia sorella stanotte vi manda qualche demone in casa!>> urlò, mettendosi in testa il cappuccio del mantello e facendo un -Uhuh- per spaventarli.
Osillen richiamò subito la figlia, rimproverandola per il suo comportamento, nonostante lo capisse, dal momento che caratterialmente i due erano uguali. Dopo venti minuti di cammino, arrivarono finalmente alla casa.
<<Oh, vedo che vi siete ripresi!>>
In tutta la sua bellezza Awerin era seduta sulla sedia a dondolo in giardino, leggendo qualche strano libro di stregoneria mentre li aspettava. Ophelia aveva sempre ammirato la donna e riteneva che, oltre ad essere veramente molto bella, con grandi occhi ambrati, lunghi e finissimi capelli argentei raccolti in una crocchia di trecce ravvolte sulla nuca, l'elfa possedesse grande coraggio e un carattere di ferro.
<<Grazie mille Awerin per essere intervenuta stanotte.>> sussurrò Ophelia con un po'di imbarazzo.
<<Guai a chi tocca i miei nipotini, ormai dovreste saperlo! Per fortuna che ho occhi e orecchie ovunque...>>
Awerin infatti era la stregona e protettrice del villaggio ed effettivamente, grazie ai suoi poteri lei era sempre ovunque in quanto aveva la capacità di entrare nei corpi degli animali, vedendo e sentendo tutto ciò che in quel momento le creature vivevano.
<<Venite, venite... vi preparo un buon tè!>>
Entrarono tutti in casa, accolti anche da un Flame malandato, ma felice di vedere che i suoi amici stavano bene.
Aegnor, Calime e Ophelia si precipitarono subito a coccolare e salutare il lupo, ringraziandolo di essere stato così fedele con loro, quasi da rischiare la vita. Flame sentì la preoccupazione vissuta dal suo padrone, grazie al loro particolare legame, e si mise a leccargli il viso, rassicurandolo.
<<Bene, il tè è pronto e io sono curiosa di sapere...>>
Awerin pose fine a quel dolce momento, versando la bevanda nelle tazze e senza smettere di osservare i ragazzi, soprattutto Ophelia.
<<Non sappiamo cosa sia successo!>> risposero subito i due gemelli <<e neanche perché quelle cose volessero farci del male...>>.
Nel sentire quelle parole Ophelia si sentì tremendamente in colpa nell'aver nascosto ai suoi fratelli ciò che le stava succedendo, ciò che sentiva e senza rendersene conto, delle lacrime iniziarono a rigarle il viso.
<<Ophelia, perché piangi?>> chiese Calime preoccupata.
La ragazza si affrettò ad asciugarsi le lacrime, mentre i genitori la guardavano preoccupati.
<<Va tutto bene... Capiranno.>>
Elanor l'aveva guardata con il suo solito sguardo amorevole, dandole coraggio.
<<Vedete... Quello che è successo stanotte, è successo per colpa mia. Sono quasi sicura che quelle ombre stessero cercando me, non voi... Eravate solo nel posto sbagliato al momento sbagliato.>>
I fratelli la guardarono straniti, mentre la nonna sembrava già sapere tutto quello che doveva sapere.
<<Cosa vuol dire?>> chiese Aegnor.
<<Non odiatemi, non vi ho detto nulla solo perché non pensavo che fosse così grave, pensavo di essere pazza io...>> un sospiro pieno di tristezza prese il sopravvento su Ophelia che, dopo aver chiuso gli occhi un secondo riprendendo coraggio, andò avanti con il suo racconto.
Una volta che finì di parlare, ci fu silenzio per alcuni minuti, silenzio nel quale Ophelia non smetteva di osservare i fratelli, aspettando la loro reazione.
<<Lo sapevo che non eri svenuta per un calo di zuccheri, lo sapevo che in questo periodo stavi nascondendo qualcosa, l'ho capito subito... Eri strana, assente, sempre preoccupata!>> Calime, come sempre, fu la prima a dire qualcosa <<Perché non ce l'hai detto subito? Perché ti sei tenuta tutto dentro?>> concluse, racchiudendola in un abbraccio.
<<Perché non sapevo cosa dire... Non sapevo cosa mi stava succedendo!>> disse la sorella, iniziando a piangere e stringendo ancora di più Calime a sé. Dopo che le due si staccarono, Ophelia guardò Aegnor, il quale non aveva ancora detto o fatto nulla.
<<Scusa, io non volevo che Flame si facesse del male, io non volevo nulla di tutto questo!>>
Un pianto disperato, pieno di sensi di colpa, di paure, di preoccupazioni.
Piangeva così tanto che neanche si rese conto che, sia Flame che Aegnor si erano avvicinati a lei, il primo leccandole la mano, mentre il secondo le prese il viso tra le mani, asciugando le lacrime sul suo volto.
<<Va tutto bene, non sono arrabbiato! Sono solo preoccupato per tutto questo e mi spiace che tu abbia dovuto affrontare questa situazione.>>
Sentendo le dolci parole del fratello, Ophelia aprì gli occhi, trovando quelli verdi di Aegnor a fissarla. Per la prima volta in vita sua, o almeno da quando si ricordava, rimase imbarazzata da quel contatto tanto intimo e profondo che stava avendo con l'elfo, arrossendo e dileguandosi velocemente dalla presa.
