Capitolo 2

<<Come sta?>>

Osillen entrò nella stanza dove la moglie, da quasi sei ore, vegliava sulla figlia ancora priva di sensi.

<<La febbre è ancora alta e nessun medicinale sembra funzionare... Inizio a preoccuparmi.>> rispose lei, con la voce di una persona che era sul punto di piangere senza però cedere perché vuole dimostrarsi forte.

Il marito la raggiunse e, appoggiato il vassoio con la cena, strinse la compagna in un caldo abbraccio, cullandola e permettendole di liberare tutte le lacrime fin troppo trattenute. I due elfi rimasero così per un po', mentre con sguardi preoccupati osservavano la piccola Ophelia nel letto.

<<Vedrai che andrà tutto bene, sarà solo stressata dagli allenamenti.>>

Osillen spezzò il silenzio, cercando un modo per consolare la moglie.

<<No, penso ci sia altro...>> disse lei alzando il capo e guardando negli occhi l'elfo <<Prima che finisse in questo stato è venuta in bottega per parlare.>> 

<<Di cosa?>> il volto di Osillen si tramutò in un'espressione preoccupata.

<<Dice che sono un paio di giorni che qualcuno, o meglio, qualcosa la perseguita, che cerca di parlarle... Mi ha solo detto che secondo lei è una donna, ma l'ha supposto dalla voce.>>

<<E cosa sente?>> chiese lui, curioso.

<<Deve scoprire la verità.>> rispose secca Elanor.

I due si guardarono, volgendo poi lo sguardo verso Ophelia. Rimasero ancora in silenzio, un silenzio pesante che diceva più di mille parole, un silenzio pieno di paure e preoccupazioni. D'altronde lo sapevano che, prima o poi, il passato della ragazza sarebbe emerso e questa cosa era stato il loro principale timore da quando la trovarono. Fin da subito capirono che la memoria le era stata cancellata probabilmente perché la ragazza aveva avuto un passato difficile e non molto piacevole, ma capirono anche che la loro Ophelia doveva essere molto speciale e il fatto che qualcuno le stava facendo vivere tutto ciò, preoccupava molto i due genitori. Certo, non era loro figlia biologica, ma il legame che si era creato tra tutti loro era quello di una famiglia forte e anche per lei avrebbero sacrificato la loro vita.

<<Sapevamo sarebbe arrivato questo momento.>> disse sospirando l'elfo.

Sapevano che prima o poi Ophelia avrebbe indagato sul suo passato di spontanea volontà, ma dopo ciò che la ragazza stava vivendo, sarebbe diventata una sua priorità assoluta.
Osillen prese tra le sue mani il viso della moglie, chiaramente scossa da tutta quella situazione, e le diete un leggero bacio sulla nuca.

<<Se è quello che vuole, noi la aiuteremo.>>

Lei sorrise e  annuendo, gli regalò un dolce bacio.

<<Mamma... Papà...>>

Ophelia rivolse ai genitori un sorriso dolce ed Elanor la catturò in un abbraccio.

<<Andrò a chiamare i tuoi fratelli, erano molto preoccupati!>> disse Osillen dandole un puffetto sulla guancia e subito dopo lasciò la stanza.

<<Come stai bambina mia?>>

<<Sono un po' scombussolata, ma tutto sommato bene.>>

Elanor percepì la preoccupazione della ragazza e come ogni madre le disse di stare tranquilla, che non l'avrebbero mai abbandonata anzi, avrebbero fatto il possibile per aiutarla ed Ophelia sapeva che quelle parole erano pura verità, una promessa madre e figlia.

<<Ti sei svegliata! Ho avuto così tanta paura, tu non immagini neanche!>>

Calime irruppe nella stanza precipitandosi verso il letto della sorella mentre Aegnor la seguiva con un vassoio pieno di leccornie, meritandosi uno sguardo di felicità da parte della rossa.

<<Ho pensato avessi fame, così ho rubato un po' di dolci alla nonna!>> disse, appoggiando il vassoio sul letto e lanciando un dolcetto a Flame, che aspettava con l' acquolina in bocca quel momento.

<<Uhuh, quello è il mio preferito!>>

Ophelia non appena individuò il cupcake al pistacchio ci si fiondò sopra per non farselo fregare da nessuno dei presenti, ma perse l'equilibrio e ci finí sopra con il viso, scatendo delle risate generali.

Dopo un po' Elanor decise di andare a coricarsi, lasciando da soli i figli.

<<Non fare tardi, sono quasi le 23 ed Ophelia ha ancora bisogno di riposare.>> raccomandò prima di lasciare la stanza, senza aspettare la risposta dei ragazzi, i quali continuarono a parlare per ancora una mezz'oretta.

Quando fu il momento di andare a dormire, Ophelia prese i fratelli per le mani e gli chiese se per quella notte potevano restare nella sua camera, così i due si infilarono nel letto con lei, mentre Flame si accucciò in fondo ai loro piedi, come se volesse fare da guardia.
Pochi minuti dopo tutti stavano già dormendo, anche se qualcosa tormentava il sonno di Ophelia.

Nel cuore della notte la ragazza aprì gli occhi dopo l'ennesimo incubo. Sollevò leggermente il capo e si mise ad osservare i fratelli che dormivano tranquillamente e Flame ancora ai loro piedi... tutto sembrava così tranquillo, la ragazza non riusciva a capire da dove nasceva quel senso di ansia.

Provò a richiudere gli occhi, ma una folata di vento spalancò la finestra facendo sobbalzare tutti e tre.

<<Cosa diavolo è stato?!>> esclamò Calime con una nota di paura nella voce.

<<È solo il vento, è solo il vento...>> sussurrò Aegnor per calmare le ragazze o forse più per calmare se stesso.

Ci fu un'altra folata di vento e questa volta Flame balzò giù dal letto, ringhiando, dirigendosi verso la finestra, Ophelia aveva percepito che qualcosa non andava e si precipitò a prendere i coltelli che teneva nel comodino.

<<Cosa stai facendo?>> chiese l'elfa bionda che subito afferrò uno sgabello come arma.

<<Non so, ho uno strano presentimento.>>

Poi, nel giro di mezzo secondo, videro due ombre nere entrare dalla finestra e concretizzarsi davanti a loro.

Flame ululava e ringhiava finché non provò ad attaccare una delle ombre, finendo però catapultato dall'altra parte della stanza, e alla visione del suo fedele compagno ferito, Aegnor lanciò un incantesimo per poi correre verso il lupo.

<<Flame!! Dai bello, guardami...>> le lacrime iniziarono a invadere gli occhi del ragazzo, liberandosi poi lungo le guance e spezzando il cuore delle sorelle per quella visione così straziante.

<<Chi siete??>> urlò Ophelia, posizionandosi davanti ai fratelli, sapendo che quelle ombre erano lì per lei.

<<Vieni con noi e nessuno si farà del male.>>

<<No, lei non andrà da nessuna parte!>>

Calime provò a correre verso le due ombre, ma qualcosa la bloccò; si guardò i piedi e si rese conto che delle mani nere le tenevano le caviglie.

<<Cosa diavolo è?>> urlò terrorizzata verso la rossa.

<<Lasciatela! Chi siete?? Cosa volete?>>

<<Vieni con noi.>>

L'ombra nera provò ad afferrare la ragazza quando, improvvisamente, le due figure diventarono di pietra, scoppiando in mille pezzi.

<<Lasciate stare i miei ragazzi! Árën Arender!>>
 
Nonna Awerin fece il suo ingresso nella stanza.

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