<<Bene, mia cara, quelle di stanotte erano Ombre Servili create con un potente incantesimo di magia nera. Una volta praticato, prendono vita questi esseri, che sembrano ombre, ma in realtà hanno una sostanza, una forma e una consistenza e... molto probabilmente erano incaricati di portarti via, ucciderti o chissà cosa.>>
Awerin prese la parola, spiegando in grandi linee ciò che era successo.
<<Metterò degli incantesimi di protezione più potenti sulla vostra casa e manderò Crollo di guardia.>> un grande corvo nero si posò sulla spalla della strega.
<<Non si può fare altro?>> chiese Osillen.
<<Figlio mio, finché non capiamo chi è il mandante e cosa vuole dalla ragazza si può fare ben poco.>>
La donna si girò verso Ophelia, scrutandola con fare sospetto.
<<Per quanto riguarda la figura bianca... Credo che qualcuno si stia mettendo in contatto con te...>>
<<Qualcuno di morto o di vivo?>> intervenne Calime.
<<Oh, che domande sciocche! Calime cara, ovviamente un morto... sennò non prenderebbe quelle sembianze!>>
A quelle parole, Ophelia fu presa da terrore. C'era un morto che cercava di parlare con lei e delle ombre, mandate da qualcuno che lei non sapeva chi fosse, che volevano ucciderlo o rapirla... Non era proprio piacevole, anzi, non lo era per niente. Presa dai suoi pensieri, non si rese conto che il resto della famiglia discuteva su cosa fare, finché una voce non la riportò alla realtà.
<<Ophelia... Sìì forte e scopri la verità...>>
Si voltò di scatto e vide la solita figura bianca nascosta dietro un albero. La ragazza mosse alcuni passi uscendo dalla casa, senza sentire i richiami da parte dei presenti, e senza capire come, si ritrovò nel centro di una stanza completamente scura.
<<Dove sono finita!?>> chiese allarmata.
<<Non avere paura di me...>>
Si ritrovò la figura bianca davanti. Ophelia, spinta dalla curiosità, pose la mano sul volto di ciò che aveva davanti, rendendosi conto che era possibile toccarla e perciò non si trattava di un fantasma.
<<Chi sei? Cosa vuoi da me?>>
<<Sei destinata a fare grandi cose, Ophelia... Devi scoprire la verità sul tuo conto e salvarli...>>
<<Salvare chi?>>
<<Io non posso dirtelo, mi spiace.>>
<<Cosa sai su di me?>> chiese, nella speranza di ricevere un risposta abbastanza precisa.
<<Tu... Tu discendi da una grande famiglia. Tu sei destinata a fare grandi cose... Solo che ancora non hai scoperto quella parte così oscura e così significativa di te... L'elfa ti potrebbe aiutare...>> poi la figura fece silenzio, il suo interesse fu catturato da altro: <<Il ciondolo... hai il ciondolo al collo...>> continuò.
Ophelia, d'istinto, portò la mano verso il ciondolo, come se volesse proteggerlo.
<<Cosa vuol dire? Perché dovrei chiedere aiuto ad Awerin? Tu sai qualcosa di questo ciondolo?>>
<<Non pensavo l'avessi tu... Quel ciondolo...>> ma non riuscì a sentire la fine della frase e di colpo fu riportata alla realtà.
<<No! No, no! Io devo ritornare lì!>> iniziò ad urlare la ragazza verso la famiglia.
Awerin si avvicinò alla ragazza, finchè non fu rimbalzata indietro.
<<Nonna! Ophelia basta!>> urlò Calime, correndo verso la donna che ormai si era già rialzata.
Awerin osservò la ragazza rendendosi conto che attorno a lei si era formato uno scudo e fu lì che capì.
<<Ophelia, tesoro, ora basta.>> disse cercando di essere il più amorevole possibile <<Va tutto bene, guardami...>> continuò a dire mentre si avvicinava alla nipote che si accasciò a terra.
<<Scusa nonna, io non so come ho fatto... Non volevo farti del male.>>
Ormai tutti erano attorno a lei. Calime la guardava piangendo, Elanor e Osillen erano il ritratto della preoccupazione mentre Aegnor guardava la nonna, in silenzio, anche se si vedeva che il ragazzo stava elaborando qualcosa.
<<Lo so, lo so...>> sussurrò Awerin mentre aiutava la nipote a rialzarsi.
Poi successe, Aegnor finalmente capì quello che era successo alla nonna e di cui lei era già consapevole.
<<E' una stregona, ha dei poteri... per questo sei stata rimbalzata via>>
Un filo di voce tremante uscì dalla bocca del ragazzo, mentre incredulo guardava Ophelia.
<<Cosa?>> chiesero all'unisono Calime e Ophelia.
<<Ebbene sì, il mio ragazzone ha ragione. Ophelia, sei una stregona... Prima hai creato uno scudo protettivo attorno a te.>> prese parola Awerin << Sospettavo già da tempo di queste tue capacità.>>
Ophelia, incredula, si guardò le mani, ripesando al discorso fatto dalla figura in bianco.
<<Ora capisco... Ora capisco perché lei mi ha detto di chiedere aiuto a te.>>
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top